@Vitupero
I santi di oggi 29 settembre:
nome Santi Michele, Gabriele e Raffaele- titolo Arcangeli- ricorrenza 29 settembre- Gli Arcangeli, per Dionigi l'Areopagita, sono altissime gerarchie angeliche con specifici compiti, tra i quali: servire Dio, contemplare il suo volto, cantarne incessantemente le lodi, lottare contro Satana sino alla sua sconfitta finale e aiutare l'uomo portandogli i messaggi di Dio e sconfiggere le suggestioni del male, per ricondurlo dopo la morte terrena a Dio. PRATICA: Affidiamo oggi alla Corte Celeste il nostro passato per essere perdonati; il nostro presente perché Dio conceda a tutti il dono della Pace, del lavoro, della dignità; il nostro futuro per accettarlo sotto la vostra guida col sorriso nel cuore e sulle labbra. PREGHIERA: O gloriosi Arcangeli, proteggeteci da ogni attacco del maligno, preservateci da tutto ciò che ci distoglie dal bene, ed otteneteci da Dio le grazie che ci sono necessarie per vivere in terra senza mai allontanarci da Lui e in cielo per contemplarlo nella Sua gloria. MARTIROLOGIO ROMANO. Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente.
SAN MICHELE ARCANGELO Attributi<br /> ali, spada, armatura, bilancia, globo crucigero, scettro- Patrono di defunti, popolo ebraico, guardiano (e custode) della Chiesa Cattolica, patrono di Città del Vaticano, Bielorussia, Filippine, Francia, Germania, Israele, Ucraina, Normandia, Arcangelo, Bruxelles, Caltanissetta, Cebu, Kiev, Coreglia Antelminelli, compatrono di Napoli, Patrono di San Pelino di Avezzano (Abruzzo) e di numerose regioni, città e comuni in tutto il mondo- Categorie di persone: infermi, forze dell'ordine, paramedici, marinai, paracadutisti, vigili del fuoco, radiologi, droghieri, soccorritori. In Italia è patrono di: Polizia di Stato, Brigata paracadutisti "Folgore", 9º Reggimento paracadutisti "Col Moschin", 1ºReggimento Carabinieri Paracadutisti "Tuscania", Ordine dei Minimi. Un tempo, al termine di ogni messa, il sacerdote pregava così: « San Michele arcangelo, difendici nella battaglia; sii il nostro aiuto contro la malvagità e l'insidia del diavolo. Comandi sopra di lui il Signore, e tu, principe delle milizie celesti, sprofonda nell'inferno, con la tua divina potenza, Satana e tutti gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per la perdizione delle anime». Quella preghiera, collocata in un momento strategico della liturgia, quando cioè il fedele sta per passare dalla solennità del rito alla sua concreta traduzione nel trambusto della vita quotidiana, testimoniava l'antichissima tradizione del culto dell'arcangelo san Michele, viva tra i cristiani, ma ancor prima nel popolo ebraico, che lo aveva eletto a proprio protettore. Una devozione diffusa e antica, che ha almeno tre centri di riferimento importanti e suggestivi, come la chiesa di San Michele del Gargano, in Puglia, il famosissimo santuario del Mont Saint Michel, in Francia, e la Sacra di San Michele, in Piemonte, all'imboccatura della Vai di Susa. Michele è il protettore dei protettori, l'arcangelo guerriero, principe delle milizie celesti, avversario di Satana e degli angeli che si erano ribellati a Dio, e che lui aveva vinto al grido di guerra: « Chi è come Dio? », che è anche il significato del suo nome in lingua ebraica. Ed è così, nell'atto di trafiggere il demonio sconfitto, che viene spesso raffigurato nelle immagini più belle. La Genesi (il primo libro della Bibbia) non fa il nome dell'angelo posto da Dio a custodire il paradiso terrestre, dopo la cacciata di Adamo ed Eva, rei di aver mangiato la fatidica mela proibita. Qualcuno ha voluto vedere, nell'arcigno custode che brandisce una spada fiammeggiante, l'arcangelo Michele, impegnato in un ennesimo episodio di quell'interminabile lotta contro le forze del male, che avrà il suo epilogo, come ha previsto l'evangelista Giovanni, nei giorni dell'apocalisse, quando Michele e i suoi angeli faranno precipitare definitivamente negli abissi il gran drago rosso con sette teste e dieci corna, cioè il diavolo o Satana, segnando