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25/02/2024 alle 15:56

I santi di oggi 25 febbraio:

I santi di oggi 25 febbraio:

nome San Gerlando di Agrigento- titolo Vescovo- nascita 1030 circa, Besançon, Francia- morte 25 febbraio 1100, Agrigento- ricorrenza 25 febbraio- Attributi Mitria e libro- Patrono di Agrigento e Porto Empedocle- Al vescovo Gerlando si deve la riorganizzazione della diocesi di Agrigento dopo la lunga occupazione musulmana che durò dall'829 al 1086. Nominato primicerio della Schola cantorunt della chiesa di Mileto (Catanzaro) dal gran conte di Sicilia Ruggero I degli Mtavilla, dopo la riconquista di Agrigento dall'occupazione araba e il ristabilimento della gerarchia ecclesiastica nell'isola, Gerlando fu nominato, dallo stesso conte, vescovo della città nel 1088, consacrato poi a Roma da papa Urbano 11 (la bolla di conferma pontificia è del 1098). La sua opera di riorganizzazione della comunità cristiana di Agrigento, che dopo l'occupazione musulmana contava pochi cristiani, lo portò in sei anni a costruire l'episcopio e la cattedrale, dedicati alla Madonna e a san Giacomo.

Fortificò il castello di Agrigento (nome assunto dalla città nel 1927, ma che allora si chiamava Girgenti dal nome Gergent datole dagli arabi). Partecipò poi al convegno di Mazara del 1098, in cui il conte Ruggero I e i vescovi della Sicilia giunsero a un accordo per la ripartizione delle decime; sempre a Gerlando è dato il merito di aver battezzato e convertito il signore arabo Charnud, chiamato poi Ruggero Achmet. Gerlando morì il 25 febbraio 1100, e le sue reliquie subirono varie traslazioni a opera dei vescovi agrigentini nel 1159 e 1264. Tuttora è venerato come patrono della città siciliana. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Agrigento, san Gerlando, vescovo, che riordinò la sua Chiesa liberata dal potere dei Saraceni.

nome San Romeo- titolo Carmelitano di Lucca- ricorrenza 25 febbraio- Dal nome tardo latino Romaeus, che, tratto dal greco Ρωμαίος (Rhomaios), significa letteralmente "romano", "originario di Roma" - in epoca antica, il termine designava qualsiasi persona cittadina dell'Impero Romano. La sua diffusione come nome proprio, tuttavia, è legata soprattutto alla cultura cattolica del Medioevo, in cui il termine romeo aveva assunto il significato di "pellegrino in viaggio a Roma": in questo senso, i romei erano quei pellegrini che compivano il viaggio verso la città di Roma, cuore della cristianità cattolica. In epoca medievale era anche in uso il nome Borromeo o, per intero, Buon Romeo, che, com'è facile intuire, significa letteralmente "buon pellegrino (in terra romana)". Dal punto di vista semantico, inoltre, Romeo è analogo a nomi quali Palmiro e Pellegrino, anch'essi riferiti ai pellegrini cristiani. In epoca più moderna, comunque, il nome Romeo deve la sua fortuna soprattutto all'opera shakespeariana, in particolar modo al personaggio di Romeo Montecchi protagonista della celeberrima tragedia Romeo e Giulietta.

