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I santi di oggi 14 novembre:
nome San Lorenzo O'Toole- titolo Arcivescovo di Dublino- nome di battesimo Lorcán Ua Tuathail- nascita 1128, Kildare, Irlanda- morte 14 novembre 1180, EU, Francia- ricorrenza 14 novembre- Canonizzazione
da papa Onorio III l'11 dicembre 1225- Santuario principale Cattedrale di Cristo a Dublino (reliquia del cuore); Collegiata di Nostra Signora e San Lorenzo a Eu (reliquia del capo)- Attributi mitra e pastorale; poveri- Patrono di Arcidiocesi di Dublino- Protettore dei tagli alla testa- Lorenzo (Lorcan), figlio di Murtagh Ua Tuathail, nacque nella contea di Kildare, probabilmente vicino Casteldermot, nel 1128, da genitori imparentati con le famiglie O'Toole e O'Byrne. Nel 1138, il re di Leinster, Dermot MacMurrough, saccheggiò il territorio di Murtagh, prendendo in ostaggio Lorenzo, che all'epoca aveva solo dieci anni e che trascorse i due anni successivi prigioniero in una zona isolata e deserta vicino a Ferns, finché suo padre, appresi i maltrattamenti inflitti al figlio, obbligò Dermot, minacciandolo di rappresaglia, a consegnarlo al vescovo di Glendalough; quando Murtagh andò a prenderlo, Lorenzo disse al padre di voler diventare monaco, perciò rimase sotto le cure del vescovo. A venticinque anni fu nominato abate di Glendalough e rifiutò di diventare vescovo, affermando che, in base al diritto canonico, un vescovo avrebbe dovuto avere almeno trent'anni; durante i primi quattro mesi dovette affrontare molte questioni che non facevano parte dei doveri consueti di un abate (sebbene compisse ogni incarico con saggezza e imparzialità), dato che una grave carestia imperversava nelle campagne circostanti e il popolo implorava il suo aiuto. Al termine di questa carestia, coloro che avevano beneficiato della sua assistenza lo acclamarono come "il salvatore delle campagne", anche se non tutti erano entusiasti di lui; infatti, al di fuori dell'abbazia, dovette affrontare i banditi e i malviventi che infestavano le colline di Wicklow, mentre all'interno della congregazione era accusato continuamente da quelli che desideravano distruggere la sua reputazione, infastiditi dalla severità e dal fervore con cui li rimproverava per il loro comportamento rilassato. I tentativi dei monaci fallirono, a quanto pare, nel 1161, alla morte di Gregorio, primo arcivescovo di Dublino, quando Lorenzo divenne suo successore; fu consacrato arcivescovo di Armagh nella cattedrale della S. Trinità (oggi Christ Church), da Gelasio. Innanzitutto il nuovo arcivescovo riformò il clero diocesano, imponendo ai canonici della cattedrale la Regola dei Canonici Regolari di Arrouaise, abbazia fondata nel 1090, nella diocesi di Arras, e diventata un modello per molte altre; Lorenzo stesso entrò nella congregazione, diventando famoso per la disponibilità, l'eccezionale generosità verso i poveri, la preghiera incessante e l'interesse per la dignità del culto. Dopo aver ripristinato la disciplina nella chiesa di Glendalough, grazie a suo nipote Thomas, che fu eletto canonico dopo l'espulsione di un indegno pupillo di Dermot, Lorenzo era solito ritirarsi di volta in volta nella cella di S. Kevin (3 giu.), una grotta sul lago Superiore. Dal 1170 in poi, Lorenzo fu coinvolto nelle politiche angloirlandesi; Dermot MacMurrough, esiliato dall'Irlanda per i suoi eccessi, era deciso a ritornarvi e chiese aiuto al re inglese Enrico II, felice di fornirgli dei volontari, capeggiati da Strongbow (Richard de Clare, conte di Pembroke), che sbarcarono a Waterford nel 1170, invadendo parte di Leinster e marciarono su Dublino. Lorenzo fu inviato come mediatore, ma gli alleati anglo-normanni di Dermot saccheggiarono la città, mentre la trattativa era ancora in corso. Lorenzo poi si dedicò al conforto delle persone i cui famigliari erano stati uccisi, rapiti o mutilati, in generale