@Vitupero
Arcidiocesi dell'Aquila

Arcidiocesi dell'Aquila- Archidioecesis Aquilana- Chiesa latina- Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise- Diocesi suffraganee Avezzano, Sulmona-Valva- Arcivescovo metropolita Antonio D'Angelo- Vicario generale Giuseppino Gianiorio- Arcivescovi emeriti Giuseppe Molinari, cardinale Giuseppe Petrocchi- Presbiteri 111, di cui 81 secolari e 30 regolari (1.015 battezzati per presbitero)- Religiosi 32 uomini, 131 donne- Diaconi 8 permanenti- Abitanti 112.670- Battezzati 117.190 (96,1% del totale)- Stato Italia- Superficie 1.516 km²- Parrocchie 148- Erezione 22 dicembre 1256- Rito cattolico romano- Cattedrale Santi Massimo e Giorgio- Santi patroni San Massimo, Sant'Equizio, San Pietro Celestino, San Bernardino da Siena. L'arcidiocesi dell'Aquila (in latino Archidioecesis Aquilana) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Abruzzo-Molise. Nel 2021 contava 112.670 battezzati su 117.190 abitanti. È retta dall'arcivescovo Antonio D'Angelo. Il territorio oggi compreso nell'arcidiocesi dell'Aquila fin dall'epoca tardo-romana era occupato da diverse antiche sedi vescovili. Sono infatti attestate la diocesi di Amiterno, nei pressi di San Vittorino, con vescovi documentati nel V e nel VI secolo, quella di Pitinum, che si vuole identificare con l'odierna frazione aquilana di Pettino, il cui unico vescovo noto prese parte al concilio romano del 499, e quella di Aveia, nel territorio di Fossa, il cui vescovo Gaudenzio figura tra i padri del concilio romano del 465. Dopo il VI secolo non si hanno più notizie di queste antiche diocesi. Accogliendo le istanze delle nuove autorità civili aquilane, con la bolla Purae fidei del 22 dicembre 1256, papa Alessandro IV concesse al centro di recente fondazione lo status di città e la dignità episcopale, ordinando il trasferimento della sede di Forcona, con tutti i suoi onori e i suoi diritti, nella chiesa cattedrale intitolata ai Santi Massimo e Giorgio; alla nuova diocesi fu unito anche il territorio dell'antica Amiterno, sottratto alla diocesi di Rieti. Per prevenire possibili rivendicazioni da parte dei vescovi reatini, e in accordo con gli arcipreti amiternini, il 20 febbraio 1257 il pontefice emanò una seconda bolla, anch'essa intitolata Purae fidei, con il medesimo contenuto della prima, ma con l'aggiunta di un frase che definì i confini della diocesi, che comprendevano così anche l'antico contado amiternino. Un ulteriore periodo di crisi fu vissuto durante lo scisma d'Occidente, tra XIV e XV secolo; la sede aquilana fu stabilmente occupata da vescovi dell'obbedienza avignonese, mentre i vescovi nominati da Roma non riuscirono mai a prenderne possesso. Nella seconda metà del XVI secolo i vescovi aquilani si distinsero per l'applicazione dei decreti di riforma del concilio di Trento. L'inizio del Seicento vedi l'arrivo in diocesi di numerosi ordini e congregazioni religiose, tra cui i fatebenefratelli, i barnabiti, i cistercensi, i cappuccini e i minimi. Il secolo si chiuse con l'episcopato di Ignacio de la Cerda (1683-1702), che entrò in contrasto con il viceré di Napoli, suo cugino, e per questo subì gravi ritorsioni, che lo costrinsero a lasciare L'Aquila e rifugiarsi a Rieti dove morì. Mentre l'arcidiocesi, rimasta vacante, veniva amministrata dal vicario capitolare Francesco Antonelli, appartenente alla nobile famiglia aquilana, L'Aquila e la regione furono devastati da un catastrofico terremoto, che rase quasi totalmente al suolo la città e che, nella scossa del 2 febbraio 1703, causò anche la morte del vicario Antonelli. La