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07/11/2024 alle 14:46

I santi di oggi 7 novembre:

I santi di oggi 7 novembre:

nome San Prosdocimo di Padova- titolo Vescovo- nascita I secolo, Grecia- morte I secolo, Padova- ricorrenza 7 novembre- Attributi bastone pastorale, brocca- Patrono di Padova, Asolo, Cittadella, Villanova di Camposampiero, Villaguattera di Rubano, Camponogara- Greco, cresciuto alla greca sapienza, come sentì l' apostolo Pietro predicare il Vangelo in Antiochia, si diede subito a seguirlo. E Pietro, venuto a Roma con lui, l'ordinò Vescovo quando aveva appena, vent'anni e lo spedì a Padova a portarvi la fede di Gesù Cristo. E là le sue fatiche furono coronate di splendidi miracoli e di abbondantissima messe.

Appresso anche Vicenza, Feltre, Este, Altino, Asolo furono il fortunato campo dove egli gettò la divina semente. Anzi Treviso decise che abbia avuto il coraggio d'innalzare perfino una chiesa ad onore del suo maestro. Tra molti che convertì, levò rumore Vitaliano il prefetto della provincia. Il quale, essendo vicino a soccombere di una mortale infermità, chiamato a sè Prosdocimo, si fece da lui battezzare, e fu subito guarito. Anche sua moglie gli venne dietro nella conversione, perchè ormai disperando di aver prole, per orazione del Santo venne fatta madre di una figlia di nome Giustina, che in seguito cresciuta ad alta perfezione, si cinse della doppia corona della, verginità e del martirio. Dopo queste missioni, il beato Prosdocimo tornava a Padova quando appunto scoppiava la crudele persecuzione di Nerone. A mitigarla, e forse anche a finirla, il generoso voleva darsi ai' pagani. Ma Iddio, che lo aveva serbato a predicare sino all'ultimo la verità, disponeva invece che, superati sempre tutti i pericoli, vivesse della vita la più lunga. Di anni 113 si addormentava in Cristo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Padova, san Prosdocimo, che si ritiene sia stato il primo vescovo di questa città.

nome Sant'Ernesto di Zwiefalten- titolo Abate, Martire- nascita XII sec., Steißlingen, Germania- morte XII sec., La Mecca, Arabia Saudita- ricorrenza 7 novembre- Santuario principale Abbazia di Zwiefalten- Quello di oggi, è l'unico Ernesto che abbia iscritto il proprio nome tra i Santi della Chiesa. I fedeli di questo nome sono stati, e sono ancora, moltissimi, ed un solo Sant'Ernesto, non troppo famoso né ben conosciuto, sembra poco per giustificare tanta popolarità. Ci devono essere ragioni diverse, che qualcuno più bravo di noi saprà certamente dare. In Germania, nella prima metà del XII secolo, fioriva, vicino a Costanza, un grande monastero benedettino, l'Abbazia di Zwiefalten. Entro le sue mura vivevano quasi 300 tra monaci e « fratelli barbuti », cioè conversi. Era come una piccola città, autonoma e indipendente, dedita al lavoro e alla preghiera. Il governo di questa vasta comunità non era però facile. Non erano i pacifici e devoti monaci, a destare preoccupazioni, ma i potenti della terra, in mezzo ai quali l'Abbazia viveva. Soprattutto i vicini feudatari, suscitavano continuamente difficoltà per il « padre » della comunità monastica, cioè per l'Abate. Un primo Abate, Bertoldo, dovette dimettersi. A lui successe Sant'Ernesto, uno dei monaci più in vista dell'Abbazia per