@Vitupero

09/02/2024 alle 09:53

I santi di oggi 9 febbraio:

I santi di oggi 9 febbraio:

nome Sant'Apollonia- titolo Vergine e martire- nascita III Secolo, Alessandria, Egitto- morte III Secolo, Alessandria, Egitto- ricorrenza 9 febbraio-Canonizzazione pre-canonizzazione-Attributi tenaglie per estirpare i denti, ramo di palma, rogo, scalpello- Patrona di Cantù, dentisti, igienisti dentali e di alcune località- S. Apollonia subì il martirio per la fede durante la persecuzione di Decio. Così scriveva l'allora Vescovo di Antiochia:«I cristiani vengono arrestati, imprigionati, privati d'ogni alimento, tolti dalle proprie famiglie, e perciò i genitori divisi dai figli e i figli dai genitori. Alcuni sono esiliati, altri stritolati sotto le ruote e moltissimi precipitati nelle fornaci ardenti od esposti alle fiere. Se i denti delle belve o l'ardore delle fiamme qualche volta li risparmiarono, è sempre pronta la spada che taglia la loro testa. Affermare di essere cristiano basta per incontrare i più terribili tormenti». Apollonia fin dai più teneri anni venne educata nella religione cristiana. Accesa di ardente amore per Gesù, decise di darsi interamente a Lui, facendo voto di perpetua verginità. Quando uscì il decreto di persecuzione, Apollonia prodigò tutti i suoi averi in favore dei cristiani e si adoperò con ogni mezzo nell'esortare i martiri alla fortezza e alla speranza del gran premio del cielo. «Pensate, - diceva-, che è breve il patire, ma il gaudio sarà eterno! ». Ma non potè durare a lungo in questo pietoso ufficio, poichè venne subito scoperta. Accusata al prefetto della provincia come cristiana, si vide tosto arrestata e rinchiusa in una orrenda prigione, dove passò una notte. Il giorno dopo, venne presentata al prefetto ed interrogata circa la sua fede. «Sono cristiana e adoro il vero Dio», rispose francamente Apollonia. Ma questa sincera confessione le costò la vita: le furono subito rotti tutti i denti e fu condannata ad essere bruciata viva. In breve venne preparata una grande catasta di legna, e tra una numerosa folla di pagani venne condotta al luogo del martirio. Una grande serenità traspariva dal volto di Apollonia: ciò spinse il prefetto a farle altre interrogazioni e a prometterle gli onori e beni del mondo. Ma essa invariabilmente rispondeva: «Sono cristiana; breve è il patire, ma eterno è il gaudio». Appiccato il fuoco al rogo, venne nuovamente interrogata. Apollonia non rispose e stette un istante in preghiera. Voltò pertanto lo sguardo al cielo si ricordò che Gesù l'attendeva. E così, spinta da questo pensiero, si gettò da se stessa tra le fiamme. In breve il sacrificio fu consumato, e lo spirito suo, sciolto dal corpo, se ne volò al suo Celeste Sposo a ricevere la doppia corona della verginità e del martirio. Venne poi eretta in Roma una chiesa in suo onore. Essa è invocata come protettrice contro il mal di denti.

PRATICA. Facciamo un'opera di misericordia. PREGHIERA. O Dio, che tra gli altri miracoli della tua potenza, anche al sesso debole hai conferito la vittoria del martirio, concedi, propizio, che noi, che festeggiamo la beata vergine e martire Apollonia, imitando i suoi esempi possiamo raggiungere l'eterna felicità. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessàndria il natale di sant'Apollónia, Vergine e Martire, alla quale i persecutori, sotto Décio, prima estrassero tutti i denti, poi, innalzato ed acceso un rogo, minacciarono di bruciarla viva, se non avesse pronunciato con loro empie parole; ma essa, avendo riflettuto un poco tra sè, si svincolò improvvisamente dalle mani di quegli empi, e accesa internamente da più grande ardore di Spirito Santo, si gettò nel fuoco, che le avevano preparato, così spontaneamente, che gli autori stessi di quella crudeltà rimasero sbigottiti, come si fosse trovata più pronta una donna alia morte che il persecutore alla pena.