così la sconfitta senza appello del male. La figura di San Michele è profondamente radicata nella liturgia cattolica, specialmente nella Messa tridentina, dove il suo nome viene menzionato più volte. È ricordato nel Confiteor, subito dopo la Vergine Maria, e nelle preghiere di benedizione dell'incenso, in cui è invocato come "colui che sta alla destra dell'altare dell'incenso". Sebbene alcuni studiosi, come Prosper Guéranger, abbiano notato una possibile confusione con l'Arcangelo Gabriele (Lc 1,19), San Michele resta un riferimento costante nella tradizione liturgica e devozionale. San Michele appare nei sacramentari dei Papi Leone Magno, Gelasio I e Gregorio Magno, e la sua presenza all'interno della liturgia viene consolidata tra il XII e XIII secolo, quando si registrano le prime menzioni dell'Arcangelo nel Confiteor e nel rito di incensazione degli altari durante l'Offertorio. Uno dei momenti più significativi per la devozione a San Michele fu sotto Papa Leone XIII, che, in seguito a una visione, compose una preghiera all'Arcangelo per proteggere la Chiesa dal maligno. Questa preghiera divenne obbligatoria alla fine di ogni Messa non cantata dal 1884 al 1965, come parte delle preces leonine. Anche se l'obbligo della loro recita fu abolito dopo il Concilio Vaticano II, la preghiera a San Michele è rimasta una pratica devozionale popolare. Leone XIII introdusse inoltre un rito esorcistico in cui San Michele, definito "principe gloriosissimo delle milizie celesti", veniva invocato per difendere i cristiani dal demonio. Questa preghiera sottolinea il ruolo di San Michele come protettore contro le forze del male, un tema centrale nella sua iconografia e nella sua venerazione. San Michele è conosciuto per ricoprire quattro ruoli principali: Vittoria su Satana: San Michele è il comandante delle schiere celesti e ha combattuto Satana e gli angeli ribelli durante la battaglia in Paradiso, come descritto nell'Apocalisse. È anche destinato a combattere l'Anticristo e a legare il falso profeta e la Bestia durante l'Armageddon. Assistente nell'ora della morte: San Michele è l'angelo prediletto da Dio, invocato dai morenti per assisterli durante il passaggio dalla vita terrena all'eternità. Nella tradizione cattolica, Michele accompagna le anime nel giudizio particolare e, in seguito, le libera dal Purgatorio per condurle in Paradiso. Giudizio delle anime: San Michele è raffigurato con una bilancia, simbolo della giustizia, con cui pesa i meriti delle anime durante il Giorno del Giudizio. Questa immagine è stata immortalata nel soffitto della Cappella Sistina da Michelangelo. Guardiano della Chiesa: San Michele è il protettore della Chiesa cattolica, custode del Papa e del Santissimo Sacramento. Nel Medioevo era venerato dagli ordini militari cavallereschi e considerato patrono di numerose città e professioni. Si narra che una linea retta immaginaria unisca sette santuari dedicati a San Michele e rappresenti il solco che lasciò la spada del Santo quando inflisse il famoso colpo al Diavolo per rimandarlo all’inferno. Inoltre la Linea Sacra è in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del Solstizio di Estate. I sette santuari della Linea di San Michele sono: Skellig Michael (Irlanda), St Michael’s Mount (Gran Bretagna), Mont Saint Michel (Francia), la Sacra di San Michele (Piemonte, Italia), Santuario di San Michele a Monte San'Angelo (Puglia, Italia) Monastero di San Michele (Grecia), Monastero di Monte Carmelo (Israele). Nella nostra vita san Michele è l'angelo che ci è vicino nelle piccole e grandi battaglie quotidiane contro le suggestioni del male, contro quelle forze che vogliono farci scivolare nel vortice della perversione e del peccato e che, alla fine della vita, ci guiderà (anche questo è un compito che la tradizione gli attribuisce) nel momento del trapasso per essere poi al nostro fianco, avvocato, nel giorno del giudizio definitivo. Grazie alla sua tenacia nel combattere il maligno, Michele è considerato il protettore dal male.