doti spirituali e intellettuali. Fu abate per cinque anni. Cinque anni di preoccupazioni amministrative, di controversie giuridiche, di schermaglie diplomatiche. Dovettero sembrare una eternità, al monaco votatosi alla preghiera, al silenzio e allo studio! Perciò, nel 1146, anche Sant'Ernesto si dimise. Meglio allora una vera guerra, una guerra guerreggiata, faccia a faccia con un nemico ben definito. Infatti, un anno dopo, troviamo Sant'Ernesto sotto le insegne dei Crociati, pronto a partire per l'Oriente.<br /> Eran trascorsi cinquant'anni dalla prima Crociata, ispirata dal monaco Pietro l'Eremita e guidata da Goffredo di Buglione. Liberata Gerusalemme, erano stati creati in Oriente dei Regni cristiani. Ora i Turchi, ancora minacciosi tutto intorno alla Terrasanta, avevano aggredito questi giovani stati. Le potenze europee allestirono così una seconda Crociata, ispirata soprattutto da San Bernardo da Chiaravalle, bandita da Papa Eugenio III, e composta da due corpi di spedizione, uno comandato dal Re di Germania, Corrado III, l'altro dal Re di Francia, Luigi VII. I sovrani dei due paesi tradizionalmente nemici, si trovarono così uniti nella giusta guerra, sotto le insegne della Croce. Al confronto della prima, questa seconda Crociata doveva essere più disciplinata e meglio organizzata; condotta con criteri militari e strategici. « I soldati di Gesù Cristo, scriveva il Papa, si astengano dal portare vesti preziose, da soverchia cura nella persona, e dal condursi cani da caccia, falconi o che altro possa ammollirli.... Non si occupino che di cavalli da battaglia, di armi, e di combattere gl'infedeli ». San Bernardo poi era ancora più intransigente: « Gli eserciti della Croce, han bisogno di soldati che combattano, non di monaci buoni soltanto a salmodiare e a piangere ». Nonostante ciò, quando la Crociata si mosse dalla Germania lungo il corso del Danubio, fu seguita da uno stuolo di sacerdoti e di monaci. Tra questi c'era anche Sant'Ernesto; monaco, non guerriero; con il saio, non con la corazza; per pregare ed assistere i soldati, non per combattere. La Crociata non ebbe successo. Quando i due eserciti cristiani giunsero in Turchia, gli antagonismi e le gelosie tra i due sovrani si ridestarono. I due corpi di spedizione dovettero agire separatamente, e quello comandato da Corrado III, sorpreso dai Turchi a Dorilea, subì, nel 1147, una terribile disfatta. Nella battaglia e nella ritirata che seguì, pare che andassero perduti morti o prigionieri quasi i nove decimi dell'esercito crociato. Tra questi vi fu Sant'Ernesto, morto o prigioniero. Morto per la storia, perché a questo punto finisce quel poco che si sa di certo sul suo conto. Prigioniero, invece, per una ingenua leggenda scritta alla fine del secolo. Prigioniero dei Persiani, condotto alla Mecca, costretto ad adorare gli idoli, che invece il Santo infrange, dopodiché viene martirizzato. Non si chieda perché i Turchi sian chiamati Persiani, e come mai i Maomettani, fedeli di Allah, sian diventati idolatri. La fantasia è contagiosa, e chissà che a determinare la popolarità di Sant'Ernesto e del suo nome non sia stata proprio questa fantasiosa leggenda, e non la sua storia, vera, ma troppo scarna, quasi spersa nello sfondo vasto e complesso della storia del suo tempo.

