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I santi di oggi 19 luglio:
nome San Simmaco- titolo 51º papa della Chiesa cattolica- nascita V secolo, Sardegna- Elezione 22 novembre 498- Fine pontificato 19 luglio 514, (15 anni e 239 giorni)- morte 19 luglio 514, Roma- ricorrenza 19 luglio- Simmaco, di origine sarda e precedentemente pagano, svolgeva il ministero di diacono a Roma quando fu eletto nel 498, come sue cessore di papa Anastasio Il, da una maggioranza di ecclesiastici che si erano opposti alla politica di Anastasio nei confronti dell'Oriente, dato che pensavano avesse fatto troppe concessioni per sanare lo scisma tra le due Chiese. Lo stesso giorno dell'elezione di Simmaco nella basilica del Laterano, un gruppo di aristocratici favorevoli alla Chiesa orientale, e una parte del clero che li sosteneva, elesse papa, a Santa Maria Maggiore, Lorenzo, l'arciprete di S. Prassede a Roma. Lorenzo era appoggiato dalla maggior parte dei senatori e in particolare dal loro capo, Festo, sostenitore dell'imperatore; i partiti rivali a Roma formarono alcune fazioni che causarono gravi violazioni dell'ordine pubblico e minacciarono la distruzione della città e della Chiesa. Simmaco e Lorenzo si appellarono a re Teodorico di Ravenna, perché risolvesse la disputa, e questi decise a favore di Simmaco, in base al fatto che i suoi sostenitori erano più numerosi (e, senza dubbio, perché Simmaco era favorevole al re dei goti e si opponeva alla crescita del potere imperiale in Italia). Simmaco immediatamente convocò un sinodo a Roma, in cui si bandì qualsiasi discussione sulla successione del papa mentre quest'ultimo era ancora in vita, e si decretò la possibilità per il papa di nominare un suo successore; nel caso ciò non fosse avvenuto prima della sua morte, sarebbe stato compito del clero eleggere il nuovo pontefice, ma i laici non avrebbero potuto partecipare. Lorenzo accettò la decisione, e fu nominato vescovo di Nocera, in Campania. I sostenitori di Lorenzo non rinunciarono, e accusarono il papa di non celebrare la Pasqua secondo il nuovo calendario, di non condurre una vita di castità, e di abusare delle proprietà della Chiesa. Teodorico chiamò Simmaco a Ravenna perché rispondesse di tali accuse, ma il papa si spaventò e si rifugiò in San Pietro. Il re interpretò la fuga come un'ammissione della sua colpa e nominò un altro al posto di Simmaco, finché non si fosse tenuto un sinodo italiano per decidere su queste questioni. Il sinodo si concluse nel 502 e si pronunciò in favore di Simmaco, giacché, essendo papa, «nessuna corte umana avrebbe potuto giudicarlo, solo Dio» (O.D.P.). Ancora una volta, Simmaco convocò subito il proprio sinodo ed emise un decreto che proibiva qualsiasi alienazione delle proprietà della Chiesa da parte di un papa; con ciò sperava di evitare che i laici fossero ricompensati per il loro appoggio, e di ridurre perciò la loro interferenza; avrebbe dimostrato inoltre di essere innocente, in merito alle accuse che gli erano state mosse. Il re, non contento dell'assoluzione di Simmaco, e bendisposto verso l'Oriente in quel momento, incoraggiò Lorenzo a ritornare a Roma, dove fu papa per quattro anni in Laterano, mentre Simmaco dovette restare in San Pietro, a causa delle sommosse e delle stragi organizzate dai suoi oppositori. Durante questo periodo si diffusero dei "falsi simmachiani", che tentavano di dimostrare con falsi documenti che il papa non era soggetto al giudizio umano. Alla fine, nel 506, Teodorico pose fine alle divisioni politiche a Roma, riconoscendo l'innocenza di Simmaco, e ordinando a Fcsto e ai suoi seguaci di restituirgli