@Vitupero
I santi di oggi 25 settembre:
nome San Cleofa- titolo Discepolo di Gesù- nascita I secolo- morte I secolo, Emmaus- ricorrenza 25 settembre- San Cleofa fu un discepolo di Gesù. Durante il giorno della Resurrezione, a seguito delle celebrazioni pasquali, stava tornando insieme ad un altro discepolo, di nome Alfeo, verso le terre di Emmaus. Entrambi furono accompagnati presso il Risorto ma riuscirono a riconoscerlo solamente dopo aver offerto lui una generosa ospitalità presso la loro dimora.
“Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, uno di loro, di nome Cleofa, gli disse: < Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute>. Furono queste le parole con le quali Cleofa si rivolse allo sconosciuto parlando con tono profondamente dispiaciuto e facendo chiaramente trasparire la sua delusione e poco dopo aggiunse: “Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo”.
Udite queste parole e riconosciuta l'ancora viva speranza lo sconosciuto iniziò a spiegare loro le Scritture dicendo “Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu al tavolo con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. Fu attraverso queste parole che compresero di chi si trattasse, ma nel momento in cui lo riconobbero lui sparì dalla loro vista. PRATICA. Facciamo sempre che la fede, la perseveranza e la speranza colmino i nostri giorni. PREGHIERA. O Dio che hai lasciato viva la speranza e la fede nei discepoli fa che noi possiamo vivere di speranza
MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Cleofa, discepolo del Signore, al quale ardeva il cuore, quando, mentre era in viaggio con un altro discepolo, Cristo apparve la sera di Pasqua e spiegò loro lungo la via le Scritture; fu anche colui che nel villaggio di Emmaus riconobbe il Signore nell’atto di spezzare il pane.
nome Sante Aurelia e Neomisia- titolo Vergini e Martiri- ricorrenza 25 settembre- Santa Aurelia e Neomisia nacquero in Asia Occidentale da una famiglia nobile. Rimaste orfane in età giovanile, diventarono subito schiave e furono condotte in Tracia un'antica regione della Grecia. Liberate dalla schiavitù dei Maomettani, si recarono in pellegrinaggio nei santi luoghi della Palestina e nei più celebri santuari dell'Occidente, per predicare il Vangelo di Gesù Cristo, adorare il Signore e pregarlo. Arrivarono in Italia portate da un mare in tempesta, guidate da un Angelo, dopo essere state in Puglia e in Lucania, si stabilirono a Roma dove visitarono le memorie dei Santi Apostoli e ricevettero la benedizione del Santo Padre. Lasciarono Roma incamminandosi per la via Latina. In quel tempo quei luoghi erano infestati da soldati Saraceni, che le catturarono e frustarono crudelmente, per la ripugnanza ad arrendersi ai loro voleri. Le ridussero in fin di vita e le avrebbero uccise se un violento temporale e particolarmente l'accecante luce di un fulmine e il boato di un tuono non avessero spaventato i persecutori. Con la scarsa forza rimasta, le sorelle ripresero il viaggio e raggiunsero a stento Anagni, villaggio dell'Agro Anagnino, dove furono accolte da una donna impietosita dalle loro dolorose e gravi condizioni. Furono così costrette a trattenersi nel paese e durante le orazioni notturne nella chiesa parrocchiale un angelo preannunciò la loro salita in paradiso. Il 25 settembre la morte delle due sorelle martirizzate fu annunziata dal suono delle campane e i loro corpi furono lasciati prima nel borgo Macerata, poi a causa di scorrerie di barbari furono portati nel monastero di Santa Reparata e successivamente nella Basilica inferiore della Cattedrale, dove riposano tuttora accanto alle reliquie di S. Secondina.<br /> Il giorno della loro morte, il 25 settembre, è festeggiato tuttora.<br /> PRATICA. Oggi accogliamo l'esempio delle due sante martiri Aurelia e Neomisia, come un messaggio di Dio per aiutarci a compiere la Sua volontà.<br /> PREGHIERA. O Signore, per la tua sconfinata misericordia e i meriti dei tuoi santi martiri, da' conforto a chi soffre e fa che la nostra fiducia in Te si rafforzi sempre più.
