@Vitupero
I santi di oggi 25 gennaio:
nome Conversione di San Paolo Apostolo- titolo L'adesione al cristianesimo-ricorrenza 25 gennaio- Uno dei più gloriosi trionfi della grazia divina é senza dubbio la conversione di S. Paolo, che la Chiesa celebra oggi con festa particolare. S. Paolo era ebreo della tribù di Beniamino. Fu circonciso l'ottavo giorno dopo la nascita, e fu chiamato Saulo. Apparteneva, come il padre, alla setta dei farisei: setta la più rigorosa, ma nello stesso tempo la più recalcitrante alla grazia di Dio. I suoi genitori lo mandarono per tempo a Gerusalemme, alla scuola di Gamaliele, celebre dottore in legge. Sotto questa sapiente guida. Saulo si abituò alla più esatta osservanza della legge mosaica. Questo zelo fu quello appunto che fece di Saulo il persecutore più terribile dei primi seguaci di Gesù. Lo vediamo nella lapidazione di Stefano custodire le vesti dei lapidatori, non potendo far altro, non avendo l'età prescritta; egli stesso però lapidava nel suo cuore, non solo Stefano, ma tutti i Cristiani, avendo in mente una sola cosa: sradicare dalle fondamenta la Chiesa di Cristo e propagare in tutto il mondo il Giudaismo. Con questo zelo quindi non vi è niente da stupire se fu uno dei più fieri, anzi il più terribile ministro della persecuzione che infierì contro i Cristiani di Gerusalemme e ben presto fece scomparire i Cristiani che colà si trovavano; ma non pagò di ciò, chiese lettere autorizzative al Sommo Sacerdote, per poter fare strage dei Cristiani rifugiatisi in Damasco. Qui però il Signore l'attendeva: qui la grazia divina doveva mostrare la sua potenza.
Eccolo sulla via di Damasco, accompagnato da arcieri, spirante furore e vendetta. Ma d'improvviso, mentre galoppa, una luce fulgida lo accieca; una forza misteriosa lo sbalza da cavallo ed egli ode una voce dal cielo che gli grida: « Saulo, perchè mi perseguiti? ». - « Chi sei tu? » risponde Saulo, meravigliato e spaventato ad un tempo. Ed il Signore a lui: - « Io sono quel Gesù che tu perseguiti. » - « Che vuoi ch'io faccia, o Signore? » chiede Saulo interamente mutato dalla grazia.
- « Va' in Damasco » gli risponde il Signore - « colà ti mostrerò la mia volontà ». Saulo si alza, ma essendo cieco, si fa condurre a Damasco, dove rimane tre giorni in rigoroso digiuno e in continua orazione. Al terzo giorno Anania, sacerdote della Chiesa Damascena, per rivelazione di Dio, si porta nel luogo dove si trova Saulo, lo battezza e gli ridona la vista. Da quel momento Paolo è mutato da feroce lupo in docile agnello: la grazia di Dio opera in lui per formare il vaso di elezione, l'Apostolo delle genti. Paolo, docile ai voleri di Dio, tanto crebbe nell'amore di Gesù, che arrivò a dire: « Chi mi separerà dalla carità del mio Gesù? forse la persecuzione? la fame? i sacrifici o la morte? Ah, no, né la vita, né la morte, né il presente, né il futuro saranno capaci di separarmi da quel Gesù per cui vivo, per cui lavoro e col quale sono crocifisso. Egli sarà la mia corona perché non sono io che vivo ma è Gesù che vive in me ». PRATICA. Iddio permette nella Chiesa le persecuzioni affinché la sua vigna, potata, produca frutti più abbondanti (S. Agostino). PREGHIERA. Dio, che con la predicazione del beato apostolo Paolo hai istruito il mondo intero, fa' che, mentre oggi veneriamo la sua conversione, per i suoi esempi veniamo a te. MARTIROLOGIO ROMANO. Festa della Conversione di san Paolo Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, Gesù in persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché, colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo molto per il nome di Cristo.