nome San Nestore- titolo Vescovo e Martire- nascita II secolo, Panfilia, Turchia- morte III secolo, Panfilia, Turchia- ricorrenza 25 febbraio- Attributi Abiti vescovili, palma e rappresentato a volte durante il martirio della crocifissione- Ecco un nome più celebre nella letteratura antica che nella storia dei Santi. Un nome che deve la sua fortuna ad Omero, il quale ci presenta, e fa parlare, nell'iliade, il Re di Pilo - l'odierna Navarino, nel Peloponneso - chiamato appunto Nestore. Era il più anziano dei sovrani greci sotto le mura di Troia, perché settantenne, e i suoi discorsi, anche quando incitava i guerrieri alla battaglia, erano saggi e pacati, un po' prolissi, come è nel costume dei vecchi, e densi di ricordi personali. Tornato a Pilo dopo la caduta di Troia, Nestore viveva ancora dieci anni dopo. Lo ritroviamo nell'Odissea, visitato da Telemaco, figlio di Ulisse, in cerca di notizie sulla sorte del padre disperso. Per l'anzianità del personaggio omerico, il nome di Nestore ha assunto il significato di « decano », cioè « il più vecchio ». Si sente dire talvolta che qualcuno è il nestore di un'assemblea, o di un gruppo di persone, per indicare che è il più vecchio, e anche, si spera, il più saggio! Ma a parte quest'uso, il nome di Nestore si può dire del tutto scomparso. Sorprende trovarlo quattro volte tra i Santi, anche se nessuno di questi può dirsi veramente popolare nella devozione dei fedeli. Il San Nestore di oggi apre l'elenco del Martirologio Romano, ed è seguito dai Santi Papia, Diodoro, Conone e Claudiano che pure soffrirono il martirio, nella stessa circostanza, un po' prima di lui. Come mai San Nestore ha avuto la precedenza sui compagni di Martirio? Per il fatto che egli era Vescovo, guida della comunità cristiana di Màgido, in Panfilia, e come tale primo nella fede, anche se secondo nella morte. Che egli fosse la vivente bandiera della Chiesa di Màgido, lo comprendevano anche i pagani, durante la persecuzione di Decio, nel 250. Sapevano che la comunità cristiana non si sarebbe piegata agli editti imperiali finché il Vescovo Nestore fosse restato saldo nella sua fede. Ma egli, per la sua generosità e operosità, per la saggezza e la giustizia, era ammirato e rispettato da tutti, pagani compresi. Nei suoi confronti, anche i persecutori non furono quelle belve assetate di sangue come spesso vengono dipinte. Lo trattarono con rispetto e deferenza, con lealtà e quasi con soggezione. Chiedevano soltanto, i funzionari imperiali, che il probo cittadino compisse un atto di formale ossequio alla divinità dell'Imperatore: un gesto da nulla, ma che per il Vescovo cristiano avrebbe rappresentato l'abiura e il tradimento, tanto più grave in considerazione della sua alta posizione. Per quel suo gesto da nulla, e per quel rifiuto, San Nestore, Vescovo di Màgido, subì la tortura e la morte. Morte infamante, sulla croce, patibolo di Gesù, non ancora diventato simbolo di gloria e di vittoria. MARTIROLOGIO ROMANO. A Perge in Panfilia, nell’odierna Turchia, passione di san Nestore, vescovo di Magido e martire, che, arrestato durante la persecuzione dell’imperatore Decio, fu condannato dal governatore della provincia alla croce, perché lui che aveva confessato il Crocifisso subisse il medesimo supplizio.