nome San Firmino- titolo Vescovo e Martire- nascita 272 circa, Pamplona, Spagna- morte 303 circa, Amiens, Francia- ricorrenza 25 settembre- Attributi recante il proprio capo in mano od osservandolo posto a terra- Patrono di Pamplona, Amiens, Lesaka e co-patrono di Navarra- San Firmino nacque a Pompaelo, l'attuale Pamplona, nel III secolo, figlio di Firmo, un senatore pagano e funzionario romano che governava la città. La sua conversione al cristianesimo avvenne grazie all'influenza di San Honesto, che, dopo essere miracolosamente sfuggito alla prigionia a Carcassonne, arrivò nella penisola iberica e iniziò a predicare. Tuttavia, furono le parole di San Saturnino di Tolosa a convincere definitivamente i genitori di Firmino, che furono battezzati insieme a lui nel luogo oggi conosciuto come "pocico de San Cernin". Firmino, sotto la guida di San Honesto, ricevette l'educazione cristiana e imparò l'arte della predicazione. A soli 18 anni fu inviato a Tolosa, dove fu ordinato sacerdote. Dopo aver predicato in Navarra, si trasferì in Francia, stabilendosi ad Amiens, dove contribuì alla costruzione della chiesa locale. A soli 24 anni fu nominato vescovo di Amiens. La sua predicazione incontrò la resistenza delle autorità romane, che lo imprigionarono. Nonostante le pressioni, Firmino si rifiutò di abbandonare la sua fede e continuò a diffondere il messaggio cristiano. Per questo motivo, fu condannato a morte e decapitato. Nel 1186, il vescovo Pietro di Parigi portò una reliquia della testa di San Firmino da Amiens a Pamplona, rafforzando il legame tra la città spagnola e il santo. In Spagna, San Firmino è celebrato il 7 luglio, mentre la sua festa liturgica ufficiale cade il 25 settembre. A Pamplona, la festa è famosa a livello internazionale per il tradizionale encierro, noto come i Sanfermines, che attira visitatori da tutto il mondo. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Amiens nella Gallia belgica, ora in Francia, san Firmino, venerato come vescovo e martire.
nome San Sergio di Radonez- titolo Religioso ed eremita- nome di battesimo Sergij Radonežskij- nascita 1315 circa, Rostov, Russia- morte 25 settembre 1392, Sergiev Posad, Russia- ricorrenza 25 settembre- Canonizzazione 1452- Santuario principale Monastero della Trinità di San Sergio, Sergiev Posad, dove si venera la sua tomba- Patrono di Russia- Nel 1940 la Santa Sede autorizzò un calendario liturgico per i cristiani cattolici in comunione con Roma, che includeva le feste di circa trenta santi russi, ventuno dei quali mai comparsi in un calendario latino, come il monaco S. Sergio di Radonezh, il più famoso e il più importante dei pustinniky, ovvero uomini della solitudine, che contribuirono a far respirare una nuova aria in Russia dopo le invasioni dei tartari nel XIII secolo, che avevano distrutto la cultura urbana nel meridione, indebolito i monasteri e lasciato il popolo demoralizzato e in disgrazia. Questo santo, battezzato con il nome Bartolomeo, nacque nel 1315 circa in una ricca famiglia vicino a Rostov, sotto l'ultimo governante indipendente, di cui suo padre era segretario personale. Non sembra sia stato dotato intellettualmente; il fatto d'essere meno brillante dei due fratelli lo preoccupò per un periodo ma, anche se non aveva un vero entusiasmo per lo studio, riuscì a raggiungere la sua sola ambizione, apprendendo quel tanto che era necessario per studiare la Bibbia. I genitori, Kiril e Marya, furono vittime della politica espansionistica del principato di Mosca che includeva la distruzione del potere e l'influenza di Rostov. Quando Bartolomeo aveva di quindici anni circa, l'intera famiglia fu costretta a fuggire dalla zona, e a sistemarsi alla fine in un piccolo paese chiamato Radonezh, a circa ottanta chilometri a nord est di Mosca, dove vissero lavorando la terra. Nel 1335, alla morte dei genitori e all'età di vent'anni, Bartolomeo partì assieme a suo fratello vedovo Istvan, che era già monaco a Khotkhovo, per diventare eremita e