nome San Sabino di Canosa- titolo Vescovo- nascita 461, Canosa di Puglia- Nominato vescovo 514- morte 9 febbraio 566, Canosa di Puglia-ricorrenza 9 febbraio e 1 agosto-Santuario principale Basilica di San Sabino, Canosa di Puglia- Patrono di Torremaggiore, Bari, Canosa di Puglia e Atripalda- Incarichi ricoperti Vescovo Canosa- La località di Canosa si trova in Puglia, a circa sessanta chilometri a nord ovest di Bari, e non deve essere confusa con Canossa, in provincia di Reggio Emilia, dove papa S. Gregorio VII (25 mag.) ebbe il celebre incontro con l'imperatore Enrico II. L'altra confusione da evitare è quella tra questo S. Sabino e altri due santi col medesimo nome che gli Acta Sanctorum menzionano nel medesimo giorno, anche se è possibile che in ciascuna delle tre Vite siano confluiti particolari provenienti dalle altre. Nato a Canosa, Sabino ne divenne alla fine vescovo. Nei Dialoghi di S. Gregorio è descritto come amico di S. Benedetto (11 lug.): Gregorio narra a suo riguardo che un arcidiacono che voleva essere vescovo, spinto dall'invidia, inviò a Sabino una coppa avvelenata; questi la bevve, ma rimase in vita, mentre l'arcidiacono morì per il veleno della propria malvagità, con soddisfazione generale. Sabino deve essere stato un personaggio di un certo livello culturale, se è vero che papa S. Agapito I (535-536; 22 apr.) lo inviò come emissario a Costantinopoli a sostegno di S. Menas, il nuovo patriarca, in occasione della disputa riguardante la controversia dei "Tre capitoli". Partecipò quindi al concilio presieduto da Menas nel 536. Divenuto cieco verso la fine della sua vita, si dice che sia stato compensato con il dono della profezia, anche se gli episodi riportati a testimonianza di ciò non hanno una grande rilevanza dal punto di vista religioso. Morto all'età di cinquantun anni, fu seppellito a Tripalta; i suoi resti sono poi stati traslati a Bari e posti sotto un altare di marmo. Nel 1562 questo fu ricoperto con una lastra di argento riportanti le sue "gesta" principali. Secondo S. Baring-Gould, la confusione tra i due o tre santi di nome Sabino è sorta dal fatto che la sua famiglia era di spicco e diede i natali a molti santi e vescovi, tutti probabilmente imparentati. Il Sabino che morì nel 537 fu sepolto a Bari, dove le sue reliquie, perdute per molti secoli, sono state rinvenute nel 1901. Un terzo Sabino di Canosa fu vescovo di Lesina: le sue reliquie sono state scoperte in un sarcofago di marmo nel 1597. MARTIROLOGIO ROMANO. A Canosa in Puglia, san Sabino, vescovo, che fu amico di san Benedetto e venne inviato a Costantinopoli come legato della sede Romana per difendere la retta fede dall’eresia monofisita.<br />

nome Beata Anna Katharina Emmerick- titolo Mistica, religiosa- nome di battesimo Anna Katharina Emmerick- nascita 8 settembre 1774, Flamske, Germania- morte 9 febbraio 1824, Dülmen, Germania- ricorrenza 9 febbraio- Beatificazione Piazza San Pietro, 3 ottobre 2004 da papa Giovanni Paolo II- Nacque a Flamske, vicino a Münster, in Germania. Figlia di una famiglia umile, la sua vita non fu caratterizzata da fatti eclatanti. Entrata nel monastero agostiniano di Agnetenberg, emise la professione religiosa all'età di 30 anni nel 1803. Fu immobilizzata in un letto a causa di varie malattie, e la sua situazione peggiorò a causa di uno sfortunato incidente che subì in giovane età per uscire dalla stanza. Nove anni dopo dovette lasciare il chiostro, poiché Girolamo Bonaparte decretò la secolarizzazione degli Ordini religiosi. Da allora visse in pensione nella casa di una vedova, a Dülmen, continuando a seguire la sua vita come sempre: una continua meditazione sulla Passione della Croce, concentrando costantemente tutti i suoi pensieri e tutti i suoi desideri. Pregò il suo mistico marito di darle un segno tangibile del suo amore. Dal suo letto, rinchiusa, cominciò a prendere le malattie degli altri nel suo corpo, e servì di consolazione per tutti coloro che la visitarono, che furono confortati e scoprirono il senso della loro vita alla luce del Vangelo, che spiegò loro in modo semplice. Si ammalò quando vide che una grande luce l'avvolgeva, le cinque piaghe furono stigmatizzate e la sua vita fu un'autentica esperienza della Passione del Golgota, e che sanguinavano copiosamente al tempo della Pasqua. Fu indagato da medici e autorità ecclesiastiche, che non hanno saputo spiegare questi fenomeni. Non si difese quando fu accusata di falsificazione e simulazione. Si narra che un giorno, mentre pregava, nel 1798, Caterina ebbe una visione di Gesù che le presentava due corone: una di fiori e l'altra di spine, e lei senza esitazione scelse quella di spine. La sua vita e le sue visioni sono state raccolte e scritte da Clemens Brentano, e in esse si racconta come ha raccontato in dettaglio storico la vita degli Esseni, prima che i rotoli del Mar Morto fossero scoperti, o la menzione dell'esatta ubicazione della casa di Maria ad Efeso e che grazie ad essa gli archeologi hanno potuto scoprirla. Esclamava continuamente: "Ti ringrazio, o Signore, per tutto il tempo della mia vita, che non è come lo voglio io, ma come lo vuoi tu". È stata beatificata il 3 ottobre 2004 dalla SS. Giovanni Paolo II. MARTIROLOGIO ROMANO. A Dülmen, Germania, Beata Anna Katharina Emmerick, Vergine delle Canoniche Regolari di Sant'Agostino.

nome San Marone- titolo Eremita- nascita IV secolo, Siria- morte 410 circa, Siria- ricorrenza 9 febbraio- Patrono di Cattolici maroniti, Volperino (frazione di Foligno)- Sappiamo poco della vita di Marone, un monaco eremita vissuto in Siria tra il IV e il V secolo. Pur possedendo una capanna coperta di pelli di capra, ne faceva poco uso, vivendo per lo più a cielo aperto. Trascorreva la maggior parte del suo tempo assorto in preghiera. La sua solitudine, tuttavia, non durò a lungo. Presto accorsero a lui discepoli e semplici fedeli per ricevere consigli. Tutti egli esortava alla preghiera, invitandoli a trascorrere con lui l'intera notte nella lode di Dio. I suoi consigli erano spesso accompagnati da guarigioni fisiche e psichiche. Non meno apprezzata era la sua guida spirituale, al punto che Teodoreto afferma che tutti i monaci di Ciro furono da lui istruiti. Morì verso il 410 e il suo corpo venne sepolto nel celebre monastero di Beth-Maron, nella regione di Apamea. Un secolo più tardi, a causa delle invasioni arabe della Siria, molti cristiani si stabilirono in quella zona montuosa. Fu l'origine di quella Chiesa che dal nome del santo prese il nome di maronita. Nel medioevo un buon numero di maroniti aderì all'unione con la Chiesa cattolica. Per questo nel XVI secolo venne aperto a Roma un importante collegio per lo studio della lingua e della tradizione maronita. Ancora oggi san Marone è venerato nelle regioni montuose della Siria e del Libano. MARTIROLOGIO ROMANO. Su un monte presso Apamea in Siria, san Marone, eremita, totalmente dedito all’aspra penitenza e alla contemplazione, presso il cui sepolcro fu eretto un celebre monastero, da cui ebbe poi origine una comunità cristiana che da lui prese il nome.

