@Vitupero
I santi di oggi 26 novembre:
nome Beato Giacomo Alberione- titolo Sacerdote- nome di battesimo Giacomo Alberione- nascita 4 aprile 1884, Fossano, Cuneo- morte 26 novembre 1971, Roma- ricorrenza 26 novembre- Beatificazione 27 aprile 2003 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola- Giacomo Alberione nacque a S. Lorenzo di Fossano nel 1884. Laureato in teologia, fondò la Pia Società S. Paolo e le tre congregazioni femminili, le Figlie di S. Paolo, le Pie Discepole del Divino maestro e le Pastorelle o Suore di Gesù Buon Pastore. A queste associazioni si andarono poi aggregando, sempre a opera di G., gli Istituti di Gesù Sacerdote, di S. Gabriele Arcangelo, di Maria SS. Annunziata e della S. Famiglia, un complesso di attività formanti la Famiglia Paolina, affiancato, sin dal 1917, dalla Unione Cooperatori. A lui si devono, inoltre, la creazione della S. Paolo Film che si occupa dell'apostolato attraverso il cinema, e della prima emittente radiofonica cattolica in Giappone (1948). Promosse alcune riviste popolari cattoliche, tra cui il settimanale Famiglia cristiana. Discorsi e opere diverse sono raccolti in vari voltimi. Fu beatificato da Giovanni Paolo II il 27 aprile 2003. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beato Giacomo Alberione, sacerdote, che, sommamente sollecito per l’evangelizzazione, si dedicò con ogni mezzo a volgere gli strumenti della comunicazione sociale al bene della società, facendo dei sussidi per annunciare più efficacemente la verità di Cristo al mondo, e fondò per questo la Congregazione della Pia Società di San Paolo Apostolo.
nome San Leonardo da Porto Maurizio- titolo Sacerdote- nome di battesimo Paolo Girolamo Casanova- nascita 20 dicembre 1676, Portomaurizio- morte 26 novembre 1751, Roma- ricorrenza 26 novembre- Beatificazione 1796 da papa Pio VI- Canonizzazione 1867 da papa Pio IX- Santuario principale Chiesa di San Leonardo a Porto Maurizio- Patrono di missioni al popolo, Imperia- Questo mistico fiore della numerosa famiglia dei seguaci di S. Francesco d'Assisi ebbe i natali a Portomaurizio, cittadina della Liguria, il 20 dicembre 1676. I genitori, cristiani di specchiata virtù, l'educarono secondo le massime del Vangelo, ed il fanciullo corrispose fedelmente alle loro cure. Per la sua svegliata intelligenza, ancora bambino, fu chiamato a Roma da uno zio paterno, perché potesse attendere allo studio con maggior frutto. Ammesso nelle scuole dei Gesuiti, fu tanto il profitto intellettuale e morale di Leonardo, che in breve fu il modello di tutti i suoi condiscepoli. Durante i corsi di studio, si sentì inclinato alla vita religiosa e manifestò il suo desiderio di lasciare il mondo, ma lo zio si mostrò contrario, e poichò il nipote insisteva lo cacciò' di casa ricolmandolo di ingiurie. Il Signore però benedisse i suoi desideri e poco dopo potè entrare in un convento di Padri Francescani. Compì con singolare fervore l'anno di noviziato, terminato il quale emise la professione religiosa. Ordinato sacerdote, si diede al ministero della predicazione manifestando il suo zelo apostolico in modo tutto particolare nelle Missioni tenute al popolo. Le sue parole producevano nelle anime i più salutari effetti. Numerosissime furono le Missioni da lui predicate, ed è per questo che per 44 anni continui lo vediamo correre in ogni parte d'Italia. Il Lazio, la città di Roma, la Toscana, l'Emilia, le Marche, la Campania, la Corsica, furono i principali campi del suo apostolato. Dovunque conduceva a Dio i peccatori, confermava i buoni nella retta via, eccitava i ferventi alla santità. I Novissimi e particolarmente la Passione del Divin Salvatore erano i suoi argomenti prediletti. A Roma, tutte le persone più ragguardevoli accorrevano ad ascoltarlo, e più di una volta furono presenti alle sue prediche oltre venti cardinali e lo stesso Sommo Pontefice Benedetto XIV. A lui si deve la grande diffusione della pratica della Via Crucis che egli istituì in bén 572 luoghi. Digiunava ogni sabato, faceva ogni giorno particolari pratiche di pietà in onore di Maria, non celebrava mai la S. Messa senza cilicio, camminava sempre scalzo e visse sempre nella più stretta povertà. Mentre predicava le Missioni nelle montagne del