sostenendo e rassicurando il popolo in quella situazione di pericolo. Dermot aveva quasi raggiunto il suo scopo, quando morì improvvisamente e Strongbow rivendicò il suo diritto su Leinster in quanto erede di Dermot e marito di sua figlia (nipote di Lorenzo). L'Irlanda si unì sotto la guida del re Rory O'Conor, mentre Strongbow si rifugiò a Dublino; ancora una volta Lorenzo agì da negoziatore, ma questa volta fallì e Strongbow, in un ultimo tentativo disperato, inaspettatamente riuscì a cacciare l'esercito irlandese. Circa quindici anni prima, Enrico II aveva ottenuto da papa Adriano IV (Nicholas Breakspear, l'unico papa inglese della storia, 1154-1159) una bolla che lo autorizzava a recarsi in Irlanda per «sottomettere il popolo alla legge ed estirpare le radici del peccato». Nel 1171 si recò a Dublino, dove ottenne la completa sottomissione di tutti i capi irlandesi, eccetto quelli di Connaught, Tyrconnel e Tyrone. Nel 1172 convocò un sinodo a Cashel durante il quale, i vescovi irlandesi, a cui fu presentata per la prima volta la bolla papale, accettarono l'imposizione del celibato ecclesiastico e il rito di Sarum (forma inglese del culto romano); da allora, Lorenzo agì spesso come mediatore tra Enrico e i principi irlandesi. Nel 1175, dopo essere stato a Windsor per negoziare un trattato tra il re inglese e Rory O'Connor, alla fine felicemente concluso, ne approfittò per visitare Canterbury, ospitato dai monaci della Christ Church, dove trascorse la notte in preghiera davanti alle reliquie di S. Tommaso Becket (29 dic.). Il giorno successivo, mentre si preparava a celebrare la Messa, un pazzo lo colpì alla testa, facendogli perdere coscienza temporaneamente; nonostante ciò riuscì a celebrare la Messa e, in seguito, implorò il perdono per quell'uomo quando Enrico ordinò di impiccarlo. Nel 1179 Lorenzo partecipò al terzo concilio Laterano con altri cinque vescovi irlandesi; prima di partire dall'Inghilterra, Enrico fece loro promettere che non avrebbero fatto nulla per compromettere la sua posizione in Irlanda; tuttavia questo accordo non impedì a Lorenzo di presentare a papa Alessandro III un panorama dettagliato della situazione della Chiesa irlandese e di offrirgli dei suggerimenti su come risolvere i problemi che l'affliggevano. Il papa, lieto delle notizie apprese, confermò tutti i diritti della sede di Dublino, affidando a Lorenzo la giurisdizione su cinque diocesi suffraganee e nominandolo suo legato in Irlanda. Più tardi nello stesso anno si discussero alcuni problemi della Chiesa irlandese, nel concilio di Clonfert: sette vescovi "laici" furono destituiti, ai figli dei sacerdoti e dei vescovi fu impedito di accedere al sacerdozio, e ai laici «di interferire nelle questioni ecclesiastiche di ogni tipo» (tutto ciò ci suggerisce che niente era cambiato da quando S. Malachia, 3 nov., aveva affrontato le stesse problematiche mezzo secolo prima). Lorenzo iniziò a esercitare i suoi nuovi poteri, appena tornato in Irlanda, in particolare nominando un vescovo di Connacht alla sede di Armagh e sfruttando la bolla papale per risolvere alcune dispute territoriali con i conquistatori normanni nelle vicinanze di Dublino. Enrico, accorgendosi di avere a che fare con un altro Becket, s'infuriò e rifiutò di riceverlo quando quest'ultimo ritornò in Inghilterra per negoziare ancora una volta un trattato a favore di Rory O'Connor, e lo fece aspettare tre settimane ad Abingdon. Nel frattempo Enrico si recò in Normandia, ma Lorenzo lo raggiunse e ottenne il permesso di tornare a Dublino, tuttavia si ammalò durante il viaggio e, mentre si avvicinava all'abbazia dei Canonici Regolari, a Eu, disse: Haec requies mea in saeculum saeculi. Sorrise quando l'abate gli chiese se avesse fatto testamento (rispose: «Dio sa che non possiedo nulla») e l'unica cosa che desiderò sino alla fine fu il benessere del suo popolo.