nome Sant'Anania di Damasco- titolo Martire- nascita I secolo a. C., Damasco- morte I secolo d. C, Eleuteropoli-ricorrenza 25 gennaio- Un episodio degli Atti degli Apostoli, può esser detto, senza incertezza, terribile e terrorizzante. L'episodio di Ananìa e di sua moglie Saffira; un episodio che dà i brividi e potrebbe far giudicare per lo meno temibile il Principe degli Apostoli, se non si tenesse conto del perché di tanta durezza. Tutti conoscono il cosiddetto « comunismo dei primi cristiani », i quali formavano « un corpo e un'anima sola ». Bisogna però notare subito che quel comunismo non era imposto e coatto, ma libero, com'è libero il comunismo nei monasteri e nei conventi. Liberamente e non coartatamente, i primi cristiani potevano, se volevano, vendere le proprie cose e liberissimamente, volontariamente, sinceramente potevano, se volevano, portare agli Apostoli il ricavato delle vendite.<br /> Nessuno li obbligava a questa rinunzia, che non sarebbe stata tale, se non fosse stata libera e spontanea. Bando dunque a qualsiasi doppiezza, a qualsiasi ipocrisia, a qualsiasi sotterfugio. Chi voleva mettere in comune le proprie ricchezze, lo poteva fare, a patto d'una profonda sincerità e di una assoluta libertà. Soltanto la comunione delle anime poteva permettere la comunione dei beni. Se le anime erano divise, anche da un nascosto sentimento di egoismo o di ambizione, la comunità dei beni risultava falsa, odiosa e quindi non valida né spiritualmente né socialmente. Detto ciò e messo in chiaro che cosa significasse e che cosa ancora significhi il « comunismo cristiano », ben distinto da tutti gli altri comunismi più o meno imposti o coatti, ecco l'episodio narrato dagli Atti degli Apostoli. « Un cert'uomo, un tale Ananìa, d'accordo con la moglie Saffira, anche lui vendette un campo, e consapevole la moglie, si tenne per sé una parte del prezzo, portando il resto e deponendolo ai piedi degli Apostoli. Allora Pietro disse: "Ananìa, come mai Satana t'ha così preso il cuore che tu cerchi di mentire allo Spirito Santo, frodando una parte del prezzo del campo? Se non lo vendevi, non restava tuo? E, vendutolo, non eri padrone del denaro? Perché concepire un tal disegno? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio".<br /> Ananìa, a sentir queste parole, cadde e spirò. E gran timore entrò in tutti che udirono. Non eran passate tre ore, ed ecco entra la moglie di lui, che nulla sapeva di quel che era avvenuto. Pietro le si rivolse: "Dimmi, è vero che avete venduto il campo per il tal prezzo?". E quella: "Sì, per tal prezzo". E Pietro a lei: "Ah, dunque, vi siete accordati a tentar lo Spirito del Signore? Ecco alla porta i passi di coloro che han sepolto tuo marito: vengono a portare via anche te!". In quell'istante, ella cadde ai suoi piedi e spirò ». Si capisce come il Sant'Ananìa festeggiato oggi non possa essere quello terribilmente punito .da San Pietro per la sua falsità e la sua doppiezza. C'è da sperare che la Misericordia di Dio abbia perdonato la debolezza dei due vecchi ipocriti, dopo l'esemplare loro condanna, ma il Sant'Ananìa di oggi è invece detto dagli Atti degli Apostoli « fedele osservatore della Legge, di edificazione a tutti gli abitanti di Damasco, prima e dopo la sua conversione ». La tradizione, seguita anche dal Martirologio Romano, lo vuole uno dei 72 discepoli di Gesù, poi sacerdote e Vescovo di Damasco. In questa città, egli avrebbe battezzato San Paolo, dopo la sua folgorante conversione, che la Chiesa festeggia proprio oggi, 25 gennaio. E a Damasco sarebbe morto Martire, battuto e flagellato sotto il giudice Licinio, e poi finito a colpi di pietre, fuori della città, verso l'anno 70. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di sant'Ananía, discepolo del Signore, che battezzò Paolo a Damasco dopo la sua conversione.
