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I santi di oggi 2 luglio:
nome Madonna delle Grazie- titolo Colei che porta la Grazia per eccellenza- ricorrenza 2 luglio- La Madonna delle Grazie occupa un posto di rilievo nella devozione mariana. Questo appellativo si esprime attraverso due significati principali: da un lato, rappresenta la maternità divina di Maria, madre della Grazia per eccellenza, Gesù Cristo, venuto per salvare l'umanità; dall'altro, si riferisce alle Grazie che Maria intercede presso Dio per concedere ai fedeli. Maria, come Madonna delle Grazie, incarna l'immagine di una madre affettuosa e benevola, che ha vissuto l'esperienza unica di essere madre di Gesù e al contempo di sopportare la perdita tragica del Figlio. Questo duplice ruolo le conferisce un'autorità particolare nell'invocare Dio a nome dell'umanità, rendendola un simbolo potente di intercessione divina. I fedeli cattolici di tutto il mondo, infatti, si rivolgono a lei con fiducia, certi della sua capacità di ottenere le Grazie necessarie per la salvezza e il benessere. Le Celebrazioni in Italia. In Italia, la Madonna delle Grazie è venerata in numerosi luoghi con celebrazioni che variano secondo le tradizioni locali. Queste feste spesso coincidono con altre manifestazioni del culto mariano e sono legate ad apparizioni o eventi miracolosi attribuiti alla Vergine delle Grazie. Tra le date più comuni per queste celebrazioni troviamo il 2 luglio, la festa della Visitazione di Maria a Elisabetta e l'ultimo giorno di maggio, mese tradizionalmente dedicato a Maria.
Origine del Nome. Il nome "Madonna delle Grazie" deriva dall'episodio delle Nozze di Cana, narrato nel Vangelo di Giovanni. In questa occasione, Maria chiede a Gesù di intervenire quando il vino finisce durante la festa, esortando i servi a fare tutto ciò che Egli avrebbe detto loro. Questo gesto sottolinea il suo ruolo di intercessione e la sua capacità di ottenere grazie per l'umanità. Nel corso dei secoli, molti santi e poeti cattolici hanno celebrato l'intercessione di Maria. San Bernardo, ad esempio, nel suo famoso "Memorare", sottolinea: « non s’è mai udito che qualcuno sia ricorso a te e sia stato abbandonato ». Dante, nel XXXIII Canto del Paradiso, mette in bocca a San Bernardo una preghiera alla Vergine che esalta la sua grandezza e bontà. « Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre. »
nome San Bernardino Realino- titolo Sacerdote gesuita- nome di battesimo Bernardino Realino- nascita 1 dicembre 1530, Carpi- morte 2 luglio 1616, Lecce- ricorrenza 2 luglio- Beatificazione 1896 da papa Pio VII- Canonizzazione 1947 da papa Pio XII- Santuario principale Chiesa del Gesù di Lecce- Patrono di Lecce- Nacque a Carpi, ridente cittadina del Modenese, nel 1530 da Francesco Realino e da Elisabetta Bellentoni. La madre si premurò di dare al suo Bernardino una buona educazione. Gli insegnò a recitare il Rosario quand'era ancora piccolo. Si rivelò un giovane di vivo ingegno e di cuore caritatevole. Studente a Modena fece la prima triste esperienza della corruttela dell'ambiente studentesco. Corse pericolo di livellarsi alla condotta dei più, ma s'accorse in tempo e seppe vincere. Più tardi da Modena passò alla facoltà di medicina nell'università di Bologna. Per assecondare il desiderio di Cloride, la donna da lui