Bolognese nel 1751, ebbe ordine dal Papa di ritornare a Roma prima della fine di novembre. Ubbidiente come sempre, benchè malaticcio, il 15 del mese si mise in viaggio e giunse a Roma la mattina del 25, ma era moribondo. Dopo poche ore volava in cielo. Benedetto XIV all'annuncio della sua morte, esclamò: «Abbiamo perduto molto, ma abbiamo acquistato un protettore in cielo ». Fu canonizzato da Pio IX il 29 giugno 1867, e Pio XI il 17 marzo 1923 lo proclamava patrono delle Missioni popolari. PRATICA. Accorriamo alle prediche e procuriamo di farvi accorrere parenti, amici e conoscenti. PREGHIERA. O Dio, che per ridurre a penitenza i cuori ostinati dei peccatori hai reso potente in opere ed in parole il beato Leonardo tuo confessore, concedici, te ne preghiamo, che per i suoi meriti e preghiere possiamo pentirci dei nostri peccati. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel convento di San Bonaventura sul Palatino, san Leonardo da Porto Maurizio, sacerdote dellOrdine dei Frati Minori, che, pieno di amore per le anime, impegnò tutta la sua vita nella predicazione, nel pubblicare libri di devozione e nel far visita ad oltre trecento missioni a Roma, in Corsica e nellItalia settentrionale.
nome San Bellino di Padova- titolo Vescovo- nascita Padova- morte 26 novembre 1147, Padova- ricorrenza 26 novembre- Incarichi ricoperti vescovo di Padova- Patrono di Diocesi di Adria-Rovigo, Adria, Rovigo e San Bellino- San Bellino di Padova visse nell'XI-XII secolo, sebbene la sua data di nascita rimanga ignota e la sua genealogia sia oggetto di studio. Recenti indagini dello storico A. Tilatti hanno scartato l'idea che appartenesse alla famiglia dei Bertaldi, identificando suo padre in un certo Audo. Bellino fu prete almeno dal 1107 e arciprete della cattedrale di Padova nel 1109. Già in questo periodo, collaborò strettamente con il vescovo Sinibaldo, schierato con il papato durante lo scisma con l'imperatore Enrico V. Seguì probabilmente Sinibaldo in esilio, ma nel 1115 era di nuovo a Padova, partecipando alla riconciliazione post-scismatica. Tra il 1126 e il 1128 Bellino fu eletto vescovo di Padova, continuando l'opera di riforma ecclesiastica avviata da Sinibaldo. Sostenne monasteri come San Cipriano di Venezia e San Croce di Campese, rafforzando i legami con l'abbazia di Polirone. Difese i diritti delle chiese parrocchiali e promosse istituzioni canonicali come Santa Maria delle Carceri. Nel 1130 lamentò la dilapidazione dei beni episcopali a causa dei conflitti tra autorità regia ed ecclesiastica, trovando sostegno da papa Innocenzo II per recuperare proprietà usurpate. Bellino si distinse per il riordino della diocesi padovana sia sotto il profilo patrimoniale che giurisdizionale. Recuperò chiese sottratte da nobili e monaci e promosse la disciplina ecclesiastica. Favorì la nascita della "congregazione dei sacerdoti e dei chierici di Padova", un'associazione dedicata alla cura delle anime nelle cappelle urbane. Il suo episcopato, oltre agli aspetti religiosi, contribuì al dialogo tra il vescovado e la società civile padovana, favorendo l'armonia tra le forze signorili e la città. San Bellino morì quasi certamente il 26 novembre 1147. Secoli dopo, la sua figura storica fu reinterpretata in chiave agiografica. Il domenicano Bonagiunta, vescovo di Adria, redasse una "vita" che lo descriveva come martire per la libertas Ecclesiae. Sebbene storicamente infondata, questa narrazione fu alla base del suo culto, specialmente nella diocesi di Adria, dove fu proclamato patrono nel 1489. La venerazione di San Bellino si diffuse tra Padova e il Polesine, legandosi al suo presunto potere taumaturgico contro la rabbia canina. La chiesa di San Martino di Variano, che cambiò il suo titolo in San Bellino, divenne meta di pellegrinaggio, come confermato dal ritrovamento di monete nell'arca contenente le sue reliquie. Il culto del santo persiste tutt'oggi, ispirato dalla sua figura di pastore e protettore della Chiesa. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella selva presso Fratta nel territorio di Rovigo, passione di san Bellino, vescovo di Padova e martire, che, insigne difensore della Chiesa, crudelmente aggredito dai sicari, morì per le molte ferite subite.
