@Vitupero

24/07/2024 alle 15:33

I santi di oggi 24 luglio:

I santi di oggi 24 luglio:

nome Santa Cristina di Bolsena- titolo Martire- nascita III Secolo, Bolsena- morte III Secolo, Bolsena- ricorrenza 24 luglio- Attributi coltello, mola, serpenti, frecce e ramo di palma del martirio- Patrona di Sepino, Bolsena, Gallipoli, Campomarino, mugnai- Cristina nacque sulle rive del lago di Bolsena dove suo padre Urbano era governatore. Quest'uomo era un mortale nemico dei cristiani, e si può dire che non passava giorno senza che ne avesse qualcuno al suo tribunale. Dalle risposte dei Martiri, Cristina apprese le prime verità della fede. Istruita poi più profondamente da alcune píe donne, divenne un'ardente cristiana. La buona giovane non parlò di ciò al padre, ma un giorno, presa da compassione alla vista di un gruppo di poveri che le chiedevano l'elemosina, spezzò tutti gli idoli d'oro e d'argento di suo padre e li distribuì ai poveretti. Urbano, che già notava da qualche tempo il mutamento della figliuola, alla notizia portatagli dai servi si confermò nel dubbio che essa fosse cristiana, e, pieno di collera, la fece chiamare a « È possibile » le disse « che la tua mano si sia azzardata a spezzare i nostri da immortali? Saranno da da burla « rispose Cristina « se una povera fanciulla li può fare in pezzi. Lascia, o padre mio, queste favole irragionevoli. » Ho inteso « riprese Urbano » tu sei cristiana, come già dubitavo, ma ti farò pagar caro il sacrilegio. « Si, sono cristiana » rispose Cristina e niente potrà strapparmi la fede, perché Gesù Cristo mi assiste. Il padre crudele la fece battere con verghe e chiudere in prigione. Mandò i parenti più prossimi perché la piegassero ai suoi voleri, ma nulla ottenne. La condannò al fuoco e alla ruota contemporaneamente, ma Cristina non ne riportò alcun danno. Ordinò che fosse gettata nel lago con un sasso appeso al collo, ma essa tornò salva a riva. Nella notte seguente il padre morì. Il nuovo governatore, pure idolatra, inventò nuovi tormenti per martirizzare Cristina, ma vedendosi sempre vinto, giudicò meglio liberarla. Succedutogli il preside Giuliano, la martire fu di nuovo arrestata e condannata al fuoco, ma, rimasta illesa per miracolo, fu fatta penetrare nella gabbia dei serpenti, poi le fu strappata la lingua, e finalmente condannata ad essere trafitta con le frecce. La martire pregò Iddio a volerle finalmente concedere la corona del martirio, e alle prime frecce scoccate dagli arcieri, l'anima di Cristina salì al cielo a ricevere il premio delle tante battaglie vinte. Venne seppellita a Bolsena nella chiesa a lei dedicata, e nel 1880 Giovanni Battista De Rossi ne scoperse il sepolcro che conteneva ancora una parte delle sue reliquie. Altre reliquie della giovane Martire sono a Palermo e a Roma in S. Maria Maggiore. PRATICA. Sappiamo rinunciare a qualche comodità per visitare Gesù nelle chiese, ove continuamente ci attende. PREGHIERA. Deh, Signore, ci ottenga misericordia la beata vergine e martire Cristina, la quale ti fu sempre accetta e per il merito della castità e per il coraggio col quale ti ha confessato. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bolsena nel Lazio, santa Cristina, vergine e martire.

