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30/03/2024 alle 11:25

I santi di oggi 30 marzo:

I santi di oggi 30 marzo:

nome Sabato Santo- titolo La discesa agli inferi- ricorrenza 30 marzo (data variabile)- Il terzo giorno del Triduo Pasquale è il Sabato santo che commemora la discesa agli inferi di Nostro Signore Gesù. Gesù resta negli inferi per un breve tempo compiendo la sua vittoria sulla morte e sul diavolo, liberando le anime dei buoni e giusti morti prima di Lui e apre loro le porte del Paradiso. Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Adamo fu il primo ad incontrare Gesù e percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta. Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.

Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli». Compiuta tale missione, l'anima di Gesù si ricongiunge al corpo nel sepolcro: e ciò costituisce il mistero della risurrezione, centro della fede di tutti i cristiani, che verrà celebrato nella seguente domenica di Pasqua. Questo giorno è dunque incentrato sull'attesa dell'annuncio della risurrezione che avverrà nella solenne veglia pasquale. Viene professato da alcuni Simboli antichi e tuttora dalla preghiera eucaristica, quale annuncio di salvezza per ogni uomo: nessuno è escluso dalla salvezza che Dio ha preparato per gli uomini in Cristo, nessuno è smarrito, Dio si fa solidale anche nella morte. Per quanto le tradizioni delle Chiese siano unanimi nel ritenere per fede questo aspetto della Pasqua, si tratta di un articolo del Simbolo sovente trascurato. Introducendo la celebrazione comunitaria dell'Ufficio delle Letture e delle Lodi del mattino o come breve omelia, questo mistero può essere adeguatamente presentato quale tesoro di fede della Chiesa. La Chiesa cattolica considera degno di lode protrarre il digiuno ecclesiastico e l'astinenza dalla carne anche per tutto il sabato santo, tuttavia non ne fa un obbligo per i fedeli.

nome Beato Amedeo IX di Savoia- titolo Duca, Terziario francescano- nascita 1 febbraio 1435, Thonon- morte 30 marzo 1472, Vercelli- ricorrenza 30 marzo- Amedeo nacque a Thonon nel 1435, figlio del duca Ludovico I di Savoia e di Anna di Lusignano, e nipote dell'antipapa Felice V. Già da bambino fu promesso a Iolanda, figlia di Carlo VII di Francia. Crebbe diventando un bel ragazzo, purtroppo soggetto a crisi epilettiche, che egli accettò come una correzione all'inevitabile adulazione da parte dei cortigiani di suo padre e come un'opportunità per essere a più stretto contatto con Dio. La Messa quotidiana e la preghiera erano la sua fonte di forza. Amedeo si sposò nel 1452, e la coppia si ritirò nella relativamente quieta provincia di Brescia, territorio che gli era stato assegnato oltre al governatorato del Piemonte. Questa scelta tuttavia contrariò talmente il fratello Filippo nei suoi confronti che quasi si preparò ad attaccare Amedeo, se loro padre non lo avesse arrestato. Alla morte del genitore Amedeo fece subito rilasciare il fratello e gli organizzò un matrimonio con Margherita, figlia di Carlo, duca di Borgogna, lasciandogli anche i territori bresciani e conquistandosi così il suo affetto. Amedeo venne provocato anche dalla famiglia degli Sforza di Milano. Quando il duca Francesco Sforza morì, il figlio Giangaleazzo, che si trovava in Francia, tentò di passare in incognito per la Savoia per tornare in Italia e fu arrestato. Nonostante Amedeo lo avesse fatto subito rilasciare, fornendogli anche una scorta, Giangaleazzo non si mostrò riconoscente e addirittura arrivò a rompere con insolenza l'alleanza che suo padre aveva stilata con Amedeo. Era chiaro che Giangaleazzo desiderava solo arrivare alle armi, ma Amedeo trovò un'altra soluzione: gli diede in sposa la sorella Bona. Egli intervenne senza esitazioni quando si trattò di difendere il cristianesimo dalla minaccia turca, raccogliendo un esercito per la difesa del Peloponneso. Fu uno dei primi a rispondere all'invito di Pio II perché si tenesse un'assemblea di principi per affrontare il problema e per raccogliere uomini, armi e denaro. La sua prima preoccupazione, tuttavia, era per i poveri: quando un ambasciatore si vantò delle mute di cani e delle razze differenti che il suo padrone aveva, il duca lo condusse su una terrazza fuori dal palazzo, dove ai tavoli predisposti venivano sfamati i poveri della città: «Queste sono le mie mute e i miei cani da caccia. È con l'aiuto di questa povera gente che inseguo la virtù e vado a caccia del regno dei cieli». L'ambasciatore gli chiese quanti di loro pensava fossero impostori, approfittatori e ipocriti, e Amedeo rispose: «Non li giudico troppo severamente per non essere giudicato severamente da Dio». Nonostante la grande generosità, non ebbe mai problemi economici e grazie a un'attenta amministrazione riuscì anche a saldare i debiti contratti dai suoi predecessori. La sua vita era estremamente austera: lontano dal concedersi qualsiasi privilegio nonostante la sua salute delicata, fece credere piuttosto di dovere digiunare per questo motivo. Con l'aumentare della sua debolezza, passò l'amministrazione del ducato alla moglie Iolanda (1469), ma i suoi sudditi si ribellarono ed egli stesso venne imprigionato fino a che il cognato, Luigi XI di Francia, non ottenne il suo rilascio. Quando si rese conto di essere prossimo alla morte affidò i figli alla moglie e pronunciò le ultime raccomandazioni alla presenza loro e dei suoi ministri: «Siate retti. Amate i poveri e Dio vi garantirà la pace». Morì il 30 marzo 1472 e fu beatificato nel 1677. MARTIROLOGIO ROMANO. A Vercelli, beato Amedeo IX, duca di Savoia, che, durante il proprio governo, favorì in ogni modo la pace e sostenne incessantemente con i mezzi materiali e con l’impegno personale le cause dei poveri, delle vedove e degli orfani.

