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I santi di oggi 22 gennaio:
nome San Vincenzo di Saragozza- titolo Diacono e martire- nascita III secolo, Saragozza, Spagna- morte 22 gennaio 304, Valencia, Spagna- ricorrenza 22 gennaio- Canonizzazione pre canonizzazione- Attributi Dalmatica, palma, strumenti del martirio (cavalletto, macina legata al collo, graticola e uncino), corvo, barca e grappolo d'uva- Patrono di Caronno Varesino, Vicenza, Lisbona, Valencia, Saint-Vincent, Nole, Ugento, Adrano, Mirabello Monferrato, vinai, viticoltori, fabbricanti di tegole, naviganti, Tripi, Ordine dei Diaconi della Diocesi di Bergamo, Giaglione e Monterosi- S. Vincenzo, illustre martire di Gesù Cristo, nacque a Saragozza in Spagna. Sotto la disciplina di Valerio, vescovo di quella città, fu istruito nelle scienze e nella pietà. In breve fece tali progressi che meritò di essere consacrato diacono coll'incarico (nonostante fosse ancora assai giovane) di predicare la parola divina. Incrudeliva allora la persecuzione contro i Cristiani, mossa dagli imperatori Diocleziano e Massimiano nell'anno 303. Tra i persecutori si distinse Daciano, governatore della Spagna, il quale ordinò che tutti i Cristiani fossero arrestati e rinchiusi in orride prigioni.
Fra questi furono arrestati Vincenzo ed il vescovo Valerio. Tradotti davanti al giudice, Vincenzo, cui Valerio aveva ceduto la parola, disse: « Noi siamo cristiani, disposti a soffrire qualunque pena per il culto del vero Dio». Daciano si contentò di mandare Valerio in esilio, rivolgendo tutto il suo furore contro il giovane Vincenzo. Prima di tutto fu condannato allo stiramento delle membra ed ai flagelli, il che gli venne fatto con tanto strazio che alla fine si videro scoperte le ossa. Il giudice a tal vista si raddolcì un po'; ma vedendo che Vincenzo era desideroso di soffrire maggiormente, lo condannò al supplizio del fuoco, che è senza dubbio la più crudele di tutte le pene. Vincenzo, intrepido in mezzo a quei nuovi tormenti, novello S. Lorenzo, diceva ai carnefici: « Tagliate e mangiate, da questo lato sono già cotto » Il governatore, disperato di non poter vincere queste campione della fede, lo rimandò in carcere, con l'ordine di farlo distendere sopra appuntite schegge di vasi rotti e di mettergli i piedi tra i ceppi. Ma Iddio non abbandonò il suo servo: gli Angeli del cielo vennero z confortarlo e a cantare con lui le lodi al Signore. Il carceriere ne fu profondamente colpito e si convertì, ricevendo poco dopo il santo Battesimo. La notizia di questa conversione ferì il cuore di Daciano, che pianse di rabbia. Ciononostante, il Santo in quiete, e permise ai fedeli di andarlo a visitare. Questi, piangendo, baciavano le cicatrici delle sut piaghe e raccoglievano il suo sangue con pannolini che poi ritenevano come preziose reliquie. In seguito il Santo fu messo sopra di un morbide letto di piume, ma tosto morì. Daciano ordinò che il suo cadavere fosse gettato in un campo, come cibo alle bestie; ma Iddio mandò un corvo a difenderlo dagli uccelli rapaci. Daciano neppur a questo prodigio si arrese, ma fece gettare il cadavere in alto mare cucito in un sacco, attaccandolo ad una macina, affinché andasse a fondo. Il santo corpo però, per virtù divina, galleggiò sopra le acque finché le onde lo sospinsero sul lido, dove i Cristiani lo raccolsero e lo riposero nel sepolcro, sopra del quale fu poi fabbricata una grande chiesa in suo onore. PRATICA. Chi mi separerà dalla Carità di Cristo? La tribolazione... la fame... la persecuzione? Sono sicuro che né questa, né tutte le potenze del mondo, saranno bastanti a separarmi dall'amor di Dio (S. Paolo). PREGHIERA. Sii propizio, Signore, alle nostre suppliche affinché noi che ci riconosciamo rei per la nostra iniquità, ne siamo liberati per intercessione del santo martire Vincenzo. MARTIROLOGIO ROMANO. San Vincenzo, diacono di Saragozza e martire, che dopo aver patito nella persecuzione dell’imperatore Diocleziano il carcere, la fame, il cavalletto e le lame incandescenti, a Valencia in Spagna volò invitto in cielo al premio per il suo martirio.
