@Weltanschauung
Parliamo dell'università accessibile a tutti. Non come diritto, ma per quello che è davvero: una disgrazia.
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Perché la chiamo disgrazia? Per il semplice motivo che l'università dovrebbe formare, per definizione, delle élite. Di conseguenza, sempre per definizione, sono poche le persone che dovrebbero poterci accedere. In una società giusta, ovviamente, questi pochi sono i più portati in ogni settore, e non i ricchi o i raccomandati.
Invece cosa succede oggi? Succede che non solo chiunque possa accedervi, ma succede anche che i percorsi di laurea siano diventati una cavolata tale che non c'è più selezione, neanche durante il percorso di studio stesso.
Questo che significa? Qui mi tocca entrare un po' più nel dettaglio.
Ci sono due generi di persone si iscrivono all'università: chi ha realmente un talento ed ha un background culturale alle spalle, e chi vuole laurearsi solo per rivalsa sociale (generalmente il figlio o nipote del disgraziato che vuole sentirsi chiamare "dottò").
Certamente, non nego che esistano figli di famiglie disgraziate che lo meritino e che abbiano davvero passione e talento, ma loro stessi sono penalizzati dal sistema del "dentro tutti", perchè si trovano comunque livellati agli incapaci.
Ed ecco i risultati:
- Menti geniali si ritrovano al pari dei caproni;
- Chi realmente vale, tende ad andarsene per essere premiato;
- Tutti escono con lo stesso pezzo di carta e con lo stesso titolo, quindi non sei stimolato all'eccellenza, bensì alla sufficienza;
- Ci sono milioni di "dottori" e non c'è più manodopera di "basso livello";
- Essendoci un'eccessiva concorrenza di laureati, essi ora vengono pure pagati meno di un buon saldatore, e se non gli sta bene si sentono dire "fuori ho la fila di quelli che vogliono fare il tuo lavoro";
- Chi realmente vale (con o senza laurea) o si ritrova diretto da un perfetto idiota, o prende due spicci di stipendio (o entrambi);
- Essendoci un'inflazione di lauree, ora il diploma non vale più nulla (salvo eccezioni), e la laurea viene data sempre più per scontata. Di questo passo, prima o poi anche la laurea non servirà più a nulla;
- Lo Stato o spende soldi per formare gente che lì non ci dovrebbe stare, oppure spende soldi per gente che andrà all'estero, e che quindi non restituirà allo Stato il contributo che quest'ultimo ha speso per la sua formazione, rendendo di fatto l'università per tutti un peso morto per l'economia italiana;
- Essendo laureata gente fondamentalmente stupida e con fame di rivalsa sociale, finisce che gli insegnamenti siano facilmente manovrabili da interessi economici e poi spacciati per dati di fatto, mentre chi vale viene semplicemente silenziato quando la sua voce è scomoda.
Siamo dunque sicuri che l'università senza numero chiuso, accessibile a tutti e con dei corsi che sembrano le materie di una scuola differenziale, rappresentino il progresso o la massima espressione di un diritto?
E quelle che sono le reali necessità sociali? E i diritti di chi quella laurea se l'è meritata davvero, ed avrebbe voluto che il suo percorso di studi lo formasse davvero?
E chi è costretto a lasciare il Paese solo per vedersi riconoscere il suo impegno e il suo operato? Quelle cose non contano?
Nel dubbio, faccio gli auguri a tutti i "dottori".