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26/05/2024 alle 16:18

I santi di oggi 26 maggio:

I santi di oggi 26 maggio:

nome Santissima Trinità- titolo Il Padre il Figlio e lo Spirito Santo- ricorrenza 26 maggio (data variabile), la domenica successiva a Pentecoste- La Chiesa, dopo aver stabilite diverse feste che onorano le singole Persone della Santissima Trinità, ne fissò pure una in onore delle Tre Persone. Questa festa fu istituita nei primi secoli del Medio Evo per opera specialmente dei monaci che cominciarono a celebrarla nei loro monasteri. Di qui si estese man mano alle singole diocesi e finalmente all'intera Chiesa Romana per opera di Papa Giovanni XXII che nel 1314 la dichiarava festa universale, fissandola la prima domenica dopo Pentecoste. «Abbiamo visto, dice il Guéranger, gli Apostoli il di della Pentecoste ricevere lo Spirito Santo, e fedeli all'ordine del loro Divino Maestro, mettersi in viaggio per andare ad ammaestrare le nazioni nel nome della Santissima Trinità. Era dunque conveniente che la festa di Dio Uno e Trino seguisse immediatamente la Pentecoste cui si connette con misterioso vincolo». La festa della Trinità è una festa cara e gradita a tutti i cristiani perché ricorda il più grande mistero della nostra religione: «Un Dio solo in tre persone uguali e distinte»; questo dogma che è il grande oggetto della nostra adorazione in vita, sarà poi la nostra eterna felicità in cielo. La Messa ed il Breviario sono un continuo sueccedersi di invocazioni alla Santissima Trinità. Così tutti i Sacramenti portano la medesima invocazione. L'intenzione quindi della Chiesa nell'avere tutta impregnata la Sacra Liturgia del nome della Santissima Trinità è di far vivere nelle menti dei fedeli questo mistero e di far rinnovare in essi i sentimenti di una profonda adorazione, di una umile riconoscenza verso le Tre Persone. Verso il Padre, come principio di tutto ciò che è, Padre di un Figlio eterno e con sostanziale a Lui, Padre che col Figlio è principio dello Spirito Santo. Verso il Figlio, generato ab aeterno dal Padre, incarnatosi, morto sulla croce per la salvezza degli uomini. Verso lo Spirito Santo, come amore eterno e sostanziale del Padre e del Figlio dai quali procede, e da Essi dato alla Chiesa, che santifica, vivifica, mediante la carità che si diffonde nei nostri cuori. Nessun altro mistero è tanto ricordato nella Liturgia come questo. Nei Sacramenti che sono i principali mezzi della grazia si fa menzione della Santissima Trinità. Nel Battesimo, il bambino viene battezzato nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Nella Cresima si ha la formula: «Ti segno col segno della croce, ti confermo col crisma della salute nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo». Dopo la distribuzione della Santissima Eucarestia il sacerdote benedice nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Al confessionale il sacerdote comincia colla benedizione e dà l'assoluzione nel nome della Santissima Trinità. Soventissimo invocato, nel Sacramento dell'Ordine. Nel matrimonio il sacerdote congiunge gli sposi nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. In tutti gli inni, in tutti i salmi, in tutte le preghiere della Messa son ricordate le Tre Persone: è una lode perenne che si dà alla Santissima Trinità. PRATICA. Facciamo sovente il segno della santa croce, recitiamo bene il Gloria al Padre e al Figliuolo e allo Spirito Santo. PREGHIERA. Ci giovi alla salvezza dell'anima e del corpo, o Signore Dio nostro, la comunione di questo sacramento, la confessione della sempiterna e santa Trinità e della stessa individua unità. MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità della santissima e indivisa Trinità, in cui professiamo e veneriamo Dio uno e trino e la Trinità nell’unità.