nome San Vincenzo Grossi- titolo Sacerdote, Fondatore delle Figlie dell'Oratorio- nascita 9 marzo 1845, Pizzighettone, Cremona- morte 7 novembre 1917, Vicobellignano, Cremona- ricorrenza 7 novembre- Beatificazione 1º novembre 1975 da papa Paolo VI- Canonizzazione 18 ottobre 2015 da papa Francesco- Santuario principale Lodi, casa madre delle suore Figlie dell'Oratorio- Patrono di Figlie dell'Oratorio- Vincenzo Grossi nacque il 9 Marzo 1845 nella piccola città di Pizzighettone, a nord ovest di Cremona. Era il secondo più giovane di sette figli nati da Baldassare Grossi e Maddalena Capellini. Da piccolo si allontanò dai suoi amici per coltivare la sua gioia più grande, quella di aiutare il sacerdote della chiesa. All'età di 19 anni iniziò il seminario diocesano contro il parere del padre. Fu proclamato ordinato presbitero all'età di 24 anni il 22 Maggio 1869 nella Cattedrale di Cremona. Il vescovo di Cremona gli dette una parrocchia particolarmente difficile non per punirlo, ma perché il vescovo aveva grande fiducia in lui e pensava che sarebbe riuscito a riportare l'ordine. Successivamente prese le vesti di viceparroco nella parrocchia di San Rocco poi cappellano e direttore spirituale di Sesto Cremonese nuovamente direttore spirituale a Ca 'de'Soresini e infine nel 1873 parroco di Regona. Poi nel 1883 fu trasferito a Vicobellignano, dove rimase sino alla morte. Vincenzo non deluse il suo vescovo, e andò di fatti oltre ogni aspettativa. Era particolarmente dotato come catechista e predicatore. Come sacerdote si dedicò senza riserve alla cura dei suoi parrocchiani e li ispirò attraverso le sue prediche e il suo stile di vita. La sua abilità stava nella ricerca di donne che assistessero il pastore nella guida morale e religiosa delle ragazze della parrocchia. Fondò una congregazione di sorelle dette "Figlie dell'Oratorio" (Instituto Figlie dell'Oratorio - FDO) per attività di beneficenza, soprattutto tra i giovani.<br /> Vincenzo morì il 7 Novembre 1917 in Vicobellignano pronunciando le parole: «La via è aperta: bisogna andare». I suoi parrocchiani piansero profondamente per lui che lasciò una reputazione di autentica santità. Fu beatificato il primo Novembre 1975 da Papa Paolo VI (1963-1978) ed è stato canonizzato da Papa Francesco il 18 ottobre 2015. La sua festa è il giorno della morte 7 Novembre.

nome Sant'Ercolano di Perugia- titolo Vescovo e martire- nascita Perugia- morte 547, Perugia- ricorrenza 7 novembre, 1 marzo- Santuario principale Chiesa di Sant'Ercolano, Perugia- Attributi Abiti vescovili; Pastorale; Palma del martirio- Patrono di Perugia- Nel 547 gli ostrogoti, che stavano resistendo ai tentativi dell'imperatore bizantino Giustiniano 1 (527-562) di riconquistare l'Italia, occuparono la città di Perugia, dopo un assedio discontinuo di sette anni; in seguito all'invasione della città, il loro re, Totila, ordinò di scorticare dalla testa ai piedi e poi decapitare Ercolano, il vescovo locale, ordine che fu eseguito, anche se l'ufficiale incaricato di questo compito ebbe la pietà di decapitarlo prima di scuoiarlo. I cristiani raccolsero frettolosamente il corpo e la testa, che erano stati gettati dalle mura nel fossato, e li seppellirono temporaneamente; quaranta giorni dopo li riesumarono per trasferirli nella chiesa di S. Pietro e, secondo S. Gregorio Magno (3 set.), la testa era attaccata al corpo, come se non fosse mai stata recisa. L'unica altra notizia su Ercolano è in relazione alla conquista, da parte degli ostrogoti, di Tifernum (Città di Castello), quando un giovane diacono di nome Florido si rifugiò a Perugia e fu da lui. ordinato prima sacerdote e poi vescovo di Tifernum. La storia del miracolo relativo alle spoglie di Ercolano e gli affreschi di Benedetto Bonfigli nel palazzo del Municipio hanno contribuito a perpetuarne la memoria. I perugini venerano un altro Ercolano, vescovo della città, un siriano giunto a Roma e poi inviato a evangelizzare Perugia; i bollandisti, in ogni caso, che citano la nota tratta dai Dialoghi di Gregorio Magno, sostengono che ci fu un solo santo chiamato Ercolano in relazione alla città di Perugia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Perugia, sant’Ercolano, vescovo e martire, decapitato per ordine di Totila, re dei Goti.