nome San Michele (Miguel) Febres Cordero- titolo Religioso- nome di battesimo Francisco Luis Florencio Febres Cordero Muñoz- nascita 7 novembre 1854, Cuenca, Ecuador- morte 9 febbraio 1910, Premià de Mar,Spagna- ricorrenza 9 febbraio- Beatificazione 30 ottobre 1977 da papa Paolo VI- Canonizzazione 21 ottobre 1984 da papa Giovanni Paolo II- Francesco Febres Cordero Mufioz era nato nella città di Cuenca, situata a più di duemila metri di altitudine sulle Ande dell'Ecuador, il 7 novembre 1854. Il nonno era stato una figura di spicco in Ecuador durante le guerre che avevano portato nel 1822 all'indipendenza dal dominio spagnolo. Anche il padre aveva partecipato attivamente alle tormentate vicende politiche del paese, e al tempo della nascita di Francesco era professore di inglese e francese nel seminario di Cuenca. La madre, Anna Mutioz, era una dei diciannove figli di un'altra influente famiglia di Cuenca; molto devota, si consacrò sempre più alle opere caritative. Soprannominato in famiglia Panchito, Francesco era nato claudicante e per tale menomazione il padre temeva che rimanesse per sempre un peso per la famiglia, La madre invece continuava a sperare di vederlo crescere nel tempo sano e forte: si prese pertanto cura della sua educazione in casa fino all'età di nove anni, quindi lo inviò nella nuova scuola di Cuenca aperta dall'istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane (noti negli Stati Uniti come "Fratelli cristiani" e altrove come "Fratelli di De La Salle"). Fondato nel 1680 da S. Giovanni Battista de La Salle (7 apr.), l'istituto era stato soppresso durante la Rivoluzione francese e ripristinato col ritorno della monarchia in Francia, Dal 1837 si diffuse rapidamente nel Nuovo Mondo, prima in Canada, quindi negli Stati. Uniti e infine, nel 1863, con la prima fondazione a Cuenca e l'arrivo di sei "fratelli", anche nel Sud America. Distinguendosi subito a scuola, Francesco fu scelto per tenere il discorso di benvenuto in occasione della visita del presidente Gabriel Garda Moreno, che da allora rimase sempre in stretto contatto con la famiglia del ragazzo. Francesco capì ben presto che il suo futuro sarebbe stato insieme ai "fratelli": «Dal momento stesso in cui sono entrato nella scuola dei "fratelli", Dio mi ha dato un desiderio ardente di vestire un giorno il santo abito dell'istituto. Mi è sempre piaciuto stare coi "fratelli"». Ma i "fratelli" erano poveri, stranieri e sconosciuti, e non godevano del prestigio degli ordini religiosi più antichi: pertanto Francesco incontrò una ferma opposizione all'interno della sua famiglia, in particolare da parte della nonna, Donna Mercedes Càrdenas. Fu quindi inviato a pensione nel seminario di Cuenca, che egli detestava: «Rimasi nel seminario solo tre mesi, ma mi sono sembrati tre secoli. Ho sofferto molto nel mio cuore [...] Quello semplicemente non era il luogo in cui Dio mi voleva e io mi sentivo come un pesce fuor d'acqua». La sua salute risentì della tensione psicologica; così gli fu permesso di fare ritorno alla scuola dei "fratelli". Il padre gli diede infine la propria autorizzazione all'ingresso nell'istituto, avvenuto il 24 marzo 1868 all'età di soli quattordici anni (l'età minima per entrare in un qualsiasi ordine religioso non era ancora stata innalzata ai sedici anni), prendendo il nome di Michele. Dopo un solo anno di noviziato fu inviato a insegnare nella capitale, Quito. Il padre si adirò e scrisse al provinciale esigendo che il figlio lasciasse l'istituto, ma Michele insistette gentilmente sul fatto che la sua salvezza si trovava lì e in nessun altro luogo: «Vorrei assicurarle [al provinciale] alla presenza di Dio e senza alcuna considerazione umana che ritengo di essere stato chiamato da Dio nell'istituto [...] e che non sarei sicuro della mia salvezza, e neppure soddisfatto, in un diverso cammino». Si giunse alla riconciliazione tra Michele e il padre quando quest'ultimo chiese al figlio di intervenire presso il presidente perché rilasciasse un amico (un certo Afizaga), imprigionato per ragioni politiche. Michele si recò quindi insieme al provinciale dal presidente, il quale acconsentì alla richiesta. In una lettera indirizzata a Michele, il padre gli espresse la propria gratitudine e gli impartì la benedizione paterna; da allora i rapporti tra i due rimasero cordiali fino alla morte del genitore, avvenuta nel luglio del 1882. L'insegnante quindicenne giunse a Quito nel 1869, dando inizio a una carriera che sarebbe durata con enorme successo ancora trentotto anni. Preparava sempre le lezioni con molta attenzione e valorizzava le potenzialità individuali dei propri allievi, senza fare alcuna distinzione tra ricchi e poveri. Non aveva ancora vent'anni quando pubblicò il primo dei suoi molti libri, una grammatica spagnola così valida che nell'arco di un anno fu adottata in tutte le scuole dell'Ecuador. Altri sette libri di testo seguirono il primo nel giro di pochi anni. Egli riscosse consensi ancor più entusiastici come maestro di religione, soprattutto nella preparazione dei bambini alla prima comunione. Per il suo talento nell'insegnamento dello spagnolo giunse anche un riconoscimento ufficiale: fu nominato esaminatore pubblico e ispettore delle scuole di Quito. Il presidente Gardia Moreno continuò a sostenere i "fratelli" e la scuola prosperò, aumentando nel numero di studenti da duecentocinquanta nel 1869 a mille nel 1875. L'8 agosto di quell'anno Garcìa Moreno veniva però assassinato e il suo immediato successore, che continuava a sostenere i "fratelli", fu rimpiazzato dopo neanche un anno dal più rivoluzionario generale Ventimilla, le cui pressioni anti clericali portarono la scuola al rischio di chiusura, impedendo per di più a qualsiasi "fratello" di lasciare il paese. La situazione sembrò poi tornare alla normalità e, anche se in un clima più ostile, la scuola poté lavorare: Michele continuava a rivelarsi insegnante straordinario e la sua fama cominciò a diffondersi a livello nazionale. Nel 1887 fu scelto per rappresentare il ramo ecuadoregno dell'istituto alla beatificazione del fondatore, scelta ovvia (pur non essendo egli il superiore) anche perché aveva tradotto in spagnolo la Vita di S. Giovanni Battista de La Salle e molti suoi scritti. Michele partì dunque per Roma nel novembre del 1887, giungendovi all'inizio di febbraio, in tempo per la cerimonia fissata per il 19 di quel mese. «Lì io ero», scrisse, «un "fratello" sconosciuto dell'Ecuador che non avrebbe mai sognato di andare in pellegrinaggio a Roma. Trovandomi lì, mi sembrava di essere salito al terzo cielo!». Al suo ritorno a Quito organizzò un triduo di celebrazioni di ringraziamento per la beatificazione. I suoi studi sulla lingua spagnola stavano cominciando a ottenere riconoscimenti nei maggiori circoli accademici: scrisse una nuova grammatica poi adottata anch'essa in tutte le scuole dell'Ecuador. La qualità del suo modo di scrivere fu così riassunta, dopo la sua morte dall'ambasciatore dell'Ecuador in Spagna, Onorato Vàsquez: «Non conosco nessuno scrittore in spagnolo, né in Spagna né in Sud America, che possa gareggiare con lui per chiarezza, metodologia, precisione, facilità di espressione L.] L'opera di fra Michele si estende dai corsi elementari fino a quelli più avanzati. Il suo materiale è penetrante, dotto e pieno di illustrazioni, e costituisce una guida sicura per lo studio della lingua [...] Michele è entrato nei classici della letteratura spagnola e tutto ciò che scrive portò in sé l'impronta delle sue nobili origini». Michele mantenne a lungo la corrispondenza con accademici e scrittori, e nel 1892 fu eletto all'Accademia dell'Ecuador, onore che egli accettò solo per obbedienza religiosa. Una volta eletto, tuttavia, svolse una parte importante e costruttiva nelle attività dell'Accademia. Seguirono altri onori: divenne automaticamente membro corrispondente dell'Accademia reale di Spagna e nel 1900 gli fu accordato il diploma dell'Accademia francese; nel 1906 fu nominato membro corrispondente dell'Accademia del Venezuela. Nel 1894 fu aperto un istituto De La Salle per l'istruzione degli adulti nel distretto Celbollar di Quito. A Michele furono affidati l'insegnamento di grammatica e letteratura spagnola e la supervisione generale degli allievi. Nella settimana santa del 1895 il presidente Luigi Cordero diede le dimissioni, e il generale Eloy Alfaro assunse il comando di un altro governo rivoluzionario. Lo stipendio che la scuola di Quito riceveva mensilmente dal governo fu soppresso nel gennaio del 1896, in seguito a un episodio verificatosi nell'istituto: gli studenti, avendo in molti perduto dei parenti nella sollevazione rivoluzionaria guidata da Alfaro, si erano infatti rifiutati di cantare l'inno nazionale in segno di protesta. I "fratelli" chiusero la scuola e l'istituto De La Salle, aprendo invece una scuola gratuita per poveri con il sostegno dell'arcidiocesi. Nonostante gli venissero proposti posti importanti nelle scuole del governo, Michele rifiutò di dissociare la propria attività da quella dell'istituto. Una volta ancora tornò a insegnare alle elementari e a preparare i bambini alla prima comunione. Poiché i "fratelli" francesi, a onor del vero, pare si siano comportati in quei tempi di avversità con poco eroismo, cercando e riuscendo a lasciare il paese al più presto, gli sforzi per sostituire con vocazioni locali coloro che se ne andavano furono moltiplicati. Michele fu nominato direttore dei novizi dal 1896 al 1905 e raggiunse gli stessi brillanti risultati che aveva ottenuto come insegnante. Nel 1902 fu nominato direttore della scuola gratuita, la Sacra Famiglia, che era cresciuta fino a raccogliere più di mille studenti e che aveva una comunità di ventidue "fratelli". Dopo soli dieci mesi, tuttavia, per ragioni che non sono mai state chiarite, Michele fu sollevato dall'incarico e forse le sue qualità non si adattarono a una posizione di responsabilità amministrativa. In quello stesso tempo si stavano compiendo passi per portare Michele in Europa. La richiesta ufficiale fu inoltrata nel marzo del 1907, con la promessa che si sarebbe assentato solo quattro o cinque anni: avrebbe dovuto recarsi nella casamadre che, espulsa da Parigi dal governo anticlericale, era stata spostata a Larnbecq-lez-Hal in Belgio. Michele intraprese il viaggio passando da Guayaquil (dove stranamente, finché non gli venne ordinato, non fece alcun tentativo per andare a trovare la sorella che viveva lì), Panama, New York: si imbarcò sul piroscafo Lorraine diretto a Le Havre e giunse infine a Parigi, dove prese subito un colpo di freddo che per poco non lo uccise. Una volta ancora si sentiva "un pesce fuor d'acqua"; l'istituto (che faceva funzionare più o meno clandestinamente a Parigi una sorta di casa editrice) non fu in grado di mettere a frutto le sue particolari qualità, affidandogli il compito di tradurre libri di testo dal francese allo spagnolo. Egli accettò l'incarico con buona grazia, ma le lettere che spedì in Ecuador tradiscono la sua nostalgia: «Molte volte ho dato libero sfogo a singhiozzi e lacrime, ma solo Dio ne è stato testimone. Vi dico questo solo per assicurarvi che la nostra separazione e la distanza che è tra noi non hanno cancellato in alcun modo dalla mia memoria il ricordo di tutti i miei amici». Nel luglio del 1907 Michele si trasferì a Lambecq, dove l'atmosfera era più internazionale e stimolante. In autunno però il clima del Belgio cominciò a farsi sentire sulla salute di Michele, che trascorse l'inverno tra continui attacchi di febbre. L'estate seguente fu mandato a curarsi a Premiè de Mar, sulla costa mediterranea proprio a nord di Barcellona, dove era stato aperto un noviziato minore. Qui insegnò e lavorò su diversi libri di testo, sia propri che altrui, ma dopo alcuni mesi s'imbatté nell'anticlericalismo che a Barcellona nella famosa semana tragica (la settimana tragica) accompagnò i moti rivoluzionari iniziati con la dichiarazione dello sciopero generale del 26 luglio 1909. Poiché la Chiesa si era profondamente compromessa con la politica conservatrice contro cui era rivolto lo sciopero, le chiese furono tra le prime costruzioni date alle fiamme. Ai "fratelli" e ai novizi fu consigliato di non abbandonare gli edifici per evitare che venissero saccheggiati e incendiati ma di tenere comunque pronto uno zaino nel caso si fosse reso necessario fuggire sulle montagne. Nella notte del 28 luglio la vicina stazione ferroviaria fu incendiata, ma il noviziato per il momento venne risparmiato. Il giorno dopo i "fratelli" chiesero l'intervento delle forze governative che si trovavano a Barcellona e ventiquattr'ore dopo giunsero un rimorchiatore e una cannoniera per evacuarli. Furono momenti di grande apprensione ma, tornati dopo circa una settimana, i "fratelli" videro che la statua della Madonna, collocata da Michele sulla finestra per proteggere la casa, si trovava ancora al suo posto e che niente era stato danneggiato. L'episodio tuttavia provocò un ulteriore peggioramento della salute di Michele, che si sarebbe rivelato fatale. Per un certo periodo continuò a scrivere e a insegnare, e in ottobre riuscì persino a visitare il santuario di Nostra Signora del Pilar a Saragozza, con sua grande gioia. Ma verso la fine del mese di gennaio 1910 un brutto raffreddore si trasformò subito in polmonite. Ricevuti i sacramenti del viatico il 7 febbraio, Michele morì due giorni dopo sussurrando la litania: «Gesù, Giuseppe e Maria, vi offro il mio cuore e l'anima mia». Quando la notizia della morte di Michele giunse in Ecuador, l'intero paese avvertì un profondo senso di vuoto, subito tramutatosi nella convinzione che l'Ecuador avrebbe trovato in lui il primo santo ufficialmente riconosciuto. Il processo informativo iniziò nel 1922 e la causa di beatificazione fu formalmente introdotta nel 1935. Le sue reliquie furono traslate nel 1925 in uno scrigno sigillato posto in una parete della cappella a Premià e quando le forze socialiste devastarono tale cappella nel 1936, durante la guerra civile, esse si conservarono; il console dell'Ecuador a Barcellona, avvisato da un giovane ex "fratello" del pericolo scampato, diede il permesso di riportarle nel paese natale di Michele. Ricevute a Guayaquil con giubilo il 5 febbraio 1937, furono portate in trionfo a Quito; lungo il percorso del corteo si verificarono guarigioni. Il processo apostolico fu inaugurato a Roma nel 1938. Nel 1950 grandi celebrazioni in Ecuador commemorarono il centenario della sua nascita, e un immenso monumento di marmo e bronzo gli fu dedicato a Quito nel 1955. Beatificato infine da papa Paolo VI, insieme al suo compagno fratel Muciano Maria Wiaux (30 gen.), il 30 ottobre 1977, Michele fu elevato agli onori dell'altare da papa Giovanni Paolo II nella domenica missionaria, il 21 ottobre 1984. Tra i presenti a quest'ultima cerimonia vi era il nuovo presidente dell'Ecuador, Leòn Febres Cordero, il cui bisnonno fu il fratello del nonno di Michele. Non è ovviamente per la sua erudizione e neppure soltanto per la sua dedizione verso gli studenti e verso una vita religiosa abbracciata così coerentemente fin dalla più tenera età che egli è stato canonizzato; quando si cercano le qualità che sottostanno alla sua personalità, come dice un suo biografo, «non è facile presentare questo lato dell'uomo in modo tale da renderlo comprensibile e affascinante alla gente moderna» (Lukc Salm FSC). La sua spiritualità rispecchia molto quella del suo tempo, o, per meglio dire, quella latina del suo tempo. Egli tenne per quarant'anni un diario spirituale, che comprende tutte le riflessioni fatte durante i ritiri annuali e vi si ritrova un'incredibile costanza nella vita spirituale, costruita intorno a un meticoloso esame di coscienza e all'osservanza della regola dei "fratelli". Ma oltre a questi aspetti c'è qualcosa che fece sì che quelli che Io conobbero poterono riconoscere in lui, fin dalla più giovane età, una straordinaria santità: si tratta probabilmente dell'amore di Dio che ispirò tutte le sue azioni. Il modo di esprimere questo amore può oggi suonare esagerato e persino teatrale (giunse a scrivere con il proprio sangue una dichiarazione d'amore a Gesù) ma esso fu la forza motrice della sua vita. La sua devozione era rivolta alla persona di Gesù (con particolare risalto dato all'infanzia e al Sacro Cuore), a S. Giuseppe e soprattutto a Maria, della quale ogni giorno meditava un aspetto peculiare. La sua spiritualità devozionale non fu però intimista e sfociò nella missione apostolica e nell'amore per i propri colleghi e per gli studenti: la sua vita intera fu energia al servizio agli altri. MARTIROLOGIO ROMANO. A Premiá de Mar presso Barcellona in Spagna, san Michele (Francesco Luigi) Febres Cordero, religioso dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che nella città di Cuenca in Ecuador per circa quarant’anni promosse gli studi letterari e poi in Spagna si applicò con semplicità d’animo alla piena osservanza della regola.