nome San Charbel Makhluf- titolo Sacerdote- nome di battesimo Youssef Antoun Makhluf- nascita 8 maggio 1828- morte 24 dicembre 1898- ricorrenza 24 luglio- Beatificazione Basilica di San Pietro in Vaticano, 5 dicembre 1965 da papa Paolo VI- Canonizzazione Basilica di San Pietro in Vaticano, 9 ottobre 1977 da papa Paolo VI' Attributi cappuccio nero e lunga barba bianca- Yussef Makhlouf (Charbel è il suo nome da religioso) nacque in Libano nel 1828. Cresciuto in una famiglia cristiana aderente alla Chiesa maronita unita a Roma, frequentò la scuola imparando a leggere con i salmi e i testi liturgici in siriaco. A 14 anni già si ritirava a pregare in una grotta appena fuori del paese, oggi chiamata «la grotta del santo». Seguendo l'esempio di due zii paterni, si fece monaco. Dopo gli anni di noviziato e di preparazione al sacerdozio, trascorse 15 anni nel monastero di Annaya, dedito alla preghiera e alla contemplazione. La fedeltà alla vita comune, l'ubbidienza, la carità verso i confratelli, il lavoro manuale e la disponibilità nel servizio agli ammalati contribuirono alla sua maturazione spirituale. La fama di santità che l'accompagnava fin dagli anni giovanili crebbe a causa di due miracoli che operarono altrettanti guarigioni. Proprio per sottrarsi al plauso della gente Charbel passò alla vita eremitica nel romitorio dei santi apostoli Pietro e Paolo. Qui inasprì ulteriormente il suo tenore di vita. Dormiva solo tre ore ogni notte. Passava il resto del tempo dedito alla preghiera liturgica, alla pietà personale, al lavoro manuale. Prendeva un unico pasto al giorno, la sua tonaca era logora e scolorita, sotto l'abito portava una cintura di pelo di capra. In poche parole, un padre del deserto del secolo XIX, una voce di pace dal silenzio della preghiera e della contemplazione. Colpito da emiplagia durante la celebrazione della Messa, morì alla vigilia di Natale del 1898. Beatificato da Paolo VI durante il Vaticano II alla presenza dei padri conciliari, dallo stesso papa venne canonizzato nel 1977. MARTIROLOGIO ROMANO. San Charbel (Giuseppe) Makhluf, sacerdote dell'Ordine Libanese Maronita, che, alla ricerca di una vita di austera solitudine e di una più alta perfezione, si ritirò dal cenobio di Annaya in Libano in un eremo, dove servì Dio giorno e notte in somma sobrietà di vita con digiuni e preghiere, giungendo il 24 dicembre a riposare nel Signore.

nome Beata Ludovica di Savoia- titolo Principessa, Clarissa- nascita 28 luglio 1462, Ginevra- morte 24 luglio 1503, Orbe, Svizzera- ricorrenza 24 luglio- Beatificazione 1839 da papa Gregorio XVI- Ludovica, figlia dcl B. Amedeo IX (30 mar.) e di Jolanda di Francia, nacque a Ginevra nel 1462, e nel 1479 sposò Ugo di Chalon-Arlay, signore di Chàteau-Guyon. Gli sposi costituirono un esempio di come vivere cristianamente in una corte reale. Ugo morì nel 1490, e due anni dopo, Ludovica si ritirò nel convento delle clarisse a Orbe (Vaud), dove morì il 24 luglio 1503 e fu sepolta nella cappella; in seguito, nel 531, per timore che la sua tomba fosse danneggiata dai protestanti, le reliquie furono traslate accanto a quelle del marito a Nozeroy. Il culto, molto popolare, fu approvato nel 1839, e nel 1842 le spoglie furono di nuovo trasferite, questa volta nella cappella reale a Torino. La sua festa era di solito celebrata il 9 settembre. MARTIROLOGIO ROMANO. A Orbe nella Savoia, beata Ludovica, religiosa, che, figlia del beato duca Amedeo, sposò Ugo principe di Châlon e alla sua morte abbracciò in umiltà e fedeltà la regola di santa Chiara secondo la riforma di santa Coletta.

nome Santa Cunegonda- titolo Regina di Polonia- nascita 1224 circa, Ungheria- morte 24 luglio 1292, Stary S?cz, Polonia- ricorrenza 24 luglio- Beatificazione 1690 da papa Alessandro VIII- Canonizzazione 16 giugno 1999 da papa Giovanni Paolo II- Patrona di Lituania e Polonia- Cunegonda (Kinga) nacque nel 1224 circa, figlia di re Bela IV d'Ungheria, nipote di S. Elisabetta d'Ungheria (17 nov.), e crebbe nell'ambiente di corte fino a sedici anni, poi sposò re Boleslao IV di Polonia. La tradizione afferma che, durante la prima notte di nozze, disse al marito di essersi votata a Dio e di voler vivere osservando la castità; il marito accettò, e dopo un anno pronunciarono entrambi un voto di castità davanti al vescovo di Cracovia (da cui deriva il suo nome Boleslao il Pudico, nella storia polacca). È possibile che questa tradizione sia nata per la necessità di spiegarne la sterilità. Cunegonda continuò a vivere a corte come regina, ma austeramente, vestendo poveramente e dedicando tutto il tempo possibile alla cura dei poveri e dei malati. Alla morte del marito nel 1279, rifiutò di governare al suo posto, e diventò invece clarissa povera nel convento che aveva fondato a Stary Sacz nel lontano sud del paese. Fece costruire chiese e ospedali, aiutata finanziariamente dai frati minori, e pagò ai turchi il riscatto di prigionieri cristiani. Successivamente divenne priora, anche se con riluttanza. Nel 1287, i tartari invasero il paese e le monache dovettero rifugiarsi in un castello; all'inizio, gli invasori lo assediarono, ma poi si ritirarono pacificamente, grazie alle preghiere di Cunegonda. Gli ultimi anni prima della sua morte, avvenuta il 24 luglio 1292, furono caratterizzati da miracoli e altre manifestazioni soprannaturali, inclusa un'apparizione di S. Francesco d'Assisi (4 ott.). Il culto popolare fu approvato nel 1690, e nel 1715 fu dichiarata patrona di Polonia e Lituania. MARTIROLOGIO ROMANO. A Stary Sacz presso presso Tarnów in Polonia, santa Cunegonda, che, figlia del re di Ungheria, data in moglie al duca Boleslao, mantenne insieme a lui illibata la sua verginità e, rimasta vedova, professò la regola di santa Chiara nel monastero da lei fondato.