nome San Fiorenzo di Strasburgo- titolo Vescovo- nascita VI secolo, Irlanda- morte VI secolo, Strasburgo, Francia- ricorrenza 7 novembre- Canonizzazione pre canonizzazione- È difficile affermare quante siano le notizie certe sulla vita di S. Fiorenzo; esiste una Vita del mi secolo, che si è però dimostrata storicamente inattendibile e non chiarisce se la sua morte sia avvenuta alla fine del VII secolo o all'inizio dell'vffl. A quanto pare irlandese di nascita (anche se è stato messo in dubbio pure questo),si recò in Alsazia per vivere da eremita in una valle ai piedi del Ringelberg, eremo che lasciava per andare a predicare nelle regioni vicine. Si credeva anche che avesse guarito la figlia cieca del re dei franchi, Dagoberto (629-639), il quale per gratitudine contribuì alla fondazione di un monastero a Haslach. Quando fu nominato vescovo di Strasburgo, nel 687 ca., fu raggiunto da molti monaci irlandesi e di altre regioni, per i quali fece appositamente costruire, fuori dalle mura cittadine, un edificio (dedicato a S. Tommaso apostolo) che successivamente divenne un monastero in cui si seguiva la regola irlandese e più tardi un capitolo collegiato di canonici. MARTIROLOGIO ROMANO. A Strasburgo in Borgogna, nell’odierna Francia, commemorazione di san Fiorenzo, vescovo, succeduto a sant’Arbogasto.

nome San Villibrordo- titolo Vescovo- nascita 658, Northumbria- Consacrato vescovo 696 a Roma- morte 7 novembre 739, Echternach, Lussemburgo- ricorrenza 7 novembre- Incarichi ricoperti Vescovo di Utrecht (696-739)- Attributi Abito vescovile e bastone pastorale; Viene spesso raffigurato con il bastone pastorale immerso in una botte perché, secondo una leggenda, riempì di vino una botte proprio con il pastorale- Patrono di Utrecht, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi; invocato contro le infiammazioni cutanee, l'epilessia e la còrea- San Villibrordo, noto anche come Clemente, nacque intorno all'anno 658 nel regno di Northumbria da Wilgisio, un uomo di grande pietà. Dopo aver abbandonato il mondo, Wilgisio condusse una vita eremitica e, nella sua vecchiaia, fondò una piccola comunità tra l'oceano e l'Humber. San Villibrordo è venerato tra i Santi nel monastero di Epternac, nella diocesi di Treviri. Fin dalla tenera età, Villibrordo si avvicinò con entusiasmo al giogo del Signore, trovandolo sempre dolce e leggero. A soli sette anni, fu mandato al monastero di Rippon, fondato da San Wilfrido, dove adottò l'abito religioso. Qui, durante la sua giovinezza, fece grandi progressi sia nelle scienze che nella virtù. All'età di vent'anni, si recò in Irlanda, dove strinse profonde amicizie con San Egberto e il beato Wigberto. Trascorse diversi anni con loro, dedicandosi con fervore alle austerità della vita religiosa, nonostante la sua salute fragile. Ordinato sacerdote a trent’anni, San Villibrordo manifestò il desiderio di predicare il Vangelo in Frisia. Egberto, riconoscendo la genuinità di questo desiderio, acconsentì e, nel 690, insieme a dieci monaci inglesi, tra cui San Widerberto, Villibrordo partì per la missione. Dopo essere approdati a Catwich, si stabilirono a Utrecht, dove