nome Santi Luigi Versiglia e Callisto Caravario- titolo Vescovo e presbitero salesiani e martiri- ricorrenza 25 febbraio- Luigi Versiglia Nascita 5 giugno 1873 ad Oliva Gessi- Ordinato presbitero 21 dicembre 1895- Nominato vescovo 22 aprile 1920 da papa Benedetto XV- Consacrato vescovo 9 gennaio 1921 dal vescovo Jean-Baptiste-Marie Budes de Guébriant, M.E.P.- Incarichi ricoperti Vescovo titolare di Caristo (1920-1930), Vicario apostolico di Shaoguan (1920-1930)- morte 25 febbraio 1930 (56 anni) a Litouzui- Beatificazione 15 maggio 1983 da papa Giovanni Paolo II-Canonizzazione 1º ottobre 2000 da papa Giovanni Paolo II- Attributi Palma, bastone pastorale, mitria-; Callisto Caravario Nascita Cuorgnè, 8 giugno 1903- Morte Shaoguan, 25 febbraio 1930- Canonizzazione 2000 da papa Giovanni Paolo II- Luigi e Callisto, primi martiri in Cina dell'ordine dei salesiani di don Bosco (S. Giovanni Bosco, 31 gen.), appartengono a un periodo successivo rispetto ai martiri della Cina ricordati il 17 febbraio; benché condividano molto della loro vicenda, meritano in questa sede un'attenzione particolare. Morirono in un periodo contrassegnato dalle incessanti ostilità tra i "signori della guerra" locali, dall'ascesa al potere del Kuomintang di Sun Yatsen e successivamente di Chiang Kaishek, dalla nascita del partito comunista cinese, dalla sua iniziale alleanza e successiva rottura con i nazionalisti, e dalla continua protezione "imperialista" degli interessi nazionali e stranieri in Cina. Nato il 5 giugno 1873 a Oliva Gessi (Pavia), Luigi Versiglia all'età di dodici anni era stato mandato da don Bosco a studiare nell'oratorio di Valdocco a Torino. In questo periodo le sue grandi passioni erano la matematica e i cavalli: disse infatti ai suoi genitori di andare a studiare là per diventare non un sacerdote, ma un veterinario. Non aveva tuttavia fatto i conti con lo straordinario carisma di don Bosco: modificati infatti i suoi progetti, l'11 ottobre 1889, quattro anni dopo, fece la professione semplice tra i salesiani. Dopo aver conseguito il dottorato in filosofia, che lo tenne impegnato dal 1890 al 1893, fu ordinato sacerdote nel 1895, e per dieci anni fu superiore e responsabile dei novizi nel nuovo seminario salesiano di Genzano, nei pressi di Roma. Nel 1905 il vescovo di Macao si rivolse ai salesiani per avere dei missionari. Luigi, che aveva sempre desiderato ardentemente la vocazione missionaria, fu nominato capo della prima spedizione missionaria dei salesiani in Cina; imbarcatosi il 7 gennaio 1906, si stabilì inizialmente a Macao. Qui gli fu affidata la responsabilità di un piccolo orfanotrofio, che Luigi trasformò in una scuola per duecento studenti altamente stimata, centro spirituale per l'intera città. La stagione rivoluzionaria scoppiata in Portogallo tolse (1910) ai religiosi la loro scuola, almeno temporaneamente, e il vescovo trasferì Luigi nell'interno della Cina, presso la missione Heung Shan, tra Macao e Canton. Era anche l'anno della caduta del "celeste impero" cinese, che aprì la strada a una repubblica precipitata poi in tumulti civili. Luigi allestì alloggi, scuole e ospedali; curò la formazione dei catechisti, sognando una missione più vasta affidata ai soli salesiani. Questo progetto divenne realtà intorno al 1918, quando il superiore del Collegio delle Missioni straniere di Parigi persuase il papa a dividere il vicariato apostolico di Kwang Tung (Canton e zona circostante) in due parti e ad affidare quella del nord, con centro Shiuchow (dove era sbrcato Matteo Ricci nel 1589), ai salesiani. Per questo motivo furono mandati da 'l'orino nuovi missionari, il cui responsabile portò a Luigi un grazioso calice come dono da parte del superiore generale di Torino; presolo in mano, Luigi ricordò un sogno che don Bosco aveva fatto: la missione salesiana in Cina sarebbe cresciuta solo quando un calice si fosse riempito di sangue: «È questo calice — disse — che tu mi hai portato, ed è mio dovere riempirlo». Quando nel 1920 l'area divenne "vicariato apostolico autonomo" Luigi era evidentemente la persona più idonea ad assumersene la responsabilità: fu perciò consacrato vescovo il 9 gennaio 1921 nella cattedrale di Canton. Egli assumeva tale incarico in un'epoca pericolosa, cosa che rendeva i suoi presentimenti di martirio del tutto giustificati. Il governo del Kuomintang di Sun Yatsen non era riuscito a unificare il paese e i generalissimi locali controllavano ancora il Nord. Il vicariato apostolico era situato proprio a cavallo della linea di demarcazione tra il Nord e il Sud; Sun Yatsen chiese perciò aiuto al nuovo partito comunista, la cui ideologia aveva ereditato dai Boxer un violento sentimento antistraniero. Pur operando in una situazione tanto critica, nei successivi nove anni Luigi riuscì comunque a costruire scuole elementari, medie e superiori, collegi, una cattedrale, diversi orfanotrofi e un seminario per i cinesi che desideravano diventare sacerdoti. La costante crescita del clero nativo rappresenta il mirabile risultato ottenuto dai missionari negli anni Venti e in quest'opera Luigi ebbe un ruolo preminente. Il vescovo intraprese inoltre numerose ed estenuanti visite pastorali in tutto il territorio, e il numero dei cristiani triplicò. Monsignore Costantini (poi cardinale), allora rappresentante della Santa Sede in Cina, disse di lui: «Era il miglior esempio di vescovo missionario: semplice, coraggioso, ispirato dal fervore apostolico che proviene da una profonda comunione con Dio e che cerca unicamente la gloria e il regno di Dio. Padre e fratello piuttosto che capo, era profondamente amato ed obbedito da missionari e fedeli, dai quali non pretendeva nulla di più di ciò che egli stesso aveva fatto o che stava per fare». Callisto, nato l'8 giugno 1903 in una famiglia operaia di Cuorgnè Canavese (Torino), ricevette la propria istruzione presso i salesiani, a cui si uni pronunciando i primi voti il 19 settembre 1919. Nel 1922 incontrò il vescovo Versiglia durante una visita di quest'ultimo a Torino e gli promise che lo avrebbe raggiunto in Cina, dove fu mandato nell'ottobre del 1924. Stabilitosi in un primo momento a Shangai, dove i salesiani avevano aperto una scuola per orfani, imparò l'inglese, il francese e il cinese, intraprese gli studi di teologia e si dedicò alla preparazione dei bambini al battesimo. Quando nel 1926 la città fu attaccata dalla milizia nazional-comu-nista, il suo superiore decise di mandarlo, per ragioni di sicurezza, sull'isola di Timor, nell'arcipelago indonesiano, allora colonia portoghese. I nazionalisti, dopo la rottura con i comunisti nel 1927, si impossessarono di Shanghai e Callisto rimase due anni a Timor, studiando e insegnando; ma fece poi ritorno in Cina, deciso anche a morirvi da martire. Ordinato sacerdote del vicariato di Shiuchow da Luigi Versiglia (a Shanghai, 18 maggio 1929), Callisto lavorò in stretta collaborazione con lui per tutti quegli ultimi otto mesi della sua vita. Inviato nella lontana missione di Linchow a collaborare con un altro sacerdote che si occupava di centocinquanta convertiti e due scuole, una maschile e una femminile, fece poi ritorno a Shiuchow il 13 febbraio 1930 per venire a prendere il vescovo Luigi che voleva andare in vista pastorale proprio a Linchow (i due non raggiunsero mai la loro destinazione ma Luigi, pur al corrente dei rischi a cui andavano incontro, aveva dichiarato che se avessero aspettato finché il tragitto fosse stato sicuro, non sarebbero mai partiti). Il 24 febbraio, il vescovo insieme al sacerdote e ad altre persone, tra cui due maestri cinesi, le rispettive sorelle e una giovane catechista destinata alla missione di Linchow, si imbarcarono sul fiume Pak-Kong. Le tre giovani donne erano Maria Tong Sulien, di ventun anni, che stava tornando a casa per informare i genitori della sua decisione di diventare suora, Paolina Ng Yuche, di sedici anni, e la catechista Clara Tzen Tzyung; la presenza di queste tre attraenti ragazze giocò un ruolo decisivo nel successivo svolgersi degli eventi. Da quando, l'anno precedente, Chiang Kaishek aveva sconfitto una milizia comunista al comando del generale Chiang Fatkwai, i soldati dispersi stavano girovagando per la campagna e vivendo di brigantaggio. La giunca del vescovo, dopo una giornata di viaggio, incappò in una banda di pirati del fiume, che operavano regolarmente lungo quelle acque; questi predoni generalmente lasciavano passare indisturbati i missionari ma al gruppo da ultimo si erano uniti alcuni di quei soldati sconfitti e imbevuti di sentimenti antistranieri e anticristiani. Costoro chiesero cinquecento dollari per permettere alla nave di procedere, minacciando di fucilare i passeggeri se non avessero pagato il pedaggio. Luigi e Callisto obiettarono che erano missionari e che solitamente erano trattati con<br /> rispetto, ma i soldati, chiamandoli «diavoli europei», salirono a bordo della giunca; trovandovi le tre ragazze tentarono di trascinarle via per violentarle (è possibile che uno di questi fosse un corteggiatore respinto di Maria Tong) e trovandosi di fronte l'opposizione del vescovo e del sacerdote, schierati davanti alla porta della loro cabina per proteggerle, li scaraventarono a terra con calci di fucili e canne di bambù. Dopo averli trascinati tutti sulla riva del fiume, legarono Luigi e Callisto e li gettarono in un cespuglio di bambù, spingendo le donne ad abbandonare la sorte dei cristiani e non condividerne la morte: dal momento che i comunisti erano sul punto di distruggere la Chiesa cattolica esse avrebbero fatto meglio a stare con loro. Callisto fece un ultimo tentativo per salvarle, offrendo ai soldati di inviare del denaro, ma costoro replicarono che ormai non volevano più soldi ma solo ucciderli in quanto appartenenti alla tanto odiata religione straniera. Luigi li supplicò di uccidere solo lui che era anziano e di risparmiare i giovani, ma fu inutile: í briganti fucilarono lui e Callisto, colpendoli al cranio e cavando loro gli occhi dopo la morte; permisero ai soli due insegnanti di riprendere la strada sulla giunca e condussero sulle montagne le loro sorelle e la catechista; liberate tre giorni dopo da soldati dell'esercito nazionalista, le donne raccontarono l'intera vicenda affermando che Luigi e Callisto avevano offerto la vita per loro. I due cadaveri, che erano stati seppelliti da gente locale pagata dai soldati, furono ritrovati due giorni dopo e il 13 marzo ricevettero onorevole sepoltura a Shiuchow. Per il fatto di essere morti difendendo tre donne ricevettero onore da tutti gli abitanti del luogo, cristiani e non, mentre l'evidente movente anticristiano della loro esecuzione li portò al riconoscimento ecclesiale del martirio per la fede, alla beatificazione (per opera di papa Giovanni Paolo II, 15 maggio 1983) e alla canonizzazione (1 ottobre 2000). MARTIROLOGIO ROMANO. Sulle rive del fiume Beijang vicino alla città di Shaoguan nella provincia del Guandong in Cina, santi martiri Luigi Versiglia, vescovo, e Callisto Caravario, sacerdote della Società Salesiana, che subirono il martirio per aver dato assistenza cristiana alle anime loro affidate.