nome Beato Leopoldo da Alpandeire Marquez Sanchez- titolo frate Cappuccino- nome di battesimo Francisco Tomás de San Juan Bautista, Márquez Sánch- nascita 24 luglio 1864, Alpandeire, Malaga, Spagna- morte 9 febbraio 1956, Granada, Spagna- ricorrenza 9 febbraio- Beatificazione 12 settembre 2010 da papa Benedetto XVI- Nacque ad Alpandeire (Malaga) il 24 giugno 1864. A 35 anni vestì l'abito dei Frati Cappuccini. Per oltre mezzo secolo visse a Granada e questuando per il convento e per le Missioni dell'Ordine distribuiva allo stesso tempo l'elemosina spirituale del conforto, del consiglio e dell'esempio di una vita austera e puro. Recitava con straordinaria fede e devozione la preghiera prodigiosa delle Tre Ave-Maria per tutti quelli che chiedevano e accorrevano a luì, attratti dalla fama della sua santa vita. Esercitò con lodevole costanza le più ammirevoli virtù, edificando i religiosi e i secolari. Dopo lunga malattia, in cui rifulsero ancor di più le sue virtù, morì santamente a Granada il 9 febbraio 1956. I suoi resti mortali riposano nella capella-cripta della chiesa del Convento, oggi decorata con gli affreschi-graffiti di P. Ugolino da Belluno, ove la devozione dei fedeli è ininterrotta e il suo sepolcro è ogni giorno sempre più visitato. Innumerevoli sono le grazie attribuite alla sua intercessione. Introdotta la Causa nel 1961, Benedetto XVI approvò l'eroicità delle virtù e fu dichiarato Venerabile il 15 marzo 2008; viene beatificato a Granada, per Decreto dallo stesso Pontefice, il 12 di settembre 2010. MARTIROLOGIO ROMANO. A Granada, Spagna, il Beato Leopoldo de Alpandeire, religioso dell'Ordine dei Frati Cappuccini, che per molti anni ha ricoperto la carica di elemosiniere.