nome Sant'Anastasio (Magundat)- titolo Martire in Persia- nascita VI secolo- morte 22 gennaio 628, Resafa-ricorrenza 22 gennaio- Patrono di Semproniano, Agugliano e Monterosi- S. Anastasio, pure martire, era persiano e si chiamava Magundat avanti il suo battesimo. Servi per qualche tempo fra le truppe di Cosroa, Re di Persia. Tornato in Persia, dopo aver partecipato ad una campagna contro i Romani, abbandonò con un suo fratello il servizio militare e venne ospite a Gerapoli presso un cambiavalute persiano, che era cristiano. Egli per poterlo conquistare a Cristo, lo conduceva spesso ad assistere alle sacre funzioni dei cristiani. Difatti, dopo alcun tempo, il santo lasciò Gerapoli e si recò a Gerusalemme per ricevervi il battesimo, che gli venne amministrato da Modesto, che governava quella Chiesa in qualità di Vicario Generale durante la prigionia del patriarca Zaccaria. In questa circostanza il santo cambiò nome e volle essere chiamato Anastasio che etimologicamente significa: passato da morto a vita. Entrò quindi in un monastero posto sei miglia circa fuori della città santa. Quivi l'abate Giustino gli fece prima imparare la lingua greca e il Salterio: poscia gli recise i capelli e lo vesti dell'abito monastico nell'anno 621. ,Anastasio divenne ben presto il modello dei suoi confratelli per l'esattezza la più ammirabile nel compiere ogni dovere religioso e di comunità. Il desiderio ardente che ebbe, dopo il suo battesimo, di spargere il sangue per Cristo gli fece ottenere il permesso di recarsi a Cesarea. Quivi, avendo ripreso alcuni soldati della guarnigione, perché stavano facendo certi malefizi, venne arrestato, confessò che era cristiano e soffrì con eroica costanza te sferze, i bastoni e gli incomodi di una oscura prigione. Coronò, alla fine, la santa vita col martirio. Il Re Cosroa gli fece troncare la testa con altri settanta cristiani il 22 gennaio dell'anno 628. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Betsàloe, nell'Assiria, sant'Anastasio, Monaco Persiano, il quale, dopo molti tormenti di prigione, battiture e catene, sofferti in Cesarèa di Palestina, afflitto con molte pene da Cósroe, re di Pèrsia, infine fu decollato, avendo prima mandati innanzi nel martirio settanta Compagni sommersi nel fiume. Il suo capo fu trasportato a Roma, alle Acque Sàlvie, insieme con la sua venerabile immagine, al cui cospetto, come attestano gli atti del secondo Concilio Nicéno, vengono scacciati i demoni e guarite molte malattie.
nome Beata Laura Vicuna- titolo Vergine- nascita 5 aprile 1895, Santiago del Cile, Cile- morte 22 gennaio 1904, unin de los Andes, Argentina- ricorrenza 22 gennaio- Beatificazione 3 settembre 1988, da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Santiago del Cile, Junín de los Andes- Patrona di vittime di incesti e abusi sessuali- Laura nacque a Santiago del Cile, il 5 aprile 1895 e fu battezzata col nome di Laura del Carmelo il 24 maggio seguente. Quando aveva due anni ci fu un tentativo di rivoluzione e la famiglia cercò scampo dalle forze rivoluzionarie fuggendo verso Temuto, nel sud del paese. Qui nacque la sorella Giulia Amanda e il padre morì improvvisamente. La madre quindi partì per l'Argentina, dove visse in posti diversi fino a quando, nel 1900, si stabilì a Junin de Los Andes. Divenne l'amante di un ricco proprietario terriero e mandò Laura alla scuola delle Figlie di Maria Ausiliatrice (le suore salesiane, primo nucleo di donne missionarie inviato in Sud America, nel 1877). Quando Laura raggiunse la pubertà, il patrigno cercò di usarle violenza e, secondo una testimonianza, la ragazzina si difese dalle sue pesanti attenzioni grazie a una cintura di castità di ferro. Egli le negò il pagamento delle tasse scolastiche, costringendo lei e la sorella a lavorare per poter affrontare da sole i costi della propria istruzione. Nel 1902 essa fece domanda per poter entrare come postulante nell'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ma venne respinta a causa del concubinato di sua madre; le fu comunque permesso di prendere i voti in privato. Si ammalò per lo stato d'ansia indotto dalla sua situazione e dalle dure percosse del patrigno; per la combinazione di queste circostanze morì tre mesi prima di compiere tredici anni. Con il consenso del confessore disse alla madre di aver offerto la propria vita per la sua conversione. La fama per la difesa eroica della sua virtù contro questa manifestazione di machismo latino e per l'offerta della propria vita per la salvezza della madre si diffuse ben presto anche oltre i confini del Cile e dell'Argentina. Le indagini sulla sua santità cominciarono nel 1955 e furono avvalorate dal racconto di una guarigione miracolosa avvenuta nel 1958 a Santiago e attribuita al suo intervento. È stata beatificata da Giovanni Paolo 11 il 3 settembre 1988, in occasione della sua visita a Torino per celebrare il centenario della morte di San Giovanni Bosco (31 gen.), fondatore delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Non sembra essere stata sollevata questione sull'atteggiamento delle suore, che avrebbero potuto salvarle la vita se non l'avessero respinta a causa della condotta della madre. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Junín de los Andes in Argentina, beata Laura Vicuña, vergine, che, nata a Santiago del Cile, alunna nell’Istituto di Maria Ausiliatrice, all’età di tredici anni offrì la sua vita a Dio per la conversione della madre.