SAN GABRIELE ARCANGELO Attributi<br /> Ali, giglio, cartiglio con l'iscrizione « Ave Maria » o « Ave gratia plena Dominus tecum » (primo Rinascimento)<br /> Patrono di Portogallo, Diplomazia e comunicazione, Telecomunicazioni- Gabriele, forza di Dio (questo significa il suo nome), è l'angelo messaggero per eccellenza. L'ambasciata più clamorosa l'ha fatta a Maria, la giovane fidanzata del falegname di Nazaret, Giuseppe, per annunciarle che il Messia misteriosamente si sarebbe fatto carne in lei e l'eternità sarebbe entrata così nel tempo e nella storia. Ecco le sue parole: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te [...]. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo» Prima che a lei, Gabriele era apparso al profeta Daniele per rivelargli il numero delle settimane che dividevano il suo tempo dalla venuta del Messia, e il numero delle settimane che avrebbero separato la venuta del Messia dalla sua morte. Era apparso poi all'anziano sacerdote Zaccaria per annunciargli la nascita di Giovanni Battista: «Tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni [...]. Egli ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia [...] per preparare al Signore un popolo ben disposto». Le missioni di Gabriele si sono concluse a Nazaret, nella casa di Maria: «Ti saluto, o piena di grazia; il Signore è con te! Tu sei benedetta tra le donne». Il suo annuncio apre sulla terra l'era dell'incarnazione: Dio si fa uomo tra gli uomini, diventa nostro compagno nel travaglio della vita fino alla morte, schiudendoci le porte della speranza senza fine. Di questa grande realtà Gabriele fu entusiasta e benedetto messaggero. L'annunciazione ha proclamato questo umile messaggero del signore il protettore dei bambini. Invocazione a San Gabriele<br /> per avere un figlio Grande arcangelo Gabriele, mi rivolgo a te con speranza infinita. Ai tempi di Erode, re di Giudea c’era un sacerdote di nome Zaccaria, che aveva per moglie Elisabetta: non avevano figli, perché Elisabetta era sterile ed erano entrambi avanti con gli anni. Tu sei apparso a Zaccaria e gli hai detto: « La tua preghiera è stata esaudita: tua moglie partorirà un figlio, che sarà per te causa di gioia e di allegria, perché sarà grande davanti al Signore». Sei stato sempre tu ad annunciare a Maria che lo Spirito Santo sarebbe disceso su di lei e che sarebbe rimasta incinta. San Gabriele, tu che sei chiamato l’angelo dell’Annuncio non ho sempre osservato in maniera irreprensibile, come faceva Elisabetta, i comandamenti e i precetti del Signore, ma ti prometto di fare tutto il possibile, se vorrai intercedere per me affinché mi vengano concesse la felicità e la grazia della maternità. Amen.
SAN RAFFAELE ARCANGELO Attributi<br /> Ali, cagnolino, calice, pesce, tromba, vasetto di medicinali- Patrono di Regno di Napoli, Ammalati, ciechi, pastori, viaggiatori, farmacisti, infermieri, medici, giovani; fidanzati e Matrimonio ordinato; mali corporei, problemi oculari, follia, malattia mentale, incubi; arcidiocesi di Dubuque; arcidiocesi di Seattle; diocesi di Madison; Aloguinsan, Cebu, Filippine- Raffaele, che in ebraico significa «Dio guarisce», è l'arcangelo che, sotto forma di giovane bellissimo, accompagna Tobiolo, incaricato dal padre, il vecchio e cieco Tobia, di andare a riscuotere un credito di dieci talenti d'argento a Media. Un lungo viaggio dall'Assiria a Rages, che il giovane Tobiolo difficilmente avrebbe potuto condurre a termine se non avesse avuto a fianco Raffaele a salvarlo da un bel po' di guai. Tutto finisce bene: Tobiolo riscuote i denari, non