nome Beato Luigi Magana Servin- titolo Laico e martire- nome di battesimo Luis Magaña Servin- nascita 24 agosto 1902, Arandas, Messico- morte 9 febbraio 1928, Guadalajara, Messico- ricorrenza 9 febbraio- Nacque ad Arandas nel Messico. Era un cristiano retto, un marito responsabile e premuroso. Fu membro attivo dell'Associazione cattolica della gioventù messicana e dell'Arciconfraternita dell'adorazione notturna nella parrocchia di Arandas. Nel 1926 sposò Elvira Camarena Méndez, dalla quale ebbe due figli che non incontrò mai. Nel 1928 il generale Miguel Zenón Martínez prese possesso di Arandas con il suo esercito. Ordinò immediatamente che fossero catturati i cattolici che simpatizzavano per la resistenza contro il governo. Quando arrivarono ​​a casa di Luigi, non lo trovarono, perché si nascose, e arrestarono suo fratello minore. Dopo aver appreso del fatto, Luigi apparve davanti allo stesso generale, chiedendo la libertà di suo fratello in cambio della sua. Gli disse: "Non sono mai stato un ribelle cristiano come mi chiami, ma se sono accusato di essere cristiano, sì, lo sono, e per questo motivo devo essere giustiziato. Viva Cristo il Re e Santa Maria di Guadalupe! ". il suo arresto e la sua esecuzione furono ordinati nell'atrio della chiesa parrocchiale. Luigi esclamò: "Plotone che deve giustiziarmi; voglio dirti che da questo momento in poi sei perdonato e ti prometto che quando arriverai alla presenza di Dio sarà la prima volta che lo chiederò". È stato beatificato dal SS Benedetto XVI il 20 novembre 2005. MARTIROLOGIO ROMANO. A Guadalajara, Messico, il beato Luigi Magaña Servín, martire, che ha coraggiosamente confessato la sua fede in Cristo nella persecuzione messicana.