nome Beato Manuel Domingo y Sol-titolo Presbitero Fondatore- nascita 1 aprile 1836, Tortosa, Spagna- morte 25 gennaio 1909, Tortosa, Spagna- ricorrenza 25 gennaio- Beatificazione 29 marzo 1987 da papa Giovanni Paolo II- Emanuele nacque a Tortosa nella provincia di Tarragona (Spagna), il 1 aprile 1836; nell'ottobre del 1851 entrò nel seminario diocesano. Ordinato prete nel luglio 1860, si dedicò alla catechesi e alla predicazione. Nominato parroco di Aldea, nel 1862 il vescovo lo fece iscrivere all'università di Valencia, dove studiò tre anni per ottenere la laurea in teologia. L'anno successivo alla laurea venne nominato lettore di teologia presso il seminario diocesano di Tortosa. I compiti accademici non gli impedirono di esercitare un ministero energico e multiforme nella diocesi: il catechismo tra i giovani, l'impegno nella stampa religiosa e l'iniziativa delle missioni presso gli operai. Nel 1867 concelebrò la prima Messa di Enrico de Ossò y Cervellò (27 gen.), suo ex compagno di studi, caro amico e parente. Nel 1881 fondò la Congregazione degli operai diocesani per guidare il seminario, e l'anno successivo fondò a Roma il Collegio spagnolo di San Giuseppe, dove i giovani chierici spagnoli potevano essere ospitati per il completamento degli studi. Celebre per la santità della vita e sfinito dalle fatiche morì a Tortosa il 25 gennaio 1909. Il processo per la sua beatificazione cominciò presto e venne presentato ufficialmente nel luglio 1946. È stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 29 marzo 1987.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Tortosa in Spagna, beato Emanuele Domingo y Sol, sacerdote, che fondò della Società dei Sacerdoti Operai Diocesani del Cuore di Gesù per suscitare le vocazioni sacerdotali.
nome Beato Enrico Suso- titolo Domenicano- nascita 21 marzo 1295, Uberlingen, Germania- morte 25 gennaio 1366, Ulm, Germania- ricorrenza 25 gennaio- Beatificazione 1831- Il cognome di Enrico era Von Berg, ma egli preferiva usare quello materno (Seuse), forse per reazione al padre tirannico. Nacque a Costanza, dove il Reno sbocca dal lago omonimo; la data di nascita non è conosciuta, ma è probabilmente di poco anteriore al 1300. Entrò nell'Ordine domenicano a soli tredici anni, prima presso la prioria di Costanza e poi, dopo la professione, a Colonia, dove si distinse come studente allo studium generale. Stando alla sua biografia, resoconto non troppo affidabile, la sua osservanza fu piuttosto discontinua e tiepida finché non raggiunse i diciotto anni, quando ebbe un'esperienza spirituale che lo catturò portandolo su quella via mistica che avrebbe poi seguito per il resto della vita. Cominciò a seguire pratiche stravaganti di mortificazione, e per oltre dicci anni ricevette più dolore che gioia dal suo stato spirituale. Fu sollevato dalla propria depressione dopo aver consultato Meister Eckhart, probabilmente durante la seconda permanenza di costui a Colonia tra il 1322 e il 1327. Divenne un predicatore sapiente ed eloquente, e dedicò il resto della vita alla predicazione. Fu anche oggetto di una certa ostilità, sia personale che ecclesiastica, e dovette difendersi dall'accusa di aver rubato, di aver avuto un figlio illegittimo, e da quella di eresia. Pubblicò una quantità notevole di scritti, tra cui il Libriccino della Verità e il Libriccino della Sapienza Eterna, che hanno resistito alle prove del tempo e sono tuttora letti. Questi testi furono per vari secoli determinanti per lo sviluppo della spiritualità e della mistica tedesca. Dal 1348 visse prevalentemente a Ulma fino alla sua morte avvenuta nel 1365 o 1366. Suso detiene un