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I santi di oggi 1 ottobre:
nome Santa Teresa di Lisieux- titolo Vergine Carmelitana e dottore della Chiesa- nome di battesimobMarie-Françoise Thérèse Martin- altri nomi Santa Teresa di Gesù Bambino- nascita 3 gennaio 1873, Alençon- morte 30 settembre 1897, Lisieux- ricorrenza 1 ottobre, 3 ottobre messa tridentina- Beatificazione Basilica Vaticana, 29 aprile 1923 da papa Pio XI- Canonizzazione Basilica Vaticana, 17 maggio 1925 da papa Pio XI- Santuario principale Basilica di Santa Teresa, Lisieux- Attributi rose, crocifisso, abito da carmelitana- Patrona di Francia, missioni- Il 2 gennaio 1873 verso mezzanotte, la casa di Giuseppe Stanislao Martin e di Zelia Guerin fu rallegrata da un nuovo olezzante fiorellino: Maria Teresa, che univasi a completare il mazzo di fiori di quei fortunati genitori. La bambina crebbe delicata, vispa e graziosa, bella agli occhi di Dio e degli uomini. Nei primi anni della sua esistenza rimase orfana della mamma, e fu educata dal padre e dalle sorelle. Nel 1887 a 14 anni, Teresa chiese di entrare nel monastero delle Carmelitane, ma non le fu concesso perché era ancora troppo giovane. Non si scoraggiò, e nell'anno appresso partì con suo padre per Roma, e là inginocchiata ai piedi del Pontefice, gli disse: « Santo Padre, per onorare il vostro giubileo, permettetemi di entrare nel Carmelo a 15 anni ». « Entrerete se il buon Dio vorrà », rispose il Papa. Il 9 aprile 1888, dopo giorni di preghiere e di mortificazioni, le porte del Carmelo di Lisieux si aprirono a ricevere la giovanetta. Il 10 giugno 1890 vestiva l'abito del Carmelo; e 1'8 settembre del 1890 emetteva i santi voti prendendo il nome di Suor Teresa del Bambin Gesù. Entusiasta del bello, avrebbe voluto dipingere e comporre versi: essere la suora sagrestana per rimanere vicina a Gesù ed occuparsi dei sacri lini; invece l'ubbidienza la incaricò di lavare e rammendare gli abiti. Il freddo era intenso, i cibi molto comuni. Teresa, di delicata costituzione, soffriva ma non si lamentava con la semplicità d'una bambina diceva di essere il giocattolo di Gesù. Così trascorse nove anni in religione: ubbidienza, preghiera, sacrificio erano il suo programma. Nell'aprile del 1895 ebbe come un presentimento della sua partenza: « Io morrò presto, diceva. Non ho offerto al buon Dio che l'amore, ed Egli mi restituirà l'amore. Dopo la mia morte farò cadere sul mondo una pioggia di rose. Voglio insegnare la mia piccola via agli uomini, voglio dir loro che vi è una piccola ma una gran cosa da fare quaggiù: gettare a Gesù i fiori dei piccoli sacrifici ». La giovane carmelitana sul letto della sua ultima malattia era affranta dal dolore: « Soffro » diceva semplicemente. È l'agonia senza mescolanza di consolazioni. « Mi manca l'aria della terra; quando respirerò l'aria del Paradiso? Madre mia, il calice è al colmo. Non avrei creduto poter soffrire tanto ». Era sera e la campana del Carmelo suonava l'Angelus: Suor Teresa fissò lo sguardo sull'Immacolata e sul Crocifisso, e dopo una breve pausa esclamò: « Oh! Dio, vi amo... », e le sue labbra tacquero per sempre, era il 30 settembre del 1897. PRATICA. S. Teresina ha scritto il libro della sua vita, « Storia di un'anima », ove insegna la sua « piccola via»: leggiamolo. PREGHIERA. O Signore, che hai detto: Se non diverrete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli, concedi, te ne preghiamo, che seguendo le orme della vergine Teresa nell'umiltà e nella semplicità del cuore, possiamo conseguire i premi eterni. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa: entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia, divenne per purezza e semplicità di vita maestra di santità in Cristo, insegnando la via dell'infanzia spirituale per giungere alla perfezione cristiana e ponendo ogni mistica sollecitudine al servizio della salvezza delle anime e della crescita della Chiesa. Concluse la sua vita il 30 settembre, all'età di venticinque anni.