furono accolti favorevolmente da Pipino d'Eristal, prefetto del palazzo di Francia. Prima di iniziare la sua missione, San Villibrordo si recò a Roma per ottenere la benedizione apostolica da Papa Sergio. Il Pontefice, riconoscendo il suo zelo e la sua santità, gli concesse ampie facoltà e donò numerose reliquie di martiri per la consacrazione delle chiese. Tornato in Frisia, Villibrordo e i suoi compagni predicarono il Vangelo con tale successo che, dopo sei anni, Pipino chiese al Papa di consacrare Villibrordo vescovo. Il Papa acconsentì, nominandolo Arcivescovo di Frisia e conferendogli il pallio e l'autorità di stabilire la sua sede dove ritenesse opportuno. San Villibrordo stabilì la sua sede metropolitana a Utrecht, dove fece costruire la cattedrale del Salvatore. Due anni dopo, grazie alla generosità di Pipino e della badessa Irmina, fondò l'Abbadia di Epternac, che governò fino alla sua morte. Non si limitò alla parte della Frisia conquistata dai francesi, ma si spinse anche nelle regioni governate da Radbodo, principe e re dei Frisi. Nonostante l'ostinata adesione di Radbodo all'idolatria, Villibrordo continuò a istruire i suoi sudditi, con la tolleranza del re. La sua missione lo portò anche in Danimarca, dove, a causa della crudele e dissoluta leadership di Ongendo, l'opera evangelizzatrice fu ostacolata. Tuttavia, a Walcherem, un'isola della Zelanda, riuscì a convertire numerosi abitanti e a stabilire diverse chiese. La morte di Radbodo nel 719 gli permise di predicare liberamente in tutta la Frisia. Nel 770, San Bonifacio si unì a lui per tre anni prima di partire per la Germania. Secondo Beda, storico e monaco, San Villibrordo era un venerabile vescovo con trentasei anni di episcopato, impegnato nella guerra spirituale contro il paganesimo. Grazie al suo impegno, i Frisi si incivilirono progressivamente, diventando noti per le loro virtù e per la coltura delle arti e delle scienze. Fondò scuole a Utrecht, contribuendo all'illuminazione degli spiriti e alla diffusione del Vangelo.<br /> Avvicinandosi alla fine della sua vita, San Villibrordo nominò un coadiutore, a lui consacrato Vescovo per governare la diocesi, mentre lui si ritirava per prepararsi al riposo eterno. Morì probabilmente nel 738 e fu sepolto nel monastero di Epternac, dove le sue reliquie sono ancora custodite. A Treviri, nell'Abbadia di Nostro Signore ad Martyres, è conservato l'altare portatile che usava durante le sue missioni, considerato una preziosa reliquia. San Villibrordo è ricordato come un fervente missionario che, con dedizione e sacrificio, contribuì in modo significativo alla diffusione del Cristianesimo nei Paesi Bassi, lasciando un'eredità di fede, cultura e civiltà.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Echternach in Austrasia, nel territorio dell’odierno Lussemburgo, deposizione di san Villibrordo, che, di origine inglese, ordinato vescovo di Utrecht dal papa san Sergio I, predicò il Vangelo tra le popolazioni dell’Olanda e della Danimarca e fondò sedi episcopali e monasteri, finché, gravato dalle fatiche e logorato dall’età, si addormentò nel Signore in un cenobio da lui fondato.