sede venne quindi affidata al vicario capitolare Domenico de Benedictis, fino al 1712, e poi al vicario apostolico Francesco Maria Tansi, fino all'8 maggio 1719. In quella data, infatti, si insediò il vescovo Domenico Taglialatela, nominato nel giugno dell'anno precedente, dopo sedici anni di vacanza. Nel 1818 papa Pio VII e il re delle Due Sicilie Ferdinando I conclusero il concordato in seguito al quale, con la bolla De utiliori, il papa decretò la soppressione della diocesi di Cittaducale per la deficienza delle rendite e l'annessione del suo territorio alla sede dell'Aquila. Nel 1836 furono annessi alla diocesi aquilana, con un breve di papa Gregorio XVI, anche alcuni centri su cui gli abati di Farfa esercitavano la giurisdizione spirituale, tra cui San Pio di Fontecchio, San Lorenzo di Beffi e il monastero di Santa Maria a Graiano. Per premiare la devozione alla persona del pontefice della sua popolazione e le benemerenze del vescovo Luigi Filippi, con la lettera apostolica Suprema dispositione del 19 gennaio 1876 papa Pio IX insignì la sede aquilana della dignità arcivescovile, pur mantenendola nell'immediata soggezione alla Santa Sede. In ossequio alle disposizioni del Concilio Vaticano II, papa Paolo VI con la lettera apostolica Cum cognitum del 15 agosto 1972 elevò la sede arcivescovile dell'Aquila a sede metropolitana e insignì l'allora arcivescovo Costantino Stella del titolo di metropolita della nuova provincia ecclesiastica comprendente, oltre all'arcidiocesi dell'Aquila, quelle suffraganee dei Marsi (con sede ad Avezzano) e di Valva e Sulmona. Con il decreto Quo aptius del 21 giugno 1976 emanato dalla Congregazione per i vescovi, per conformare i confini diocesani con quelli delle province civili, l'arcidiocesi dell'Aquila subì un ultimo e definitivo riassetto territoriale: le 25 parrocchie che formavano l'antica diocesi di Cittaducale vennero accorpate alla diocesi di Rieti, mentre 21 parrocchie già reatine furono assegnate all'arcidiocesi dell'Aquila. Nel 2006 l'arcidiocesi celebrò la ricorrenza del 750º anniversario della sua fondazione. La cattedrale, il palazzo arcivescovile e molte chiese dell'Aquila e dintorni subirono poi gravi danni a causa del terremoto dell'Aquila del 2009. Papa Benedetto XVI visitò l'arcidiocesi già il 28 aprile 2009, recandosi, tra l'altro, a pregare sulle spoglie di Celestino V nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, danneggiata dal sisma. L'arcidiocesi odierna comprende 28 comuni della provincia dell'Aquila: Acciano, Barete, Barisciano, Cagnano Amiterno, Campotosto, Capitignano, Caporciano, Collepietro, Fagnano Alto, Fontecchio, Fossa, L'Aquila, Lucoli, Montereale, Navelli, Ocre, Pizzoli, Poggio Picenze, Prata d'Ansidonia, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo (tranne la frazione di Rovere, che appartiene alla diocesi di Avezzano), San Demetrio ne' Vestini, San Pio delle Camere, Sant'Eusanio Forconese, Scoppito, Tione degli Abruzzi, Tornimparte e Villa Sant'Angelo. Sede arcivescovile è la città dell'Aquila, dove si trova la cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio. In città sorgono anche tre basiliche minori: la basilica di San Giuseppe Artigiano, la basilica di Santa Maria di Collemaggio e la basilica di San Bernardino. A Poggio di Roio, frazione dell'Aquila, si trova il santuario della Madonna di Roio, mentre vicino ad Assergi, anch'essa frazione del capoluogo, quello di San Pietro della Ienca, dedicato il 18 maggio 2011 al santo papa Giovanni Paolo II. Il territorio si estende su 1.516 km² ed è suddiviso in 148 parrocchie.