ruolo importante in quella che è diventata famosa come la "mistica renana". Nel II secolo il centro dell'elaborazione spirituale era passato dai paesi latini a quelli germanici, con un conseguente spostamento d'interesse dai temi della povertà — così come era predicata dagli ordini mendicanti — alla contemplazione, vista come ricerca di uno stato interiore piuttosto che un impegno esteriore; in tutto questo i domenicani svolsero un ruolo fondamentale. «Mentre l'impero andava decadendo e la cura pastorale veniva spesso negata, nel periodo compreso tra il 1250 e il 1350 i mistici tedeschi, che scrivevano prevalentemente in lingua volgare, esplorarono il regno interiore dell'anima, elaborando concetti di autocoscienza e rinuncia a sé in modo che Cristo potesse rinascere nell'animo umano. Come le idee dell'amor cortese si erano diffuse a partire dalla Linguadoca, nella Francia meridionale, finendo per essere sostenute altrove da movimenti simili, la mistica renana, anche quando combattuta, si diffuse c si unì ad altre forme di espressione nazionale di tendenza individualista, come per esempio la devozione moderna o "nuova devozione" dei Paesi Bassi, richiamando in vita correnti più antiche ed estreme della spiritualità cristiana e promuovendo quello spirito riassunto benissimo da Taulero nel sermone tenuto in occasione dell'inaugurazione della cattedrale di Colonia nel 1357: "Le chiese non rendono nessuno santo, sono le persone che rendono sante le chiese"» (John Griffiths). Questa corrente venne espressa soprattutto in termini di Brautmystik, mistica sponsale, nel lessico "nuziale" dell'unione mistica. I suoi primi propugnatori furono soprattutto donne: Ildegarda di Bingen (17 set.), Elisabetta di Schiinau (18 giu.) e Matilde di Magdeburgo, e il suo più grande esponente teorico fu il maestro di Suso: Meister Eckhart. La devozione era intensissima nei conventi, e le missioni dei domenicani predicatori ottennero la massima influenza sui più devoti. Era a questo tipo di ambiente che apparteneva la "figlia spirituale" di Suso, Elisabetta Stagel, che scrisse il resoconto in terza persona della sua vita. Questa biografia costituisce la fonte più importante che abbiamo su Suso. La natura sovversiva di questa spiritualità non fu ignorata dalla Chiesa ufficiale: Eckhart fu processato per eterodossia su iniziativa dell'arcivescovo di Colonia nel 1326, e morì qualche anno dopo senza essere stato capace di dimostrare la propria innocenza, nonostante la sua sincerità e la meschinità dei suoi accusatori. Affermazioni come la seguente «Dio ama le anime e non le opere esteriori» erano però chiaramente dannose e rappresentavano un preludio della Riforma. Preoccupandosi di non subire lo stesso destino, Suso moderò le proprie posizioni ma, nonostante ciò, incorse nella stessa accusa neí Paesi Bassi. Più poeta che teologo, credulo in materia di inferno e demoni, sembra aver avuto esperienza diretta degli "stati di preghiera" di cui scrisse, a differenza di Eckhart e Taulero che elaborarono le loro teorie in base a ciò che ascoltavano durante gli incontri di direzione spirituale tenuti principalmente con ferventi suore. La sua "ascesi" attraversa gli stadi di raccoglimento, estasi, trasporto e rapimento, per terminare con quello stato in cui «l'anima perde la sensazione del proprio essere distinta da Dio». 