nome Beato Antonio Baldinucci- titolo Sacerdote gesuita- nome di battesimo Antonio Baldinucci- nascita 1665, Firenze- morte 1717, Pofì, Frosinone- ricorrenza 7 novembre- Beatificazione 16 aprile 1893 da papa Leone XIII- Antonio nacque a Firenze nel 1665 da Filippo Baldinucci, pittore e scrittore, e Caterina Scolari. Qualche tempo prima, Filippo, che aveva già quattro figli, aveva promesso di dedicare il prossimo figlio che fosse nato a S. Antonio da Padova (13 giu.), per ringraziarlo della guarigione, ottenuta per sua intercessione, da una grave malattia che lo aveva colpito. Sin dalla nascita il bambino fu cresciuto con il fine di diventare sacerdote; la sua educazione, anziché spingerlo a fare l'opposto, come nel caso della maggior parte degli adolescenti, e l'influenza di S. Luigi Gonzaga (21 giu.), che aveva vissuto per un certo periodo nella casa dei Baldinucci in via degli Angeli quasi un secolo prima, incoraggiò Antonio a far domanda per entrare nella Compagnia di Gesù, all'età di soli sedici anni. Nonostante la salute in un certo modo precaria, fu accolto nella Compagnia, ma la sua speranza di essere mandato all'estero, come missionario, non si realizzò, e si trovò invece, durante i primi anni come gesuita, a insegnare ai giovani e a istruire le congregazioni, prima a Terni, poi a Roma. In quel periodo, la sua malattia ricominciò a dargli molti problemi: ebbe una serie di attacchi e di dolorosi mal di testa, perciò fu trasferito prima a Firenze, poi in altre case gesuite del paese, soggiorno che contribuì molto a migliorare la salute, consentendogli di riprendere la predicazione, con cui ottenne ottimi risultati. Nel 1695 fu ordinato sacerdote e, dopo aver completato la fase di terziario, cercò di nuovo di ottenere il permesso di partire per le Indie; fu inviato invece a Viterbo e Frascati, dove lavorò tra i poveri e gli analfabeti per il resto della vita. I metodi adottati per attirare la loro attenzione, sul modello di quelli di S. Pietro Claver (9 set.) con gli schiavi neri nel Nuovo Mondo e di S. Giuliano Maunoir (28 gen.) con i bretoni, erano degni di nota: organizzò processioni di penitenti, in cui ogni partecipante portava una corona di spine e si batteva; durante le omelie portava una croce pesante o le catene, oppure si flagellava violentemente per provocare il timore del popolo; una volta raggiunto lo scopo, quando la gente si radunava ad ascoltarlo, il suo atteggiamento si attenuava. Furono nominati alcuni "ufficiali" per mantenere l'ordine tra la folla, spesso persone violente o dissolute, che si sentirono lusingati della scelta e che in molti casi modificarono il loro stile di vita. Durante le sue missioni, che spesso terminavano con il rogo di carte da gioco, dadi e immagini volgari, si trovava costantemente a confronto con la miseria umana, spesso risultato della violenza e della brutalità, dell'imprudenza del gioco d'azzardo e degli abusi sessuali, ma fu anche testimone di conversioni genuine e opere carità. Nonostante l'enorme peso della sua attività missionaria (in vent'anni svolse quattrocentoquarantotto missioni in tredici diocesi della Romagna e dell'Abruzzo) Antonio trovò il tempo per scrivere molte omelie e istruzioni, oltre a numerose lettere; non sorprende il fatto che dormisse raramente più di tre ore a notte, su delle assi, e che digiunasse tre giorni alla settimana. Papa Clemente XI lo dispensò dal recitare l'Ufficio divino date le sue numerose attività, ma Antonio non approfittò mai di questo esonero. Nel 1708 il granduca di Toscana, Cosimo III de' Medici (1670-1723), lo chiamò a Livorno affinché predicasse durante la Quaresima, e Antonio vi giunse scalzo e con una veste a brandelli, portando i bagagli sulle spalle; dapprima, la piccola nobiltà non assistette alle sue omelie, ma alla fine venne conquistata dalle sue parole; così egli in seguito prese l'abitudine di recarsi sempre in una grande città per predicare durante la Quaresima. Nel 1716 vi fu una grave carestia nell'Italia centrale, e Antonio, che a quel tempo aveva già compiuto cinquant'anni, sí dedicò senza sosta ad assistere il popolo, ma la fatica di questo lavoro, oltre all'impegno per le consuete numerose attività, ne provocarono la morte, i17 novembre dell'anno successivo. Fu beatificato da papa Leone XIII, nel 1893. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Pofì nel Lazio, beato Antonio Baldinucci, sacerdote della Compagnia di Gesù, che si dedicò interamente alla predicazione delle missioni al popolo.