solo, ma per l'intermediazione di Raffaele sposa Sara, la bella e virtuosa figlia di Rachele, e, tornato a casa, restituisce la vista al padre ungendogli gli occhi con il fiele di un pericoloso pesce che sul Tigri aveva minacciato la sua vita. La Bibbia descrive Raffaele come un giovane bellissimo, dalle vesti succinte, cioè come un viaggiatore che ha bisogno delle gambe libere per avere il passo più spedito. Per questo Raffaele viene invocato come protettore di chi nella vita deve affrontare lunghi e incerti viaggi ma è anche il protettore dei giovani e degli sposi. PROTETTORE DEL MATRIMONIO. Raphael in ebraico vuol dire “Dio ha guarito” cioè che guarisce ogni sorta di male spirituale e fisico. Proprio Sara e Tobia, convolarono a nozze grazie all’intervento dell’Arcangelo Raffaele che li guarì dai loro mali e per questo è definito il protettore del matrimonio. Giovanni Paolo II lo definiva “Il sacramento più antico”, ciò significa che già prima dell’incarnazione ma in previsione della venuta di Cristo, il matrimonio per gli esseri umani era un “luogo” mediante il quale, l’amore di Dio si rivelava al mondo. Un sacerdote francese dell’ottocento affermava: “Noi invochiamo l’Arcangelo Raffaele come patrono dei matrimoni felici e santi […]. Infatti, la santità di questa unione completa dell’uomo e della donna, nel matrimonio attiene alla qualità, all’integrità, all’ordine stesso dell’amore. Quelli che si amano non si uniranno affatto per godere isolatamene l’uno dell’altro, ma per darsi l’uno all’atro, sostenendosi vicendevolmente in maniera disinteressata. Allora anche il piacere fisico che ne proveranno sarà come il completamento della festa che accompagna la loro tenerezza. Una tenerezza offerta nella delicatezza del cuore. Ed è così, che, su consiglio dell’angelo, Tobia e Sara decisero di dare la precedenza, per tre giorni, alla tenerezza sul solo piacere”. (Abbé J. Trinceau, Fondatore dell’Arciconfraternita di San Raffaele, in Rivista dell’Angelo Custode 1892, p. 9).
nome San Renato Goupil- titolo Martire- nome di battesimo René Goupil- nascita 15 maggio 1608, Saint-Martin-du-Bois, Francia- morte 29 settembre 1642, Ossenon, U.S.A- ricorrenza 29 settembre- Beatificazione 21 giugno 1925- Canonizzazione 29 giugno 1930- Attributi palma del martirio- Renato nacque il 15 maggio 1608 a Saint-Martin-du-Bois, nella diocesi francese di Angers. Studiò a Chantilly, nei pressi di Parigi, ma dovette interrompere il suo noviziato dai Gesuiti a causa della sua sordità. Entrò allora tra i coadiutori, laici che si ponevano gratuitamente al servizio dei Gesuiti in cambio del loro sostentamento. Essendo medico chirurgo si offrì volontario per andare a lavorare negli ospedali che la congregazione tra le altre cose aveva fondato in Canada. Impegnato nella missione tra le tribù degli Uroni e degli Irochesi. Fu da questi martirizzato a Ossenon presso Auriesville, nell'attuale territorio dello stato di New York (USA), il 29 settembre 1642. Nel calendario viene ricordato singolarmente il 29 settembre, il 19 ottobre assieme ai santi Giovanni de Brébeuf, Isacco Jogues ed altri 5 Martiri Canadesi. Furono tutti canonizzati da Pio XI nel 1930. San Renato è il patrono degli anestesisti, ma lo considerano loro protettore anche le persone sorde del Nord America dove gli sono state dedicate alcune parrocchie. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Ossernenon in territorio canadese, passione di san Renato Goupil, martire, che, medico e collaboratore di sant’Isacco Jogues, fu ucciso da un pagano con un colpo di scure.