11 linguaggio usato recupera per la mistica la terminologia dell'amor cortese, che a sua volta era stata presa in prestito dalla spiritualità. L'interrogativo principale che pende sull'insegnamento suo e di tutta questa tradizione è quanto ci sia di cristiano nel suo desiderio, dato che la distinzione tra "cose divine" e cose di questo mondo si concilia con difficoltà con un Dio incarnato. Suso scrisse: «Non credere che ti sia sufficiente pensare a me [Dio] solo un'ora al giorno. Coloro che desiderano sentire internamente le mie dolci parole e capire i misteri e i segreti della mia saggezza, dovrebbero stare insieme a me sempre, sempre pensando a me...] Non è vergognoso avere il Regno di Dio dentro di sé e uscirne per pensare alle creature?» (Libriccino della Sapienza Eterna). In ultima analisi, tali sentimenti sembrano più vicini allo gnosticismo e al neoplatonismo che alla preoccupazione cristiana per il mondo, per le "creature". La Chiesa comunque risolse i dubbi sull'ortodossia di Suso quando, nel 1831, acconsentì alla sua venerazione.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Ulm nella Svevia in Germania, beato Enrico Suso, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che sopportò pazientemente innumerevoli difficoltà e malattie, scrisse un trattato sull’eterna sapienza e predicò con assiduità il dolcissimo nome di Gesù.<br />
nome San Poppone- titolo Abate- nascita 978 circa, Deinze, Belgio- morte 25 gennaio 1048, Marchiennes, Francia- ricorrenza 25 gennaio- Canonizzazione 1624- Poppone nacque nelle Fiandre e per qualche tempo prestò servizio nell'esercito; abbandonò poi questa professione e rinunciò a un matrimonio combinato contro la sua volontà. Dopo un pellegrinaggio a Roma vestì l'abito monastico a Saint-Thierry, vicino a Reims. In quel periodo il rinnovamento monastico stava facendo grandi progressi, rinforzando ed estendendo le riforme introdotte durante il x secolo dopo la decadenza del secolo precedente. Un nuovo centro riformatore sorse nel monastero di Saint-Vanne de Verdun dove, sotto la forte guida dell'abate Riccardo (1005-1046), venne fatta una nuova fusione delle riforme cluniacense e lotaringia. Saint-Vanne divenne la casa madre di più di venti monasteri delle diocesi di Metz, Verdun, Liegi e Cambrai.<br /> Poppone divenne discepolo di Riccardo che, intorno all'anno 1008, lo inviò da Saint-Thierry a Saint-Vanne e successivamente lo incaricò della direzione di Saint-Vaast e Beaulieu. La maggior parte dei monasteri di quella regione non era posta sotto il controllo di un ordine religioso ma sotto quello di proprietari che potevano essere sia laici che vescovi. Uno di questi proprietari riformatori fu l'imperatore Enrico II (1002-1024), conosciuto come Enrico il Buono, anch'egli annoverato tra i santi (13 lug.). Nel 1020 egli prese in mano le redini del destino di Poppone (dal quale pare si facesse spesso consigliare) incaricandolo della direzione dei monasteri reali di Stavelot e Malmedy. Il successore di Enrico, Corrado II, aumentò ancor di più la sua influenza affidandogli il suo monastero dinastico di Limhurg e la direzione, o almeno la supervisione, di un intero gruppo di abbazie reali: Echternach, Saint-Ghi-slain, Hersfeld, Wcissenburg e S. Gallo, facendone così l'abate più potente dell'impero. Con la morte di Riccardo, avvenuta nel 1046 e seguita da quella di Poppone due anni più tardi, il rinnovamento lotaringio e germanico perse molto del proprio slancio. Poppone morì il 25 gennaio 1048 a Marchiennes, dopo aver ricevuto i sacramenti dalle mani dell'abate Everhelm di Haytmont, che successivamente curò l'edizione riveduta di una sua biografia scritta da un monaco di nome Onulfo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Marchiennes nelle Fiandre, nel territorio dell’odierna Francia, san Poppone, abate di Stavelot e Malmédy, che diffuse in molti monasteri della Lotaringia l’osservanza cluniacense.