nome Sant'Umile da Bisignano- titolo Confessore- nome di battesimo Luca Antonio Pirozzo- nascita 26 agosto 1582, Bisignano- morte 26 novembre 1637, Bisignano- ricorrenza 26 novembre, ultima settimana di agosto- Beatificazione 29 gennaio 1882- Canonizzazione 19 maggio 2002 da papa Giovanni Paolo II- Patrono di Bisignano- Al secolo Luca Antonio Pirozzo. fin da giovanissimo dimostrò pietà singolare e grande amore per il Signore. A diciotto anni avvertì la vocazione alla vita religiosa, ma ne rinviò l'attuazione per nove anni, vissuti in preghiera e penitenza. Entrò quindi tra i Frati minori. Fin da giovane ebbe il dono delle estasi che dal 1613 divennero anche pubbliche e gli procurarono numerose prove e umiliazioni da parte dei superiori che volevano saggiare la verità di tali fenomeni. Fu dotato di altri insigni doni carismatici: la scienza dei cuori, la profezia, i miracoli e la scienza infusa. Analfabeta, discuteva con teologi ed esperti di Sacra Scrittura. Si distinse per lo spirito di preghiera, umiltà e obbedienza. Ancora in vita era circondato da grande fama di santità, non solo per i suoi doni straordinari, ma soprattutto per la sua virtù non comune. Fu beatificato il 24 gennaio 1882.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Bisignano in Calabria, sant'Umile (Luca Antonio) Pirozzo, religioso dell'Ordine dei Frati Minori, insigne per lo spirito di profezia e le frequenti estasi.
nome San Corrado di Costanza- titolo Vescovo- nascita 900 circa- morte 975, Costanza, Germania- ricorrenza 26 novembre- Canonizzazione 1123- Attributi bastone pastorale, calice con ragno- Esiste una biografia non molto soddisfacente di S. Corrado, scritta circa un secolo dopo la sua morte da Udascalco di Maissach, ma oltre a essa non esiste nessun altro racconto attendibile. Da fonti affidabili si sa che nacque nella potente famiglia guelfa e che suo padre, il conte Heinrich von Altdorf, fondò l'attuale abbazia di Weingerten. Poiché era secondogenito, Corrado fu mandato a studiare nella scuola della cattedrale di Costanza, dove infine fu ordinato sacerdote. Divenne quasi immediatamente prevosto della cattedrale e nel 934, alla morte del vescovo, fu scelto come successore; uno dei suoi patrocinatori era il vescovo di Augsburg, S. Ulrico (4 lug.), e tra i due uomini nacque una stretta amicizia. Corrado, che aveva pronunciato il voto di povertà, risolse il problema di come utilizzare le proprietà ricevute in eredità, cedendole a suo fratello, in cambio di altra terra vicino a Costanza, che donò alla diocesi e ai poveri, prima costruendo e poi finanziando tre nuove chiese, in onore di S. Maurizio (22 set.), S. Giovanni Evangelista (27 dic.) e S. Paolo (25 gen., 29 giu.), e restaurandone molte altre. Infine sappiamo che andò in pellegrinaggio a Gerusalemme per tre volte, in un'epoca in cui era comune recarvisi una sola volta. Corrado, in arte, è comunemente rappresentato con un calice e un ragno; secondo la leggenda, mentre stava celebrando la Messa una domenica di Pasqua, un grosso ragno cadde nel calice. Per rispetto verso il SS. Sacramento, e ignorando la credenza comune al tempo che tutti o la maggioranza dei ragni fossero velenosi, lo inghiottì senza danno. Corrado morì nel 975 e fu canonizzato nel 1123. MARTIROLOGIO ROMANO. A Costanza nella Svevia in Germania, san Corrado, vescovo, che, ottimo pastore del suo gregge, con i suoi beni provvide largamente alla Chiesa e ai poveri.