nome San Lazzaro il Galesiota- titolo Stilita- nascita Efeso, Turchia- morte Efeso, Turchia- ricorrenza 7 novembre- Nacque a Efeso in una famiglia molto cristiana, che lo affidò a un sacerdote per insegnargli le Scritture. Si abbandonò alla contemplazione e alle pratiche ascetiche più estreme. Poi andò in Terra Santa e lì si ritirò nel monastero di San Saba. Tornato ad Efeso, dopo alcuni anni, il metropolita gli chiese di moderare la sua vita ascetica nella quale volgeva il suo grande desiderio di imitare la passione di Cristo. Rinunciò alle mortificazioni eccessive per entrare nella mortificazione e nell'edificazione dell'uomo interiore. Seguì la forma ascetica degli Stiliti sul monte Wales, vicino a Efeso, e per 20 anni visse su una colonna, carico di pesanti catene di ferro, nutrendosi solo di pane e acqua, uno stile di vita molto duro con il quale attirò molti fedeli. Ricevette il dono della profezia e della chiaroveggenza. MARTIROLOGIO ROMANO. Sul monte Galesio vicino a Efeso, nell’odierna Turchia, san Lazzaro, stilita, che per molti anni visse in diverse località su di una colonna, appesantito dal carico di pesanti ferrami e catene e contentandosi solo di pane e acqua, e seguendo questo severo tenore di vita attrasse a sé moltissimi fedeli.

nome Sant'Engelberto di Colonia- titolo Vescovo- nascita 1185 circa- Nominato arcivescovo 26 febbraio 1216- Consacrato arcivescovo 24 settembre 1217- morte 7 novembre 1225, Gevelsberg, Westfalia- ricorrenza 7 novembre- Incarichi ricoperti Arcivescovo di Colonia (1218-1225)- Santuario principale a Colonia- Attributi bastone pastorale in una mano e spada alzata nell'altra- Durante il Medio Evo non era insolito trovare giovani e addirittura bambini proposti per i benefici ecclesiastici, talvolta più di uno alla volta; la storia di S. Engelberto, probabilmente scelto perché era figlio del potente conte di Berg, è un buon esempio di questo abuso. Ancora bambino, frequentò la scuola cattedrale di Colonia, divenne prevosto di S. Maria ad Aachen, di S. Giorgio, di S. Severino e della cattedrale di Colonia; da adulto il suo stile di vita non si accordava con i suoi doveri e alla fine fu scomunicato per aver preso le armi contro l'imperatore Ottone IV (1198-1218). Partecipò inoltre alla crociata contro gli albigesi (1209-1229), poi nel 1217, a soli trent'anni, riuscì abilmente a eliminare due rivali pretendenti, mettendoli l'uno contro l'altro, e fu consacrato vescovo di Colonia. A quel tempo la diocesi stava subendo gravi sconvolgimenti politici ed economici; ad ogni modo, Engelberto, che possedeva tutte le qualità richieste dal suo incarico (aspetto autoritario, forza di volontà, acume e un grande senso della giustizia), sembrava finalmente aver colto l'occasione. Accolse favorevolmente nella diocesi sia i domenicani sia i francescani e tenne dei sinodi, al fine di mantenere la disciplina tra il clero secolare e regolare. Il popolo amava la sua personalità, affabile e amante della pace, e apprezzava la sua generosità nei confronti dei poveri, oltre alla fermezza e alla lealtà con cui agiva nelle dispute. Non s'occupò tuttavia solo delle questioni legate alla diocesi (infatti dedicava molto del suo tempo, se non la maggior parte, anche agli affari di stato). Fidato sostenitore dell'imperatore della famiglia degli Hohenstaufen, Federico II (1212-1250), fu designato reggente quando Federico si recò in Sicilia nel 1220 lasciando da solo suo figlio di dieci anni, Enrico. Il ragazzo amava e rispettava Engelberto, il quale, due anni dopo, ad Aachen, lo incoronò re dei romani. Engelberto svolse le mansioni di custode con la sua energia caratteristica, ma in questa regione il vigore, la determinazione e il senso di giustizia che lo avevano reso tanto popolare nella sua diocesi, gli procurarono molti nemici, in particolare nella sua famiglia. Poco tempo dopo, uno dei suoi cugini, il conte Federico di Isenburg, approfittando della sua posizione di amministratore in un convento di Essen, rubò le proprietà delle monache e oppresse i vassalli; Engelberto gli ordinò immediatamente di restituire tutto, ma per tutta risposta Federico complottò l'assassinio del cugino. Engelberto fu avvisato del pericolo, e prese alcune precauzioni, ma il 7 novembre 1225 dovendo compiere un viaggio necessario partì con una scorta inadeguata e a Gevelsburg fu attaccato da Federico e altri nobili scontenti, insieme ad altri cinquanta soldati, che lo lasciarono morire dopo avergli inflitto quarantasette ferite. Il giovane re Enrico portò Federico in tribunale ed Engelberto fu dichiarato martire dal legato pontificio; sebbene non sia mai stato canonizzato formalmente (forse il culto non sarebbe mai nato, se non fosse stato ucciso violentemente per difendere una casa religiosa) fu istituita la sua festa a Colonia e il nome fu introdotto nel Martirologio Romano. MARTIROLOGIO ROMANO. A Colonia in Lotaringia, in Germania, sant’Engelberto, vescovo, che, sorpreso per strada da alcuni sicari e crudelmente percosso, morì per aver difeso la giustizia e la libertà della Chiesa.

Oggi l'Ordine dei Frati Predicatori celebra tutti i santi domenicani.<br /> Agnese di Montepulciano Badessa, Religiosa - Alberto Magno Vescovo e Dottore della Chiesa - Antonino Pierozzi Arcivescovo - Caterina da Siena Vergine, Mistica, Religiosa - Domenico di Guzmán Sacerdote, Fondatore dell'Ordine dei Frati Predicatori (O. P.) - Domenico Tuoc Sacerdote professo- Domenico Henares de Zafra Cubero Vescovo e Martire - Bartolomeo Fernandes Arcivescovo - Vincenzo Ferreri Religioso Predicatore - Francesco Coll Guitart Sacerdote Fondatore della congregazione delle Religiose Domenicane dell'Annunziata - Francesco Fernández de Capillas Sacerdote - Giacinto Giordano Ansalone Religioso e Martire - Giacinto Odrovaz Religioso - Giovanni da Colonia Religioso - Giovanni Macías Religioso - Ignazio Clemente Delgado Vescovo e Martire - Girolamo Hermosilla Vescovo - José María Díaz Sanjurjo Vescovo - <br /> José Melchor García-Sampedro Suárez Vescovo- <br /> Vicente Le Quang Liem Religioso Missionario Martire - Luigi Bertrando Religioso Missionario - Margherita d'Ungheria Suora Domenicana - Margherita da Città di Castello Vergine Terziaria Domenicana - Marina di Omura Terziaria Domenicana Martire - <br /> Martino de Porres Religioso - <br /> Pere Sans Jordà Vescovo - <br /> Pietro da Verona Sacerdote Martire - <br /> Papa Pio V Papa - Raimondo di Peñafort Religioso - Caterina de' Ricci Vergine Terziaria Domenicana - Francisco Serrano Frías Vescovo, Missionario - Tommaso d'Aquino Sacerdote e Dottore della Chiesa - <br /> Valentín Berrio Ochoa Vescovo

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