Lorenzo morì il 14 novembre 1180 e fu sepolto nella cripta della chiesa della Madonna a Eu; canonizzato nel 1225, la sua festa è commemorata in Irlanda, nella diocesi di Rouen e dai Canonici Regolari del Laterano. MARTIROLOGIO ROMANO. A Eu nella Normandia, in Francia, transito di san Lorenzo O’Toole (Lorcan Ua Tuathail), vescovo di Dublino, che, nonostante le difficoltà del suo tempo, promosse strenuamente l’osservanza della disciplina della Chiesa e, impegnato a riportare la concordia tra i príncipi, passò alla gioia della pace eterna mentre si recava da Enrico re d’Inghilterra.
nome San Serapio d'Inghilterra- titolo Martire mercedario- nascita 1179, Londra- morte 14 novembre 1240, Algeria- ricorrenza 14 novembre- Beatificazione 1625- Canonizzazione 1743- Attributi Abito dei Mercedari, legacci del patibolo- Patrono di Azul (Buenos Aires), degli infermi- Serapio nacque a Londra nel 1179 da una famiglia nobile legata ad Enrico II d'Inghilterra. Ben presto si arruolò come militare nella corte d'Austria dove partecipò alla crociata in Terra Santa nel 1217, in seguito fu destinato ad andare in Spagna a combattere contro i mori. In questo contesto conobbe S. Pitero Nolasco e attratto dalla eroica carità dei mercedari, nel 1222 chiese di ricevere l'abito come cavaliere laico dell'Ordine. Nolasco decise così di nominarlo maestro dei novizi, incarico che cercò di rifiutare ritenendosi indegno, ma infine, non potendo fare altrimenti, accettò affidandosi al Signore e alla Vergine della Mercede. Insegnò più con la vita, che con le parole, infatti dalla sua scuola uscirono religiosi illustri, il più importante è S. Raimondo Nonnato. Realizzò varie redenzioni, qual'era suo vero desiderio, e sebbene non fosse sacerdote, ardente di zelo per la salvezza delle anime, riuscì a portarne moltissime a Cristo. Si dedicò all'opera di liberazione degli schiavi cristiani catturati dai saraceni e per questo compì numerosi viaggi in Algeria. Un giorno durante una di queste missioni dovette restare in pegno per alcuni schiavi in pericolo, ma la somma pattuita per il riscatto non arrivò in tempo e i mori inchiodato ad una croce come quella di S. Andrea squartandolo crudelmente. Ricevette la palma del martirio il 14 novembre 1240. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Algeri nell’Africa settentrionale, san Serapione, che, primo nell’Ordine della beata Maria della Mercede, meritò di ottenere la palma del martirio lottando per la liberazione dei prigionieri cristiani e la predicazione della fede.
nome Santi Nicola Tavelic e compagni- titolo Sacerdoti francescani, martiri- ricorrenza 14 novembre- Nicola Tavelic nacque a Sibenik in Dalmazia durante la prima metà del XIV secolo e divenne francescano a Rivotorto, nei pressi di Assisi. Fu inviato in missione in Bosnia, dove una setta denominata dei bogomili stava predicando una versione eretica del credo cristiano, che persino alcuni vescovi accettarono. Il compito di riportare la vera fede fu affidato ai frati domenicani e francescani. Nicola ebbe un particolare successo in Bosnia e sulle coste dalmate per venti anni, prima di essere inviato missionario in Palestina. Nel 1219 S. Francesco d'Assisi aveva intrapreso personalmente una missione in Terra Santa; sgomentato dalla dissolutezza e dalla presunzione dei crociati, aveva attraversato le linee nemiche, correndo un grande pericolo, per cercare di incontrare il sultano, e aveva ottenuto per i francescani la custodia dei luoghi santi. Quando Nicola si unì a loro, l'ottava e ultima crociata era terminata da lungo tempo e Gerusalemme si trovava nelle mani dei saraceni. Nicola studiava e pregava insieme con altri tre francescani: Pietro di Narbona, Deodato di Rodez in Aquitania e Stefano di Cuneo. Il piccolo gruppo, un croato, due francesi e un italiano, giunse alla conclusione che l'ingiunzione del Signore di andare e predicare a tutte le nazioni doveva essere presa letteralmente e che