nome San Filippo Neri- titolo Sacerdote- nome di battesimo Filippo Romolo Neri- nascita 21 luglio 1515, Firenze- morte 26 maggio 1595, Roma- ricorrenza 26 maggio- Beatificazione<br /> 25 maggio 1615 da papa Paolo V- Canonizzazione 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV- Santuario principale Santa Maria in Vallicella, Roma- Attributi giglio e libro- Patrono di Castelfranco Piandiscò, Giovani, Gioia del Colle, Piancastagnaio, Guardia Sanframondi, Domicella, Carbognano, Candida,Guadalajara (Messico), Tursi, Cecchina e Roseto Valfortore- Nacque a Firenze da ricca famiglia nel 1515. Ebbe un carattere singolarmente mite, così da essere chiamato "Pippo il Buono". Studiata umanità, per poter farsi sacerdote rinunziò all'eredità dello zio e partì per Roma, ove fu accolto da un suo concittadino. Visse in questa famiglia vita illibata e mortificata, cautissimo nello stringere amicizie. Il demonio gli suscitava violenti moti della carne, che egli vinceva coll'orazione e coi digiuni, fin che il Signore in premio di tanta lotta gli concesse la grazia di esserne per sempre immune. Finiti gli studi e fatto sacerdote, si diede con tutte le forze alla propria santificazione. Favorito della più sublime contemplazione, le ineffabili dolcezze spirituali lo facevano esclamare: « Basta, Signore, basta! perchè questo mio cuore è sì piccolo per amare Voi così amabile!». Amava molto i poveri ed era di continuo a contatto con il popolo; visitava gli ammalati nelle loro case e negli ospedali, e li serviva di giorno e di notte. Però prediligeva i giovani, e la sua stanza era divenuta il loro ritrovo gradito. La sua parola era ricca di facezie e comunicava agli astanti l'allegria santa che traboccava dal suo cuore: i suoi detti ai giovani sono passati alla posterità come proverbi di grande sapienza. Nella celebrazione della santa Messa era spesso rapito in dolci estasi, sollevato in aria e circonfuso da ogni parte di luce celestiale: un angelo in carne! Al confessionale passava le intere giornate ed era tanta la sua abilità che non andava a lui peccatore, per ostinato che fosse, senza rimettersi sulla retta via; taluni appunto lo evitavano per non avere a convertirsi! Il Signore lo visitò anche con prove e contrarietà gravissime: fino allo scherno sopra le sue opere di bene, fino alla calunnia più vile, fino alla ribellione di qualcuno dei suoi confratelli; prove che egli vinceva colla dolcezza e colla confidenza filiale in Dio. A S. Maria della Vallicella fondò la Congregazione dell'Oratorio che di tanto aiuto fu ed è alla Chiesa nell'educazione della gioventù. Filippo, semplice ed umile, rifuggì sempre gli onori e dignità ecclesiastiche, più volte offertegli. E Dio lo favorì col dono della profezia, dei miracoli e con frequenti visioni. Morì il 26 maggio del 1595, in età di anni 80. I medici gli trovarono due costole adiacenti al cuore inarcate a causa dei violenti battiti di amor di Dio. CITAZIONE. State buoni se potete. PRATICA. « Paradiso! Paradiso! Attendete a vincervi nelle piccole cose, se volete vincervi nelle grandi » (S. Filippo Neri). PREGHIERA. Signore, che sublimasti alla gloria dei tuoi Santi il tuo beato confessore Filippo, concedici, propizio, che mentre ci rallegriamo per la sua festa approfittiamo dell'esempio delle sue virtù. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma san Filippo Neri, Prete e Confessore, Fondatore della Congregazione dell'Oratorio, insigne per la verginità, per il dono della profezia e pei miracoli.