il controllo di Roma. 11 re cambiò idea in parte come risultato del mutamento della sua politica nei confronti di Costantinopoli, in parte grazie alla mediazione di S. Ennodio (17 lug.) e del diacono alessandrino Dioscoro. Reintegrato nel suo incarico, Simmaco esercitò vigorosamente il suo ministero, espellendo i manichei da Roma, inviando ricche donazioni alle vittime della persecuzione ariana in Africa, e pagando il riscatto per i prigionieri catturati nelle guerre italiane (0.D.P). Fece costruire e restaurare numerose chiese a Roma, e ampliò gli edifici di San Pietro, per creare una residenza per il papa, e servizi per i pellegrini. Fu il primo papa a mandare il pallium a un vescovo non italiano, quando conferì i diritti primaziali a S. Cesario di Arles (27 ago.). Tentando di sanare la frattura tra le due Chiese, l'imperatore Anastasio I invitò Simmaco a presiedere un concilio a Eraclea, per sistemare la questione delle differenze dottrinali che stavano dividendo la Chiesa orientale, ma Simmaco era già morto, il 19 luglio 514, quando l'invito raggiunse Roma. Acceso sostenitore dei diritti del papato e feroce oppositore di qualsiasi interferenza laica nelle questioni ecclesiastiche, Simmaco non era sempre cauto nelle sue azioni, e il rancore che aveva caratterizzato la sua supremazia a Roma (generalmente, bisogna ammettere, non per causa sua) era «alimentato, secondo i suoi avversari, dalla sua condotta scorretta. Molte persone, incluso il santo diacono Pascasio, non si riconciliarono mai con lui» (O.D.P.). Simmaco fu sepolto nell'atrio di San Pietro. MARTIROLOGIO ROMANO A Roma presso san Pietro, san Simmaco, papa, che, dopo avere a lungo sofferto per il fanatismo degli scismatici, morì infine confessore della fede.
nome Beata Stilla di Abenberg- titolo Vergine- nascita Abenberg, Baviera- morte 1140 circa, Abenberg, Baviera- ricorrenza 19 luglio- Beatificazione 12 gennaio 1927 da papa Pio XI- Stilla nacque nella famiglia dei conti di Abenberg, vicino a Norimberga, verso la fine dell'XI secolo. Tutto ciò che si sa della sua vita è che forse fu una delle tre sorelle che elargirono donazioni al convento di Heilsbronn, e che visse in casa sua come una monaca. Nel 1136 fece costruire a sue spese una cappella dedicata a S. Pietro, che era solita visitare ogni giorno e dove forse pronunciò il voto di verginità alla presenza di S. Ottone (2 lug.), vescovo di Bamberga. Sembra che il suo desiderio fosse quello di costruire un monastero nelle vicinanze, ma morì prima che potesse essere iniziato. A dispetto di una certa opposizione da parte della sua famiglia, fu sepolta nella sua cappella privata, e la tomba divenne meta di pellegrinaggio, ma non sembra sia esistito un culto medievale; nel 1488 comparve un libro che elencava i miracoli avvenuti in quel luogo (che proseguirono fino al 1771). È stata scoperta una tomba antica nella chiesa di S. Pietro nel 1884, con un bassorilievo raffigurante una donna che regge un modellino di una chiesa e, a quanto sembra, alcuni grani di rosario, che risale al periodo dal 1220 al 1250. Forse le appartengono alcuni resti rinvenuti durante vari scavi arci icologici, che ora si trovano nella chiesa di S. Pietro (conosciuta anche come chiesa di S. Stilla), nella cattedrale a Eichstat, e nella chiesa parrocchiale di Abenberg. Nel 1897 il vescovo stabilì che il suo culto risaliva almeno ai primi anni del XVI secolo, e ciò probabilmente portò alla sua approvazione nel 1927. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Marienburg nella Franconia, in Germania, beata Stilla, vergine consacrata, sepolta nella chiesa da lei fondata.