nome Beato Domenico Lentini- titolo Presbitero- nome di battesimo Domenico Lentini- nascita 20 novembre 1770, Lauria, Potenza- morte 25 febbraio 1828, Lauria, Potenza- ricorrenza 25 febbraio- Beatificazione<br /> 12 ottobre 1997 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Chiesa di San Nicola di Bari a Lauria- Attributi talare, crocifisso, Parola di Dio e flagello- Patrono di Lauria- Nacque a Lauria il 20 novembre 1770. Il 27 ottobre 1793 fu ordi-nato diacono e l'8 giugno successivo fu consacrato sacerdote. Rientrato a Lauria si dedicò all'insegnamento. Dedicò il suo tempo alla predicazione e alla confessione dei fedeli. Il 14 febbraio 1828 fu colpito da meningite, e dopo cure dolorose e insensate sí spense il 25 dello stesso mese. Dal mese di aprile in poi, si verificarono guarigioni in favore di molti ammalati: paralizzati, ciechi, tisici, malati di tumore, malfor-mi e muti. Le grazie e i miracoli ottenuti per intercessione del B. Lentini, sia a Lauria, sia nei paesi del circondario furono numerosi già dai primi anni successivi alla sua morte. Domenico Lentini è stato beatificato da Giovanni Paolo II il 12 ottobre 1997. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lauría in Basilicata, beato Domenico Lentini, sacerdote, che nella sua terra svolse fino alla morte un fruttuoso e molteplice ministero, reso fecondo da una vita di umiltà, preghiera e penitenza.