nome Beata Teresa Grillo Michel- titolo Fondatrice- nome di battesimo Teresa Grillo- nascita 25 settembre 1855, Spinetta Marengo, Alessandria- morte 25 gennaio 1944, Alessandria- ricorrenza 25 gennaio- Beatificazione 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II- Attributi Eucaristia- Patrono di<br /> bambini, disoccupati, coppie che non riescono ad avere figli- Teresa Grillo nacque a Spinetta Marengo frazione di Alessandria in Piemonte nel 1855. Discendente di un'antica e nobile famiglia alessandrina, sin da fanciulla Teresa Maddalena rivelò un temperamento sensibile e incline alla carità. Compiuti gli studi a Lodi, dopo la morte del padre si trasferì ad Alessandria dove, sotto la guida materna, fu introdotta nell'ambiente aristocratico della città in cui conobbe il futuro marito Giovanni Michel, che sposò nel 1877. Rimasta improvvisamente vedova nel 1891, Teresa sprofondò in una profonda crisi spirituale che fece maturare in lei la scelta di dedicarsi interamente ai poveri. Nonostante l'incomprensione di familiari e amici, Teresa perseverò nell'opera avviata, raccogliendo dapprima nella sua casa, poi in altri edifici della città non solo i poveri, ma anche le prime collaboratrici, che costituirono il nucleo della futura congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza, fondata nel 1899.<br /> L'infaticabile lavoro svolto da Teresa negli ultimi anni della sua vita portò alla nascita di numerose case non solo in Piemonte, ma anche in altre regioni italiane, sino a varcare i confini nazionali e approdare in America Latina, dove si recò più volte e dove diede vita ad asili, orfanotrofi, ospedali e ricoveri per anziani, che costituiscono la sua eredità spirituale. Morì ad Alessandria nel 1944. È stata beatificata da Giovanni Paolo II il 24 maggio 1998, a Torino. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessandria, beata Maria Antonia (Teresa) Grillo, religiosa, che, rimasta vedova, provvide misericordiosa alle necessità dei poveri e, venduta ogni sua proprietà, istituì la Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza.
nome Beato Francesco Zirano- titolo Sacerdote e martire- nascita 1564 circa, Sassari- morte 25 gennaio 1603, Algeri, Algeria- ricorrenza 25 gennaio (29 gennaio per l'arcidiocesi di Sassari)- Beatificazione 12 ottobre 2014 da papa Francesco- Francesco nacque a Sassari in seno ad una famiglia di contadini. Grande devoto della Vergine Maria entrò nell'Ordine dei Frati Minori Conventuali e all'età di 22 anni fu ordinato sacerdote. Nel 1590, un suo cugino e confratello, padre Francesco Serra, fu catturato da corsari musulmani che vagavano per le coste della Sardegna e portato come schiavo ad Algeri. Questo evento segnò una svolta nella sua vita: lasciò la tranquillità del monastero e, autorizzato da Papa Clemente VIII, fece il giro dell'intera isola raccogliendo denaro per il pagamento del riscatto. Nel 1602 si recò in Algeria con l'intenzione di liberare suo cugino e altri cristiani. Si mosse nello spirito del capitolo XVI della "Regola non rialzista" che indica ai frati che sentono la particolare missione di essere "Inter Saraceni" cosa che dovrebbe essere un normale atteggiamento evangelico: "Non promuovere controversie né litigi, ma sottomettersi a ogni creatura per amore di Dio e confessare di essere cristiani ”. Né parole né discorsi, e ancor meno predicazione, ma presenza offerta con totale discrezione e, soprattutto, con cuore pacifico e fraterno. Nonostante tutto questo, fu arrestato e condannato a morte senza processo. Rifiutò fermamente la proposta di abiurazione ed esortò i suoi compagni di cella a rimanere saldi nella loro fede in Cristo. I suoi persecutori risposero: “Sono cristiano e religioso di mio padre San Francesco e come tale voglio morire. E prego Dio che vi illumini affinché possiate riconoscerlo ”. Chiese di essere confessato prima di morire, ma gli fu negato. Fu scuoiato vivo dalla testa per mano di un cristiano rinnegato di origine greca. "Nelle tue mani, Signore, raccomando la mia anima" furono le sue ultime parole prima di morire. "Padre Francesco - disse, nell'omelia di beatificazione, il cardinale Amato - subì il supplizio, come un mite agnello, invocando il nome di Gesù, la Vergine e recitando i salmi. Secondo il racconto di un testimone oculare, il nostro martire morì sfinito dalle torture, gridò al Signore per ricevere il suo spirito. La sua pelle, imbottita di paglia, fu esposta alla pubblica profanazione a una porta della città ". L'esecuzione avvenne il 25 gennaio 1603. Aveva 39 anni. Padre Serra riuscì in seguito a riconquistare la sua libertà e diede una degna sepoltura alle spoglie del cugino. La convinzione che la sua morte fosse quella di un vero martire fu subito manifestata dagli schiavi cristiani, che raccolsero le sue ossa e la sua pelle come reliquie. È stato beatificato da Papa Francesco il 12 ottobre 2014. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Algeri, il Beato Francesco Zirano, sacerdote e martire, professo dai francescani conventuali.