nome Beata Maria Teresa Bonzel- titolo Vergine e fondatrice- nascita 17 settembre 1830, Olpe, Germania- morte 6 febbraio 1905, Olpe, Germania- ricorrenza 9 febbraio- Beatificazione 13 novembre 2013 da papa Francesco- Regina Christine Wilhelmine Bonzel, nacque a Olpe, Westfalia in Germania. Fin dalla tenera età mostrò il suo grande desiderio di seguire Cristo e servire i più bisognosi; frutto della sua formazione a una vita di intensa preghiera e della sua grande devozione alla Santissima Eucaristia. A causa dei cambiamenti nella struttura sociale e nelle politiche sanitarie in Germania a metà del XIX secolo, la povertà e il numero di bambini non protetti aumentarono notevolmente. Voleva servire i poveri e presto trovò un gruppo di compagni con interessi simili. Il vescovo Konrad Martin gli chiese se avesse preso in considerazione la formazione di una congregazione. Dopo un agitato periodo di discernimento e tentando di decifrare la volontà di Dio per lei, la Congregazione delle Suore di San Francesco di Perpetua Adorazione ad Olpe fu approvata dalla Chiesa il 20 luglio 1863, prendendo i voti e prese il nome di Maria Teresa. Il compito delle Suore era l'educazione dei bambini e l'assistenza sanitaria. Svolsero anche varie opere di beneficenza in risposta alle esigenze del tempo. Il 25 novembre 1875 le prime suore furono inviate in Nord America, a causa del" Kulturkampf" che limitava la loro capacità di servire in Germania. Nelle nuove fondazioni si impegnarono in apostolati simili. Al momento della sua morte, circa 1.500 suore erano attive nei suoi ministeri ed entusiaste dei suoi ideali. Oggi le suore sono in Germania, Stati Uniti, Filippine e Brasile. Morì il 6 febbraio 1905. Il motto della sua vita era: “Tutto ciò che Dio vuole. Lui guida, io seguo ”. È stata beatificata il 10 novembre 2013 da Papa Francesco. MARTIROLOGIO ROMANO. Olpe, Germania, la Beata Maria Teresa (Regina Christine Wilhelmine) Bonzel, vergine, fondatrice delle Suore Francescane Povere dell'Adorazione Perpetua di Olpe.