nome San Vincenzo Pallotti- titolo Sacerdote e fondatore della Società dell'apostolato cattolico - nascita 21 aprile 1795, Roma- morte 22 gennaio 1850, Roma-ricorrenza 22 gennaio- Beatificazione 22 gennaio 1950 da papa Pio XII- Canonizzazione 20 gennaio 1963 da papa Giovanni XXIII- Nacque a Roma il 21 aprile 1795, figlio di un ricco droghiere, Pietro Paolo Pallotti e di Maria Maddalena De Rossi. Dei suoi nove fratelli, cinque morirono in tenera età.. Vincenzo fu influenzato dalla vita devota dei genitori e visse nell'appartamento di famiglia fino alla morte del padre, avvenuta nel 1837.<br /> La forte devozione di Vincenzo per la B.V. Maria e un particolare interesse per i poveri, già evidenti durante la sua giovinezza, furono stimolati da una guida spirituale scelta quando aveva dodici anni, che lo incoraggiò anche in occasione di gravi pene spirituali. A quindici anni decise di diventare prete; studiò in vista del sacerdozio presso il Collegio Romano e l'università La Sapienza e fu ordinato prete il 16 maggio 1818. Due mesi più tardi gli fu assegnato il dottorato dell'università e insegnò teologia alla Sapienza per dieci anni, prima di dedicarsi interamente alla predicazione e alla guida spirituale, respingendo il prestigio di una carriera accademica e anche la via di promozione offerta dal sistema parrocchiale. Prima di essere ordinato, aveva annotato le sue aspirazioni spirituali nel suo diario: «Non l'intelletto, ma Dio. Non la volontà, ma Dio. Non l'anima, ma Dio [...] Non i beni terreni, ma Dio. Non le ricchezze, ma Dio. Non gli onori, ma Dio. Non l'onorificenza, ma Dio. Non le alte cariche, ma Dio. Non la carriera, ma Dio. Dio sempre e ovunque». Fu nominato direttore spirituale dell'università romana nel 1827 e fu attivo anche come visitatore e confessore in vari collegi nazionali di Roma per studenti avviati al sacerdozio. Ebbe una grande determinazione nel mettersi al servizio di tutti e nell'offrirsi alla gente in modo chiaro e semplice. Si impegnò in progetti volti a rianimare le corporazioni artigianali e a fondare scuole per giovani lavoratori della città e delle campagne. Organizzò un'opera di aiuto per le persone colpite dall'epidemia di colera scoppiata nel 1837; fu amico di soldati e prigionieri; il suo consiglio, tuttavia, sarebbe risultato prezioso anche a vescovi, cardinali e papi. Fu sensibile ai cambiamenti che la rivoluzione industriale aveva portato nella vita umana, e intuì la necessità di un nuovo tipo di apostolato tra la gente. Di fronte al suo ministero spirituale e alle sue opere caritative, i romani giunsero a parlare di lui come di un secondo Filippo Neri: era ormai conosciuto come "l'apostolo di Roma". Era profondamente preoccupato per la rigidezza delle strutture clericali, e particolarmente per la divisione — e rivalità — tra clero secolare e regolare e per la passività del mondo laico. Nel 1835 il suo intuito di precursore lo portò a concentrarsi sulla formazione della Pia Unione dell'Apostolato Cattolico, un gruppo di ecclesiastici e laici il cui scopo principale era il rinnovamento dello spirito apostolico all'interno della Chiesa. Vincenzo vedeva ciò come «una tromba evangelica che chiama tutti, che invita tutti, che sveglia lo zelo e la carità di tutti i fedeli, di qualsiasi stato, estrazione e condizione, per servire l'apostolato cattolico così come è stato istituito da Cristo nella Chiesa». In questa unione ci sarebbe stato posto per tutti: uomini e donne, giovani e vecchi, ecclesiastici, religiosi e laici. Era abbastanza acuto da capire che i primi passi di un'opera così imponente sarebbero stati piccoli, e quindi sfruttò le opportunità che di volta in volta gli si presentarono. Comprese la necessità di formare un gruppo di preti che potessero dedicarsi a tempo pieno agli scopi del movimento stesso. Nacque così la congregazione della Società dell'Apostolato Cattolico. Questi preti cercavano di coordinare il lavoro del clero secolare e dei religiosi, ma furono seriamente ostacolati. Un'opposizione particolare giunse loro da parte della Associazione per la Propagazione della Fede di Lione, che sosteneva che i pallottini replicavano la loro opera; la congregazione fu bloccata per un certo periodo, ma Vincenzo chiarì la situazione con papa Gregorio XVI e la soppressione venne revocata. In seguito però, scoprì che il nome "Apostolato cattolico" offendeva alcuni vescovi che consideravano "l'apostolato" una prerogativa di coloro che potevano rivendicare una discendenza diretta dagli apostoli. Questa controversia ebbe una certa risonanza e nel 1854, quattro anni dopo la morte di Pallotti, il nome venne cambiato in Pia Società delle Missioni. Il nome originale venne reintrodotto solo nel 1947 in un contesto in cui era cambiata