dovevano portare il Vangelo anche ai musulmani. L'11 novembre 1391 andarono a trovare il Qadi, il giudice civile dei saraceni a Gerusalemme. « Siamo venuti » dissero « inviati non da un uomo, ma da Dio che si è degnato di ispirarci di venire a insegnarvi la verità e la via della salvezza. » Il Qadi fu dapprima meravigliato e poi adirato per la « sfrontatezza degli infedeli », in particolare quando non attenuarono le parole contro la sua religione: « Siete in una condizione di eterna dannazione, poiché la vostra legge non è di Dio, non viene da lui e non è nemmeno una buona legge; infatti è veramente iniqua. [...] Contiene molte menzogne, cose impossibili, ridicole, contraddittorie e che conducono non al bene o alla virtù, ma al male e ai vizi ». Furono parimenti aspri contro la persona di Maometto, che definirono « un libertino, assassino, ingordo e predatore, che ha posto nel mangiare, nel vestirsi e nel frequentare le prostitute il fine della vita dell'uomo ». <br /> Il Qadi ordinò di ritrattare tutto, minacciando i quattro con la pena di morte. Essi rifiutarono, affermando che erano pronti a soffrire qualsiasi tortura e la morte per la fede cattolica. Furono, quindi, flagellati, gettati in prigione e, quattro giorni dopo, bruciati pubblicamente sul rogo. P. Gerardo Calveti, superiore della Custodia di Terra Santa dal 1388 al 1398, riportò i nomi e le loro dichiarazioni in una commovente testimonianza del loro martirio. La canonizzazione doveva essere promulgata nel 1941, durante la celebrazione dei milletrecento anni della conversione della Croazia, ma la seconda guerra mondiale lo impedì. Il decreto è stato emesso da Paolo VI il 21 luglio 1970. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme, santi Nicola Taveli , Deodato Aribert, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbonne, sacerdoti dell’Ordine dei Minori e martiri, che furono arsi nel fuoco per aver predicato coraggiosamente nella pubblica piazza la religione cristiana davanti ai Saraceni, professando con fermezza Cristo Figlio di Dio.
nome Beato Giovanni Liccio- titolo Religioso Domenicano- nome di battesimo Giovanni Liccio- nascita 1400 circa, Caccamo, Sicilia- morte 1511, Caccamo, Sicilia- ricorrenza 14 novembre- Beatificazione 25 aprile 1753 da Papa Benedetto XIV- Santuario principale Chiesa di Santa Maria degli Angeli in Caccamo- Attributi croce, abito domenicano, giglio, teschio, libro, rosario- Patrono di Caccamo- Giovanni Liccio nacque a Caccamo in Sicilia nella prima metà del xv secolo; la madre morì durante il parto e il padre, forse per il dolore della perdita, o per la povertà della famiglia, trascurò il figlio. Fortunatamente, il bambino fu allevato prima da una vicina che si prese cura di lui, evitandogli la morte, poi da una zia; a quindici anni circa, incontrò il B. Pietro Geremia (3 mar.) a Palermo e, ispirato dal suo esempio, decise di entrare nell'Ordine dei frati predicatori. Dato il suo talento in questo campo, fu inviato nella sua città natale a fondare un convento domenicano, compito non facile, giacché dovettero costruire l'edificio su fondamenta in rovina (si pensava che fossero un dono soprannaturale, dato che nessuno ricordava di averle mai viste). Giovanni fu nominato priore del convento nel 1494, divenendo famoso per la saggezza e i suoi miracoli; secondo le lezioni dell'ufficio per la sua festa, alla sua morte nel 1511 aveva centoundici anni, cosa assai improbabile (anche se fu discepolo personale di Pietro Geremia, al tempo della morte probabilmente non aveva più di settantacinque anni). Il culto fu approvato nel 1753. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cáccamo in Sicilia, beato Giovanni Liccio, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che, insigne per la sua instancabile carità verso il prossimo, per l’impegno nella propagazione della preghiera del Rosario e per l’osservanza della disciplina, riposò a centoundici anni nel Signore.
