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I santi di oggi 11 settembre:
nome Santi Proto e Giacinto- titolo Martiri di Roma- ricorrenza 11 settembre- Martiri, santi (epoca incerta). L'esistenza di questi due martiri romani è storicamente provata dal fatto che già nel IV secolo papa Damaso aveva composto una iscrizione per il loro sepolcro. Leggendario è invece il racconto della loro vita: sarebbero stati due fratelli eunuchi, schiavi della nobile Eugenia, figlia di Filippo il nobile prefetto di Alessandria di Egitto, che convertirono al cristianesimo. Eugenia avrebbe ceduto i due giovani alla nobile Bassilla, convertitasi a sua volta grazie ai loro insegnamenti. Operarono altre conversioni, finché vennero arrestati e imprigionati costretti all'adorazione degli Dei. Furono infine bastonati a sangue e poi condannati alla decapitazione. Le ossa di Proto sono venerate nel Collegio di Propaganda Fide, quelle di Giacinto nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Basilla sulla via Salaria antica, deposizione dei santi martiri Proto e Giacinto, che il papa san Damaso celebrò nei suoi versi, recuperando i loro tumuli nascosti sotto terra. In questo luogo, circa quindici secoli dopo sono stati nuovamente ritrovati il sepolcro intatto di san Giacinto e il suo corpo consumato dal fuoco.
nome Santi Felice, Regola ed Essuperanzio- titolo Martiri- ricorrenza 11 settembre- Beatificazione pre-beatificazione- Canonizzazione pre-canonizzazione- Santuario principale Grossmünster, Zurigo- Attributi Palma del martirio, Teste decapitate- Patroni di Zurigo- I fatti su cui è intessuta la leggenda di questi santi sono pochi e controversi. Prima dell'inizio del IX secolo fu costruito un doppio monastero sulla loro tomba a Zurigo e sono attestate le donazioni generose di Luigi il Germanico (843-876) nel 853. Le reliquie dei martiri, identificate nel IX secolo, ne fecero fiorire il culto in Svizzera e altrove fino alla Riforma. All'inizio del XX secolo un certo numero di studiosi suggerì che Felice e Regola fossero santi nordafricani e che il culto a Zurigo fosse motivato solo dalla traslazione delle reliquie, ma quest'affermazione in realtà non era convalidata da nessuna prova documentata. Secondo la leggenda, Felice e Regola erano fratello e sorella che dopo aver seguito la Legione Tebana (22 set.) nel Vallese, riuscirono a sopravvivere al massacro fuggendo sulle montagne e raggiungendo prima Glarona e poi Zurigo, dove furono decapitati a causa della fede, durante la persecuzione di Decio (248-251). I corpi presero nelle loro mani le teste cadute per terra e le portarono sino al luogo della loro sepoltura, su una vicina collina. Questi gloriosi martiri si meritarono così l’appellativo di cefalofori, cioè portatori di testa, atto a conferire alla narrazione un profondo significato teologico: i martiri, morti per decapitazione, camminano ostentatamente verso la nuova vita, verso la comunione con tutti gli altri santi. Un tardivo racconto del XIII secolo racconta di un certo Essuperanzio che, presunto servitore di due fratelli, si sarebbe a loro unito nella professione della fede cristiana subendo il medesimo martirio e raggiungendo anch’egli la tomba reggendo la propria testa con le mani. Al tempo della Riforma protestante, le reliquie dei tre santi furono trasferite ad Andermatt, ove sono conservate nella chiesa parrocchiale. MARTIROLOGIO ROMANO. A Zurigo nell’odierna Svizzera, santi martiri Felice e Regola.