nome Santa Macrina la Giovane- titolo Monaca- nascita Cesarea in Cappadocia- morte 19 luglio 379, Ponto- ricorrenza 19 luglio- Macrina, figlia maggiore dei dieci figli di S. Basilio e di S. Emmehia, nacque nel 330 circa a Cesarea in Cappadocia, e all'età di dodici anni fu promessa in sposa. Alla morte improvvisa del fidanzato, fece voto di non sposarsi e restò a casa per contribuire all'educazione dei suoi fratelli, tra cui S. Basilio Magno, S. Pietro da Sebaste, e S. Gregorio di Nissa. Successivamente Basilio sistemò la madre e Macrina in una proprietà a Ponto, dove vissero come una comunità e furono raggiunte da altre donne. Alla morte della madre, nel 373 circa, Macrina cedette tutte le sue proprietà per vivere con quello che era in grado di guadagnare con il proprio lavoro. Alla sua morte nel 379, era così povera che non si trovò niente per coprire il suo corpo, tranne un pezzo di stoffa ruvida. Fu seppellita nella chiesa dei Quaranta Martiri di Sebaste, In un periodo imprecisato della sua vita diventò superiora di un monastero ad Annesi, sull'altra riva del fiume su cui viveva Basilio e la sua congregazione. Questo racconto di Macrina si basa sulla Vita scritta dal fratello Gregorio, sotto forma di lettera a un eremita chiamato Olimpio; suo è anche un trattato, De anima et resurrectione, in forma di dialogo tra lui stesso e Macrina morente. Nella Vita, l'autore descrive un miracolo di Macrina, quando guarì l'occhio malato di una giovane, e commenta gli altri miracoli di cui si ebbe notizia così: «Sebbene sembrino incredibili, tutti coloro che li hanno esaminati li ritengono veri, anche se coloro che pensano in termini umani non li ritengono possibili», perciò non li descrive «per timore che i non credenti non vengano spinti a non credere nei doni di Dio». MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Annesi lungo il fiume Iris nel Ponto ancora in Turchia, santa Macrina, vergine, sorella dei santi Basilio Magno, Gregorio di Nissa e Pietro di Sivas, che, versata nelle Sacre Scritture, si ritirò a vita solitaria, mirabile esempio di desiderio di Dio e di distacco dalla vanità del mondo.
nome Sant'Arsenio il Grande- titolo Eremita- nascita 350 circa, Roma- morte 450, Scete, Egitto- ricorrenza 19 luglio- Patrono di Maestri; Sant'Arsenio- Bianco con candida e lunga barba, alto di statura, nobilissimo d'aspetto, questo era Sant'Arsenio a novantacinque anni, dopo più di mezzo secolo di vita nel deserto più arido e desolato, quello dello Scete, in Egitto. Il nobile incedere gli veniva dall'essere romano, di famiglia senatoriale. Nel Palazzo imperiale aveva ricoperto cariche assai alte, e sembra addirittura che Teodosio l'avesse scelto come precettore dei propri figli, Arcadio e Onorio, che si divisero poi l'Impero paterno. Quando Roma fu conquistata dal Re barbaro Alarico; quando l'Impero costruito dai Cesari cominciò a crollare, Arsenio comprese come la sua opera nel mondo fosse inutile. Si sentì chiamato verso un nuovo Impero, che non avrebbe temuto le orde dei barbari. Una voce gli disse: «Fuggi gli uomini, e ti salverai!». Fuggiti gli uomini, Arsenio condusse, nel deserto egiziano, una vita di continua preghiera, quasi sopprimendo il sonno. Al tramonto, volgeva le spalle al sole calante e per tutta la notte, con gli occhi fissi al levante, aspettava l'aurora del nuovo giorno. Soltanto allora, per brevissimo tempo, si assopiva. Pregava e piangeva, con gli occhi senza più ciglia, per le lacrime e per lo sforzo di non dormire. Pregava per l'Impero caduto, ma anche di più piangeva sull'infelicità del mondo, sulla sorte di tanti infelici, sul sacrificio divino, dimenticato e negletto dagli uomini. «Beato te, abate Arsenio, disse di lui un altro eremita. Tu