Il duomo dell'Aquila, il cui nome ufficiale è quello di cattedrale metropolitana dei Santi Massimo e Giorgio, è il principale luogo di culto dell'Aquila, sede vescovile dell'omonima arcidiocesi metropolitana. L'edificio venne poi nuovamente ricostruito in seguito al terremoto del 1315, il primo della storia aquilana, ed in quell'occasione venne anche aggiunto un rivestimento in conci di pietra; tuttavia l'impianto strutturale duecentesco, a tre navate con abside e transetto, rimase immutato sino al crollo del 1703. Il terremoto del 1703 distrusse completamente il duomo, della cui costruzione originaria rimane solamente il fianco settentrionale, parallelo alla via Roio, ed alcune decorazioni interne. L'ennesima ricostruzione della chiesa fu assai difficoltosa e si prolungò per circa settant'anni non senza controversie, alcune delle quali riguardarono la costruenda chiesa delle Anime Sante che scalfì per sempre l'egemonia della cattedrale sulla piazza del Duomo.</p> <p> I lavori, affidati all'architetto romano Sebastiano Cipriani cominciarono nel 1711 e riguardarono inizialmente la sola parte dell'abside e del transetto[10], riconsacrata e quindi resa accessibile al pubblico nel 1734[11]. I lavori sulla parte anteriore furono ancora più lunghi e la chiesa poté riaprire solo nel 1780[11]. In realtà gli interventi riguardarono solo l'interno dell'edificio; la facciata rimase per lungo tempo incompiuta e la grande cupola, prevista dal Cipriani, non venne mai realizzata. Nel 1851 si decise di riedificare il prospetto principale per adeguarlo al nuovo stile neoclassico; il progetto venne redatto questa volta da Giambattista Benedetti ma i lavori non ebbero miglior fortuna dei precedenti e, sospesi nel 1860 per i moti risorgimentali, si limitarono alla sola parte inferiore; la restante parte, comprese le due torri campanarie, fu aggiunta nel 1928, come si legge da una grande incisione in numeri romani posta sulla balaustra del coronamento. Nuovi gravissimi danneggiamenti si sono avuti con il terremoto del 2009 che ha fatto registrare lesioni sulle pareti portanti e in facciata oltre a vari crolli nell'area del transetto. Nel dicembre 2009 le funzioni di cattedrale sono state trasferite alla basilica di Santa Maria di Collemaggio. Religione cattolica di rito romano- L'edificazione della chiesa è legata alle vicende della fondazione della città e, più precisamente, alla nascita dell'arcidiocesi dell'Aquila avvenuta ufficialmente il 20 febbraio 1257 con il trasferimento dalla precedente sede di Forcona sancito da Papa Alessandro IV. In quell'occasione la cittadinanza chiese ed ottenne il titolo di cattedrale per una chiesa dedicata ai santi Massimo e Giorgio già presente o in costruzione dal 1256. Rimangono incerte le cause della doppia intitolazione, pur essendo San Massimo patrono della preesistente diocesi di Forcona e San Giorgio il nome di una chiesa probabilmente già presente all'epoca della prima fondazione, e l'ubicazione dell'edificio originario. Dopo la distruzione della città nel 1259, la chiesa venne ricostruita nella piazza del Duomo, dove si trova tuttora. Titolare San Massimo martire, San Giorgio martire- Arcidiocesi Aquila- Architetto Sebastiano Cipriani- Stile architettonico barocco (interno), neoclassico (esterno)- Inizio costruzione XIII secolo- Completamento XX secolo.

Mons. Antonio D'Angelo- arcivescovo della Chiesa cattolica- Titolo L'Aquila- Incarichi attuali Arcivescovo metropolita dell'Aquila (dal 2024), Segretario generale della Conferenza episcopale dell'Abruzzo-Molise (dal 2024)- Incarichi ricoperti Vescovo titolare di Cerenza (2021-2023), Vescovo ausiliare dell'Aquila (2021-2023), Arcivescovo coadiutore dell'Aquila (2023-2024)- Nato 2 marzo 1971 (53 anni) a Castelmauro- Ordinato presbitero 14 settembre 1996 dal vescovo Domenico Umberto D'Ambrosio (poi arcivescovo)- Nominato vescovo 14 agosto 2021 da papa Francesco- Consacrato vescovo 12 settembre 2021 dal cardinale Giuseppe Petrocchi- Elevato arcivescovo 19 agosto 2023 da papa Francesco. Blasonatura dello stemma: D'azzurro, alla Croce latina patente, piantata su una montagna erbosa movente dalla punta, accompagnata nel cantone sinistro del capo da una stella d'argento. Lo stemma episcopale di mons. Antonio d’Angelo ha una forte e chiara caratterizzazione cristologica. La croce elevata sopra il monte è l’esplicita immagine del mistero della morte di Cristo sul Calvario, immagine che rinvia anche al santo eremita papa Celestino V che dei monti dell’Abruzzo fece la sua dimora e della Croce il simbolo della sua avventura cristiana. L’immagine iconica della croce sul monte è bene illustrata dal motto “Caritas et oboedientia” che esprime il cuore del mistero dell’abbandono di Cristo alla morte in Croce; obbedendo alla volontà del Padre il Figlio unigenito fatto uomo dona la sua vita per amore degli uomini non considerando un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio. La stella che illumina la scena della morte sul Calvario indica la presenza di Maria che sotto la Croce, condividendo il dolore e l’abbandono del Figlio, ci invita a partecipare al suo amore obbediente. Il vescovo, nella sua missione di pastore della Chiesa locale, incarna in pienezza questo mistero di Cristo.