nome Beato Nicola da Forca Palena- titolo Sacerdote- nascita 10 settembre 1349, Forca Palena, Chieti- morte 29 settembre 1449, Roma- ricorrenza 29 settembre- Nicola nacque a Forca Palena dei Peligni, una piccola regione in provincia di Chieti (Abruzzo). Dopo una sana educazione cattolica, entrò in seminario e fu ordinato sacerdote, prestando servizio per un certo periodo come parroco nella diocesi di Sulmona. Dopo l'elezione al Pontificato di Innocenzo VII sulmoniano, desideroso di una vita di maggiore santità, si recò a Roma, dove fu accolto da un gruppo di eremiti, dove visse una vita del Terzo Ordine Francescano Regolare, sotto la direzione di Fray Rinaldo del Piemonte. Il suo eremo era situato tra le terme di Nerone, in una torre, con casette e piccoli giardini nella regione di San Eustaquio, vicino alla chiesa di San Salvador. La sua personalità, le sue eminenti doti intellettuali e morali attirarono la stima di tutti gli eremiti, che alla morte di Fray Rinaldo lo nominarono loro successore, maestro e padre. Chiamò questi eremiti i Eremiti di San Girolamo. Nel frattempo crebbe di numero e di fervore e da tutta Italia arrivavano richieste di nuove fondazioni. Con alcuni compagni Nicola si recò a Napoli e tra la vecchia chiesa di San Agnello e l'attuale ospedale degli incurabili, fondò un eremo, che sarebbe diventato famoso per i tanti eremiti e per la sua santità oltre la bella chiesa di Santa María Mayor a Caponapoli. Nel 1434 fu chiamato a Firenze da Papa Eugenio IV, con l'incarico di riformare alcuni monasteri e di fondare eremi della sua congregazione. Completato il mandato pontificio, tornò a Roma, e sul monte Esquilino fondò l'Eremo e la chiesa di San Onofrio. Lì stabilì la sua ultima residenza. Incontrò più volte il Beato Pietro Gambacorta da Pisa, venuto a Roma per chiedere l'approvazione della sua Congregazione di San Girolamo, i cui eremiti erano chiamati Girolomini. I due santi si stimavano e si amavano con affetto fraterno. Si unì al suo Istituto con l'Ordine dei Girolamini fondato dal Beato Pedro Gambacorta. A 100 anni, Nicola arrivò nella patria celeste. Il suo culto fu confermato all'interno della Congregazione di San Girolamo nel 1771 da Papa Clemente XIV.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beato Nicola da Forca Palena, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di San Girolamo, che sul colle Gianicolo fondò il monastero di sant’Onofrio, dove centenario riposò nel Signore.
nome San Maurizio di Langonnet- titolo Abate- nascita 1115 circa, Loudéac, Bretagna- morte 1191 circa- ricorrenza 29 settembre- Nacque a Loudéac nella Bretagna, studiò a Parigi e nel 1144 entrò nei Cistercensi di Langonnet; nel 1147 fu eletto abate e, nel 1177, fondò e governò il monastero di Carnoet, mantenendo la carica di abate di Langonnet. Era un amico e consigliere dei duchi di Bretagna e famoso per i suoi doni taumaturgici. Il culto del santo nell'ordine cistercense e nelle diocesi di Quimper, Vannes e Saint-Brieuc risale a tempi molto antichi. Papa Clemente XI autorizzava i cistercensi a rendergli il culto liturgico, cosa già fatta nelle suddette diocesi.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Bretagna in Francia, san Maurizio, abate dapprima del monastero cistercense di Langonnet e poi di quello di Carnoët da lui fondato, dove riposò in fama di santità.
nome San Ciriaco (Quiriaco)- titolo Anacoreta- nascita 9 gennaio 449, Corinto, Grecia- morte 29 settembre 557, San Sabas, Roma- ricorrenza 29 settembre- Quiriaco nacque a Corinto il 9 gennaio 449. Desideroso di perfezione, andò in Palestina e ricevette l'abito dei monaci dalle mani di Sant'Eutimio "il Grande", uno dei padri del monachesimo palestinese. Ma quest'ultimo, giudicandolo troppo giovane, non voleva trattenerlo. Quiriaco decise allora di unirsi ai discepoli di San Gerasimo che vivevano vicino al Giordano. Qui trascorse nove anni di duro noviziato. Alla morte dei suoi due maestri, tornò nella laura Sant'Eutimio dove rimase per altri nove anni. Per tutta la sua esistenza visse come anacoreta in vari "lauri" della Palestina e per quasi novant'anni condusse una vita di estrema penitenza nelle caverne.<br /> A quel tempo la vita dei monasteri era spesso turbata da divisioni e contrasti sulle dottrine teologiche ancora non chiarite dai Concili. Quiriaco fu chiamato a imporre la sua autorità ai monaci che sostenevano le teorie originiste. Il suo biografo, Cirillo di Scitopolis, lo visitò nel monastero di Susakim e lo trovò in compagnia di un leone che viveva con lui come cane da guardia. Morì nella laura de san Caritón a San Sabas all'età di 108 anni.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. In Palestina, san Ciriaco, anacoreta, che per circa novant’anni condusse una vita di grande austerità in spelonche e fu modello degli anacoreti e difensore della verità della fede contro gli errori degli origenisti.