nome San Leonardo Murialdo- titolo Sacerdote- nascita 26 ottobre 1828, Torino- morte 30 marzo 1900, Torino- ricorrenza 30 marzo- Leonardo Murialdo è uno dei tanti santi che hanno impreziosito con la loro vita e le loro opere la città di Torino nello scorso secolo: Giovanni Bosco, Cottolengo, Cafasso... Nacque a Torino nel 1828 da un'agiata famiglia borghese. Ma quando fu in grado di farlo, come i santi suoi conterranei, scelse di condividere la vita dei poveri, diventando il prete dei quartieri più miseri, degli spazzacamini, dei carcerati, dei ragazzi abbandonati.<br /> Aveva a cuore soprattutto la sorte degli operai, spesso vittime di padroni esosi e della loro stessa disorganizzazione. Per loro si batté fornendo anche gli strumenti perché potessero far sentire la loro voce e organizzarsi. Fondò «La voce dell'operaio», che ebbe un ruolo importante nella storia del movimento operaio italiano. Diede vita, assieme ad altri, all'Unione operaia cattolica, un movimento di idee e di azione che troveranno la loro consacrazione nell'enciclica di Leone XIII, la Rerum novarum. In un tempo in cui ai cattolici non era permesso essere «né eletti né elettori», il Murialdo formò i Comitati elettorali cattolici per favorire il loro ingresso nella vita politica. Prima della morte, che avvenne il 30 maggio 1900, egli diede il suo appoggio alla «democrazia cristiana». «L'avvenire — egli scriveva — è della democrazia, tocca a noi far sì che essa sia cristiana e non demagogica». MARTIROLOGIO ROMANO. A Torino, san Leonardo Murialdo, sacerdote, che fondò la Pia Società di San Giuseppe, perché i bambini abbandonati potessero fare l’esperienza della fede e della carità cristiana.