nome San Romano il Melode- titolo Confessore- nascita 490 circa, Emesa, Siria- morte 556 circa, Costantinopoli, Turchia- ricorrenza 1 ottobre- Nato alla fine del v secolo a Emesa (l'odierna Homs), nella Siria centrale, Romano si convertì al cristianesimo dal giudaismo. Studiò a Beirut, dove divenne diacono, quindi sotto Anastasio I (491-518) si trasferì a Costantinopoli. Assegnato alla chiesa della Santa Madre di Dio a Blacherne, ottenne grande fama comc compositore di Koniiikia, inni liturgici utilizzati nell'ambito delle celebrazioni orientali e costituiti da meditazioni e commenti in versi a solennità particolari, come il Natale o la Presentazione, o a passi biblici. Con molta probabilità non fu Romano a dare origine a questo genere di innografia, come qualche volta si è affermato, ma sicuramente egli, influenzato anche dalle tradizioni poetiche della nativa Siria, riuscì a perfezionarne lo stile, creando quelli che sono considerati tra gli inni più belli mai scritti; essi sono tuttora in uso, seppure in forma abbreviata. Sono circa ottanta le opere tramandateci, anche se permane qualche dubbio sull'autenticità dell'intero corpo. Tutte si contraddistinguono, comunque, per la freschezza dei sentimenti e la drammaticità dello stile: il più popolare dei suoi inni mariani, per esempio, si presenta come un lamento della Madre di Dio ai piedi della croce. Secondo una leggenda, durante una vigilia di Natale, mentre si trovava nel santuario dove amava particolarmente sostare in preghiera, gli apparve in visione la Vergine, che gli porse un rotolo di carta da ingoiare; fu così che, il giorno successivo, mentre prestava servizio durante la liturgia, Romano improvvisò un inno incominciando con queste parole: «In questo giorno dalla Vergine nasce Colui che è trascendente e la terra offre una spelonca all'Inaccessibile. Gli angeli si uniscono ai pastori per dargli gloria e i Magi seguono la stella. Poiché è nato per noi un bambino, che era Dio prima di tutti i tempi». Questo Kontakion è una delle composizioni di Romano più amate ed è ancora utilizzata nel rito bizantino come sintesi di tutta la solennità del Natale e come esposizione strettamente ortodossa della dottrina dell'Incarnazione. Sempre a Romano dobbiamo il famoso inno dell'Akathistos, descritto in un'opera recente come «una delle composizioni più belle e profonde da un punto di vista teologico, poetico e musicale tramandateci dagli scrittori bizantini» (Prefazione a The Service of the Akathist Hymn). La maggior parte dell'inno è costituita da elogi indirizzati alla Vergine Maria, tutti introdotti dal saluto dell'angelo «Ave»: vi si percorrono i principali misteri legati all'Incarnazione, dall'Annunciazione alla Presentazione di Gesù al Tempio. Secondo la tradizione, questo inno fu cantato a Costantinopoli in diverse occasioni in cui la città fu salvata dai nemici grazie all'aiuto della Madonna: per questo in seguito fu aggiunto all'inno un Kontakion che cominciava con le parole: «A te, nostra guida e difesa in battaglia». L'inno fu presto associato alla festa dell'Annunciazione (25 mar.), ma nella Chiesa greca se ne cantano alcune parti anche durante i primi quattro venerdì di Quaresima. Non si conosce la data esatta della morte di Romano, ma sulla base dei riferimenti ad eventi coevi che troviamo nelle sue opere, si può affermare che fosse ancora in vita nel 548, anno in cui morì l'imperatrice Teodora, ma già non più nel 565, alla morte dell'imperatore Giustiniano. La Chiesa greca ha un intero Ufficio in suo onore, mentre la data della sua festa varia a seconda delle tradizioni. Nelle arti figurative Romano è rappresentato in tre modi: come diacono, da solo o insieme ad altri diaconi; addormentato, con la Vergine che gli porge il rotolo di carta da mangiare; oppure, come si ha in un'icona russa del xvi secolo intitolata La protezione della Madre di Dio, con una immagine del santuario di Blacherne, dove si dice abbia avuto luogo l'apparizione, e con inserti raffiguranti Romano che riceve il rotolo di carta e che canta il famoso inno in onore di Maria. MARTIROLOGIO ROMANO. A Costantinopoli, san Romano, diacono, che per la sua sublime arte nel comporre inni sacri in onore del Signore e dei santi meritò il soprannome di Melode.