nome Beata Arcangela Girlani- titolo Vergine- nome di battesimo Eleonora Girlani- nascita 1460 circa, Trino di Monferrato, Vercelli- morte 25 gennaio 1495, Mantova-ricorrenza 25 gennaio-Beatificazione 1º ottobre 1864 da papa Pio IX- Santuario principale chiesa dell’Ospedale di S. Lorenzo di Trino- Arcangela Girlani nacque a Trino Vercellese nel 1460. Al secolo Eleonora, nacque da illustre famiglia. Sin da fanciulla dimostrò inclinazione alla vita religiosa e contro il consiglio del padre poté entrare nel convento di Santa Maria Maddalena da poco fondato a Parma dalla congregazione Carmelitana di Mantova. Era il 1478. Dopo pochi anni fu eletta priora. Rimase a Parma quindici anni, allorquando fondò un nuovo monastero a Mantova, secondo il desiderio di Elisabetta d'Este. Qui Arcangela fu guida esemplare delle sue figlie, sia nel governo della vita claustrale sia nella vita di preghiera che fu arricchita da frequenti estasi. Morì a Mantova nel 1495. Nel 1782, soppresso il monastero, le sue reliquie vennero traslate a Trino. Il culto di Arcangela venne approvato ottobre 1864. MARTIROLOGIO ROMANO. A Mantova, beata Arcangela (Eleonora) Girlani, vergine dell’Ordine delle Carmelitane, priora del convento di Parma e fondatrice del cenobio di Mantova.
nome San Palemone- titolo Anacoreta in Tebaide- ricorrenza 25 gennaio- Palemone è, insieme a Sant'Antonio Abate e San Paolo di Tebe, uno dei principali paladini della solitudine e del silenzio. Stanco delle vanità del mondo, un giorno, durante la persecuzione di Diocleziano, partì e andò oltre Tebe dove divenne anacoreta. Lì visse da solo dedicando giorno e notte alla preghiera. Collaborò all'organizzazione degli eremiti secondo i principi della vita comune. La "leggenda d'oro" ci racconta delle battaglie che combattè col maligno. Un giorno Palemone, l'unico abitante di quei contorni, sentì qualcuno bussare alla porta. Non potrebbe essere che il diavolo, pensò. Nessuno conosceva il suo nascondiglio. Nuovi colpi e finalmente aprì la porta. Era San Pacomio, che voleva vivere come un monaco solitario al suo fianco. Palemone gli mostrò quella selvaggia solitudine. Spiegò il suo modo di vivere: veglie, digiuni, preghiere. Notti di candela per pregare, digiunare tutti i giorni fino al tramonto, nutriti solo di pane e sale. Lavoro manuale di notte per vincere il sonno e non lasciarsi tentare da Satana. Non importa, insiste Pacomio, voglio imitare la tua vita. E Palemone lo ammise. Il suo prestigio cominciò a diffondersi e l'arida terra desolata si riempì di lauri abitati da anacoreti, che vivevano vicino a Palemone. San Macario “il Grande”, che andò in visita a San Palemone e San Pacomio, costruì anche un monastero a Scete. MARTIROLOGIO ROMANO. A Tabennési nella Tebaide in Egitto, san Palamóne, anacoreta, dedito alla preghiera e a continue penitenze, e maestro di san Pacomio.