amata, interruppe gli studi di medicina per dedicarsi alla giurisprudenza. Alla fine di questo periodo di studi si deve collocare un triste episodio che il Santo non dimenticherà mai. Incontratosi un giorno con un certo Galli, che aveva commesso una ingiustizia troppo aperta a danno dei Realino, ne nacque una discussione animata. Bernardino si sentì bollire il sangue nelle vene e tratta la spada lo colpì alla fronte, senza però ucciderlo. Nel mondo dei dotti già fin da giovane era salutato come un umanista di gusto e di gran sapere, da meritarsi l'elogio di « raro ingegno in giovanile etade ». Fu un uomo superiore alle cose umane: ben più alti ideali albergavano nella sua mente. Compiuti gli studi e laureatosi in giurisprudenza, fu podestà prima a Felizzano, poi a Cassine e in seguito a Castelleone, dovunque facendosi amare per la sua onestà e carità, amministrando con equanime e paterna giustizia. Negli anni del breve governo a Cassine, a contatto con le strettezze economiche e miserie morali del popolo, ne fu talmente impressionato che giunse a non mangiare e non dormire, fuggendo gli amici, disgustato della vita. Fu allora che maturò in lui la vocazione religiosa. Gli eterni destini dell'uomo si affacciavano insistentemente alla sua considerazione. A Napoli, la predica di uno zelante gesuita lo colpì profondamente e gli rivelò chiaramente la divina chiamata. Fu la decisione. Chiese di divenire gesuita. L'amor filiale per il vecchio babbo gli fece passare momenti di penosa esitazione. Salì l'altare il 24 maggio del 1567. Divenuto sacerdote, la fama di santo che andava acquistando a Napoli gli procurava richieste incessanti del ministero sacerdotale che lo teneva occupatissimo. Trasferito a Lecce fu presto riconosciuto dal popolo come sacerdote zelantissimo e pieno di inesauribile carità. Preferiva le classi umili e sofferenti, e si occupò con una estrema pazienza persino degli schiavi turchi addetti alle galere. Negli anni maturi e nella vecchiaia Bernardino, che fu sempre devotissimo della Madre Divina, conservò nell'amore alla Madonna quell'ingenuità infantile che spiccava come nota particolare della sua pietà. Con Maria e per Maria guadagnò le anime a Dio. Tra i tanti efficaci insegnamenti che dava sulla devozione mariana, diceva che era una vergogna che una donna per bene non trovasse tempo a dire la corona tre volte la settimana ad onore della Madonna. I magistrati di Lecce si recarono un giorno alla Casa dei Gesuiti, per pregare il Santo, ormai vecchio e quasi paralizzato, di accettare l'incarico e l'onore di essere il patrono della loro città in Paradiso. Morì il 2 luglio 1616 alla veneranda età di 86 anni. PRATICA. - Impariamo a passare per le vicende di questo mondo senza essere vittime del suo spirito. PREGHIERA. - Concedici, o Dio onnipotente, che dopo aver ammirato i santi esempi di carità, amore e pietà di S. Bernardino, per la sua intercessione siamo vivificati da quella carità, amore e pietà che innalza i cuori fino al cielo, ove speriamo di giungere per la tua misericordia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lecce, san Bernardino Realino, sacerdote della Compagnia di Gesù, che rifulse per carità e bontà e, rigettati gli onori mondani, si dedicò alla cura pastorale dei prigionieri e degli infermi e al ministero della parola e della penitenza.