nome San Giovanni da Tufara- titolo Eremita- nascita 1084, Tufara, Campobasso- morte 1170, Tufara, Campobasso- ricorrenza 14 novembre- Canonizzazione 28 agosto 1221- Patrono di Foiano di Val Fortore, Tufara- Nacque a Tufara e fin da bambino era attratto dalle meraviglie del Signore facendo il sacrestano, cosa che irritava i suoi genitori, che contribuivano a diffondere pettegolezzi e infamie. Rendendosi conto che era un peso per la sua famiglia, decise di lasciare la sua casa e fuggire dalla città per seguire il percorso che il Signore aveva segnato per lui. A soli 18 anni, mosso dal desiderio di approfondire la sua formazione filosofica e teologica, partì per Parigi. A Parigi, la vita mondana della città, il mondo dei filosofi eruditi non soddisfece le sue aspettative. Amava la solitudine perfetta, la contemplazione, il silenzio per ascoltare la Parola di Dio, così tornò nella sua città. Vendette tutto ciò che aveva e distribuì ai poveri ciò che aveva guadagnato. Totalmente povero si recò nelle grotte di Baselice nelle montagne boscose vicino a Tufara. Trascorse la maggior parte del suo tempo in questo posto. Molti uomini che volevano imitare il suo esempio si unirono a lui e diedero origine a uno stile di vita comunitario. Nel 1156 iniziò la costruzione del monastero di Gualdo Mazzocca a Foiano (Benevento). Divenne un'abbazia da cui partirono i principi fondamentali del monachesimo a favore degli emarginati e oppressi della società feudale, offrendo non solo contemplazione e preghiera, ma anche sostegno e aiuto concreto. Il beato Giovanni aveva doni taumaturgici. Morì all'età di 86 anni, Giovanni, con una forte febbre. Le sue ultime parole furono di pace e amore. I frati seppellirono il corpo in un luogo nascosto, temendo che venisse rubato, in un luogo sconosciuto nella foresta.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nel cenobio di Santa Maria di Gualdo Mazocca vicino a Campobasso, beato Giovanni da Tufara, eremita.
nome Santo Stefano Teodoro Cuénot- titolo Vescovo e martire- nome di battesimo Etienne-Théodore Cuénot- nascita 1802, Le Bélieu, Francia- Ordinato presbitero 24 settembre 1825- Nominato vescovo 9 settembre 1831 da papa Gregorio XVI- Consacrato vescovo 3 maggio 1835 dal vescovo Jean-Louis Taberd, M.E.P.- morte 1861, Bình Định, Vietnam- ricorrenza 14 novembre- Incarichi ricoperti Vescovo titolare di Metellopoli (1831-1861), Vicario apostolico coadiutore della Cocincina (1831-1840), Vicario apostolico della Cocincina (1840-1844), Vicario apostolico della Cocincina orientale (1840-1844)- Beatificazione 2 maggio 1909 da papa Pio X- Attributi Palma del martirio, bastone pastorale, mitra- Stefano Teodoro nacque a Le Bélieu in Francia nel 1802 in una famiglia di contadini. Missionario francese, della società delle Missioni Estere di Parigi, dal 1829 svolse il suo ministero nella Cocincina ora Viet Nam. Abbandonata la missione per sfuggire alla persecuzione sferrata dal re Minh Mang (1820-1841), si rifugiò a Singapore dove ricevette l'ordinazione episcopale quale coadiutore del vicario apostolico della Cocincina, dove ritornò vivendo nascostamente. Nel 1855 fu scoperto e arrestato. Morì di languore a Cocincina nel 1861, dopo essere stato rinchiuso per due settimane in una gabbia angusta, esposta al sole e alle intemperie. Beatificato il 2 maggio 1909, con altri compagni di martirio, da Giovanni Paolo II è stato canonizzato il 19 giugno 1988, insieme con gli altri martiri del Vietnam. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella fortezza di Binh Dinh in Cocincina, ora Viet Nam, santo Stefano Teodoro Cuénot, vescovo della Società per le Missioni Estere di Parigi e martire, che, dopo venticinque anni di impegno nell’apostolato, durante la persecuzione contro i cristiani scatenata dall’imperatore Tu Duc, fu gettato nella gabbia di un elefante e morì sfinito dalle sofferenze.