nome Santi Boris e Gleb di Russia- titolo Martiri- ricorrenza 24 luglio- Canonizzazione 1072 per la Chiesa ortodossa, 1724 per quella cattolica- Patroni contro gli invasori della Russia- Boris e Gleb, due dei figli di S. Vladimiro di Kiev (15 lug.), che introdusse definitivamente il cristianesimo come religione ufficiale dello stato, sono i santi russi più noti, anche se esistono racconti differenti della loro morte, discordanza che rende difficile offrire una versione definitiva e valutare fino a che punto considerarli legittimamente martiri. La versione più comunemente accettata è che Vladimiro morì subito prima di poter decidere a chi destinare l'eredità del suo regno; il figlio Svjatopolk prese il controllo e decise di eliminare i fratelli per esser certo di rimanere unico erede. Boris, che a quel tempo aveva circa vent'anni, stava ritornando da una spedizione contro gli abitanti nel territorio tra le foci del Don e del Danubio, quando venne a conoscenza delle trame del fratello, ma impedì ai suoi soldati di difenderlo, affermando che ora il fratello occupava il posto di Vladimiro, perciò gli doveva lo stesso rispetto ed obbedienza che aveva avuto per suo padre. Dopo aver considerato la questione e pregato per un po', Boris decise di aspettare pazientemente i suoi assassini, che lo uccisero vicino al fiume Alta il 24 luglio 1015, nove giorni soltanto dopo la morte di Vladimiro. Successivamente, in quello stesso anno, Gleb stava tornando a Kiev su invito di Svjatopolk, quando un gruppo di assassini inviati dal fratello lo assalì sul fiume Dniepr. Per un po' trattò con i suoi uccisori, tentando di persuaderli a risparmiarlo, ma poi si sottomise e fu ucciso, il 5 settembre. Quattro anni dopo, Jaroslav, un altro figlio di Vladimiro, riportò una vittoria su Svjatopolk e conquistò Kiev; poi trasferì i corpi di Boris e Gleb nella chiesa di S. Basilio a Vyshgorod, li dichiarò martiri, e iniziò a diffondere il loro culto per tutta la Russia, dove furono venerati come protomartiri della Chiesa russa. Furono canonizzati dal metropolitano Giovanni 1 (1019-1035). Esiste un dibattito sul grado di popolarità dei due santi negli anni immediatamente successivi alla loro morte, giacché la loro canonizzazione potrebbe essere stata dettata da motivi politici e il culto essere stato imposto dall'alto, da Jaroslav. Qualcuno ha affermato che all'inizio erano venerati come guaritori, poiché si diceva fossero avvenuti dei miracoli sulle loro tombe, e che il loro culto era ristretto a una piccola cerchia di parenti, prima che le loro reliquie fossero traslate nel 1072 (evento da qualcuno considerato come l'effettiva canonizzazione). Non ci si poteva aspettare, forse, un culto cristiano popolare dopo così poco tempo dalla conversione del popolo e probabilmente il culto si sviluppò lentamente, quando Jaroslav ebbe riunito assieme i corpi dei suoi fratelli; allorché si parlò dei miracoli, si riesumarono i corpi, che risultarono intatti. Le reliquie furono trasferite in due occasioni in nuove chiese a Vyshgorod, e il loro culto si diffuse, lentamente, in zone più periferiche. Entrambi certamente non rientravano nelle categorie usuali dei santi: non erano stati missionari, né grandi maestri, né monaci, né vescovi. Si è affermato che furono i primi esempi di una categoria di santi peculiari alla Russia: erano morti ingiustamente per la non violenza e così «condivisero la passione» di Cristo, meritando il titolo di martiri, poiché compirono la profezia di Cristo che i suoi seguaci sarebbero stati traditi da membri appartenenti alle loro famiglie [in un certo senso, S. Venceslao (28 sett.) potrebbe essere considerato come il prototipo di questo modello]. In un racconto, si afferma che, proprio prima di morire, Gleb ringraziò Dio con queste parole: «Gloria a te, o mio Signore, per avermi concesso di sfuggire alle tentazioni di questa vita illusoria. Per te io sono condotto come un agnello al macello. [...] Non opporrò resistenza, non mi lamenterò» (Attwater); è improbabile che queste fossero le parole di Gleb, ma illustrano il pensiero di coloro che lo considerarono un martire. In Occidente, papa Benedetto XIII approvò il loro culto nel 1724 (nel battesimo Boris e Gleb avevano assunto il nome di Romano e Davide, e a volte sono chiamati con questi nomi in Occidente). Un certo numero di monasteri e paesi russi furono chiamati Borisoglebsk in loro onore. MARTIROLOGIO ROMANO. In Russia, santi Boris e Gleb, martiri, che, principi di Rostov e figli di san Vladimiro, preferirono ricevere la morte piuttosto che opporsi con la forza al fratello Svjatopolk: Boris conseguì la palma del martirio sul fiume Don vicino a Pereyaslavl, Gleb poco dopo sul fiume Dneper vicino a Smolensk.