ti sei pianto in questa vita! Chi non si piange in questa vita, piange eternamente nell'altra». Il pianto di Sant'Arsenio fu assai lungo: durò per 53 anni, prima del giorno in cui passò, con la morte, alla gioia dell'altra vita. La sua esistenza era stata l'adempimento di una preghiera che si legge ancora nel Messale, e che chiede proprio il dono delle lacrime, quelle lacrime che la maggioranza degli uomini vorrebbero evitare, perché espressione di sofferenza. Dice: «Dio onnipotente e pieno di dolcezza, che in favore del popolo assetato facesti zampillare dalla roccia una fonte d'acqua viva, estrai dal nostro cuore di pietra le lacrime della compunzione, affinché possiamo piangere i nostri peccati, meritando così di esserne perdonati nella Tua misericordia». MARTIROLOGIO ROMANO. Presso il monte Scete in Egitto, sant’Arsenio, che fu, secondo la tradizione, diacono della Chiesa di Roma; ritiratosi a vita solitaria al tempo dell’imperatore Teodosio, pieno di ogni virtù rese lo spirito a Dio.
nome San Bernoldo di Utrecht- titolo Vescovo- nascita Olanda- Consacrato vescovo 24 settembre 1027- morte 19 luglio 1054, Utrecht, Olanda- ricorrenza 19 luglio- Santuario principale Chiesa di San Pietro a Utrecht- Attributi abito vescovili con in mano una chiesa romanica con due torri- Patrono di Oosterbeek (frazione di Renkum), Congregazione degli artisti olandesi- Incarichi ricoperti Vescovo di Utrecht- Bernoldo (Bernulfo) fu nominato vescovo di Utrecht dall'imperatore Corrado II, la cui usanza di conferire nomine episcopali ai membri della sua corte rende probabile il fatto che Bernoldo sia stato un ufficiale di un certo rango alla corte imperiale e ben conosciuto dall'imperatore, che appoggiava sempre i vescovi dopo averli nominati, e rimaneva in rapporti amichevoli con la maggior parte di loro. Una buona parte delle opere di Bernoldo durante suo mandato di vescovo riguardò l'estensione delle proprietà terriere della sua sede, e in ciò fu aiutato sia da Corrado, sia (la re Enrico, che successe a Corrado nel 1046, con il nome di Enrico III. Questi era amico di Bernoldo e gli fece diverse donazioni, du rante la sua visita a Utrecht nel 1040 e di nuovo nel 1042, in seguito a una spedizione contro gli ungheresi, cui probabilmente Bernoldo partecipò. Queste donazioni provocarono malcontento tra i signori di Lorena, che nel 1046, mentre Enrico si trovava a Roma, formarono una lega contro il vescovo, e benché fosse appoggiata da sassoni, danesi, inglesi, e persino da papa S. Leone IX (19 apr.), l'imperatore riuscì a sconfiggerla, e, dopo la vittoria conseguita, convocò un concilio ad Aix-la-Chapelle nel 1049, presieduto dal papa, che ratificò e accrebbe le proprietà terriere della diocesi di Utrecht. L'altro interesse principale del vescovo Bernoldo fu la riforma della Chiesa. Partecipò a un sinodo nazionale a Francoforte e sostenne Corrado, quando questi limitò i diritti episcopali sull'abbazia benedettina di Amersfoot, sebbene si trattasse di una fondazione episcopale, e Bernoldo perse, di conseguenza, una parte della sua autorità. Promosse la riforma cluniacense nei monasteri della sua diocesi, e operò in modo da ridurre il controllo laico sulle varie chiese. Si occupò della costruzione di tre chiese nella stessa Utrecht, e di una quarta a Deventer. Bernoldo morì il 19 luglio 1054, e il culto risale almeno al tardo XIV secolo. Gli artisti olandesi lo scelsero come loro patrono, quando istituirono la loro corporazione nel 1917. MARTIROLOGIO ROMANO. A Utrecht in Lotaringia, nel territorio dell’odierna Olanda, san Bernoldo o Bernulfo, vescovo, che liberò chiese e monasteri dal giogo dei potenti, fondò molte chiese e introdusse nei monasteri le consuetudini cluniacensi.