l'interpretazione dei termini missione e apostolato. Il cambiamento era stato favorito da movimenti come l'Azione cattolica, che si richiamava a Vincenzo come a un precursore. Un'istituzione femminile seguì quella maschile, conosciuta inizialmente come Sorelle dell'Apostolato cattolico. Il nome fu successivamente modificato in Sorelle Missionarie pallottine. Anche questo ordine era la risposta diretta a una necessità specifica: occuparsi delle orfanelle dell'epidemia di colera del 1837, ragazze che Vincenzo aveva raccolto dalla strada e posto sotto la cura di un gruppo di dame di sua fiducia. Questo gruppo diede nascita, l'anno successivo, alle Sorelle dell'Apostolato cattolico. Vincenzo divenne un caro amico del futuro cardinale Nicholas Wiseman che gli confessò i suoi dubbi alla vigilia della consacrazione a vescovo e ne ricevette un consiglio decisivo: «Monsignore, non conoscerete mai la pace perfetta che cercate finché non fonderete un istituto per le missioni straniere in Inghilterra». La prima persona a cui Wiseman parlò di ciò fu Herbert Vaughan, il quale infine mise in pratica il consiglio fondando la Società Missionaria di S. Giuseppe a Mill Hill. Wiseman avrebbe poi suggerito a Pallotti di contattare, con la prospettiva di farlo entrare nella Società, John Henry Newman che, da poco convertito, si preparava a Roma per il sacerdozio; il progetto non si realizzò mai, anche se Vincenzo sviluppò un profondo interesse per la missione inglese e contatti con l'oratorio londinese; mandò uno dei suoi collaboratori più abili (e suo primo biografo), Raffaele Melia, ad aprire una missione in Inghilterra e inviò altri a lavorare con Frederick William Faber presso l'oratoio londinese e a sostenere ivi l'oratorio sardo, la Chiesa italiana e le parrocchie di Clerkenwell e Greenford. Wiseman invitò tre volte Vincenzo a recarsi in Inghilterra: i molti impegni romani lo trattennero in patria, dove lavorò in stretto contatto anche con i futuri santi Gaspare Del Bufalo (28 dic.) e Vincenzo Strambi (25 set.). Anche questi, come Palloni, sarebbero poi diventati fondatori e si sarebbero impegnati attivamente in opere di carità a Roma. Vincenzo venne nominato rettore della chiesa di Santo Spirito dei Napoletani, una designazione che scavalcava ecclesiastici più anziani che si offesero per la nomina, soprattutto perché le folle di poverini che si raccoglievano intorno a lui disturbavano la loro comoda moine; nei successivi dieci anni gli resero la vita difficile con una serie di infamie e meschine persecuzioni alimentate dall'invidia, a cui però egli rispose sempre con carità e pazienza incrollabili. Istitui la celebrazione dell'Ottava dell'Epifania a Roma, alla cui cerimonia conclusiva, nel 1847, partecipò il nuovo papa Pio TX. gesto del papa era volto, stando alle parole di un giornale in lingua inglese pubblicato allora a Roma «a ricompensare lo zelo di Pallotti e la devozione dei membri dell'Apostolato cattolico per i magnifici risultati da loro ottenuti nelle missioni, nella propagazione della fede e per il bene fatto alla gente». Questo tributo fu notevolissimo, dato che la Società dell'Apostolato cattolico non aveva allora uno status canonico: che Vincenzo non mancò di domandare avanzando al tempo stesso la richiesta, quanto mai ampia, che alla sua società venissero accordati tutti i diritti che, in tempi diversi, erano stati riconosciuti a ordini e congregazioni regolari. Nel 1847 la richiesta venne accolta, malgrado la sua enorme portata. L'anno successivo papa Pio IX assicurò agli Stati Pontifici una costituzione tendenzialmente democratica, ma il primo ministro incaricato fu assassinato mentre si recava alla prima assemblea parlamentare. La rivoluzione sorprese Roma e Pio IX fuggi in incognito verso Napoli. L'anticlericalismo della nuova Repubblica romana raggiunse proporzioni preoccupanti e Vincenzo considerò prudente cercare rifugio nel Collegio irlandese. Respinti pressanti inviti a recarsi in Inghilterra, inviò una serie di lettere a capi spirituali e secolari, religiosi cacciati dai conventi e altre personalità, lamentandosi per ciò che vedeva come i mali del tempo e proponendo al riguardo un concilio generale della Chie sa. Pio IX tornò al potere con l'aiuto delle truppe francesi nel 1849, quando Vincenzo ormai sentiva che la sua vita stava giungendo alla fine. Con calma mise in ordine tutti gli affari della Società; a metà gennaio si ammalò di pleurite; il 20 gennaio ricevette l'estrema unzione. Due giorni dopo mori. Nei primi anni che seguirono la sua morte, tra il 1850 e il 1880, la Società si sviluppò lentamente, soprattutto per ragioni politiche. Dal 1900, però, è cresciuta fino a raggiungere 30 case distribuite in otto paesi diversi. Le suore formarono un Istituto internazionale di Missione che poi prese il nome di Suore missionarie dell'Apostolato cattolico. Esse si diffusero in Inghilterra, Svizzera, Polonia e Stati Uniti, dove oggi hanno case in Virginia, nel Maryland e in Michigan.