realizzare l'ambizione che aveva da tempo. Scelsero come eremo un luogo chiamato Makovka, attualmente noto come Troike-Sergievskaya Lavra, un tratto di terra collinare in una foresta, a diversi chilometri dal più vicino insediamento umano, dove predisposero il terreno e si accinsero subito alla costruzione di una capanna di legno e di una cappella. Al termine dei lavori, il vescovo metropolitano di Kiev, soddisfacendo la loro richiesta, inviò un sacerdote che dedicasse la cappella alla SS. Trinità (Svjataja Troica) una dedicazione insolita in Russia in quegli anni. La vita eremitica non fu facile, tra le tentazioni, e in mezzo a branchi di lupi ed orsi. Un giorno l’anacoreta (l’eremita) nutrì un grande orso ponendo un pezzo di pane sul ceppo di un albero. L’orso ne mangiò, e da quel momento si affezionò a Sergio e visse nei pressi del suo rifugio. Dopo non molto tempo, Istvan, dopo essersi accorto che probabilmente la vita d'eremita non cra ciò che desiderava, entrò in un monastero a Mosca, mentre Bartolomeo restò a vivere nell'eremo, e per un breve periodo, non si seppe più nulla di lui. Il suo biografo parla di tentazioni demoniache, di notti trascorse in preghiera, della minaccia delle bestie feroci, e di altri fenomeni che ricordano il Padri del Deserto, con un'ovvia differenza: Sergio, che aveva ricevuto l'abito e il nome religioso da Metrofano di Khotkhovo, probabilmente nell'ottobre 1337, non dovette affrontare le condizioni del deserto egiziano, ma quelle di un ambiente difficile caratterizzato principalmente da vento, pioggia e freddo. Inevitabilmente, quando si diffuse la fama di Sergio, cominciarono a raccogliersi intorno a lui dei discepoli, che si costruivano ognuno la sua capanna, dando così origine al monastero della SS. Trinità: quando vi furono dodici membri, Sergio accettò di essere il loro abate e ricevette l'ordinazione sacerdotale a Pereyaslav Zalesky. «Pregate per me,» disse loro «sono totalmente ignorante, e ho ricevuto un talento dall'alto di cui dover rendere conto, oltre al gregge che mi è stato affidato.» Con l'aumento del numero dei monaci, si cominciò a discutere che forma di vita monastica avrebbe condotto il monastero della SS. Trinità. In Oriente esistevano due correnti: quella eremitica e "idioritmica", in base a cui ogni monaco possedeva la sua cella distinta sul suo lotto di terra ed era interamente responsabile della propria vita spirituale, e quella cenobitica, che prevedeva che la vita dei monaci fosse comunitaria. Sergio preferì seguire la seconda, per motivi pratici oltre che religiosi. Il monastero aveva attratto molti contadini, e poiché presto si sviluppò una città, le provviste alimentari erano diventate scarse. Nel 1354, incoraggiato dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Sergio indirizzò il monastero definitivamente in q uest' ultima direzione, scegliendo di osservare la Regola di S. Teodoro Studita (11 nov.). Sfortunatamente ciò causò dei problemi, come spesso avviene in seguito ai cambiamenti, poiché alcuni monaci, risentiti di ciò che stava accadendo, desideravano che la direzione del convento passasse al fratello Istvan, che aveva fatto ritorno portando con sé l'altro fratello. La questione terminò nel 1358, con un incidente che coinvolse i due gruppi, un sabato dopo i Vespri. Sergio, preferendo non litigare con i suoi fratelli, si allontanò tacitamente, e si stabilì da solo lungo il fiume Kerzhach, vicino al monastero di Makrish. Alcuni suoi seguaci della SS. Trinità lo raggiunsero presto, causando il conseguente declino del monastero, perciò il vescovo metropolitano Alessio di Mosca, temendo la chiusura totale, inviò un messaggio a Sergio, assente già da quattro anni, chiedendogli di ritornare. Sergio accettò immediatamente, nominò un nuovo abate per il convento di Kerzhach e ritornò alla SS. Trinità, dove i monaci furono «così felici che alcuni baciarono le mani del padre, altri i piedi, altri ancora i lembi del suo abito». Come nel caso di