nome San Cesario di Nazianzo- titolo Medico, confessore- nascita 331 circa, Nazianzo- morte 369, Nazianzo, Cappadocia- ricorrenza 25 febbraio- Cesario era fratello di Gregorio di Nazianzo (2 gen.) e la maggior parte delle notizie sulla sua vita provengono dall'orazione fune-bre pronunciata da Gregorio nel giorno della sua morte. Istruito ad Alessandria nelle arti dell'oratoria, della filosofia e soprattutto della medicina (campo in cui compì ulteriori approfondimenti a Costantinopoli), divenne noto come il miglior medico della sua epoca. A Costantinopoli, dove inizialmente non aveva intenzione di stabilirsi, fu richiamato dall'imperatore Giuliano l'Apostata (361-363), che lo nominò primo medico, esentandolo dalle misure pre-viste dagli editti promulgati contro i cristiani. Era allora, come poi per buona parte della sua vita, un semplice catecumeno. Il padre, vescovo di Nazianzo, e il fratello Gregorio lo persuasero a dimettersi e Cesario tornò a occupare lo stesso in-carico con Gioviano, successore di Giuliano, che governò per un anno soltanto. Valente, successore di Gioviano e imperatore d'Oriente dal 364 al 378, lo investì a sua volta d'importanti cariche amministrative. Il terremoto di Nicea del 368, da cui scampò miracolosamente, lo persuase a domandare il battesimo, rinunciando così al mondo; morì l'anno seguente destinando tutti i suoi beni ai poveri. Il suo funerale fu una solenne celebrazione cristiana, a cui parteciparono entrambi i genitori. Probabilmente Cesario venne considerato santo soprattutto a motivo dei suoi illustri familiari, ma Baronio inserì comunque il suo nome nel Martirologio Romano, dove è tuttora presente. MARTIROLOGIO ROMANO. A Nazianzo in Cappadocia, nell’odierna Turchia, san Cesario, medico, fratello di san Gregorio Nazianzeno.