nome Santi Preietto ed Amarino- titolo Martiri- ricorrenza 25 gennaio- Canonizzazione pre canonizzazione-Proietto, in latino Projectus o Prisco (in francese Priest, Prest e Preils) nacque in Alvernia, regione francese centromeridionale. Egli è il protagonista di una delle Vite merovingie più attendibili e interessanti, scritta da un monaco di Volvic nel Puy-de-Dòme, probabilmente un suo contemporaneo, anche se non sembra che lo conoscesse personalmente. Proietto fu istruito da Genesio, vescovo della diocesi di Alvernia (3 giu.) ed educato agli studi delle Scritture, della storia ecclesiastica e del canto gregoriano. Segui Felice, successore di Genesio, sulla cattedra di Alvernia nel 666 e fondò monasteri, chiese e ospedali. Predicò assiduamente, con sapienza e fervore. La sua morte fu conseguenza di intrighi e corruzione negli ambienti del potere. 11 patricius o governatore di Marsiglia, di nome Ettore, fu accusato (i racconti discordano su chi avesse preso l'iniziativa) di violenze e crimini. Dopo essere stato convocato a corte dal re Childerico II, fu arrestato e giustiziato per ordine del re. Un certo Agrizio, convinto che fosse stato Proietto a protestare con il re per la condotta di Ettore, si adoperò per organizzare la vendetta. Raccolse un gruppo di persone armate che si imbatterono nel vescovo e nei suoi compagni di viaggio, di ritorno dalla corte di Volvic, a qualche miglio da Clermont. Gli armati uccisero prima l'abate Amarino (anch'egli venerato localmente come santo), avendolo probabilmente scambiato per il vescovo; Proietto si fece allora avanti lasciandosi riconoscere: prima fu pugnalato, poi il suo capo venne spaccato in due da un colpo di spada. Venne immediatamente venerato come martire; il suo culto si diffuse ai calendari monastici inglesi dell'XI e XII secolo. La parte più importante delle sue reliquie venne successivamente trasferita nell'abbazia di Flavígny in Borgogna. MARTIROLOGIO ROMANO. A Clermont-Ferrand nella regione dell’Aquitania, in Francia, santi Preietto, vescovo, e Amarino, uomo di Dio, entrambi trucidati dai notabili della città.
nome San Bretannione- titolo Vescovo di Tomi- morte 380 circa, Tomis, Costanta, Romania- ricorrenza 25 gennaio- San Bretannione fu vescovo di Tomis (Scizia) attuale Costanza in Romania. Secondo Sozomeno, durante la campagna contro i Goti nelle regioni del Danubio, intorno al 368 d.C., l'imperatore Valente si fermò a Tomis e parlò alle persone riunite nella cattedrale per persuaderle a tradire la fede ortodossa proclamata dal Concilio di Nicea. Sembra infatti che questo imperatore si fosse messo in testa di visitare tutte le diocesi dell'impero per convincere tutti i fedeli ad abbracciare l'eresia ariana. Il vescovo Bretannione intervenne e come capo del clero e del popolo di Tomis si ritirò, insieme a molti dei presenti, dalla chiesa in cui Valente faceva campagna a favore degli ariani. Con questo gesto il santo pastore fu bandito, ma grazie alla protesta dei parrocchiani e al timore di sedizione in territori così lontani, l'imperatore fu indotto a revocare la pena nei confronti del vescovo. Bretannione inviò a San Basilio di Cesarea il corpo del famoso martire San Saba il Goto, morto in territorio rumeno, accompagnandolo con una lettera ai fedeli Goti inviata per illustrare la "passione" del santo, questa lettera viene attribuita a Ulfila, ma fu indubbiamente redatto dallo stesso Bretannione. San Basilio lo ringraziò con una lettera personale. Sono pervenute notizie contraddittorie sulla sua eventuale partecipazione al Primo Concilio Ecumenico di Costantinopoli, celebrato nell'anno 381: secondo alcune fonti, infatti, Tomis sarebbe stata rappresentata non da Bretannione ma dal vescovo Geronzio (Terence). MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Bretannione, vescovo di Costanza in Scizia, nell’odierna Romania, che, sotto l’imperatore ariano Valente al quale si oppose strenuamente, si distinse in mirabile santità e zelo per la fede cattolica.