nome San Siardo- titolo Abate- nascita XII secolo, Frisia- morte 1230, Mariëngaarde, Paesi Bassi- ricorrenza 14 novembre- Canonizzazione da papa Benedetto XIII nel 1728- Santuario principale Abbazia di Windberg- Nacque da una ricca famiglia della Frisia intorno alla metà del XII secolo. Frequentò la scuola del convento norbertino di Mariëngaarde, dove entrò come monaco sotto l'abate fondatore, san Federico di Hallum. Nel 1194 Siard divenne il suo successore e quindi fu il quinto abate del monastero di Mariengaarde, incarico che mantenne per 36 anni. Visse sempre in modo schietto ed ebbe una cura speciale nei confronti dei poveri; condusse una vita priva di sfarzi e comodità, fu esempio e modello per i suoi frati, partecipando anche alla costruzione di dighe. Morì, nel convento di Mariëngaarde il 13 novembre del 1230. MARTIROLOGIO ROMANO. A Malgarten in Frisia, nell’odierna Olanda, san Siardo, abate dell’Ordine Premostratense, insigne per l’osservanza della regola e per la generosità verso i poveri.
nome San Dubricio- titolo Vescovo- nascita 465 circa, Madley, Inghilterra- morte 550 circa, isola Bardsey, Galles- ricorrenza 14 novembre- Patrono di Llandaff- Dubricio (Dyfrig) fu senza dubbio uno dei cristiani più importanti del Galles del V e VI secolo; le informazioni tramandate, in ogni caso, sono troppo tarde per essere attendibili oppure sono chiaramente frutto di leggenda. È certo che svolse la sua attività principale nella valle del Wye, a ovest di I Iereford, e il fatto che probabilmente possedeva della terra vicino a Caerleon, città romana fuori dell'attuale Newport, nel Gwent, suggerisce una continuità con il cristianesimo romano-britannico. Probabilmente nacque a Madley, a una decina di chilometri da Iereford, e, dopo essere diventato monaco, fondò il suo primo e ultimo convento a Henllan, vicino a Ross-on-Wye, nel distretto di Ergyng o Archenfield, dove ebbe molti discepoli. Si spostò poi a Moccas, risalendo il Wye, dove insieme ai suoi confratelli costruì diverse chiese e monasteri; altri luoghi strettamente in relazione con lui in questa zona sono Whitchurch e Ab-bey Dore. Dubricio compare in modo rilevante nella Vita del vi1 secolo di S. Sansone (28 lug.), opera molto preziosa perché illustra la sua attività al di fuori della valle del Wye. Conferì la tonsura a S. Tltuto (6 nov.), e durante í1 suo incarico episcopale (secondo questa Vita «un pontificato») sembra abbia ordinato Sansone al sacerdozio, lo abbia nominato abate, probabilmente di Caldey (dove, a quanto pare, anche lui trascorreva la Quaresima ogni anno, dato che esiste ancora una lapide che contiene un riferimento a questa usanza), e più tardi lo abbia consacrato vescovo, insieme a S. Daniele (11 set.), fondatore del monastero a Bangor Fawr, sullo stretto del Menai. L'esistenza di chiese in suo onore in due luoghi distanti l'uno dall'altro, a Gwenddwr, vicino a Builth Wells nel Powys, e a Porlock nel Somerset, dimostra che svolse il suo ministero, direttamente o indirettamente, nella zona occidentale e sud-occidentale del paese. Verso la fine della sua vita probabilmente si recò a Ynys Enlli (isola Bardsey), dove morì nel 550 ca. Molto meno attendibili sono le Vite del XII secolo, una versione del Book of Llandaff e un'altra di Benedetto di Gloucester, in cui si afferma che Dubricio fu discepolo di S. Germano di Auxerre (3 ago.), ipotesi impossibile dal punto di vista cronologico, dato che Germano morì nel 446 e che persuase S. Davide (1 mar.) a intervenire al sinodo di Llandewi Brefi, con la carica di arcivescovo e "metropolita" del Galles, un riflesso degli eventi del XII secolo. Si dubita inoltre che le terre di sua proprietà nelle vicinanze di Caerleon (se davvero ne possedeva) fossero una parte importante del territorio rivendicato nel XII secolo dai vescovi di Llandaff. Infine, Goffredo di Monmouth, autore storico, affermò che Dubricio era arcivescovo di Caerleon, e che incoronò Arturo "re di Bretagna" a Colchester. Nel 1120 le reliquie furono spostate da Ynys Enlli nella cattedrale di Llandaff, di cui divenne uno dei quattro santi titolari, cosa che contribuì a rinnovarne il culto; oggi la sua festa è celebrata nell'arcidiocesi di Cardiff e a Caldey Abbey. MARTIROLOGIO ROMANO. Nell’isola di Bardsey sulla costa del Galles settentrionale, san Dubricio, vescovo e abate.