nome Beato Luigi Monti- titolo Religioso- nome di battesimo Luigi Monti- nascita 24 luglio 1825, Bovisio, Milano- morte 1 ottobre 1900, Saronno, Varese- ricorrenza 1 ottobre- Beatificazione 9 novembre 2003 da papa Giovanni Paolo II- Nacque a Bovisio, da una famiglia umile. Quando suo padre morì, divenne un falegname (all'età di 12 anni) per aiutare la sua numerosa famiglia. Giovane appassionato, riunì nella sua bottega tanti artigiani e contadini della sua età per dare vita a un oratorio serale chiamato Compagnia del Sacro Cuore di Gesù, ma nel suo paese li chiamarono "Compagnia dei Fratelli". Erano caratterizzati dalla loro austerità di vita, dalla loro dedizione ai malati e ai poveri. Nel 1846, Luigi si consacrò a Dio e fece voti privati di castità e obbedienza. Alcuni cittadini, insieme al parroco, si opposero ferocemente al loro lavoro e li accusarono falsamente di cospirazione politica contro l'autorità di occupazione austriaca. Nel 1851 furono imprigionati a Desio, Milano, per 72 giorni fino a quando non fu provata la loro innocenza. Entrò nella Congregazione dei Figli di Maria Immacolata, che il Beato Ludovico Pavoni aveva fondato cinque anni prima. Divenne infermiere e aiutò i malati di colera dell'epidemia del 1885, rinchiudendosi volontariamente nel lebbrosario locale. Ma ancora non riusciva a trovare la sua vera strada, scriveva: "Ho passato ore davanti a Gesù Sacramento. Eppure erano ore senza un accenno di rugiada celeste. Il mio cuore è rimasto arido, freddo, insensibile. Ero nella mia cella, ho sentito una voce nel cuore, chiara e comprensibile, che mi diceva: Luigi, vai al tabernacolo della Chiesa ed esponi nuovamente le tue tribolazioni a Gesù Sacramento ”. Lì ebbe una visione di Maria e Gesù, che gli annunciarono la croce e la sua protezione. In seguito a questa esperienza fondò l'Istituto dei Bambini dell'Immacolata Concezione, al servizio dei malati. Lavorava nell'ospedale Santo Spirito a Roma sotto la direzione dei Cappuccini. Luigi si specializzò come flebotomo, diploma conseguito presso l'Università La Sapienza di Roma. La missione del nuovo Istituto era quella di aiutare tutti i tipi di ammalati, feriti dalle guerre, ma un fatto provvidenziale, estese il suo lavoro ai bambini orfani, così aprì un rifugio a Saronno. Questa comunità era composta solo di fratelli senza sacerdoti. Luigi morì quasi cieco a Saronno. Fu beatificato dal SS Giovanni Paolo II nel 2003. MARTIROLOGIO ROMANO. A Saronno vicino a Varese, beato Luigi Maria Monti, religioso, che, pur conservando lo stato laicale, istituì i Figli dell’Immacolata Concezione, che diresse in spirito di carità verso i poveri e i bisognosi, occupandosi in particolare dell’assistenza agli infermi e agli orfani e della formazione dei giovani.
nome San Bavone di Gand- titolo Eremita- nascita 589 circa, Brabant, Liegi, Belgio- morte 655 circa, Gand, Belgio- ricorrenza 1 ottobre- Attributi vestito elegantemente con spada, speroni e un falco sul pugno- Patrono di Gent, Haarlem e dei falconieri- Bavone (conosciuto anche col nome di Allowin) era un esponente della nobiltà di Hesbaye (Brabante, nei Paesi Bassi). Condusse una esistenza disordinata e dissoluta fino alla morte della moglie, momento in cui con l'aiuto di S. Amando (6 feb.) si convertì a una vita di preghiera e di penitenza. Donate le sue ricchezze ai poveri, si fece monaco, cominciando ad accompagnare Amando nei suoi viaggi missionari in Francia e nelle Fiandre. In seguito scelse la vita eremitica, vivendo dapprima nel tronco di una pianta e poi in una cella a Mendonck; dopo una pausa di vita cenobitica a Gand, ottenne il permesso dal suo abate di riprendere la regola eremitica. Nonostante la condizione di isolamento in cui visse, la sua fama si diffuse largamente, e fu ammirato soprattutto per la penitenza compiuta in riparazione della vita precedente. Morì intorno al 655. È uno dei patroni delle diocesi di Gand (Belgio) e Haarlem (Olanda), e la sua festa appare nell'antico messale inglese di Sarum. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gand nelle Fiandre, nell’odierno Belgio, san Bavone, monaco, che fu discepolo di sant’Amando; abbandonato il mondo, distribuì i suoi beni ai poveri e si ritirò nel monastero fondato in questo luogo.