nome San Ludovico da Casoria- titolo Francescano- nome di battesimo Arcangelo Palmentieri- nascita 11 marzo 1814, Casoria- morte 30 marzo 1885, Napoli- ricorrenza 30 marzo- Ludovico da Casoria, al secolo Arcangelo Palmentieri nacque a Casoria, nei pressi di Napoli, l'11 marzo 1814. Terzogenito di una famiglia di artigiani, dopo aver fatto l'apprendista falegname a 18 anni fu accolto tra i Frati Minori nel noviziato presso il Convento San Giovanni del Palco di Taurano, in provincia di Avellino, proseguì poi gli studi negli istituti di Sant'Antonio ad Afragola, di Sant'Angelo a Nola e di San Pietro ad Aram a Napoli. Fu ordinato presbitero il 4 giugno 1847 ed iniziò la sua attività di insegnante di filosofia e matematica presso vari istituti dell'Ordine francescano. In quello stesso anno successe l'episodio che gli cambiò la vita: mentre era in adorazione dinanzi a Gesù Sacramento nella chiesa napoletana di San Giuseppe dei Ruffi, cadde a terra avvertendo che era giunto il momento di cambiare vita dedicandosi ad un'attività caritatevole che contraddistinse il resto dei suoi giorni.<br /> Fu beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 1993, è stato proclamato santo da Papa Francesco il 23 novembre 2014.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Napoli, San Ludovico (Arcangelo) Palmentieri da Casoria, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che, spinto da ardore di carità verso i poveri di Cristo, istituì le due Congregazioni dei Fratelli della Carità e delle Suore Francescane di Santa Elisabetta.

nome San Secondo di Asti- titolo Vescovo e martire- nascita I secolo- morte 29 marzo 119, Asti- ricorrenza 30 marzo- La città di Brescia vanta due popolarissimi Patroni nei Santi fratelli Faustino e Giovita, festeggiati il 15 febbraio. Ecco oggi un frutto del loro esempio in San Secondo che battezzato dai due nobili bresciani è oggi il veneratissimo patrono della città di Asti, al quale è dedicata la bella cattedrale di questa città e che è, per gli astigiani, come Sant'Antonio per padovani, «il Santo», semplicemente. Secondo era un nobile giovane, ancora pagano, ma non indifferente alla nuova religione, che si affermava e si diffondeva sempre di più, e sempre scegliendo tra i migliori, malgrado le repressioni e le condanne. Forse per curiosità, più probabilmente per una segreta affinità con i sofferenti, il giovane cristiano visitava nelle carceri di Asti i cristiani condannati. Da uno di questi, San Calogero, fu istruito nella dottrina del Vangelo, e fu come un seme gettato nel generoso fermento della sua anima. Amico di Saprizio, Prefetto romano della città, il giovane Secondo era visto assieme con lui molto spesso, e forse ne mitigava lo zelo nella persecuzione. Una volta, si recarono insieme a Tortona, dove era incarcerato, in attesa di giudizio, San Marziano. Ma mentre il Prefetto pagano si riprometteva dal prigioniero una facile abiura, il giovane non ancora cristiano cercava, forse inconsciamente, una luce e una conferma della sua oscura chiamata. Il viaggio fu infatti ricco, per lui, di sublimi insegnamenti e di celesti avvertimenti. Ma fu in un altro viaggio, a Milano, che Secondo raggiunse la fede, incontrando i due Santi fratelli Faustino e Giovita, che potremmo chiamare, senza ombra d'irriverenza, miracolosi commessi viaggiatori della verità. « Andò Secondo a Milano - dice la leggenda - e l'angelo di Dio menò a lui, fuori de la città, San Faustino e Giovita, i quali eran tenuti prigionieri in carcere, e ricevette il battesimo da loro, dando loro l'acqua da una nuvola. Ed eccoti subitamente venire dal cielo una colomba, recando il corpo e il sangue del Signore, e lo diede a Faustino e Giovita. Ma Faustino diede il corpo del Signore e il sangue a Secondo, che lo dovesse portare a San Marziano». Di nuovo sulla via di Tortona, Secondo è ora solo, ma sicuro; rapido, ma calmo; nel buio della notte, ma illuminato dalla luce scesa nella sua anima. Porta il pane dei forti a San Marziano, che sta per affrontare la prova del supplizio. E dopo la morte del Martire, egli ne raccoglie pietosamente le reliquie, e questo suo gesto devoto affretta anche per lui l'ora della prova. Il suo compagno di viaggi, il Prefetto Saprizio, sospettandolo cristiano, lo sottopone ad un interrogatorio. Secondo infatti non nega, anzi confessa; e così nel 119, sotto Adriano Imperatore, ha spiccata dal corpo la testa sulla quale era piovuta la miracolosa acqua battesimale. Nel crocicchio della storia rispecchiato dal Calendario, i nomi dei due fratelli protettori della forte Brescia, sono così restati legati a quello di San Secondo, Patrono della fiera Asti. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Asti, san Secondo, martire.