nome Santa Valburga- titolo Badessa di Heidenheim- nascita 710 circa, Wessex, Inghilterra- morte 25 febbraio 779, Heidenheim, Germania- ricorrenza 25 febbraio, 1 maggio- Canonizzazione 893- Santuario principale Abbazia di Santa Valpurga e Attigny- Religiosa del monastero doppio, femminile e maschile, di Wimborne nel Dorset, figlia di Riccardo di Wessex (7 feb.) e di Winna, sorella dei SS. Villibaldo (7 giu.) e Vunibaldo (18 dic.), Valburga fece parte del folto gruppo di asceti anglosassoni di entrambi i sessi che si unirono a S. Bonifacio (5 giu.), che era anche suo zio —fratello della madre — nella crociata di evangelizzazione da lui avviata in Germania. Giunta ancor bimba a Wimborne per frequentarvi la scuola monastica (all'epoca questo genere di scuole offriva l'unica possibilità di istruzione per le donne e il monastero doppio garantiva poi alle donne una certa protezione in quel periodo assai violento), Valburga ebbe come insegnante Tatta (anch'egli venerato localmente come santo), al quale Bonifacio chiese monache per fondare una casa religiosa nelle zone appena evangelizzate della Germania. Nel 750 Tatta la mandò insieme ad altre consorelle presso S. Lioba (28 set.), precedentemente monaca a Wimborne e che, inviata nel 748 ad aiutare S. Bonifacio, aveva fondato un monastero a Tauberbischofsheim (sul fiume Tauber, a circa trenta chilometri a sud ovest di Wuerzburg); Valburga trascorse i primi due anni in Germania imparando l'arte della medicina. Vunibaldo, che aveva fondato un ampio monastero doppio, l'unico nel suo genere conosciuto in Germania, a Heidenheim (a circa settantacinque chilometri a est di Stoccarda), affidò a Valburga la responsabilità delle monache, conservando per sé quella dei monaci. Alla sua morte, avvenuta nel 761 dopo una dolorosa malattia protrattasi a lungo, Valburga fu nominata superiora di monache e monaci dal fratello maggiore Villibaldo, che era già stato consacrato da Bonifacio primo vescovo di Eichstàtt (in Baviera, tra Monaco e Norimberga). Non esistendo una biografia coeva di Valburga, non siamo in possesso di informazioni riguardanti il suo governo (benché la nuova stesura del Martirologio Romano sostenga che ella governò optime, ottimamente). Il monastero in cui si trovava rifletteva il modello inglese di Wimborne e Whitby, dove le monache erano generalmente di nobile nascita e i monaci e i fratelli conversi erano presenti essenzialmente per provvedere alle necessità concrete di quelle; il fatto perciò che una donna fosse posta a capo di tutti riflette soprattutto il differente livello sociale delle monache. Le reliquie di Vunibaldo furono traslate a Eichstàtt nel 776 e interrate nella chiesa dedicata alla Santa Croce. Morta nel 779, Valburga venne prima sepolta ad Heidenheim, quindi l'anno seguente trasferita e collocata a fianco del fratello. Fu qui che "intraprese" una straordinaria attività postuma di taumaturga, grazie a un fluido aromatico dalle indubbie proprietà curative che sgorgava (e che in effetti sgorga tuttora con cadenza annuale) da una fenditura della roccia su cui è posta la sua tomba. Il fenomeno determinò nell'893 un'ispezione ai suoi resti e una successiva devota dispersione: alcuni in altre località della Germania e della Renania, alcuni nelle Fiandre e altri in Francia. Ne risultò la grande diffusione del suo culto in queste zone e la nascita di racconti leggendari sulla presenza di Valburga specie nelle Fiandre. In Francia Carlo il Semplice le dedicò un santuario all'interno del palazzo reale e la nominò patrona del regno. Il fluido miracoloso è noto in tutto il mondo come l'olio di S. Valburga. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Heidenheim nella Franconia in Germania, santa Valburga, badessa, che, su richiesta di san Bonifacio e dei suoi fratelli i santi Villibaldo e Vinebaldo, dall’Inghilterra venne in Germania, dove resse saggiamente due monasteri, di monaci e di monache.