nome Beato Alvaro Sanjuan Canet- titolo Sacerdote salesiano e martire- nascita 26 aprile 1908, Alcocer de Planes, Spagna- morte 1 ottobre 1936, Villena, Spagna- ricorrenza 1 ottobre- Nacque ad Alcocer de Planes, Alicante. A soli 11 anni, entrò nel seminario di Campello, Alicante. Alvaro era un giovane dal carattere docile, allegro ed espansivo, era sempre molto apprezzato da tutti, colleghi e superiori. Dopo aver terminato teologia a Torino, cantò la messa al Tibidabo nel 1934. Successivamente divenne direttore degli studi presso i Salesianos de Alcoy.<br /> Quando scoppiò la guerra civile, dovette fuggire e rifugiarsi a Cocentaina, a casa dei suoi genitori. Dopo due mesi, fu arrestato e imprigionato ad Alicante. La sua famiglia cercò invano di farlo rilasciare sempre con la stessa risposta: “Sì, sappiamo già che è una persona eccellente, ma deve morire. Non abbiamo ucciso tuo cognato, ma la tonaca ”. Nella notte tra l'1 e il 2 ottobre fu costretto a lasciare il carcere con un altro collega e portato a Villena, dove fu giustiziato sul ciglio della strada. Fu beatificato l'11 marzo 2001 da Papa Giovanni Paolo II. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Villena sempre nello stesso territorio, beato Alvaro Sanjuán Canet, sacerdote della Società Salesiana e martire, che nella stessa persecuzione pervenne dopo un aspro combattimento alla palma della vittoria.
nome Beato Antonio Rewera- titolo Sacerdote e martire- nome di battesimo Antonio Rewera- nascita 6 gennaio 1869, Samborzec, Polonia- morte 1 ottobre 1942, Dachau, Germania- ricorrenza 1 ottobre- Beatificazione Varsavia, 13 giugno 1999 da papa Giovanni Paolo II- È nato a Samborzec in Polonia. Entrò nel seminario di Sandomierz, passando nel 1889 all'Accademia di San Pietroburgo, dove si laureò in Teologia. Fu ordinato sacerdote nel 1893. Aveva appena iniziato la sua attività di vicario della parrocchia della cattedrale di Sandomierz, quando fu nominato professore del seminario e, subito dopo, vicerettore dello stesso. Grazie alla sua cultura e al suo zelo religioso, fu nominato direttore spirituale dei seminaristi. Nel 1903 entrò nel capitolo della cattedrale, di cui divenne decano. Papa Benedetto XV lo nominò suo prelato domestico. Gli fu affidata la direzione spirituale del Terz'Ordine di San Francesco e organizzò per il Terziario un'Associazione della Casa del Popolo. In essa fondò la Congregazione delle Figlie di San Francesco Serafico, che diresse fino all'arresto. Nel 1942 fu arrestato dalla Gestapo. Dopo due settimane di prigione, fu mandato al campo di concentramento di Owiecim e da lì a Dachau. Non sopportava le dure condizioni del campo e morì quello stesso anno. Il suo corpo fu cremato. Papa Giovanni Paolo II lo elevò agli altari il 13 giugno 1999 nell'ambito della beatificazione, in Polonia, di 108 martiri della persecuzione nazista. MARTIROLOGIO ROMANO. Vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Antonio Rewera, sacerdote e martire, che deportato dalla Polonia nel campo di prigionia di Dachau per la sua fede cristiana, ottenne tra i tormenti la corona del martirio.