<br /> La congregazione maschile è formata da sacerdoti e fratelli laici che seguono un periodo di noviziato di due anni promettendo poi povertà, castità e obbedienza, oltre a perseveranza e vita comune perfetta, senza però professare voti formali. La loro missione si sviluppa molto attraverso ritiri spirituali e divulgazioni a stampa; a livello mondiale la congregazione conta su più di 2000 membri. Vincenzo Palloni ha rappresentato una voce profetica che ha precorso i tempi. La santità della sua vita personale era ampiamente conosciuta quando era ancora vivo, e i primi passi per la sua canonizzazione furono intrapresi nei primi due anni che seguirono la sua morte; fino a quando Pio XI non definì` l'Azione cattolica «partecipazione del mondo laico all'apostolato gerarchico della Chiesa», non furono del tutto abbandonate le riserve sugli obiettivi di Vincenzo.<br /> Fu beatificato da papa Pio XII il 22 gennaio 1950, e le sue reliquie vennero poste in un sarcofago di bronzo e cristallo sotto il grande altare di San Salvatore. Papa Giovanni XXIII, nel 1962, disse di lui: «La fondazione della Società dell'Apostolato cattolico ha rappresentato a Roma la prima pietra dell'Azione cattolica che oggi conosciamo». Il 20 gennaio 1963 è stato canonizzato. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, san Vincenzo Pallotti, sacerdote: fondatore della Società dell’Apostolato Cattolico, con gli scritti e con le opere sollecitò la vocazione di tutti i battezzati in Cristo a lavorare con generosità per la Chiesa.
nome San Valerio di Saragozza- titolo Vescovo e martire- nascita Saragozza, Spagna- morte 315 circa, Saragozza, Spagna- ricorrenza 22 gennaio- Santuario principale Cattedrale di Saragozza- Patrono di Saragozza- Valerio nacque a Saragozza da una famiglia romana. Vescovo di Saragozza, fu uno dei prelati più famosi della Chiesa di Spagna. Promosso alla cattedra episcopale di Saragozza, per i suoi meriti e virtù, si dedicò, come vescovo, ad adempiere fedelmente il suo ufficio pastorale. Frequentò il concilio di Elvira (ora Granada). Gli ultimi anni del suo episcopato non poté adempiere alla carica di predicazione e così fu soprannominato "il balbuziente". Ma trovò un magnifico assistente nel diacono San Vincenzo, portato da Huesca. Siamo all'inizio del IV secolo, quando Diocleziano e Massimino scatenarono una delle più crudeli persecuzioni contro i cristiani, in Spagna trovarono un fedele esecutore degli ordini, Daciano governatore del Tarraconense, che quando vide i progressi del vescovo Valerio e del suo diacono ne ordinò l'arresto e il trasferimento a Valencia, dove sperava di sottometterli. Il governatore voleva convincere Valerio e gli offrì, facendo appello ai suoi tanti anni, la libertà se avesse convinto i suoi fedeli a praticare il culto dell'imperatore. Il venerabile vecchio fu indignato e, a causa della sua difficoltà nel parlare, pregò il suo fedele diacono di confessare la sua fedeltà a Gesù Cristo per entrambi. Vincenzo lo fece, e per questo fu torturato e giustiziato, e Valerio fu esiliato ad Anet (Aragona), presso Barbastro, dove visse per circa dodici anni dedito alla preghiera e alla penitenza. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Valerio, vescovo di Saragozza in Spagna, che partecipò al primo Concilio di Elvira e, condotto a Valencia insieme a san Vincenzo, fu mandato in esilio.
nome San Domenico di Sora- titolo Abate- nascita 951 circa, Foligno- morte 1031 circa, Sora- ricorrenza 22 gennaio- Santuario principale Abbazia di Maria SS. Assunta e di San Domenico abate- Patrono di protettore contro il morso dei serpenti e quello dei cani idrofobi, contro tempesta e grandine e contro il mal di denti e la febbre- Non si hanno notizie su di lui prima che diventasse monaco benedettino. Le testimonianze parlano del suo impegno assiduo come fondatore di nuovi monasteri, soprattutto per solitari in varie parti d'Italia. In Italia si stava manifestando una tendenza verso forme monastiche di eremitaggio più marcate che altrove in Occidente: ciò era dovuto al confluire delle culture bizantina e latina. Gli eremiti ebbero di fatto parte attiva nel rinnovamento generale della vita monastica. Domenico morì a Sora, in Campania, a ottanta anni e la sua venerazione si diffuse tramite cronache che parlavano sia dei suoi miracoli che della sua opera di conversione. MARTIROLOGIO ROMANO. A Sora nel Lazio, san Domenico, abate, che fondò monasteri in varie regioni d’Italia e ne ricondusse altri alla disciplina regolare con il suo spirito riformatore.