nome San Teliavo- titolo Abate- nascita VI secolo, Penally, Galles- morte VI secolo, Galles- ricorrenza 9 febbraio-Patrono di Llandaff- Di Milano, monaco e vescovo, figura di spicco della Chiesa gallese del VI secolo, non si conservano Vite scritte anteriori secolo e la cosa non depone per la piena attendibilità dei particolari biografici. Nel 1130 Goffredo di Llandaff compose un trattato sulla vita di Teliano; una versione più ampia di tale biografia fu poi redatta mettendo in risalto la sede di Llandaff ed è contenuta nel Liber Landavensis (il Libro di Llandaff). Essa fa sì uso di materiale leggendario convenzionale per intrecciare la vita di Teliano, ma offre anche alcune informazioni di base che possono essere ritenute attendibili, soprattutto dove esse sono confermate dall'esistenza di un culto antico. La storia narra che Teliano, nato presso Penally, sulla costa di Pembrokeshire nel. Galles meridionale, di fronte all'isola di Caldey, era in precedenza noto come Eliud. Dopo aver studiato dapprima sotto S. Dubricio (14 nov.), poi sotto S. Paolo Aureliano (12 mar.), durante un'epidemia di peste si recò in Bretagna, dove incontrò S. Sansone (28 lug.), con cui probabilmente aveva studiato in precedenza a Llandaff. Sansone potrebbe essere stato abate di Caldey e fu consacrato vescovo da S. Dubricio: la sua sede fu Dol, in Bretagna, vicino alla costa settentrionale, a metà strada tra Saint-Malo e Mont-Saint-Michel e in questa località piantò con Teliano un frutteto «lungo quattro chilometri c mezzo, che si estendeva da Dol a Gai, e che ha preso il nome da loro», Teliano tornò in Galles dopo sette anni, continuando il proprio ministero a Llandeilo Fawr nel Powys, dove divenne probabilmente abate di un monastero, e dove morì. Sorse quindi una disputa sul possesso del corpo del santo: esso spettava a Llandeilo, Penally oppure Llandaff (il Liber Landavensis afferma infatti che Teliano fu nominato vescovo lì, come successore di Dubricio). La soluzione fu prodigiosa: durante la notte avvenne la "triplicazione" del corpo del santo! Ci sono scarse testimonianze per potere esprimere una valutazione sulla personalità del santo. A lui è attribuita la risposta a S. Cadoc (21 set.), fondatore del celebre monastero di Llancarfan: «La più grande saggezza nell'uomo consiste nel trattenersi dal fare del male a qualcuno quando è in suo potere farlo»; questo se non altro dimostra che egli fu un uomo incline alla pietà in un'epoca caratterizzata da guerre locali e lotte dinastiche (alle quali tuttavia non fu del tutto estraneo, se viene detto che pregò per la vittoria di un sovrano in battaglia, come diremo tra poco). Il libro manoscritto dei Vangeli di S. Cbad (ca. 700) riporta note marginali che testimoniano l'esistenza del culto di Teliano e affermano che il santo fondò un monastero chiamato L' amilia Teliavi. Vi sono numerose chiese a lui dedicate nel Galles meridionale e alcune in Bretagna, soprattutto nella diocesi di Quimper, dove il nome Landelau è l'equivalente di Llandaff (dalla radice gaelica dv, che significa acqua, da cui deriva il nome del fiume Avon). Il Liber Landavensis menziona donazioni di case che il santo ricevette a Llanarth, Llandeilo Pertholey e Llandeilo Crossenny (qui dal "re" Iddon ab Ynyr di Gwent, grato per le preghiere del santo che gli avevano garantito una vittoria militare). La sua tomba si trova nella cattedrale di Llandaff; quando fu aperta nel 1850 si trovò un documento che ne registrava una precedente apertura, nel 1736. Vi era scritto: «La persona seppellita pare essere un vescovo per via del bastone vescovile e del pastorale». Il bastone era deteriorato, mentre il pastorale in peltro era ancora in uno stato discreto; una larga coppa al suo fianco era «quasi del tutto distrutta». C'era anche un reliquiario d'argento nella cappella della Madonna che conteneva una statua di Teliano. Penally, suo luogo di nascita, conservava il reliquiario di un santo sconosciuto che fu successivamente identificato con Teliano, ma tutte le tracce del reliquiario sono andate perdute quando la locale comunità monastica si disperse. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Llandaff in Galles, san Teliavo, vescovo e abate, le cui illustri opere celebrano molte chiese in Galles, in Cornovaglia e in Bretagna.