nome Santa Maria del Fonte presso Caravaggio- titolo Apparizione- ricorrenza 26 maggio- Il 26 Maggio del 1432 a Mazzolengo, vicino Caravaggio in provincia di Bergamo, Lombardia, avvenne una delle apparizioni della Madonna. Una giovane contadina, la 32enne Giannetta, figlia di Pietro Vacchi e sposata con Francesco Varoli, contadino ed ex soldato a cui piaceva bere e maltrattare la povera moglie nota per le sue virtù, si trovava fuori dall'abitato a raccogliere erba per i suoi animali. Erano le cinque del pomeriggio e la ragazza vide all'improvviso vicino a lei una donna “vestita di un abito azzurro e il capo coperto di un velo bianco”, bellissima, alta, che la spaventò molto con la sua inaspettata presenza, ma che subito la rassicurò spiegandole chi fosse. E il suo messaggio fu “L’altissimo onnipotente mio Figlio intendeva annientare questa terra a causa dell’iniquità degli uomini, perché essi fanno ciò che è male ogni giorno di più, e cadono di peccato in peccato. Ma io per sette anni ho implorato dal mio Figlio misericordia per le loro colpe. Perciò voglio che tu dica a tutti e a ciascuno che digiunino a pane ed acqua ogni venerdì in onore del mio Figlio, e che, dopo il vespro, per devozione a me festeggino ogni sabato. Quella metà giornata devono dedicarla a me per riconoscenza per i molti e grandi favori ottenuti dal Figlio mio per la mia intercessione.” Queste parole si riferivano probabilmente al momento storico che il luogo stava attraversando, con una guerra tra veneti e milanesi che si contendevano Caravaggio per poter controllare le popolazioni bergamasche e cremonesi. Giannetta obbedì e raccontò ciò che aveva visto e udito, e la gente iniziò a visitare il luogo trovando nei pressi una fonte che pare prima non ci fosse; presto si diffuse la notizia che fosse miracolosa e iniziarono ad arrivare malati che speravano in una guarigione. Quello stesso anno si iniziò a costruire una piccola cappella diventata nel 1516 una grande costruzione dedicata a Santa Maria del Fonte, la quale venne poi demolita tranne la cappellina e al suo posto si trova oggi un grande Santuario.

nome Santa Maria Anna di Gesù de Paredes- titolo Vergine Terziaria francescana- nome di battesimo Mariana de Paredes y Flores- nascita 31 ottobre 1618, Quito, Ecuador- morte 26 maggio 1645, Quito, Ecuador- ricorrenza 26 maggio- Beatificazione 20 novembre 1853 da papa Pio IX- Canonizzazione 9 luglio 1950 da papa Pio XII- I genitori morirono quando lei era ancora molto giovane, lasciandola alle cure di una sorella sposata. Le fu concesso di ricevere la prima comunione a soli sette anni, e a dodici espresse il desiderio di andare a convertire il Giappone al cristianesimo. I vari tentativi per permetterle di entrare in convento fallirono e così decise di vivere come eremita nella casa del cognato, sotto la direzione dei gesuiti. Gli anni successivi vengono descritti dai suoi biografi come un periodo di straordinarie penitenze e austerità, tanto da apparire ai nostri occhi poco credibile: ciò potrebbe dipendere dalla tendenza a esagerare, tipica degli agiografi, e dal loro desiderio di voler scrivere una Vita "migliore" di quelle di altri santi, ricordando anche che S. Rosa da Lima (23 ago.) era morta a soli trentun anni nel 1617, poco prima della nascita di Maria Anna, al termine di un'esistenza caratterizzata da grandi penitenze e solitudine. Maria Anna, come detto, condusse un regime di vita basato solo sulla soddisfazione delle più elementari necessità fisiche, ricevette molti benefici spirituali ed ebbe il dono delle guarigioni e della profezia. Nel 1645 Quito fu devastata da un terremoto e da un'epidemia: Maria Anna offrì pubblicamente la sua vita nella cattedrale come vittima di espiazione per i peccati del popolo; il terremoto non si ripeté, l'epidemia fu debellata, mentre Maria Anna veniva colpita da una serie di malattie che l'avrebbero condotta alla morte, ancora giovane, il 26 maggio 1645. Divenuta a un certo punto della sua vita terziaria francescana, era nota come il "giglio di Quito". Fu beatificata nel 1854 e canonizzata nel 1950. MARTIROLOGIO ROMANO. A Quito in Ecuador, santa Marianna di Gesù de Paredes, vergine, che nel Terz’Ordine di San Francesco consacrò la propria vita a Cristo e dedicò le proprie forze ai bisogni degli indigeni poveri e dei neri.