nome San Gaudenzio di Novara- titolo Vescovo- nascita 337 circa, Ivrea- Consacrato vescovo 397- morte 418 circa, Novara- ricorrenza 22 gennaio- Santuario principale Basilica di San Gaudenzio- Patrono di Novara, Diocesi di Novara- Incarichi ricoperti Vescovo di Novara- La vita di Gaudenzio non ha solide basi storiche. Nato ad Ivrea nel 337, da giovane incontrò San Martino, il futuro vescovo di Tours, e frequentò Sant'Eusebio di Vercelli; in questa sede fu ordinato sacerdote. Nel 398 fu consacrato vescovo di Novara da San Simpliciano, successore di Sant'Ambrogio sulla cattedra milanese. Gaudenzio resse la diocesi novarese per un ventennio e morì, si crede, il 22 gennaio 418. In questo giorno viene tuttora celebrata solennemente la sua festa nel maestoso tempio a lui dedicato, sormontato dall'ardita cupola dell'Antonelli e vegliato dall'omonimo campanile dell'Alfieri. MARTIROLOGIO ROMANO. A Novara, san Gaudenzio, che si ritiene primo vescovo di quella sede.
nome Beato Guglielmo Giuseppe Chaminade- titolo Sacerdote- nome di battesimo Guillaume-Joseph Chaminade- nascita 8 aprile 1761 Perigueux, Francia- morte 22 gennaio 1850 Bordeaux, Francia- ricorrenza 22 gennaio- Beatificazione 3 settembre 2000 da papa Giovanni Paolo II- Nacque nel 1761. Ordinato sacerdote, visse le fasi più sanguinose della Rivoluzione francese come prete clandestino. Queste prove lo convinsero dell'importanza dell'affidarsi alla Vergine Maria. Nel settembre del 1797, col colpo di stato del 18 termidoro, fu esiliato a Saragozza, ove trascorse tre anni in silenzioso raccoglimento e preghiera ed ebbe le prime intuizioni e ispirazioni circa le sue future fondazioni religiose. Verso la fine del 1800 il padre Chaminade poté rientrare in Francia, ove fondò le sue due congregazioni religiose, le Figlie di Maria Immacolata nel 1816 e i marianisti nel 1817. Pur condannato alla solitudine e al silenzio nei suoi ultimi anni, continuò a credere nel carattere provvidenziale delle sue fondazioni. Chiuse gli occhi il 22 gennaio 1850. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bordeaux in Francia, beato Guglielmo Giuseppe Chaminade, sacerdote, che, con il suo zelo pastorale a lungo esercitato di nascosto e con coraggio cercò di aggregare i fedeli laici per promuovere il culto della Beata Vergine Maria e le missioni all’estero, fondando a tal fine l’Istituto delle Figlie di Maria Immacolata e la Società di Maria.
nome Beato Giuseppe Nascimbeni<br /> titolo Presbitero e fondatore della congregazione delle Piccole Suore della Sacra Famiglia- nome di battesimo Giuseppe Nascimbeni- nascita 22 novembre 1851, Torri del Benaco, Verona- morte 21 gennaio 1922, Castelletto di Brenzone, Verona- ricorrenza 22 gennaio- Beatificazione Verona, 17 aprile 1988 da papa Giovanni Paolo II- Nacque il 22 novembre 1851 a Torri del Benaco, sul Lago di Garda, da Antonio Nascimbeni e Amedea Sartori e venne battezzato con il nome di Giuseppe. Studiò presso il seminario diocesano di Verona e fu ordinato sacerdote il 19 marzo 1874. Il suo primo impegno fu quello di insegnante e curato nel villaggio di San Pietro di Lavagno. Tre anni più tardi si trasferì a Castelletto di Brenzone, sempre come curato, presso il più anziano don Donato Brighenti, con cui collaborò con gioia sia negli impegni scolastici che in quelli parrocchiali. Alla morte di costui, nel 1884, fu nominato parroco di Castelletto ed esercitò la propria carica fino alla morte avvenuta 38 anni dopo. I quarantacinque anni che trascorse là, occupandosi di una minuscola comunità di novanta anime, portarono diversi frutti; si fece notare per aver incoraggiato l'impegno dei laici. Nel 1892, su consiglio del vescovo Bartolomeo Bacilieri di Verona, fondò insieme a madre Maria Domenica Mantovani la congregazione delle Piccole Suore della Sacra Famiglia, di cui la Mantovani fu la prima superiora rimanendo in carica fino alla morte, sopraggiunta nel 1934. Questa nuova famiglia religiosa, che egli diresse in modo fermo ma paziente, crebbe rapidamente: nel 1922, quando egli morì, poteva contare su 1100 sorelle attive in diverse diocesi italiane. Nascimbeni godette generalmente di buona salute, ma il 31 dicembre 1916 un ictus gli paralizzò la parte sinistra del corpo. Sopportò questa situazione con pazienza, continuando a condurre gli affari della sua parrocchia e della congregazione fino alla morte, avvenuta il 21 gennaio 1922. È stato beatificato da Giovanni Paolo II nel corso della visita apostolica a Verona il 17 aprile 1988. MARTIROLOGIO ROMANO. A Castelletto del Garda in Veneto, beato Giuseppe Nascimbeni, sacerdote, fondatore dell’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia.