S. Bernardo di Clairvaux (20 ago.), S. Ugo di Lin coln (17 nov.), e di molti altri monaci santi prima e dopo di lui, Sergio era consultato da autorità ecclesiastiche e politiche. Fu fatto più di un tentativo di convincerlo a diventare patriarca di Mosca, ma rifiutò, preferendo svolgere il suo compito di mediatore e riconciliatore alla SS. Trinità. Compì uno dei suoi interventi più famosi nelle fasi finali della disputa tra il principe di Mosca, Dmitri Ivanovich Donskoy, e il capo dei tartari, khan Mamai. Il primo, dovendo decidere se ritirarsi o sferrare un'offensiva, che in caso di fallimento avrebbe avuto conseguenze disastrose per la Russia, chiese consiglio a Sergio, che gli ricordò il dovere di difendere il popolo che Dio gli aveva affidato e lo congedò, facendolo accompagnare da due dei monaci che in precedenza erano stati soldati, con le parole «Dio sia con te». I tartari furono cacciati l'8 settembre 1380 nella battaglia di Kulikovo Pole, e Sergio che in quel momento stava pregando, si dice abbia comunicato alla congregazione la vittoria un'ora dopo che era stata conseguita («poiché era un veggente»). Il suo incarico di mediatore lo costrinse ad allontanarsi frequentemente dal monastero, e si afferma che abbia sempre viaggiato a piedi nonostante dovesse percorrere lunghe distanze, senza curarsi della fatica. Nel 1685 intervenne per l'ultima volta nel campo della politica, recandosi a Riazan per far riconciliare il principe Oleg di Riazan con Dmitri Donskoy. Al ritorno da questo viaggio, rinunciò al suo incarico d'abate in favore del successore prescelto, S. Nikon. Alcuni dei suoi discepoli sono tra i personaggi più venerati della Chiesa russa: S. Sava, S. Metodio di Pesnoche, S. Sergio di La Nouroma, S. Silvestro di Obnorsk e S. Abramo di Galitch.I biografi di Sergio parlano dei suoi «diversi miracoli incomprensibili» e di una visione della Madre di Dio, la prima annotata dall'agiografia russa, ma danno poche informazioni sui fenomeni estatici e altri stati soprannaturali insoliti.Sotto alcuni aspetti, deve essere sembrato una persona piuttosto normale: era appassionato e abile nel campo della carpenteria e del giardinaggio e, anche se non si opponeva per niente all'attività intellettuale, pensava che il lavoro manuale fosse necessario a creare l'equilibrio dell'individuo. Non era certamente erudito e la sua predicazione non era particolarmente eloquente, e sebbene qualcuno sostenesse di essere stato guarito dalle sue preghiere, non era un "guaritore". Il popolo era attratto da lui e lo cercava per qualcos'altro: per la presenza in lui dello Spirito Santo, che ardeva con un calore speciale, come modo di fissare tutta la sua attenzione sul suo interlocutore. Nell'aprile 1392, sentendo prossima la fine, Sergio rinunciò all'incarico d'abate e nominò un successore, poi si ammalò per la prima volta nella sua vita. Circondato dai confratelli, ricevette gli ultimi sacramenti e morì in pace il 25 settembre. Fu seppellito nella chiesa principale del monastero (ora attrazione caratteristica della città di Sergicv Posad, precedentemente chiamata Zagorsk), che divenne importante nella storia della Russia, poiché vi fu battezzato l'erede dello zar, e che, subito dopo la morte di Sergio, diventò meta di pellegrinaggio popolare fino ai giorni nostri. Alla chiusura forzata del monastero durante la rivoluzione nel 1917, le reliquie furono collocate nel "museo antireligioso" locale, ma riportate nel 1945, quando al monastero fu concessa la riapertura. Sergio, canonizzato prima del 1449, resta il santo russo più popolare, ed è menzionato durante la preparazione degli oggetti sacri nella liturgia ortodossa russa.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero della Santissima Trinità a Mosca in Russia, san Sergio di Radonez, che, dopo aver condotto vita eremitica in foreste selvagge, abbracciò la vita cenobitica e, eletto egúmeno, la propagò, mostrandosi uomo mite, consigliere di príncipi e consolatore dei fedeli.
