@Wolfeye

06/03/2023 alle 21:37

Storiella spastica

Storiella spastica

Mattina di giovedì 29 febbraio 1968

Quella mattina come nelle precedenti Franco Crotta si svegliò prima della moglie, Nirvana, per iniziare a preparare una spedizione da mandare a dei clienti e per dare la colazioni ai maiali, presenti nel porcile sul lato della casa. Un’oretta più tardi rientrò in casa per fare colazione. Quando entrò la moglie si era svegliata e gli aveva preparato del pane con della marmellata fatta con i fichi dell’fico presente nel giardino. Dopo aver mangiato diede un bacio alla moglie incinta e ai, ancora, tre figli, due maschi e una femmina, li salutò e si incammino verso il camion precedentemente riempito e partii. La strada procedette senza problemi fino a destinazione, dove fu aiutato a svuotare le merci. Poco dopo si rimise in viaggio, ma non tornò subito a casa, bensì si fermò a fare pranzo assieme ad uno dei suoi cari amici d’infanzia. Una volta tornato a casa, si cambiò i vestiti e andò ad occuparsi dei maiali aiutato dal figlio maggiore, Eros di 8 anni, dopo che aveva finito la giornata scolastica. Quel giorno i due ripararono anche un buco dal quale ipoteticamente i maiali avrebbero potuto scappare. Le giornate successive passassero senza grandi intoppi, fino che il 14 di marzo, ovvero due settimane più tardi, passando dietro la casa vicino al porcile, si trovò sorpreso da vedere un maiale, perciò non fece a tempo a fermarsi e lo investì. L’animale muori sul colpo, mentre il camion non si danneggiò e a parte il copertone della ruota anteriore sinistra non si macchiò di sangue. Però il problema più grande giunse proprio dal sangue sul copertone, infatti si sparse sull’asfalto centimetro per centimerto per diversi metri. Per il maiale si chiamò il veterinario che poteva però solo confermare la morte di esso e lo prese con se per sistemare il cadavere nel modo più giusto. La strada su cui era rimasta la scia di sangue non era molto trafficata, essendo quasi completamente circondata da coltivazioni o prati, e solamente con la casa e il porcile di Franco e della sua familia, dall’altro canto però questa localizzazione era favorevole per fare delle passeggiate, portando anche a spasso il proprio cane. Nel lasso di tempo successivo all’incidente vicino al sangue rimasto passava solo la signora Giuditta, che non abitava molto lontano e spesso percorreva la strada per portare a spasso il proprio Bovaro Bernese di nome Diesel. Proprio quest’ultimo incuriosito dalle macchie rosse sulla strada si avvicinò e addirittura leccò l’asfalto sporcato. Giuditta vedendo che il sangue non era lontano dalla casa andò a suonare il campanello per chiedere delle informazioni, Nirvana gli disse del maiale, dunque la vicina si rincamminò verso casa. Il cane si comportava normalmente, ma vedendolo un po’ sporco la padrone decise di farli un bagno per lavarlo. Solamente un ora dopo il bagno il cane iniziava ad avere dei comportamenti diversi dal solito, infatti non era più attivo e giocherellone come pochi istanti prima, in un primo momento la signora pensò che la passeggiata e il bagno lo avevano stancato quindi pensava che doveva riposarsi, ma fù smentita all’ ora di cena dove il cane non diede nemmeno un’attenzione alla ciotala riempita coi croccantini e del prosciutto. Essendo già in tarda serata si decise di aspettare il mattino seguente per andare dal veterinario per vedere se il suo amato Diesel avesse dei problemi o era solo stanchezza. Mangiò pure lei, ovviamente non il cibo che il cane non voleva mangiare, e finito di cenare si mise a leggere il giornale, dopo un’oretta passò dal giornale al libro e dopo un ulteriore ora si stese nel letto per dormire. Dormì bene nonostante dei piccoli pensiere sulla saluite dell’animale domestico, ma proprio quest’ultimo da quella notte non si sveglio più. La triste proprietaria chiamò comunque il veterinario, che le disse di portarlo da loro in modo che possono sistemarlo nel modo giusto, lo stesso del maiale il giorno precedente. Una volta nello studio veterinario, l’assistente diede a Giuditta la notizia che il cane aveva una rara malattia canina ma che si presenta spesso nei Bovari, però non sapevano che la loro diagnosi era sbagliata, infatti da lì a poco altri animali domestici portati allo studio muorirono, certi anche sorprendentemente. Al settimo cane morto nelle seguenti due settimane l’assistente veterinario riflettè su tutti i sette pazienti e vidde che avevano avuto tutti dei sintomi simili, principalmente il non voler mangiare e l’essere poco attivi. Quindi fece delle ulteriori analisi all’ultimo cadavere arrivato e fù proprio dopo queste analisi che i sette cani furono stati portatori di una malattia provieniente dai maiali, ma che in essi non provoca la morte quasi istantanea, infatti per i suini si è anche cercata e dopo svariato tempo anche trovata una cura. Il canide successivo presentava li stessi sintomi dei precedenti quindi il veterinario spiegò ai proprietari che probabilmente aveva in un qualche modo preso la malattia suina, li disse anche della cura che per i suini funziona a batterla. I proprietari furono inizialmente sciettici ma alla fine dissero al team curante di somministrare la cura suina della malattia, però per il cane la fine fù la stessa dei precedenti quindi la cura non era adatta alla specie canide, mentre sorprendentemente la cura si provò con successo sul primo esemplare di gatto malato. La malattita si propagò velocemente su gran parte dei canidi “ticinesi”, riducendone a pochi fortunati esemplari. La squadra curante dei primi cani affetti dalla malattia fece il possibile per trovare un modo da modificare la cura utilizzata sui suini e sui pochi esemplari di gatti affetti, in modo da curare i cani. Ci misero però parecchio tempo, dunque per tutti i cani contagiati la vita era contata sulle poche ore dopo i primi sintomi, fino a quando non arrivò allo studio un nuovo veterinario che ebbe probabilmente un lampo di genio che gli fece trovare una cura adatta ai canidi, infatti i primi cani a qui fù venuta iniettata si ripreserò qualche ora dopo, o al massimo il giorno successivo. In questo modo la popolazione di cani nel Canton Ticino venne salvata, nonostante la decimazione, però instituendo dei premi a chi adottava dei cani da canili o rifugi oltre confine si tornò ad aumentarne la popolazione cosicche non ci fù un’estinzione parziale di cani “ticinesi”.

Dunque possiamo concludere che leccare o toccare del sangue sconosciuto non sia un’esperienza bella da fare, dato che non ci si può essere sicuri delle malattie magari presenti in esso.

+1 punto
4 commenti

@Ginevra_2003

2 anni fa

interesting

+1 punto
OP

@Wolfeye

2 anni fa

@Ginevra_2003

0 punti
OP

@Wolfeye

2 anni fa

@unabiondaacaso

0 punti