nome Beata Maria Mancini- titolo Madre e monaca- nome di battesimo Caterina Mancini- nascita 1355 circa, Pisa- morte 1431 circa, Pisa- ricorrenza 22 gennaio (30 gennaio per l'ordine domenicano) - Beatificazione 2 agosto 1855 da papa Pio IX (beatificazione equipollente)- Caterina, il suo nome di battesimo, apparteneva alla famiglia Mancini di Pisa. Fin dall'infanzia ricevette favori mistici straordinari, come l'apparizione del suo angelo custode. Si sposò giovanissima (a 12 anni) e a 16 rimase vedova con due figli, si risposò nuovamente, ma dopo otto anni morì il suo secondo marito, dal quale ebbe cinque figli. Tutti i figli della Beata sembrano siano morti giovani.<br /> La famiglia di Caterina cercò di sposarla per la terza volta, ma lei si oppose risolutamente e si dedicò anima e corpo ad opere di pietà e carità. Trasformato la sua casa in un ospedale. Si dice che beveva il vino con cui lavava le piaghe degli ammalati e che, in una certa occasione, provò una tale dolcezza bevendo quel vino da convincersi nel suo cuore interiore che il misterioso paziente da lei assistito non era altri che Cristo. A quel tempo della sua vita, Caterina era sotto la direzione dei Domenicani, nel cui Terzo Ordine era entrata. Probabilmente questi religiosi la misero in contatto con santa Caterina da Siena, e si conserva ancora una lettera che questa santa scrisse a "Monna Catarina e Monna Orsola ed altre donne di Pisa". Successivamente, Catarina entrò nel convento domenicano di Santa Croce, per ristabilire la stretta osservanza. Si dice che la beata riuscì a riformarla, ma che aspirasse comunque a una vita di maggiore perfezione. Così, insieme alla beata Clara Gambacorta, lasciò Santa Croce per fondare un'altra comunità in un convento, costruito a tale scopo dal padre di Clara. Dio benedisse la nuova fondazione, che divenne un modello di vita religiosa, famoso in tutta Italia. È lì che morì la Beata Maria Mancini. Il suo culto fu approvato il 2 agosto 1855 da Pio IX. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pisa, beata Maria Mancini, che, rimasta per due volte vedova e perduti tutti i figli, dietro esortazione di santa Caterina da Siena, iniziò la vita comunitaria nel monastero di San Domenico, che guidò per dieci anni.
nome Beato Ladislao Batthyany-Strattmann- titolo Padre di famiglia- nascita 28 ottobre 1870, Dunakiliti, Ungheria- morte 22 gennaio 1931, Vienna, Austria-ricorrenza 22 gennaio- Beatificazione 23 marzo 2003 da papa Giovanni Paolo II- Nato il 28 ottobre 1870 a Dunakiliti (Ungheria), quando aveva dodici anni perdette sua madre e prese un'importante decisione: «Diventerò medico e curerò gratuitamente i malati poveri». Nel 1900 si laureava in medicina. Il 10 novembre 1898 sposava la contessa Maria Teresa Coreth, una donna di profonda religiosità. Il matrimonio fu molto felice e venne benedetto da 13 figli. Nel 1902 Ladislao fondò un ospedale privato con 25 letti a Kittsee, dove lavorava come medico. Durante la Prima guerra mondiale l'ospedale venne ampliato a 120 letti per la cura dei soldati feriti. Avendo ereditato il castello di Kòrmend, in Ungheria, vi trasferì l'ospedale e la famiglia: molti poveri cercavano il suo consiglio e il suo aiuto, e Ladislao li curava gratuitamente. Come "prezzo" per la terapia e le cure in ospedale chiedeva di recitare un Padre Nostro per lui. 11 22 gennaio 1931 Ladislao BatthOny-Strattmann moriva. È stato proclamato beato il 23 marzo 2003.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Vienna in Austria, beato Ladislao Batthyány-Strattmann: padre di famiglia, testimoniando il Vangelo tanto in famiglia quanto nella società civile con la santità della vita e delle opere, visse davvero cristianamente il suo titolo e la sua dignità di medico e con grande carità si adoperò nell’assistenza dei malati, per i quali fondò degli ospedali, in cui, messa da parte ogni vanità, accoglieva soltanto poveri e indigenti.