nome San Turibio Romo Gonzalez- titolo Sacerdote e martire- nascita 16 aprile 1900, Jalisco, Messico- morte 25 febbraio 1928, Tequila, Messico- ricorrenza 25 febbraio- Beatificazione<br /> 22 novembre 1992 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 21 maggio 2000 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Santa Ana de Guadalupe, Jalisco- Attributi palma- Nei primi decenni del Novecento i cattolici non ebbero vita facile in Messico. Nel 1917 venne approvata una costituzione fortemente anticlericale e anticristiana promossa da un gruppo radicale giacobino che controllava il potere. Nel 1926 si giunse alla guerra civile e alla persecuzione. Nel 2000 Giovanni Paolo II canonizzò 25 martiri della persecuzione messicana. Tra questi ricordiamo oggi san Toribio Romo Gonzàlez, un giovane sacerdote nato nel 1900 a Santa Ana de Guadalupe da una famiglia di umili origini. I genitori sono contrari alla sua vocazione perché le sue braccia sono ritenute indispensabili per il mantenimento dei numerosi fratelli. In suo aiuto viene la sorella maggiore Maria che, al suo posto, si sottopone al duro lavoro dei campi. Ordinato sacerdote a soli 22 anni per l'avvicinarsi della persecuzione, Toribio non ha vita facile. Nelle parrocchie dove viene assegnato quasi istintivamente si schiera dalla parte dei poveri. E questo dà fastidio. Quattro parrocchie in cinque anni possono essere il segno del fallimento, ma Toribio sopporta tutto nel silenzio e nella preghiera. Da ultimo viene nominato parroco di Tequila, nel territorio di Guadalajara. Vi porta il suo amore per l'Eucarestia, la sua spiritualità forte, la sua prolungata preghiera. La mattina del 25 febbraio 1928 viene svegliato da una banda armata guidata da un contadino del posto. In una cerimonia di prima comunione, in un impeto di fervore, aveva pregato: « Gesù, accetteresti il mio sangue per la pace del Messico?» Ora la sua supplica è accolta. In un primo momento i persecutori sembrano vittoriosi, presto i fedeli accorrono numerosi sulla tomba di questo sacerdote umile e santo.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. In località Tequila nel territorio di Guadalajara in Messico, san Turibio Romo, sacerdote e martire, che fu ucciso nell’imperversare della persecuzione in odio del suo sacerdozio.

nome Beata Maria Ludovica (Antonina) De Angelis- titolo Missionaria- nome di battesimo Antonina De Angelis- nascita 24 ottobre 1880, San Gregorio, L’Aquila- morte 25 febbraio 1962, City Bell, Argentina- ricorrenza 25 febbraio- Beatificazione 2004 da papa Giovanni Paolo II- Antonina nacque nel villaggio di San Gregorio a L'Aquila, in una famiglia di contadini. Nel 1904 entrò come religiosa nell'Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia e cambiò il suo nome in Maria Ludovica. Nel 1907 fu assegnata a Buenos Aires, in Argentina. Fu mandata in un ospedale pediatrico, prima come cuoca e poi divenne superiora della comunità nonostante la sua cultura povera. Grazie al suo sorriso e alla sua immensa gentilezza, arrivò senza saperlo, in uno strumento della misericordia di Dio. La sua ancora di salvezza era: "Fai del bene a tutti, non importa a chi". Realizzò con sussidi sale operatorie, stanze per bambini malati, nuovi macchinari, un edificio a Mar del Plata destinato alla convalescenza dei bambini, una cappella, oggi parrocchia, e un fiorente campo di coltivazione in modo che i loro protetti abbiano sempre cibo naturale. Per 54 anni, suor Maria Ludovica fu amica e confidente, consigliera e madre, guida e consolazione, di centinaia di persone di ogni estrazione sociale a City Bell, dove morì in fama di santità. L'ospedale dove lavorò si chiamava "Hospital Superiora Ludovica". Era una donna di profonda preghiera. Fu beatificata dalla SS. Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004. MARTIROLOGIO ROMANO. A City Bell, Argentina, Beata Maria Ludovica (Antonina) De Angelis, vergine delle Suore di Nostra Signora della Misericordia.