nome San Giovanni Climaco- titolo Abate- nascita 525 circa, Palestina- morte 30 marzo 605, Monte Sinai, Egitto- ricorrenza 30 marzo- Questo Santo, originario di Palestina, è noto più che per la sua vita, per i suoi scritti, particolarmente per quella sua opera ascetica e mistica intitolata La Scala della perfezione (in greco Climax, onde il nome di Climaco). Nacque circa il 525. I suoi genitori posero ogni cura nell'educazione del suo ingegno e fin dalla fanciullezza acquistò una scienza non comune, sì da meritare il nome di Scolastico. A sedici anni abbandonò tutto e si ritirò sul monte Sinai, ove parecchi solitari vivevano vita angelica. Temendo che la dimora in monastero potesse essergli occasione di dissipazione, scelse un romitaggio appartato, sotto la guida di un santo e vecchio monaco chiamato Martino. Per evitare la vanità, si diede ad un rigoroso silenzio e poneva ogni studio nel nascondere la rara scienza che possedeva; si distinse pure in modo particolarissimo nell'ubbidienza. Dopo quattro anni di intensissima preparazione e di penitenza, si consacrò a Dio colla professione religiosa. Dopo la morte del suo direttore si ritirò cogli anacoreti di Thole, alle falde del Sinai, lontano cinque miglia dalla chiesa, ove si recava ogni sabato e domenica per assistere alle funzioni e comunicarsi. Altra cura particolare pose nell'astenersi da ogni singolarità, anche nel cibo: mangiava di tutto ciò che permetteva la regola: però era sempre parco e sobrio. Per meglio dedicarsi alla preghiera e sempre più inabissarsi nella contemplazione e nell'unione con Dio, di tanto in tanto si ritirava in una grotta, che appositamente si era scavata; qui si abbandonava ai più santi trasporti del suo immenso amore serafico e Dio lo ricambiava con le più intime comunicazioni e coi più segnalati favori. Sì grande lucerna però non poteva rimanere sotto il moggio. Dio non volle privare di tanto tesoro le anime, col nasconderlo. La sua santità divenne palese e le turbe, sitibonde di verità, correvano a lui, ricevendone salutari ammaestramenti e la guarigione dalle loro piaghe spirituali. Venne tacciato di superbia e per un anno non ebbe più relazioni con nessun esterno : ma poi, ad istanza dei confratelli, riprese la sua missione di medico delle anime. Nell'anno 600 venne eletto abate del Monte Sinai e superiore di tutti i monaci ed anacoreti di quelle contrade. Una grande siccità desolava in quei giorni la Palestina e l'Arabia, ed egli ottenne da Dio la tanto bramata pioggia ristoratrice. Dopo quattro anni rinunciò alla sua carica. Morì poco dopo: il 30 marzo del 605. PRATICA. Preghiamo la bontà divina che ci conceda la virtù del silenzio. PREGHIERA. Dio onnipotente e misericordioso, che ti degnasti di darci in S. Giovanni Climaco un mirabile maestro di perfezione, concedici, te ne preghiamo, di mettere in pratica ciò che ha insegnato e di imitare i suoi esempi. MARTIROLOGIO ROMANO. Sul monte Sinai, san Giovanni, abate, che scrisse per l’istruzione dei monaci il celebre libro intitolato “La Scala del paradiso”, nel quale presentò un cammino di perfezionamento spirituale nella forma di una salita di trenta gradini verso Dio, meritando per questo il soprannome di Clímaco.