nome Sant'Altone- titolo Abate- nascita VIII secolo, Irlanda- morte VIII secolo, Germania- ricorrenza 9 febbraio- Altone è un altro santo dell'epoca merovingia, della cui vita possediamo un solo racconto risalente ad alcuni secoli dopo la sua morte (precisamente sec.), redatto da Athlonus, abate del monastero da lui fondato, dopo che esso fu restaurato. Egli era probabilmente uno dei numerosi monaci irlandesi giunti sul continente come "peregrini". Intorno al 743 si stabili come eremita in una foresta vicino ad Augusta, e la fama della sua santità giunse alle orecchie di Pipino il Breve (714-768; figlio di Carlo Martello e padre di Carlo Magno), effettivo reggente del regno franco. Pipino gli fece dono di un appezzamento e Altonc vi fondò un monastero (il luogo, in Baviera, oggi si chiama Altomunster). S. Bonifacio (5 giu.) vi dedicò la chiesa nel 750. Costui desiderava anche che vi si seguisse la rigida usanza celtica che non permetteva ad alcuna donna di varcare i confini dell'abbazia, ma Altone si oppose, concedendo che fosse vietato alle donne solo l'accesso a una fonte benedetta da Bonifacio stesso. L'abbazia, decaduta dopo la morte di Altone, fu restaurata intorno al 1000, conservandosi come convento di suore brigittine. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Baviera, in Germania, commemorazione di sant’Altone, abate, che, di origine irlandese, costruì nei boschi di questa regione un monastero, che da lui prese poi il nome.

nome Sant'Ansberto- titolo Abate di Fontenelle e vescovo- nascita 629 circa, Chaussy, Francia- morte 695 circa, Hautmont, Francia- ricorrenza 9 febbraio- Attributi seduto con un flagello o con un calice in mano- La Vita di Ansberto è stata redatta da un certo Aigrado, che pretende di essere un contemporaneo del santo, ma la cosa appare dubbia: probabilmente, infatti, essa è da collocare ad almeno un secolo dalla morte di Ansberto ed è doveroso porsi la questione dell'affidabilità e precisione delle informazioni in essa contenute. Essa narra che Ansberto di Chaussy, cancelliere del re Clotario III, era impegnato in affari di stato ed ecclesiastici e che, vivendo in una corte dissoluta, riuscì tuttavia a conservare la propria integrità e purezza. Fu anche fidanzato con S. Angadrisma (14 ott.), divenuta poi badessa di Oroerles-Vierges, presso Beauvais, e anch'egli si fece monaco (673), giungendo a essere nominato abate del celebre monastero di Fontenelle (a Saint-Wandrille sulla Senna, tra Rouen e Le Havre) sei anni dopo. Era il terzo abate in successione dopo il fondatore (S. Vandregisilo, 22 lug.) e S. Lamberto (t 688; 14 apr.), nominato vescovo di Lione. Ansberto fece costruire la biblioteca dell'abbazia, aggiungendo in particolare autori classici del calibro di Cicerone. Ansberto fu confessore del re Teodorico III, che lo volle arcivescovo di Rouen alla morte di S. Ouen (Audoenus, 684; 24 ago.). Nonostante il buon governo dell'arcidiocesi e la fama di santità, Ansberto si attirò l'inimicizia dell'effettivo regnante, Pipino di Heristal, che con una falsa accusa lo confinò nel monastero di Hautmont-sulla-Sambre, nell'I Iainaut, dove morì. Per via delle invasioni norvegesi, il corpo del santo fu trasferito nella chiesa di San Pietro in Gand, poi distrutta dai calvinisti (1578). MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Hautmont sulla Sambre nell’Hainault, nel territorio dell’odierna Francia, transito di sant’Ansberto, che fu abate di Fontenelle e poi vescovo di Rouen, relegato in esilio dal re Pipino.

+4 punti

Nessun commento

Non ci sono ancora commenti. Perchè non inizi tu la conversazione?