nome Santi Processo e Martiniano- titolo Martiri- ricorrenza 2 luglio- Santuario principale Basilica di San Pietro, Città del Vaticano- Attributi Palma del martirio- Patroni di Agenti di custodia; polizia penitenziaria; Comune di Bagnolo Mella- S. Gregorio Magno, per il natale dei Santi Processo e Martiniano pronunciò sul loro sepolcro l'omelia 32 sui Vangeli nella quale dice: Ad Sanctorum Martyrum corpore constilimus, fratres mei. Nessun dubbio dunque sulla veridicità storica della loro esistenza. Ma i loro atti sono tardi e mal sicuri. Leggiamo nella lezione dell'Ufficio Divino: « Nel tempo in cui Pietro e Paolo erano detenuti nel carcere Mamertino sul monte Tarpeio, i due carcerieri Processo e Mattiniano, con altri quaranta, tocchi dalla predicazione e dai miracoli degli Apostoli, si convertirono alla fede di Gesù Cristo e, scaturita d'un tratto una sorgente dalla roccia, furono battezzati. Allora essi permisero agli Apostoli di andarsene se volevano. Ma Paolino, comandante dei soldati, scoperta la cosa, cercò di rimuovere Processo e Martiniano dalla presa risoluzione. Vedendo però che perdeva il tempo inutilmente fece loro contundere la faccia e spezzare i denti con un sasso. Condotti poi davanti alla statua di Giove e rifiutandosi colla medesima costanza di adorare gli idoli, li fece torturare sul cavalletto, fece applicare delle lamiere roventi sui loro corpi e battere con bastoni: in tali atroci tormenti dalla loro bocca non usciva che questa sola voce: " Sia benedetto il nome del Signore ". Finalmente, gettati in prigione, poco dopo vennero decapitati fuori di Roma sulla via Aurelia ». Lucina, matrona romana, ne seppellì i corpi in un suo podere, il 2 luglio: inoda forman acquaductas, l'acquedotto cioè di Traiano che rasenta la classica villa Pamphili. Infatti è appunto sotto quei viali alberati che si svolgono le gallerie del loro cimitero, oggi interrato e sconosciuto. Le Reliquie dei due Martiri, nel periodo delle grandi traslazioni vennero portate da Pasquale I a S. Pietro dove tuttora si venerano. MARTIROLOGIO. A Roma nel cimitero di Damaso al secondo miglio della via Aurelia, santi Processo e Martiniano, martiri.
nome Beato Pietro di Lussemburgo- titolo Vescovo di Metz- nascita 20 luglio 1369, Ligny-en-Barrois, Francia- Nominato vescovo 10 febbraio 1384 dall'antipapa Clemente VII- Creato pseudocardinale 10 febbraio 1384 dall'antipapa Clemente VII- morte 2 luglio 1387, Villeneuve-les-Avignon, Francia- ricorrenza 2 luglio- Beatificazione 9 aprile 1527 da papa Clemente VII- Incarichi ricoperti Vescovo di Metz (1384-1387)- Attributi Abiti cardinalizi- Patrono di Avignone, Châteauneuf-du-Pape- Pietro nacque nel 1369, sesto figlio di Guido di Lussemburgo, conte di Ligny, e della moglie Mahaut di Chkillon; entrambi i genitori morirono quando aveva quattro anni, perciò fu allevato da una zia a Saint-Pol e da ragazzo si fece conoscere per la pietà e l'intelligenza. A dieci anni fu mandato a Parigi a iniziare formalmente gli studi e subì l'influenza del famoso Pietro d'Ailly. A dispetto della sua giovane età, divenne canonico di Notre Dame nel 1378, arcidiacono di Dreux e Bruxelles nel 1381, e canonico di Cambrai nel 1382. Nell'inverno del 1380 trascorse qualche mese a Calais come ostaggio per il fratello maggiore prigioniero degli inglesi. Le buone relazioni e la ricchezza della sua famiglia lo resero famoso. Clemente VII, l'antipapa francese all'inizio del Grande Scisma, lo nominò vescovo di Metz nel 1384, e due mesi dopo cardinale. Pietro dovette affidarsi all'aiuto armato di suo fratello per entrare a Metz, occupata dai sostenitori di papa Urbano VI, in cui si era già insediato un altro vescovo. Dopo aver riconquistato il suo posto in città, Pietro consacrò vescovo un sacerdote domenicano, come assistente nelle visite alla diocesi, che voleva continuare a svolgere di persona. Corresse alcuni abusi clericali e mostrò tutte le caratteristiche del fervente pastore. Dopo poco tempo, tuttavia, fu obbligato dai suoi avversari politici a lasciare la città, a dare le dimissioni dalla sua sede nel 1385 e a ritirarsi prima a Ligny e poi a Parigi, finché Clemente VII lo chiamò ad Avignone nell'autunno del 1386. Pietro tentò di condurre una vita di penitenza e d'elemosina pur vivendo alla corte