nome Santi Antonio Daveluy e compagni- titolo Martiri- ricorrenza 30 marzo- Antonio Daveluy nacque il 16 marzo 1818 ad Amiens. Nel 1843 si unì alle Missioni estere di Parigi e arrivò a Macao nel 1844 dove il vescovo Ferréol lo convinse ad accompagnarlo con un altro prete coreano in Corea. Due anni più tardi Antonio iniziò la sua opera pastorale in quel paese e nel 1856 il vescovo Berneux (8 mar.), successore di Ferréol, lo nominò vescovo coadiutore. Oltre all'attività pastorale compilò un dizionario francese-coreano e scrisse la storia del cattolicesimo in Corea. Dopo il martirio del vescovo Berneux, Daveluy ne fu il successore come quinto vicario apostolico di Corea.<br /> Avrebbe mantenuto l'incarico per soli ventitré giorni: l'11 marzo 1866 fu arrestato insieme al suo aiutante Luca Hwang Soktu: furono imprigionati, interrogati e torturati insieme a un altro sacerdote, Pietro Aumaître. Pietro Aumaitre nacque in Francia l'8 aprile 1837 ad Angoulérne. Entrò nel seminario delle Missioni estere di Parigi nel 1857 e fu ordinato sacerdote nel 1862. Arrivato in Corea nel 1863, si dedicò ad apprendere la lingua locale e poi lavorò a Naep'o, guadagnandosi l'affetto dei cattolici locali. Allo scoppiare della persecuzione Pietro incoraggiò i fedeli a dimostrare pubblicamente la loro fede ed egli stesso si recò nel villaggio dove il vescovo Daveluy viveva, per consegnarsi alla polizia. Dopo aver sopportato torture durissime morì all'età di ventinove anni. Martino Luca Huin nacque a Guyonville il 20 ottobre 1836. Fu ordinato prete nella sua diocesi ma si unì alle Missioni estere di Parigi nel 1863. Arrivò in Corea nel 1865, insieme a Simone de Bretennières, Bernardo Beaulieu e Pietro Dorie (8 mar.), ma continuò il viaggio arrivando alla sua missione a Sekori, Haptok. Prima di venire martirizzato disse: «Mi dispiace morire, non perché sono ancora giovane, ma perché non ho potuto fare nulla per la salvezza dei miei amati coreani». Aveva trent'anni. Giuseppe Tjyang Tjyon Keni, coreano, nacque nel 1802 a Suwon da una famiglia ricca. A ventisei anni venne battezzato insieme con i suoi familiari da padre Pacifico Yu Pangje, sacerdote cinese. Giuseppe fu nominato catechista e quando fu sollevato il problema di insediare un seminario a Paeron, egli offrì la propria abitazione e svolse l'incarico di portinaio per undici anni. Fu arrestato con i missionari nel marzo 1866 ma padre Pourthié, il rettore, ottenne il suo rilascio. Giuseppe tornò sconsolato a Paeron, ma cinque giorni dopo la polizia lo arrestò nuovamente e lo mandò dal governatore del Chech'on. Giuseppe Tjyang Tjyon Kcni confermò di essere il proprietario dell'edificio del seminario. Il governatore avrebbe voluto risparmiarlo e tentò di convincerlo a rinnegare la fede, ma Giuseppe non si fece corrompere. Fu mandato a Seoul e torturato. Aveva sessantaquattro anni. Luca Hoang Syektou nacque a Yonp'ung nel 1811, l'unico figlio di una famiglia nobile benestante. Mentre stava andando a Seoul per sostenere gli esami finali, incontrò un cattolico che gli parlò della fede cristiana.Molto colpito, il ragazzo lesse alcuni testi cattolici e fece immediatamente ritorno a casa dicendo al padre che aveva già passato l'esame, menzogna per la quale venne severamente frustato: il padre lo minacciò di morte, e per sfuggirgli Luca finse per due anni di essere muto. Stupefatti dalla sua caparbia resistenza, i suoi familiari decisero di conoscere meglio la fede cattolica e si convertirono anch'essi (ma quando il padre morì, Luca venne comunque diseredato). Fu nominato catechista e insegnò letteratura cinese, scrisse dei libri in collaborazione con il vescovo Berneux e più tardi fu anche assistente del vescovo Daveluy, con il quale venne arrestato. Fu martirizzato all'età di cinquantaquattro anni. Questi cinque martiri vennero decapitati, dietro loro esplicita richiesta, il Venerdì Santo, 30 marzo 1866. Vennero beatificati nel 1968 e canonizzati tra i Martiri di Corea da Giovanni Paolo II a Seoul nel 1984.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Su-Ryong in Corea, santi martiri Antonio Daveluy, vescovo, Pietro Aumaître, Martino Luca Huin, sacerdoti, Giuseppe Chang Chu-gi, Tommaso Son Cha-son e Luca Hwang Sok-tu, catechista, che per la fede in Cristo morirono decapitati.