nome Beato Marco Criado di Andujar- titolo Sacerdote trinitario e Martire- nome di battesimo Marco Criado- nascita 25 aprile 1522, Anclújar, Spagna- morte 25 settembre 1569, La Peza, Spagna- ricorrenza 25 settembre- Beatificazione 24 luglio 1899 da papa Leone XIII- Sembra che Marco, nato il 25 aprile 1522, ad Anclújar, a nord est di Cordova nella Spagna meridionale, sia stato un bambino dotato, per non dire precoce, con un sentimento religioso molto sviluppato. A soli quattordici anni, chiese di entrare nell'Ordine trinitario, che possedeva una casa nella sua città natale, e fu accettato. Dopo aver terminato il consueto corso di studi, fu ordinato sacerdote e poi inviato a predicare a Jaén e Ubeda, oltre che ad Andújar, ma dopo poco fu mandato in missione presso la diocesi di Gualix. L'intera zona era una roccaforte musulmana, fatto che non trattenne Marco, che lavorò instancabilmente per diffondere il Vangelo. Per breve tempo, fu cappellano a La Peza, l'ultimo dei suoi incarichi stabili. Lasciata La Peza, girovagò a piedi, da solo e con grave rischio per se stesso, portando aiuto e incoraggiamento ai cristiani delle città e dei villaggi dell'Alpujarra, la regione remota sulle pendici meridionali della Sierra Nevada. Il suo compito non fu facile; persino a La Peza era stato oltraggiato verbalmente oltre che fisicamente, mentre a La Sierra de los Filabres fu legato a un albero e abbandonato per due giorni; a Cadiar avrebbe subito un destino peggiore, se i suoi padroni di casa non l'avessero fatto scappare calandolo da una delle loro finestre dentro una cesta. Nel 1569, scoppiò una rivolta di musulmani nell'Alpujarras, e Marco fu la prima vittima: dopo averlo lasciato legato a un albero per tre giorni, durante i quali cantò inni e pregò per i suoi persecutori, infine lo lapidarono a morte il 25 settembre. Marco diventò patrono di La Peza, e nacque immediatamente un culto, confermato da papa Leone XIII il 24 luglio 1899. MARTIROLOGIO ROMANO. Sulle montagne di Alpujarras vicino a Granada nell’Andalusia in Spagna, beato Marco Criado, sacerdote dell’Ordine della Santissima Trinità per la liberazione degli schiavi e martire, che fu ucciso dai Mori.