nome Beato Giovanni Tavelli da Tossignano- titolo Vescovo di Ferrara- nome di battesimo Giovanni Tavelli- nascita 1386, Tossignano di Imola, Bologna- Ordinato presbitero 27 dicembre 1431- Consacrato vescovo 27 dicembre 1431- morte 1446, Ferrara- ricorrenza 24 luglio- Incarichi ricoperti Vescovo di Ferrara- Giovanni Tavelli nacque a Tossignano, vicino a Imola, nel 1386, studiò diritto nella vicina università di Bologna e poi ricevette la tonsura e gli ordini minori con l'intenzione di proseguire fino all'ordinazione sacerdotale. Per qualche ragione non vi riuscì, ma si uni ai gesuati, una congregazione di laici dediti all'assistenza e altre opere di carità, fondato durante il secolo precedente dal 13. Giovanni Colombini (31 lug.). Oltre a quest'apostolato pratico, Giovanni tradusse parti della Bibbia, del Moralia di S. Gregorio Magno (3 sett.), un certo numero dei sermoni di S. Bernardo (20 ago.) in italiano, oltre a diverse opere devozionali. Nel 1425 usò la sua esperienza in campo legale per scrivere il Capilula seu Regulae f...1 Iesuatorum, che divenne la versione ufficiale della Regola dei gesuati. Scrisse anche una Vita di Giovanni Colombini e un trattato sulla vita religiosa, De perfectione religionis, per richiesta dei monaci di S. Bonda a Siena. Nel 1426, il capitolo generale lo elesse rettore della comunità di Ferrara, dove fece costruire la chiesa dedicata a S. Girolamo. Nel 1431, fu eletto vescovo di Ferrara, e per un momento attirò l'attenzione generale, quando papa Eugenio 1V (1431-1447) trasferì il concilio di Basilea a Ferrara nel 1437: il concilio avrebbe dovuto condurre all'unione tra la Chiesa orientale e occidentale. Giovanni ospitò papa, imperatore e patriarca di Costantinopoli, finché Eugenio spostò il concilio a Firenze nei primi anni del 1439. In veste di vescovo, Giovanni fu un pastore attento, che conquistò il rispetto del suo popolo e del clero; i resoconti delle sue visite e le lettere ne rivelano lo zelo, la profonda spiritualità, e l'ampia erudizione. Nel 1444 donò tutta la sua ricca eredità per la costruzione di un ospedale per i poveri. Morì due anni dopo, e fu sepolto nella chiesa di S. Girolamo; dopo la soppressione della congregazione nel 1688, le spoglie furono spostate nella chiesa dei carmelitani. Il quinto centenario della sua morte nel 1946, ha visto un grosso aumento della popolarità del suo culto, originariamente approvato nel 1712, e il corpo fu spostato una seconda volta, in un altare laterale. MARTIROLOGIO ROMANO. A Ferrara, beato Giovanni da Tossignano Tavelli, vescovo, dell’Ordine dei Gesuati.