nome Beato Sebastiano di Aparicio- titolo frate Francescano- nascita 1502, Galizia, Spagna- morte 1600, Puebla de los Ángeles, Messico- ricorrenza 25 febbraio- Beatificazione da papa Pio VI il 17 maggio 1789- La vita di questo contadino della provincia spagnola della Galizia, protrattasi per quasi un secolo e trascorsa su due continenti, è al tempo stesso unica ma anche paradigmatica dell'epoca della conquista spagnola dell'America Latina. Proveniente da una famiglia povera, trascorse la sua fanciullezza pascolando greggi; all'età di quindici anni i genitori lo inviarono nella più prosperosa Castiglia a servizio di una vedova, che cercò forse di sedurlo: di fatto Sebastiano fuggì, trovando un nuovo impiego come cameriere personale di un facoltoso gentiluomo di Salamanca. Il suo cuore era tuttavia talmente legato alla vita di campagna che l'anno seguente Sebastiano tornò a pascolare le pecore, lavorando così per altri otto anni e procurandosi anche una certa fortuna, se è vero che riuscì a pagare la dote delle sorelle. Sebbene l'agiatezza finanziaria lo avesse reso un ottimo partito, Sebastiano rifuggì dalla prospettiva matrimoniale per partire alla volta del Nuovo Mondo. Giunto in Messico, si stabili a Puebla degli Angeli (divenuta famosa in tutto il mondo cattolico con la Terza conferenza generale dei vescovi latinoamericani del 1979). Pur avendo cominciato a lavorare come bracciante agricolo, la sua spiccata imprenditorialità gli permise di mettersi in proprio e di trasportare mercanzie e lettere tra Zacatecas e Città del Messico. Questa attività gli mostrò la necessità di creare strade più agevoli; cominciando a provvedere personalmente alla loro costruzione, si arricchì sempre di più: tra le strade da lui inaugurate ricordiamo la via principale che collega Città del Messico a Zacatecas, tuttora utilizzata. L'agiatezza raggiunta non gli impedì di vivere in grande austerità: destinava infatti la propria ricchezza a opere di carità, prestando per esempio agli agricoltori denaro senza interesse; la sua reputazione crebbe sia tra gli ispanici che tra gli indigeni: si ricorreva spesso a lui anche per risolvere litigi, accettando sempre con rispetto le sue decisioni. Ritiratosi dagli affari nel 1552, Sebastiano comprò una tenuta agricola nei pressi di Città del Messico per dedicarsi all'allevamento del bestiame. Accettò infine di sposarsi all'età di sessant'anni (forse sentiva di poter compiere questo passo senza cedere alle tentazioni della carne). La prima moglie, una povera ragazza la cui famiglia lo aveva supplicato di sposarla, morì in breve tempo, come pure la seconda moglie; entrambi i matrimoni, con mutuo consenso, non furono mai consumati. All'età di settantadue anni si ammalò gravemente; riavutosi però inaspettatamente, interpretò la guarigione come un avvertimento del cielo: donò quindi tutti i suoi possedimenti alle clarisse e, diventato terziario francescano, entrò come novizio nel convento dei francescani osservanti di Città del Messico. Da lì fu successivamente mandato a Tecali e, in un secondo momento, a Puebla, dove entrò in una grande comunità. Il fervore, l'umiltà e l'obbedienza che lo animavano furono esemplari nonostante l'età ormai avanzata; visse così gli altri ventisei anni della sua vita peregrinando per la campagna con un carro trainato dai buoi e chiedendo l'elemosina. Gli animali obbedivano al suo più piccolo cenno, anche un sussurro: si diceva che avesse su di essi poteri miracolosi e che gli angeli lo accompagnassero nei suoi viaggi. Morì all'età di novantotto anni e venne beatificato da papa Pio VI nel maggio del 1789; il suo corpo è conservato in una tomba di vetro situata in una cappella adiacente la chiesa francescana di Puebla. MARTIROLOGIO ROMANO. A Puebla de los Ángeles in Messico, beato Sebastiano Aparicio, che, guardiano di pecore, emigrò dalla Spagna in Messico, dove beneficò i poveri con i molti beni che aveva accumulato con il suo lavoro; rimasto, poi, due volte vedovo, fu accolto come fratello laico nell’Ordine dei Frati Minori e morì quasi centenario.

nome Beato Avertano di Lucca- titolo Religioso- nascita fine del XII secolo, Limoges, Francia- morte Lucca- ricorrenza 25 febbraio- La poche notizie di Avetrano provengono dal cosiddetto "Catalogo dei Santi", scritto alla fine del XIV secolo e che secondo il quale dice che Avertano sarebbe nato nella diocesi di Limoges (Francia) alla fine del XII secolo. Con il desiderio di raggiungere la santità e attratto dai buoni esempi dei Carmelitani appena arrivati ​​dall'Oriente nella loro patria, abbracciò la vita del Carmelo come un fratello di obbedienza. Ben presto attirò l'attenzione per le sue tante virtù, che esercitava in tutti i conventi in cui viveva. Avertano, pur mancando di studi, seppe ben presto assimilare lo spirito del Carmelo nel suo duplice aspetto: contemplativo e attivo. Viveva generosamente la nota della mendicità e del pellegrinaggio, tanto in voga in quegli anni. Lo spirito della strada e del pellegrinaggio fu il trampolino di lancio da cui si lanciò per raggiungere la santità. Non si risparmiò di portare anime a Cristo, nel suo fecondo apostolato. Insieme al Beato Romeo di Lucca, sacerdote di Limoges, compì un pellegrinaggio in Italia attraverso i diversi santuari della penisola e a Roma. All'ospedale di San Pedro de Lucca morirono per un'epidemia contagiosa. Ben presto tutta l'Italia e le altre nazioni vennero a venerare la sua tomba perché il Signore operò molti miracoli per tutti quelli che venivano a lui. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lucca, beato Avertano, pellegrino e religioso dell’Ordine dei Carmelitani.<br />

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