nome Beata Delfina di Signe- titolo Vedova- nascita 1285 circa Ansouis, Francia- morte 26 novembre 1360, Apt, Francia- ricorrenza 26 novembre- Beatificazione 1363- Compatrona di Ariano Irpino- Elzeario de Sabran nacque nel castello paterno ad Ansouis, in Provenza e studiò all'abbazia di Saint-Victor, dove suo zio, Guillaume de Sabran, era abate. Ancora ragazzo, in promesso in sposo a un'orfana, Delfina (in francese Delphine) de Glandèves, erede del signore di Puy-Michel, e i due si sposarono quando entrambi avevano circa sedici anni. Dopo un po' di esitazione, Elzeario concordò con la richiesta della moglie, spinta, a quanto pare, da un frate francescano, di vivere come fratello e sorella, e sembra che il loro matrimonio sia stato molto armonioso e di reciproco sostegno. Quando, a ventitré anni, Elzeario ereditò i titoli e le proprietà del padre, si trovò ad affrontare l'opposizione di varie parti, che respinse con gentile fermezza e paziente diplomazia, ricevendo perciò le critiche degli amici che insistevano sul fatto che «con i malvagi» avrebbe dovuto «fare la parte del leone». Elzeario, a ogni modo, non cambiò i suoi metodi, e quasi invariabilmente alla fine vinse la tenacia dei suoi nemici. Intorno al 1317, andarono a Napoli, Delfina come dama di compagnia di Sanchia, moglie di re Roberto (1309-1343), ed Elzeario come tutore del loro figlio Carlo. La sua abilità in questo ruolo portò infine alla sua nomina a giudice supremo, nel sud dell'Abruzzo. Nel 1323 il re lo inviò a Parigi per chiedere al re francese, Filippo, di dare sua figlia, Maria di Valois, in sposa a Carlo. Eseguita la missione si ammalò e dopo pochi giorni morì il 27 settembre tra le braccia del frate francescano, suo precedente confessore. Fu canonizzato nel 1369, da papa B. Urbano V (1362-1370; 19 clic.), che come Guillarme de Grimoard era stato suo figlioccio. Delfina, che sopravvisse al marito per trentasette anni, ritornò in Provenza dopo la morte di Sanchia; dopo aver donato tutto ciò che poteva ai poveri, visse reclusa, prima a Cabrières e poi ad Apt. Durante i suoi ultimi anni soffrì con grande pazienza per una dolorosa malattia; quando morì, il 26 novembre 1360, fu sepolta con il marito ad Apt. Secondo una vecchia tradizione, entrambi erano membri del Terz'ordine di S. Francesco; infatti sono particolarmente venerati dai francescani. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Apt nella Provenza in Francia, beata Delfina, che, moglie di sant’Elzearo di Sabran, insieme al quale fece voto di castità, dopo la morte del marito visse in povertà e dedita alla preghiera.
nome San Silvestro Guzzolini- titolo Abate- nome di battesimo Silvestro Guzzolini- nascita 1177, Osimo- morte 1267, Fabriano, Ancona- ricorrenza 26 novembre- Canonizzazione 1589- Una Vita di S. Silvestro, esauriente e apparentemente attendibile, è stata scritta quasi quindici anni dopo la morte da un contemporaneo, Andrea di Giacomo. Silvestro Gozzolini nacque a Osimo, a sud di Ancona, nel 1177 ca., si recò a studiare diritto a Bologna c Padova, ma con grande rabbia di suo padre, che si dice abbia rifiutato di parlargli per dieci anni, abbandonò presto gli studi di legge, in favore della Scrittura e della teologia. Nel 1231, avendo deciso di fondare un monastero per i suoi discepoli, si recò a Monte Fano, vicino a Fabriano, e lo costruì sulle rovine di un tempio pagano. Scelse per i suoi monaci la Regola di S. Benedetto (11 lug.), nella sua forma più austera, e per i successivi trentasei anni governò con grande saggezza. Silvestro morì nel 1267. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Fabriano nelle Marche, san Silvestro Gozzolini, abate, che, presa coscienza della grande vanità del mondo davanti al sepolcro aperto di un amico da poco defunto, si ritirò in un eremo e, dopo aver cambiato varie sedi per meglio isolarsi dagli uomini, fondò infine in un luogo appartato presso Montefano la Congregazione dei Silvestrini sotto la regola di san Benedetto.