nome San Pietro Crisci da Foligno- titolo Eremita- ricorrenza 19 luglio- Santuario principale Oratorio della Nunziatella a Foligno- San Pietro Crisci, noto affettuosamente come ‘Pietrillo’, è una figura significativa tra gli eremiti urbani dell’Umbria cristiana. Nacque a Foligno da Pietro della famiglia dei Crisci, in una data incerta che alcuni studiosi situano intorno al 1243. All'età di 30 anni, Pietro vendette i beni paterni ereditati e distribuì il ricavato ai poveri. Decise di dedicarsi completamente alla vita spirituale, vivendo al servizio della cattedrale di Foligno. Dormiva in un piccolo vano del campanile, trascorrendo le sue giornate in preghiera e digiuno. Era comune in quel periodo incontrare persone penitenti che vivevano nei pressi di una chiesa, offrendo i loro servizi quando richiesti e sostenendosi con l’elemosina. San Pietro Crisci apparteneva a questa categoria di devoti, simile a San Teobaldo Roggeri, che visse all’ombra della chiesa di Alba in Piemonte. San Pietro visse durante i moti religiosi umbri della prima metà del XIV secolo e fu accusato ed indagato dagli inquisitori. La sua spiritualità era profondamente influenzata dalla beata Angela da Foligno e da Santa Chiara di Montefalco. Era noto per le sue rigide penitenze e compì numerosi pellegrinaggi a Roma e ad Assisi. Si pensa che possa essere identificato con il “s. Petro de Foligno” che, insieme al beato Cecco da Montegranaro, terziario francescano, contribuì alla costruzione della chiesa di Santa Maria di Montegranaro presso Pesaro. San Pietro Crisci morì a Foligno il 19 luglio 1323, lasciando una grande fama di santità. Il padre domenicano Giovanni Gorini di San Geminiano, su incarico del vescovo Agneletti di Foligno, redasse la sua ‘Vita’ o ‘Legenda’, l’unica fonte biografica a lui dedicata, ritenuta sufficientemente attendibile. Durante il Medioevo, la devozione per San Pietro fu molto forte e dal XIV secolo, gli statuti comunali avevano inserito il 19 luglio tra le feste di precetto. In quel giorno si teneva anche una fiera, che esiste ancora oggi. L'11 maggio 1400, Papa Bonifacio IX concesse indulgenze a quanti avessero visitato la cattedrale di San Feliciano nel giorno della sua festa e nei tre giorni seguenti. Nel 1385, in suo onore fu eretta una cappella nella cattedrale, restaurata nel 1870 dal vescovo Crispigni, dove attualmente si venera il suo corpo, racchiuso in un’urna artistica di legno. San Pietro Crisci è stato raffigurato sin dai primi anni dopo la sua morte, vestito di un rozzo sacco, in ginocchio con le mani alzate verso il sole e con l’aureola sul capo. La sua ‘Vita’ racconta che durante la preghiera, alzava lo sguardo verso il sole e riusciva a vedere nel globo infuocato il vero sole, Cristo, fissando la luce accecante senza subire danni, per grazia divina. MARTIROLOGIO ROMANO. A Foligno in Umbria, beato Pietro Crisci, che, dati tutti i suoi beni ai poveri, si mise al servizio della cattedrale e visse in grande umiltà e penitenza nella torre campanaria.