nome Beato Giacomo Mestre Iborra- titolo Sacerdote e martire- nascita 1909 circa, Rafelbuñol, Valencia- morte 1936 circa, Valencia, Spagna- ricorrenza 29 settembre- Giacomo nacque a Rafelbuñol in Valencia. Entrò nell'Ordine dei Cappuccini il 7 giugno 1925 e cambiò il suo nome in Fray Santiago de Rafelbuñol, fu poi ordinato sacerdote a Roma il 26 marzo 1932. Conseguì la laurea di Dottore in Teologia presso l'Università Gregoriana di Roma. Nella sua provincia fu vicerettore del seminario serafico di Massamagrell.<br /> Quando il seminario dovette chiudere, si prese cura di salvare i seminaristi e poi si rifugiò nella sua casa paterna a Rafelbuñol. Il 26 settembre 1936 fu arrestato. Si era presentato spontaneamente davanti al Comitato offrendosi in cambio della libertà dei suoi otto fratelli e di suo padre. In carcere ascoltò la confessione di tutti. Nella notte tra il 28 e il 29 fu fucilato insieme ai suoi otto fratelli e a suo padre. Fu beatificato l'11 marzo 2001 da San Giovanni Paolo II. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Gilet vicino a Valencia in Spagna, beato Giacomo Mestre Iborra, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che, durante la persecuzione contro la fede, versò il sangue per Cristo.
nome San Giovanni da Dukla- titolo Francescano polacco- nascita 1414 circa, Dukla, Polonia- morte 29 settembre 1484, Leopoli, Ucraina- ricorrenza 29 settembre- Giovanni, nato a Dukla vicino ai Monti Carpazi in Polonia nel 1414 circa, dopo essere entrato nei frati minori conventuali, fu uno dei numerosi membri dell'ordine a essere ispirati dalla predicazione di S. Giovanni da Capcstrano (23 ott.) ad adottare le costituzioni più rigorose dei frati osservanti. Visse per un periodo quasi come un recluso, ma questo cambiò inevitabilmente, dopo la sua nomina a custode del convento a Llov. Fu a questo punto che, con il permesso dei suoi superiori, passò nell'Ordine dei bernardini, un ramo dei frati minori, chiamato così perché i suoi conventi erano dedicati a S. Bernardo (20 ago.). Si concentrò sull'apostolato, sulle omelie e sulle confessioni, e dopo essere diventato cieco, in vecchiaia, continuò senza incertezze, facendosi leggere i brani della Bibbia da un novizio, per preparare le omelie. Molta gente, compresi i membri degli usciti e di altre sette, entrò o ritornò alla Chiesa, come risultato della sua predicazione e del suo esempio. Per tutta la vita, la particolare mescolanza d'entusiasmo e prudenza lo portò a occupare incarichi di responsabilità: svolse diversi mandati come custode a Krosno e Llov, e a un certo punto divenne custode provinciale, ruolo rilevante data la vicinanza alla religione ortodossa, e alla natura missionaria dei conventi sotto la sua giurisdizione. Alla sua morte avvenuta a Llov il 29 settembre 1484, il culto ebbe origine immediatamente, oltre ai racconti di miracoli accaduti sulla sua tomba. Il culto di patrono principale di Polonia e Lituania fu approvato da papa Clemente XII (1730-1730) nel 1739, e nel 1984 la Sacra Congregazione dei Riti ha aperto ufficialmente la causa della canonizzazione. MARTIROLOGIO ROMANO. A Leopoli nel territorio dell’odierna Ucraina, san Giovanni da Dukla, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che condusse vita nascosta e ascetica secondo le consuetudini degli Osservanti, si adoperò con fervido zelo nella cura pastorale delle anime e promosse l’unità di cristiani.