nome Beato Antonio Della Chiesa- titolo Sacerdote Domenicano- nome di battesimo Antonio della Chiesa- nascita 1394 circa, San Germano Vercellese- morte 22 gennaio 1459, Como- ricorrenza 22 gennaio- Beatificazione 15 maggio 1819 da papa Pio VII- Antonio nacque a San Germano Vercellese, in Piemonte. Essendo figlio di una nobile famiglia, i della Chiesa, ebbe molte difficoltà ad entrare nei domenicani di Vercelli all'età di 22 anni. La sua formazione filosofica e teologica si svolse a Venezia, dove entrò a pieno titolo nel movimento riformista. Le sue virtù erano la serenità e la simpatia, come dimostrò quando cadde nelle mani dei pirati barbareschi vicino al Golfo di Genova, tanto che lui e il suo religioso fratello furono gli unici ad essere liberati. Fu superiore dei conventi di Como, Savona, Bologna, San Marco di Firenze e Genova. In tutti i luoghi lasciò un ricordo di santità, per il suo zelo pronto e affettuoso, ebbe un modo di governare con ferma dolcezza e paziente persuasione. Per un periodo fu compagno di San Bernardino da Siena, grande predicatore francescano, nei suoi vagabondaggi per l'Italia. Il suo lavoro si sviluppò all'interno dell'Ordine ed fu più volte Vicario Generale dei conventi riformati, aiutando il Maestro dell'Ordine Bartolomeo Texier. Lasciò un bel ricordo di un affabile priore che corresse con indulgenza e fermezza la debolezza umana. Papa Eugenio IV gli affidò l'incarico di portare alla verità i cattolici che avevano aderito all'Antipapa Felice V. Consumato dalla penitenza e dal lavoro, morì a Como e le sue reliquie furono portate nel 1810 nella chiesa parrocchiale di San Germano, sua città natale. Il suo culto fu approvato nel 1819 da Pio VII. MARTIROLOGIO ROMANO. A Como, beato Antonio della Chiesa, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che in alcuni conventi dell’Ordine riformò l’osservazione della regola, ponendosi con clemenza dinanzi all’umana fragilità e correggendola con fermezza.
nome San Bernardo di Vienne- titolo arcivescovo- nascita 778 circa, Lione, Francia- Consacrato vescovo<br /> 810- morte 842 circa, Romans-sur-Isère, Francia- ricorrenza 22 gennaio- Canonizzazione 944- Incarichi ricoperti Arcivescovo di Vienne- Bernardo nacque a Lione, in una famiglia illustre. Studiò alla corte di Carlo Magno e si sposò. Intorno all'anno 800, dopo sette anni di matrimonio e con il consenso della moglie, fondò l'Abbazia di Ambronay, dove in seguito divenne monaco benedettino e fu eletto abate. Nell'anno 810 fu nominato vescovo di Vienne de France. La sua condotta negli sconvolgimenti politici del tempo di Ludovico Pio non fu delle più prudenti, ma è indiscutibile il suo zelo per la purezza della fede e dei costumi. Fu accusato da alcuni vescovi francesi di aver consacrato l'amico Agobardo arcivescovo di Lione mentre era ancora vivo il suo predecessore Laidrado, che si era ritirato dal monastero di San Medardo de Soissons. Dovette così giustificarsi al concilio di Arles nell'816. Nell'815 l'imperatore Ludovico Pio divise l'impero tra i suoi tre figli: Pipino aveva l'Aquitania, Ludovico aveva la Baviera e l'Italia aveva Lotario. Ma l'imperatore aveva un quarto figlio, Carlo il Calvo e di conseguenza nell'823 volle modificare la divisione che aveva fatto, provocando la rivolta dei suoi figli. Bernardo aveva sempre buoni rapporti con Ludovico Pio, ma quando papa Gregorio IV si avvicinò alla Francia per riconciliare l'imperatore con i suoi figli, fu trattenuto in campo da Lotario, Bernardo e il suo amico Agobardo de Lyon, si incontrarono con col Papa e presero le parti di Lotario. A Compiègne, insieme ad altri prelati francesi, proclamarono la caduta di Ludovico Pio. Ma Lotario fu sconfitto dal padre che riprese il trono, Bernardo e Agobardo furono deposti al consiglio di Tramoye. Bernardo, che seguì Lotario in Italia, fu convocato dall'imperatore a un'assemblea a Crémieux, ma non partecipò. Nell'837 Bernardo e Agobardo furono nuovamente collocati nelle loro sedi episcopali e nell'838 parteciparono al sinodo di Quierzy. San Bernardo fondò intorno all'anno 837 l'abbazia dei Santi Severino, Essuperio e Feliciano, dove fu sepolto alla sua morte, avvenuta il 22 gennaio 842. Sulla sua tomba è inciso un epitaffio molto lodevole. Il suo culto fu confermato il 9 dicembre 1903 da San Pio X. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Romans presso il fiume Isère sulle Alpi, deposizione di san Bernardo, vescovo di Vienne: passato dall’esercito dell’imperatore Carlo Magno alla milizia di Cristo, distribuì ai poveri i beni ricevuti dal padre e costruì, ad Ambronay e a Romans, due cenobi, in cui trascorse la sua vita.