nome Sant'Eleuterio- titolo 13º papa della Chiesa cattolica e martire- nascita I secolo, Nicopoli, Grecia- Elezione 174 o 175- Fine pontificato 189- morte 189 circa, Roma- ricorrenza 26 maggio- Patrono di Cupramontana- Greco di Nicopoli (Grecia occidentale) Eleuterio fu il tredicesimo vescovo di Roma e governò per quindici anni. In precedenza era stato al servizio di papa Aniceto (t 166) come diacono. Si narra che Lucio, re di Edessa (Mesopotamia), gli abbia inviato diversi quesiti intorno al cristianesimo e che successivamente si sia convertito. Il Liber Pontificalis o le sue fonti hanno confuso questo Lucio con un re inglese dallo stesso nome e ciò portò Beda e altri scrittori a ritenere, erroneamente, che un re inglese fosse divenuto cristiano già nel ' secolo. Nel 188 S. Ireneo (28 giu.) scrisse ad Eleuterio una lettera, utilizzata in seguito da Eusebio per la sua Storia, in cui parlava della persecuzione e dei martirii avvenuti in questa città; in essa si descriveva anche il montanismo (una setta millenarista venata di «entusiasmo» e che si basava sul «carisma» di alcune profetesse); non ci sono giunti elementi per valutare la reazione del papa. Il governo di Eleuterio sembra aver significato per Roma un periodo di pace; la prima menzione del suo martirio si ha nel Martirologio di Adone risalente al ix secolo. Nella recente compilazione del nuovo Martirologio Romano la supposizione che egli sia stato martirizzato è stata tacitamente abbandonata. MARTIROLOGIO ROMANO. Sempre a Roma, sant’Eleuterio, papa, al quale i celebri martiri di Lione, a quel tempo detenuti in prigione, scrissero una nobile lettera sul mantenimento della pace nella Chiesa.

nome San Desiderio di Vienne- titolo Vescovo e martire- nascita 550 circa, Autun, Francia- Consacrato vescovo- 590 morte 611 circa, Regione di Lione, Francia- ricorrenza 26 maggio- Incarichi ricoperti Arcivescovo di Vienne- Non si sa praticamente nulla della prima parte della vita di. S. Desiderio (o Didier). Visse durante i tormentati tempi dei merovingi: impose una disciplina più rigida al clero, soppresse la simonia e denunciò l'immoralità della corte. Si attirò così l'inimicizia della famosa regina Brunechilde, che indisse un concilio in cui Desiderio fu esiliato sulla base di false argomentazioni, facendo però ritorno quattro anni dopo. Desiderio è conosciuto anche come uno dei vescovi ai quali S. Gregorio Magno (3 set.) inviò lettere per proteggere la missione in Inghilterra di S. Agostino (27 mag.) e dei suoi compagni. Vennero fatti diversi tentativi per screditare Desiderio presso il papa a causa del suo amore per la letteratura classica, ma Gregorio lo sollevò completamente da ogni addebito. Da parte sua Desiderio denunciò Teodorico, re di Burgundia, per la sua vita immorale. Sulla strada verso casa il vescovo venne aggredito da tre mercenari che lo uccisero nel luogo oggi chiamato St-Didier-en-Velay. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di Lione in Francia, passione di san Desiderio, vescovo di Vienne, che dalla regina Brunechilde, da lui redarguita per le sue nozze incestuose e altre depravazioni, fu dapprima mandato in esilio e poi, sempre per suo ordine, lapidato, meritando così la corona del martirio.