nome San Declano- titolo Vescovo- nascita Irlanda- Consacrato vescovo 448 da Patrizio d'Irlanda- morte Irlanda- ricorrenza 24 luglio- Beatificazione 19 luglio 1902 da papa Leone XIII- Incarichi ricoperti Vescovo di Ardmore- Nell'antica Vita irlandese di S. Declano si legge: «C'erano, in Irlanda, prima che Patrizio vi giungesse, quattro vescovi santi con i loro seguaci che evangelizzavano e seminavano la parola di Dio in quel luogo: Ailbe, Ibaro, Declano e Ciarano, che allontanavano moltitudini di uomini dall'errore, convertendoli alla fede di Cristo, sebbene fosse Patrizio a spargere i semi della fede per tutta l'Irlanda, e a convertire capi e re d'Irlanda a battesimo, fede e sacrificio e giudizio eterno» (The Irish Saints). Questo brano sembrerebbe risolvere il dibattito se abbia svolto il ministero della predicazione prima o dopo S. Patrizio (17 mar.), questione che nella precedente edizione di quest'opera restava ancora aperta; non fornisce, a ogni modo, nessuna indicazione precisa sulla data della nascita e della morte. Prima dell'arrivo di Patrizio nel V secolo, l'Irlanda aveva rapporti con il Continente e con il Galles, e il popolo che proveniva dal sud est del paese si era già trasferito in Galles. Questi rapporti portarono poi all'introduzione del cristianesimo e probabilmente anche del monachesimo praticato in Gallia, sebbene la maggioranza degli irlandesi restasse pagana. Si sa che Declano nacque mentre i suoi genitori erano in visita a uno zio che viveva tra l'odierna Cappoquin e Lismore, in mezzo al popolo déisi di Waterford. Il sito è contrassegnato oggi da un «insignificante cimitero antico, con resti di fondamenta di una chiesa» (ibid.). Un sacerdote chiamato Colman persuase i genitori a far battezzare il figlio, e Declano successivamente studiò in una specie di cella con altri due o tre ragazzi, ma non vi è ragione di pensare che si trattasse di vita monastica. Sembra che si sia recato poi sul Continente, per continuare gli studi e per essere ordinato sacerdote, forse per essere consacrato vescovo, benché i racconti di un suo viaggio a Roma e di un incontro con Patrizio in Gallia non siano tenuti molto in considerazione. Non avrebbe neanche potuto incontrare S. David (1 mar.), come si afferma nella Vita, ma è assai probabile che abbia visitato il Galles e una parte del popolo che lo abitava. Si dice che abbia scelto Ardmore, nella contea Waterford, in base al fatto che un masso erratico miracolosamente lo seguì dal Galles (questo masso dell'era glaciale si trova ancora sulla spiaggia di Ardmore, ed è meta di uno dei pellegrinaggi annuali in onore del santo). Declano scelse Ardmore come sua sede ed evangelizzò le zone circostanti e Lismore, ma non riuscì a convertire il re. dei déisi. In vecchiaia, si ritirò in un eremo (contraddistinto oggi dalle rovine di una grande chiesa e di un pozzo sacro), ma morì nella sua residenza principale ad Ardmore. Il Martirologio di Oengus (inizi IX sec.) lo commemora così: «Se tu hai diritto, o Erin, di avere un eroe di guerra che ti aiuti, hai la testa di centomila, Declano di Ardmore». Sul presunto sito della tomba restano le rovine di un oratorio primitivo, conosciuto come la "casa di Declano". Vi sono molte rovine ad Ardmore, inclusa una torre cilindrica e una cattedrale del XII secolo, costruita sui resti di una chiesa primitiva. La sua tomba fu per secoli meta di un pellegrinaggio annuale, ma dal 1951 l'interesse si è spostato sul pozzo sacro vicino al suo eremo, dove ora vi è la possibilità di immergersi, ed è stato costruito un oratorio; sono state riferite guarigioni in epoca moderna, avvenute in quel luogo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Árd Móre nella provincia di Munster in Irlanda, san Declano, venerato come primo vescovo di questa Chiesa.

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6 mesi fa

Day 666 of chiedere a vitubero una preghiera

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