nome Sant'Alipio lo stilita- titolo Anacoreta- nascita 515 circa, Adrianopoli, Turchia- morte 614 circa, Adrianopoli,Turchia- ricorrenza 26 novembre- Nacque nella città di Adrianopoli, sua madre cristiana rimase vedova molto giovane e mandò il figlio dal vescovo Teodoro per essere istruito. Fin dalla tenera età Alipio si sentì chiamato a servire Dio e ad avere una vita solitaria nonostante il vescovo Teodoro non lo permettesse. Una volta, accompagnando il vescovo in un viaggio a Costantinopoli, Alipio vide in visione Sant'Eufemia che gli chiese di fondare una chiesa a suo nome ad Adrianopoli. Con il contributo dei fedeli di Adrianopoli, Alipio fece costruire una chiesa sotto la tutela di Sant'Eufemia, in un antico tempio pagano. Accanto al tempio, dove c'era un altare pagano, Alipio costruì una colonna dove sarebbe salito per pregare e istruire i fedeli che venivano da lui. Si dice che una notte i demoni iniziarono a lanciargli pietre mentre pregava in piedi su quella colonna. Alipio voleva combattere contro gli spiriti delle tenebre e prendendo quello che gli serviva come un umile tetto si proteggeva da loro. A causa della loro perseveranza, i demoni lasciarono quel posto per sempre. Quattordici anni prima della sua morte, Alipio perse la capacità di alzarsi in piedi. Dovette trascorrere quel tempo sdraiato su un fianco a causa della debolezza delle gambe e sopportò malattie molto difficili con umile gratitudine. Attorno alla colonna innalzata dal santo furono costruiti due monasteri: uno per gli uomini e uno per le donne. Alipio è ricordato per aver introdotto regole monastiche per entrambi i monasteri e li ha guidati fino alla sua morte. Si addormentò nel Signore all'età di 118 anni. Il corpo di questo venerabile santo fu depositato nella chiesa che aveva fondato in onore di Santa Eufemia. Le sue reliquie guarivano coloro che le adoravano con fede. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Adrianopoli in Paflagonia, nell’odierna Turchia, sant’Alipio, diacono e stilita, che morì quasi centenario.
nome San Siricio- titolo 38º papa della Chiesa cattolica- nascita 334 circa, Roma- Elezione 11 dicembre 384- Insediamento 17 dicembre 384- Fine pontificato 26 novembre 399 (14 anni e 350 giorni)- morte 399, Roma- ricorrenza 26 novembre- Canonizzazione 1748 da papa Benedetto XIV- Santuario principale Catacombe di Priscilla- Non si hanno molte informazioni su Siricio, ma si pensa che sia nato a Roma e sia stato un membro del clero romano al tempo di papa Liberio (352-366). Fu eletto papa all'unanimità nel 384, alla morte di papa S. Damaso I (366-384; 11 clic.), del quale era stato uno dei diaconi. S. Girolamo (30 set.), senza dubbio pieno di risentimento perché non era stato scelto da Siricio come consigliere, come quando era sotto Damaso, sostiene che Siricio era una persona insignificante e piuttosto semplice, ma la realtà era in qualche modo differente. Siricio svolse i compiti di vescovo con grande energia e fu lui a pubblicare i primi decreti papali (documenti che illustrano in dettaglio la legge in modo da renderla nota). A causa delle critiche di S. Girolamo e di S. Paolino di Nola (22 giu.), Siricio non fu inserito nell'edizione del Martirologio Romano del 1584, ma il nome fu aggiunto nel 1748 da papa Benedetto XIV. Alla sua data, è così descritto: «si distinse per la sua conoscenza, pietà e fervore religioso, per aver condannato vari eretici e per aver rafforzato la disciplina ecclesiastica con decreti benefici». «Vari eretici» si riferisce a due in particolare: Gioviniano, un monaco che mise in dubbio il valore della verginità, negando il fatto che Maria fosse rimasta vergine dopo la nascita di Gesù Cristo, e il vescovo di Naisso (Sardica), Bonoso, che appoggiava l'opinione di Gioviniano e sosteneva che Maria diede a Giuseppe altri figli dopo la nascita di Gesù. I «benefici decreti» sono una lettera a Imerio, vescovo di Tarragona, che mise in rilievo l'autorità del vescovo di Roma, considerato il decreto papale più antico in versione integrale. Spedito anche alla Chiesa africana, include vari provvedimenti, tra cui uno che vietava ai sacerdoti e ai diaconi sposati di dormire con le loro mogli (la prima imposizione conosciuta della Santa Sede romana a proposito del celibato dei sacerdoti). Fu Siricio a sostenere S. Martino di Tours (11 nov.) quando difese il diritto dell'eretico Priscilliano di essere giudicato dalla Chiesa, piuttosto che dall'imperatore. E fu ancora Siricio a consacrare la basilica di San Paolo fuori le mura dopo l'ampliamento effettuato dall'imperatore Teodosio I; il suo nome si può ancora vedere su un pilastro, risparmiato dall'incendio del 1823. Siricio morì il 26 novembre 399 e fu sepolto nella basilica di San Silvestro, vicino al cimitero di Priscilla. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria nuova, san Siricio, papa, che sant’Ambrogio loda come vero maestro, in quanto, portando il fardello di tutti coloro che sono gravati della responsabilità episcopale, li istruì negli insegnamenti dei Padri, che confermò anche con la sua autorità apostolica.