papale; la sua austerità era così estrema che Clemente dovette ordinargli di attenuarla per il bene della sua salute. Una volta finito il denaro, vendette il suo anello episcopale per poter donare un po' di denaro ai poveri. Progettò una missione diplomatica presso i re d'Inghilterra e di Francia per tentare di portare la pace, ma nei primi mesi del 1387 la sua salute peggiorò, costringendolo a trasferirsi a Villeneuve, dove l'aria, a quanto si diceva, era migliore e dove avrebbe potuto rilassarsi nel monastero dei certosini. Morì il 2 luglio e fu seppellito secondo i suoi desideri nel cimitero dei poveri di Avignone; la tomba divenne presto meta di pellegrinaggio, e, a quanto pare, in quel luogo cominciarono ad avvenire miracoli. Nel 1432 fu nominato patrono della città, nel 1527 beatificato, mentre le reliquie sono oggi venerate nella chiesa di San Didier ad Avignone. MARTIROLOGIO ROMANO. A Villeneuve presso Avignone in Francia, transito del beato Pietro di Lussemburgo, vescovo di Metz, sempre dedito alle penitenze e alla preghiera.
nome San Swithun di Winchester- titolo Vescovo- nascita 800 circa, Wessex, Inghilterra- morte 2 luglio 862, Winchester, Inghilterra- ricorrenza 2 luglio, 15 luglio- Patrono di Cattedrale di Winchester- Swithun (Swithin), nacque nel Wessex verso la fine delPviii secolo. Si sa pochissimo dei primi anni di vita, tranne che studiò all'Old Minster a Winchester e divenne cappellano di re Egberto del Wessex (802-839). È registrato tra i testimoni dello statuto reale garantito all'abbazia di Croyland nel 833; inoltre fu tutore del figlio di Egberto, Etelvulfo, che nel 852, quando divenne re, lo fece consacrare vescovo di Winchester, capitale del Wessex, sede importante in questo periodo di trasformazione del Wessex nel regno inglese. Sembra che il re si sia fidato moltissimo dei consigli del vescovo. Swithun divenne famoso per le opere di carità e la costruzione di chiese; come afferma lo storico Gugliemo di Malmesbury: «era un forziere che conteneva ogni virtù, e quelle che possedeva in maggior misura erano l'umiltà e la carità verso i poveri; nelle sue funzioni episcopali non tralasciava nessuno dei doveri di competenza a un vero pastore». Morì. il 2 luglio 862 e fu sepolto, come aveva chiesto, nel cimitero ordinario fuori della porta occidentale dell'Old Minster, «dove la sua tomba avrebbe potuto essere calpestata dai passanti e su cui sarebbe caduta la pioggia». Il suo culto fu molto popolare: in Inghilterra nel Medio Evo gli furono dedicate cinquantotto chiese. Il giorno della sua festa è tradizionalmente il 15 luglio, data della traslazione delle reliquie, avvenuta un secolo dopo la sua morte. La ricostruzione della cattedrale per opera di S. Etelwold (1 ago.), nel 971, vide l'inclusione della tomba del santo in una cappella separata dell'edificio; tre anni dopo, fu costruito un altro sepolcro nella cattedrale, che forse custodiva la testa. Si può affermare che il culto di Swithun sia iniziato con sicurezza con la costruzione di queste cappelle. S. Elfego (19 apr.) trasferì la sede primaziale da Winchester a Canterbury nel 1005, e sembra abbia portato con sé la testa del santo. Molte guarigioni avvennero in quest'occasione, e Aclfric riferisce che i muri della cappella erano completamente tappezzati con le stampelle di quelli che erano guariti. Quando nell'm secolo fu costruita una nuova cattedrale, il 15 luglio 1093, si creò una cappella per S. Swithun, che continuò a essere meta di pellegrinaggi fino alla Riforma, epoca della sua distruzione; fu poi ricostruita nel 1962. L'origine della diffusa credenza che se piove il giorno di S. Swithun (15 lug.) pioverà per quaranta giorni di seguito non è chiara. Ci fu, probabilmente, un forte acquazzone in occasione della prima traslazione nel 971, considerato evidentemente come una manifestazione dei poteri del santo. Inoltre va detto che si racconta altrettanto a proposito di altri santi, per esempio S. Medardo (8 giu.) in Francia, S. Cewydd in Galles e SS. Processo e Martiniano, anch'essi commemorati il 2 luglio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Winchester in Inghilterra, san Swithun, vescovo, che fu insigne per l’austerità e l’amore per i poveri e fondò numerose chiese, che visitava andando sempre a piedi.