nome San Findbar di Cork- titolo Vescovo- nascita 550 circa, Connaught, Irlanda- morte 623 circa, Cork, Irlanda- ricorrenza 25 settembre- Fondatore e patrono della città di Cork, Findbar (Findbarr, Bairre) apparteneva al clan di Uí Brfflin del Connacht occidentale, e talvolta è difficile distinguere i fatti reali dalla leggenda riguardo alla sua vita, specialmente la prima parte, di cui non si sa niente di certo. Esiste una leggenda scozzese che sostiene sia nato a Caithness, ma è improbabile; l'ipotesi che sia nato a Lisnacaheragh (nella contea di Cork), da un fabbro e da una schiava, è più credibile. Evidentemente ricevette un'istruzione, forse da un vescovo chiamato MacCuirp ad Achad Durbchon (Macroom), sebbene una versione alternativa sostenga che fu istruito dai monaci a Kilmaca-hill. Esiste una tradizione che afferma che i monaci gli cambiarono nome, da Lochan a Findbar (Whitecrest, "cresta bianca") a causa dei capelli biondi. Per un periodo predicò in varie parti dell'Irlanda meridionale, e poi divenne eremita su un'isoletta sul Lough Eiroc, e quando i discepoli cominciarono a radunarsi intorno a lui, fondò un monastero a Etargabail sulla riva orientale del lago, che alla fine diventò una scuola famosa, attirando studenti da tutta l'Irlanda meridionale. Una parte della leggenda è molto avvincente e poetica: dopo essere stato istruito da un discepolo di papa S. Gregorio Magno (3 set.), decise di recarsi in pellegrinaggio a Roma, fermandosi sulla via del ritorno a Pembrokeshire per far visita a S. Davide (1 mar.), che, notando la sua mancanza di mezzi per ritornare in Irlanda, gli donò un cavallo, con cui arrivare a Cardigan Bay. Fortunatamente, questo mezzo di trasporto non servì a lungo, poiché Findbar avvisò con dei segnali S. Brandano il Navigatore (16 mag.), che in quel momento stava passando con la sua barca. Un'altra storia racconta che Findbar era seduto con S. Laisren ( 18 apr.) sotto un nocciolo discutendo di questioni spirituali, quando quest'ultimo gli chiese un segno della presenza di Dio: mentre stava pregando, dall'albero caddero i fiori e comparvero le nocciole, e quando furono mature, le raccolse a manciate e le versò in grembo a Laisren. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cork nel Munster in Irlanda, san Finbar, vescovo.
nome Sant'Aunacario di Auxerre- titolo Vescovo- nascita VI secolo, Orleans, Francia- morte 25 settembre 605, Auxerre, Francia- ricorrenza 25 settembre- Aunacario (in francese, Aunaire) fu uno dei vescovi più importanti e rispettati del suo tempo in Francia: nato in una distinta famiglia di Orleans [la sorella, S. Austregilde, era la madre di S. Lupo di Sens (1 set.)], fu allevato alla corte reale di Borgogna, ma la sua ambizione era di diventare sacerdote, perciò quando gli si presentò l'occasione, lasciò la corte e si pose sotto la guida del vescovo di Autun, S. Siagrio (2 ago.), che lo ordinò sacerdote, nominandolo nel 561 alla sede di Auxerre. Nelle questioni civili, come in quelle religiose, fu molto importante, ma il suo interesse principale era la disciplina ecclesiastica. Partecipò ai sinodi di Parigi (573) e Mkon (583 e 585), che tra l'altro proibirono agli ecclesiastici di denunciarsi l'un l'altro, rinforzò l'osservanza della domenica e il pagamento delle decime. Ansioso di stabilire una buona disciplina nella propria diocesi, tenne due sinodi ad Auxerre, in parte con il fine di spiegare al clero e al popolo come applicare localmente le norme dei sinodi di Parigi e M'àcon, e in parte per rafforzare la disciplina locale. I quarantacinque canoni emessi dal primo di questi due concili sono interessanti perché chiariscono le credenze e i costumi contemporanei. Al popolo era proibito usare le chiese per il ballo o il divertimento, vestirsi da cervi o vitelli a Capodanno, scambiarsi "doni malvagi", praticare magie che provocavano dolore, o incontrarsi privatamente per celebrare la vigilia delle feste. Per ispirare i fedeli, Aunacario fece copiare le biografie dei suoi predecessori, S. Amatore (1 mag.) e S. Germano (3 ago.), e le mise a loro disposizione, oltre ad aumentare le rendite della sua chiesa così da poter celebrare più appropriatamente il culto, Il clero secolare e i monaci avrebbero dovuto partecipare all'Ufficio divino ogni giorno, e litanie solenni essere cantate a ruota da un monastero all'altro. Il nome d'Aunacario compare tra i vescovi che tentarono di reprimere una rivolta dei monaci dell'abbazia di Saint-Croix a Poiticrs. Aunacario morì il 25 settembre 605, e nel 1567 le reliquie furono nascoste per metterle al sicuro dai calvinisti, poi riscoperte e autenticate. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Auxerre in Neustria, nell’odierna Francia, sant’Aunacario, vescovo, durante il cui episcopato fu completato il Martirologio Geronimiano.