nome San Nicone- titolo Monaco- nascita 925 circa, Ponto, Turchia- morte 998, Peloponneso, Grecia- ricorrenza 26 novembre- Patrono di Sparta- La vita di S. Nicone è relativamente ben documentata; esiste una lunga Vita in greco, che fu tradotta anche in latino, di considerevole interesse storico, e un documento considerato come il suo testamento spirituale. Nicone nacque a Ponto (nell'attuale Turchia), ancora ragazzo lasciò la casa paterna ed entrò in un monastero conosciuto come Khrysopetro, dove trascorse dodici anni vivendo in preghiera e penitenza. Tuttavia, visto che le sue conferenze spirituali erano di grande effetto, i suoi superiori decisero di mandarlo a predicare, così si recò in missione a Creta, e qui riportò alla fede cristiana molti che si erano convertiti all'islam. Il suo nome deriva dalla sua abitudine di iniziare ogni omelia con l'ingiunzione: Metanniete! (Convertitevi). Dopo aver trascorso alcuni anni a Creta, si trasferì a Sparta, dove costruì tre chiese e un monastero, e poi in altre parti della Grecia. Si dice che la sua dottrina sia stata confermata da alcuni miracoli; morì in un monastero del Peloponneso il 26 novembre 998 e compare sia nel Martirologio Romano che in quello Greco. MARTIROLOGIO ROMANO. A Sparta nel Peloponneso in Grecia, san Nicone, monaco, che, dopo aver condotto in Asia vita cenobitica ed eremitica, si adoperò con zelo evangelico per riportare i costumi cristiani nell’isola di Creta liberata dal giogo dei Saraceni e percorse poi la Grecia per predicarvi la penitenza, finché morì nel monastero di Sparta da lui fondato.
nome Beato Ponzio di Faucigny- titolo Abate- nascita 1100 circa, Faucigny, Savoia- morte 26 novembre 1178, Sixt, Savoia- ricorrenza 26 novembre- Beatificazione 15 dicembre 1896 da papa Leone XIII- Non si conosce molto del B. Ponzio (Ponce), tuttavia era molto venerato da S. Francesco di Sales (24 gen.), che nel 1620 aprì la sua tomba per esaminare le reliquie, e ne prese una parte. Papa Leone XIII confermò il culto nel 1896. Ponzio nacque in una nobile famiglia della Savoia; a vent'anni divenne un canonico regolare all'abbazia di Abondance, a Chablais, riscrisse le costituzioni dell'abbazia, portandole allo stesso livello della Regola di S. Agostino. Poi, nel 1144, fondò una nuova casa a Sixt, dove trascorse i successivi ventotto anni (gli ultimi diciassette come abate, dopo che papa Adriano IV portò Sixt allo stato di abbazia, nel 1155). Tornò poi a Abondance, come abate, ma poco dopo l'abbandonò per morire in ritiro a Sixt, il 26 novembre 1178; fu sepolto nella chiesa dell'abbazia e il suo culto fu confermato nel 1896. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero dei Canonici Regolari di Sixt in Borgogna, ora in Francia, beato Ponzio da Faucigny, che, un tempo abate di Abondance, lasciato l’incarico, volle morire come semplice religioso.