nome San Pietro Sanz i Jordà- titolo Vescovo e martire- nome di battesimo Pedro Sanz y Jordá- nascita 1 settembre 1680, Asco, Catalogna- Ordinato presbitero 20 settembre 1704- Nominato vescovo 29 gennaio 1728 da papa Benedetto XIII- Consacrato vescovo 24 febbraio 1730 dal vescovo Emmanuel de Jesus-Maria-Joseph, O.F.M.- morte 26 maggio 1748, Fuzhou, Cina- ricorrenza 26 maggio- Beatificazione 14 maggio 1893 da papa Leone XIII- Canonizzazione 1º ottobre 2000 da papa Giovanni Paolo II- Attributi Palma, bastone pastorale, mitra- Incarichi ricoperti Vescovo titolare di Mauricastro (1728-1747), Vicario apostolico coadiutore di Fujian (1728-1732), Vicario apostolico di Fujian (1732-1747)- Questi cinque martiri erano tutti frati domenicani spagnoli che lasciarono il loro paese per la pericolosa missione cinese. Pietro, che proveniva da Asco (Catalogna), fu inviato nel 1714 a Fukien. Qui lavorò con un certo successo e fu nominato vescovo titolare di Mauricastro, con l'effettivo ruolo di vicario apostolico di Fukien, ivi inclusa la supervisione dell'intera missione. La persecuzione viveva fasi alterne, riprendendo violentemente nel 1746, dopo che un tale di nome Fogan aveva denunciato Pietro per aver infranto le leggi e aver convertito migliaia di persone al cattolicesimo. Tre domenicani (Pietro con i compagni Gioacchino Royo e Giovanni Alcober) furono imprigionati, incatenati e condotti a Foochow. Qui la sopportazione delle torture e dei maltrattamenti suscitò l'ammirazione di molti. Dopo aver trascorso un anno in condizio-ni spaventose, Pietro fu decapitato; le sue ultime parole furono: «Siate coraggiosi; non dobbiamo noi gioire per il fatto che moria-mo per la legge del nostro Dio?». Altri quattro domenicani, uno dei quali, Francesco Serrano, cra stato nominato vescovo coadiu-tore di Pietro, vennero tutti giustiziati in prigione nel 1748. Furono beatificati insieme nel 1893. MARTIROLOGIO ROMANO. In località Fuzhou nella provincia del Fujian in Cina, san Pietro Sans i Jordá, vescovo dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, arrestato insieme ad altri sacerdoti, attraverso un lungo cammino fu tratto in catene nel tribunale; giunto al luogo del supplizio, si inginocchiò e, terminata la preghiera, porse serenamente il capo alla scure.

nome Beato Andrea Franchi- titolo Vescovo, domenicano- nome di battesimo Andrea Franchi- nascita 1335, Pistoia- Nominato vescovo 1381- morte 26 maggio 1401, Pistoia- ricorrenza 26 maggio- Beatificazione 23 novembre 1921, Roma- Santuario principale Pistoia, Chiesa di San Domenico- Incarichi ricoperti Vescovo di Pistoia- Membro di una delle più nobili famiglie di Pistoia, quella dei Franchi Boccagni, Andrea si fece, ancor giovane, frate domenicano a Firenze. Era famoso per le sue capacità di predicatore e di amministratore oculato, tanto che fu nominato priore per tre volte e, nel 1378, vescovo di Pistoia. Non solo costruì chiese e aiutò i poveri ma, anche da prelato, continuò a osservare la stessa regola che aveva seguito da frate. Negli anni difficili che seguirono la peste restaurò i conventi del suo ordine e appoggiò i gruppi di penitenti che chiedevano a Dio pace e perdono. Nel 1400 si dimise dalla carica e ritornò al convento, volendosi preparare alla morte, che lo raggiunse il 26 maggio 1401. II suo culto fu confermato da Benedetto XV nel 1921 per l'Ordine dei domenicani e per la diocesi di Pistoia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pistoia, beato Andrea Franchi, vescovo, che, priore dell’Ordine dei Predicatori, cessata l’epidemia della peste nera, riportò nei conventi dell’Ordine di questa regione l’osservanza della disciplina e approvò nella sua città le Confraternite dei penitenti al fine di favorire la pace e la misericordia.

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