@JemFinch
Ho deciso di iniziare un itinerario poetico-ecclesiastico
Da giugno mi metto a girare tutta la città, di chiesa in chiesa cercando di catturare quel che si nasconde negli anfratti secolari, dai segreti degli archi a tutto sesto neoclassici al Cavallini disperso in San Domenico maggiore,
considerando il numero di chiese che ci sono qui dovrei riuscire a scriverci un libro praticamente, molto strano è assolutamente profano, storie di chiese da parte di un ateo, comunque mi sembra interessante.
Prima fuori San Giorgio Maggiore c’era un uomo dagli occhi tristi, silenzioso e affranto dalla vita che gli aleggiava intorno, aveva il volto scavato e la pelle quasi bronzata, come un Donatello in pessime condizioni, basso, un corpo fine ma presente come in un Masaccio, capelli mossi e grigi, anzi no bianchi come il cielo il pomeriggio di questa neutra giornata, effettivamente bianca.
L’ho guardato per pochi secondi perché poi è andato per la sua strada, mentre io andavo per la mia pensando a quanto solo dovesse essere per avere la sola compagnia d’uno sguardo sconosciuto, in una festa quotidiana.
Lapide d’un cristo morente sul gotico pavimento di Santa Chiara, più terreno del terreno stesso
Ho in testa l’inferno, quello che mesto si riversa nella protostoria, quello che nasce dalle inconsistenti viscere dell’iniquità, dell’orrido vivere,
ora è nel vero, mi panneggia gli occhi
Ora che i fiumi diventano seta
e le strade fiumi, mentre la bestia si spoglia della sua bestialità, palesando l’uomo nei suoi viscidi costumi
Lanterna, prima fosti olio che brucia
con mitezza, poi morte insapore,
infine le rose versate sull’altare del mio malumore
Che male, che perdita fu leggere
i palmi della vanagloria,
tra le malvagie polveri che in un
futur presente ricoprono valli,
quei soli orli in un mondo che non è più mondo.
Scappate, scappate! pazzi delle autostrade, bocche spesso baciate
si mostra a voi la terra aperta,
vi è dentro tutto ciò che conosciate.