nome San Zosimo di Siracusa- titolo Vescovo- nascita VII secolo, Siracusa, Sicilia- morte VII secolo, Siracusa, Sicilia- ricorrenza 30 marzo- I genitori del santo erano proprietari terrieri siciliani e dedicarono il loro giovane figlio al servizio di Santa Lucia e lo collocarono, all'età di sette anni, in un monastero che porta il nome della santa, vicino alla loro casa. Lì la sua occupazione principale era quella di curare le reliquie del santo, compito che non andava con il modo di essere del bambino avvezzo alla vita di campagna. Fuggì così dal convento, perché aveva un forte desiderio di andare a trovare i suoi genitori, dopo di che, lasciando il suo posto, senza il permesso dei suoi superiori, andò a trovarli, ma erano sconvolti e si chiamarono subito all'abate, che era in sintonia con il fervente desiderio del giovane. La sua vocazione cominciò a venir meno, ma Santa Lucia gli apparve in sogno e gli aggiustò l'incostanza. Da quel giorno fu un monaco modello, dedito alla preghiera e alla penitenza. Per 30 anni visse quasi dimenticato, alla morte dell'abate di Santa Lucia, toccò al vescovo di Siracusa designare il nuovo abate, che scelse Zosimo, essendo ordinato sacerdote pochi giorni dopo. Il santo governò il monastero con tale saggezza, amore e prudenza da superare tutti i suoi predecessori e tutti i suoi predecessori. Quando la sede di Siracusa divenne vacante, papa Teodoro nominò Zosimo e lo consacrò. Durante il suo episcopato, il santo si distinse per il suo zelo nell'insegnamento al popolo e per la sua generosità verso i poveri. San Zosimo morì all'età di 90 anni. MARTIROLOGIO ROMANO. A Siracusa, san Zosimo, vescovo, che fu dapprima umile custode della tomba di santa Lucia, poi abate del monastero del luogo.

nome San Julio Alvarez Mendoza- titolo Sacerdote Martire Messicano- nascita 20 dicembre 1866, Guadalajara, Messico- morte 30 marzo 1927, San Julián, Messico- ricorrenza 30 marzo- Nacque a Guadalajara in Messico, i datori di lavoro dei suoi genitori lo pagarono per studiare al seminario di Guadalajara, essendo ordinato sacerdote nel 1894. Apparteneva alla Congregazione Mariana. Fu inviato dapprima alla cappellania della parrocchia Teocaltiche, che nel 1921 fu elevata a parrocchia, e successivamente passata al vescovado di Aguascalientes. Era un parroco esemplare e premuroso, dedito al lavoro catechistico nei ranch, e poiché era esperto in sartoria e pasticceria, introdusse molti a questi mestieri. Era molto devoto a Maria. Parroco a Mechoacanejo (Jalisco) dove trascorse la maggior parte della sua vita sacerdotale. Si prendeva cura dei suoi parrocchiani con genuina passione, specialmente i più poveri. Quando arrivò la persecuzione, rimase nascosto dai ranch e continuò ad esercitare il suo ministero, e andando a Salitre per celebrare la messa fu riconosciuto da un passante, ma fu spaventato e glielo negò. Tuttavia, fu arrestato dai soldati nel 1927. Anche i suoi due compagni furono arrestati. Furono portati a Villa Hidalgo, Aguascalientes, León e infine a San Julián, Jalisco, per insegnare ai cristiani. Fu portato nel luogo in cui stavano per essere fucilati e disse: “Sapevo che dovevano uccidermi perché sono un prete… morirò innocente. Non ho sbagliato. Il mio crimine è essere un ministro di Dio. Ti perdono, ma ti prego di non uccidere i ragazzi, sono innocenti ”. Il suo corpo fu lasciato in una discarica e fu raccolto dal sacrestano del paese, José Carpio, che, con l'aiuto dei vicini, lo seppellì.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di San Julián nella regione di Guadalajara in Messico, san Giulio Álvarez, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione contro la religione, testimoniò con l’effusione del sangue la sua fedeltà a Cristo Signore e alla sua Chiesa.

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