nome San Vasnulfo (Vasnolfo)- titolo Monaco- ricorrenza 1 ottobre- Nel settimo secolo, Vincent, conte di Hainaut, invitò molti monaci sacri dall'Irlanda e dalla Scozia a popolare i monasteri dei Paesi Bassi. Tra loro c'era San Wasnulf, che era il più rinomato. Era un prete e predicatore scozzese. Le sue fatiche apostoliche furono illustrate con doni taumaturgici e terminò la sua vita a Condé-sur-l'Escaut, in una collegiata dotata di 24 canonici. Modello di Condé-sur-l'Escaut.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Condé-sur-l’Escault nell’Hainault sempre nell’odierno Belgio, san Vasnolfo, monaco, di origine scozzese.
nome San Nicezio di Treviri- titolo Vescovo- nascita 513 circa, Alvernia, Francia- morte 566 circa, Treviri, Germania- ricorrenza 1 ottobre- Diversi personaggi illustri, compresi S. Gregorio di Tours (17 nov.) e S. Venanzio Fortunato (14 dic.), danno testimonianza degli atti di Nicezio di Treviri, che fu l'ultimo vescovo gallo-latino di Treviri, durante i primi giorni del dominio dei Franchi in Gallia. Gregorio lo definì: «un uomo di eminente santità, che ha goduto di notevole fama tra la gente del suo popolo per l'eloquenza ammirabile delle prediche e per le buone azioni e i miracoli». Nicezio era nato nell'Alvernia ed era divenuto monaco. Quando fu eletto abate del suo monastero, probabilmente a Limoges, attrasse l'attenzione del re Teodorico I, che lo nominò vescovo di Treviri. Mentre gli ufficiali regali lo scortavano a Treviri mostrò che tipo di prelato sarebbe stato: si fermarono per trascorrere la notte, e gli ufficiali lasciarono i loro cavalli nei campi coltivati dai contadini del luogo, senza curarsi del danno che avrebbero recato. Quando Nicezio ordinò che i cavalli fossero fatti spostare, gli ufficiali si burlarono di lui; allora egli stesso condusse via i cavalli, minacciando di scomunica chi avesse oppresso i poveri. Spesso predicava ai monaci che: «un uomo può cadere in tre modi: con il pensiero, con la parola o con le azioni», e non era affatto intimorito di rimproverare le trasgressioni di Teodorico o del figlio Teodeberto. Clotario I fu meno trattabile e quando Nicezio lo scomunicò per i suoi crimini, si rivalse scacciandolo. L'esilio fu breve: Clotario morì poco dopo e il figlio Sigeberto fu d'accordo che il vescovo fosse riportato alla sua sede. Nicezio assistette ad alcuni importanti sinodi a Clermont e altrove; fu infaticabile nel restaurare la disciplina in una diocesi che aveva sofferto molto a causa dei disordini civili. Invitò mano d'opera italiana per ricostruire la cattedrale; fondò una scuola per il clero, ma le sue stesse opere furono il miglior insegnamento sia per i preti che per i laici. Sebbene godesse del favore e della protezione del re Sigeberto, il suo zelo gli creò dei nemici; per esempio, attaccò i matrimoni incestuosi e scomunicò i trasgressori, che gli si opposero aspramente. Varie lettere da lui redatte si sono conservate. Una, scritta circa nel 561, era diretta a Clodcsinde, figlia di Clotario I e moglie di Alboino, il re ariano dei longobardi: le raccomanda di operarsi per convertire i1 marito e scrive recisamente riguardo ai frutti della confessione cattolica: «II re invii messaggeri alla chiesa di S. Martino. Se hanno il coraggio di entrarvi, vedranno i ciechi illuminati, i sordi recuperare l'udito, i muti parlare, i lebbrosi e i malati sono guariti (cfr. Mt l 1, 5) e ritornano a casa sani, come noi vediamo». Scrisse della benedizione ottenuta dalle reliquie di tre santi vescovi: «Gli indemoniati sono costretti a confessare la loro potenza. Succede così nelle chiese degli ariani? No, infatti un demone non esorcizza mai un altro demone». Un'altra missiva era indirizzata all'imperatore Giustiniano, che era stato influenzato dalla moglie Teodora verso il monofisismo. Nicezio avvisava l'imperatore che la sua colpa sarebbe stata pianta in Italia, Africa, Spagna e Gallia, e che egli avrebbe perdute quelle terre se non avesse ripudiato l'errore.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Treviri nella Renania, nel territorio dell’odierna Germania, san Nicezio, vescovo, che, come attesta san Gregorio di Tours, veemente nella predicazione, terribile nei rimproveri, fermo nell’insegnamento, fu colpito dall’esilio sotto il re dei Franchi Clotario.