nome Santa Monegonda- titolo Venerata a Tours- nascita VI secolo, Chartres, Francia- morte 570, Tours, Francia- ricorrenza 2 luglio- Monegonda nacque nella città di Chartres in Francia; alla morte delle due figlie piccole, decise di intraprendere la vita religiosa, poiché temeva «di diventare, nel suo dolore, così egoista da dimenticare Dio». Con il consenso del marito costruì una cella in città, dove visse in solitudine, alimentandosi il meno possibile e avendo a disposizione solo una stuoia per dormire. Per evitare la fama dei suoi miracolosi poteri di guarigione, si trasferì a Tours e visse in una cella vicino alla tomba di S. Martino (11 nov.), osservando le stesse rigide regole di vita. Attorno a lei si raccolsero molte donne desiderose di votarsi a Dio, e la cella divenne il nucleo del convento di St-Pierre-Puellier. Morì nel 570 e la sua tomba diventò meta di pellegrinaggio, specialmente degli ammalati; molte guarigioni furono attribuite alla sua intercessione. La tomba fu profanata dagli ugonotti nel 1562, ma la maggior parte delle reliquie salvata e sepolta di nuovo solennemente nel 1697. Il suo nome compare in alcune versioni del Martirologio Geronimiano e in alcuni calendari benedettini, sebbene non esista alcun legame evidente con i monaci di quest'ordine. MARTIROLOGIO ROMANO. A Tours nel territorio della Neustria, in Francia, santa Monegonda, consacrata a Dio, che, lasciati la patria e i genitori, attese soltanto alla preghiera.
nome Beato Pietro Becchetti da Fabriano- titolo Sacerdote agostiniano- nome di battesimo Pietro Becchetti- nascita Fabriano- morte 1421 circa, Fabriano- ricorrenza 2 luglio- Beatificazione nel 1835 da papa Gregorio XVI- Ebbe origine nella città marchigiana di Fabriano nella seconda metà del secolo XIII. Giovanissimo entrò tra gli Agostiniani nel patrio convento; formato spiritualmente e culturalmente e ordinato sacerdote, lo troviamo attivo in diverse città. Nel 1835 era a Padova a studiare per ottenere il grado di lettore. In seguito fu professore negli studi agostiniani di Rimini e Venezia. Conseguì il grado di Maestro in Sacra Teologia. Si distinse per la devozione alla passione del Signore, fece anche un devoto pellegrinaggio in Terra Santa e fondò nella sua città l'Oratorio del S. Sepolcro. Morì, probabilmente nel 1421 a Fabriano, ove con il mio cugino Beato`Giovanni condivide il sepolcro e il culto (2 luglio). Nel 1835 Gregorio XVI ne confermò il culto. MARTIROLOGIO ROMANO. A Fabriano nelle Marche, commemorazione dei beati Giovanni e Pietro Becchetti, sacerdoti dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, uniti dalla stessa condotta di vita più ancora che dai vincoli del sangue.