nome San Ludwino (Liudvino) di Treviri- titolo Vescovo- nascita VII secolo, Austrasia- morte 717, Reims, Francia- ricorrenza 29 settembre- Nacque in Austrasia e fu educato da Basino; si sposò giovanissimo; Quando divenne vedovo, fondò l'abbazia benedettina di Mettlach, nella Saar, dove entrò come monaco. Fu vescovo di Treviri. Morì a Reims. MARTIROLOGIO ROMANO. A Mettlach sul fiume Saar nella Renania, in Germania, deposizione di san Liudvino, vescovo di Treviri, che, fondatore del monastero del luogo, morì piamente a Reim
nome Beato Carlo di Blois- titolo Duca di Bretagna- nascita 1319, Blois, Francia- morte 1364, Auray, Francia- ricorrenza 29 settembre- Carlo di Blois, la cui storia occupa un capitolo ridotto nella storia della Guerra dei Cent'anni, era figlio di Guido di Chàtillon, conte di Blois, e di Margherita, sorella di Filippo VI di Francia. Nato nel 1319, fu noto in gioventù per la bontà e il coraggio. Nel 1337 sposò Giovanna la Zoppa di Penthièvre, nipote ed erede di Giovanni III, duca di Bretagna che, in vista del matrimonio, aveva nominato Carlo come erede, ma quando alla morte di Giovanni (1341) Carlo reclamò il ducato, dovette affrontare un rivale: Gioanni di Montfort, fratellastro del duca. Questo scatenò la lotta tra i due uomini, che continuarono a combattersi fino alla morte di Carlo: anche se né lui né la moglie risolsero il problema, come avrebbero invece potuto fare ritirandosi, Carlo s'offri di sistemare la questione personalmente in un duello. Al rifiuto del rivale, quando la guerra proseguì, fece il possibile per ridurne gli effetti sui sudditi. Dopo la presa di Nantes, per esempio, la sua prima azione fu di assicurarsi che i poveri avessero cibo a sufficienza e che i feriti fossero adeguatamente curati, e lo stesso avvenne dopo le battaglie di Rennes, Guincamp e così via. Carlo, nel frattempo, fondò alcune case religiose affinché i monaci potessero pregare per la sua causa e per le anime di quelli che morivano nei combattimenti; si recò scalzo in pellegrinaggio al sepolcro di S. Ivo (19 mag.) a Tréguier per lo stesso scopo. Alcuni suoi seguaci pensavano che avrebbe fatto meglio a diventare monaco, e quando sospese l'assedio di Hennebont per permettere alle truppe di partecipare alla Messa, uno degli ufficiali protestò apertamente. Carlo gli rispose: «Possiamo avere sempre città e castelli: se ci saranno portati via, Dio ci aiuterà a riaverli, ma non possiamo permetterci di perdere la Messa». Alla fine, nonostante l'aiuto ricevuto dal re di Francia, Filippo IV di Valois (1328-50), Carlo fu sconfitto da Giovanni di Montfort, con l'appoggio di re Edoardo d'Inghilterra (1327-77). Era riuscito a resistere per un breve periodo, ma nel gennaio 1347, dopo la battaglia di Crécy e il sacco di Poitiers, fu sconfitto nella battaglia di La Roche-Derrien vicino a Tréguier, fatto prigioniero, e spedito in Inghilterra. La somma di denaro richiesta come riscatto fu così enorme che dovette trascorrere nove anni nella Torre di Londra prima di riottenere la libertà. Durante la prigionia scrisse una biografia di S. Ivo, promuovendo la causa di canonizzazione, mentre la pazienza e la devozione gli fecero guadagnare l'incondizionata ammirazione dei suoi carcerieri. Finalmente, dopo aver conquistato la libertà, il 12 luglio 1363, accettò di dividere il ducato, ma sfortunatamente sua moglie non fu d'accordo, perciò Carlo infranse il patto, continuando a rivendicare la totalità del regno per altri nove anni, con alterne fortune. L'ultima battaglia avvenne ad Auray il 29 settembre 1364: davanti a Carlo vi era un esercito di soldati britannici capeggiati da Giovanni Chandos: Bertrando du Guesdin fu fatto prigioniero, e Carlo ucciso sul campo di battaglia, poi seppellito a Guincamp.<br /> Furono riferiti miracoli avvenuti sul suo sepolcro, ed esisteva un movimento tenace che portava avanti la causa della canonizzazione, a dispetto delle proteste di Giovanni IV di Montfort, che temeva che ciò potesse danneggiare la sua posizione in Bretagna. Sembra che papa Gregorio XI (1370-78) avesse, infatti, autorizzato la canonizzazione, ma nella confusione causata dalla sua partenza da Avignone nel 1376, la bolla non fu mai scritta; nonostante questo il popolo continuò a venerarlo, e il culto fu confermato da papa S. Pio X (26 ago.) nel 1904. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Vannes sulla costa della Bretagna, beato Carlo da Blois, uomo pio, mite e umile: duca di Bretagna, avrebbe desiderato entrare tra i Frati Minori, ma, costretto a difendere la propria sovranità contro un nemico, forte nelle difficoltà, subì una lunga carcerazione e fu ucciso in combattimento presso Auray.