nome San Giovanni Gabriele Perboyre- titolo Sacerdote vincenziano, martire- nascita 6 giugno 1802, Puech, Francia- morte 11 settembre 1840, Vuciang, Cina- ricorrenza 11 settembre- Beatificazione 10 novembre 1889 da papa Leone XIII- Canonizzazione 2 giugno 1996 da papa Giovanni Paolo II- Giovanni Gabriele Perboyre nacque il 6 giugno 1802, figlio maggiore di Pietro e Maria Rigal. All'età di quindici anni, si sentì ispirato da un'omelia a diventare missionario. L'anno seguente entrò, con suo fratello Luigi, nella Congregazione dei Preti della missione (lazzaristi) e fu ordinato sacerdote nel 1826. All'inizio dovette rimandare il suo desiderio di lavorare nel campo della missione, e continuò gli studi teologici con un tale profitto che, appena fu ordinato sacerdote, fu mandato al seminario di Saint-Flour come conferenziere. Due anni dopo diventò rettore del seminario minore del luogo, e poi, giacché era evidente che aveva qualità personali e spirituali pari al suo intelletto, fu inviato a Parigi come maestro dei novizi; ma, sebbene chiedesse ogni tanto di essere mandato in Cina, ricevette il permesso di recarvisi solo nel 1835. Raggiunta Macao, il 29 agosto 1835, cominciò a imparare il cinese, e dopo quattro mesi era pronto per raggiungere la missione di Hunan. Descriveva se stesso, in una lettera scritta alla congregazione a Parigi come «una vista molto curiosa: con la testa rasata, un lungo codino, balbetto i nuovi dialetti e mangio con le bacchette». Fu subito coinvolto nell'attività portata avanti dai lazzaristi, nel recuperare i numerosi bambini abbandonati, e istruirli nel cristianesimo. Si dimostrò un insegnante dotato di talento, e dopo due anni fu trasferito a Hupeh, poi, improvvisamente, nel settembre 1839, i missionari furono costretti a nascondersi per un inspiegabile rifiorire delle persecuzioni. Sfortunatamente Giovanni fu tradito per trenta tael (una somma banale, ma simbolica), da un individuo che si era convertito di recente, fu portato in catene da un burocrate all'altro, poiché ognuno lo interrogava e poi lo mandava da un altro, e alla fine fu condotto davanti al governatore e mandarino di Wuchangfu, che gli ordinò di rivelare dove si trovavano i suoi compagni missionari e di calpestare la croce. Al suo rifiuto, fu torturato, e quest'azione fu ripetuta venti volte, ogni volta con un nuovo, più ricercato, tipo di tortura. A un certo punto, fu marchiato sul viso con quattro caratteri che significavano «maestro di una falsa religione». Un sacerdote cinese che riuscì a corrompere qualcuno per entrare nella prigione lo descrisse come un ammasso di ferite sanguinanti. L'11 settembre 1840, quasi un anno dopo la cattura, Giovanni fu strangolato con cinque criminali comuni, e seppellito accanto a un altro martire lazzarista, il B. Francesco Regis Clet, morto vent'anni prima (e citato con gli altri martiri della Cina al 17 feb.). Giovanni fu beatificato nel 1889 e in Cina la sua festa è celebrata il 7 novembre, data più vicina possibile a quella della beatificazione. Un risultato positivo generato dalla sua morte si ottenne due anni dopo: il governo britannico, che stava negoziando il Trattato di Nanchino, insistette sull'inclusione di una clausola che prevedeva che ogni missionario arrestato in futuro non dovesse più essere affidato alle autorità cinesi, ma consegnato al più vicino consolato della sua nazione. Giovanni è stato canonizzato il 2 giugno 1996, e la cosa ha indispettito le autorità di Pechino che avevano fatto capire che non avrebbero gradito la canonizzazione di missionari stranieri prima di un candidato cinese. Il governo lo ha descritto come un "bandito" giustamente messo a morte secondo le leggi, e ha proibito ogni Messa pubblica per commemorarlo. Sembra che qualcuno in Vaticano abbia trascurato gli accordi. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Wuchang nella provincia dello Hebei in Cina, san Giovanni Gabriele Perboyre, sacerdote della Congregazione della Missione e martire, che per predicare il Vangelo assunse un aspetto conforme alle consuetudini del luogo, ma allo scoppio della persecuzione fu sottoposto durante una lunga carcerazione a varie torture e, infine, appeso a una croce e strangolato con un laccio.
nome Beato Bonaventura da Barcellona- titolo Francescano- nome di battesimo Miquel Baptista Gran Peris- nascita 24 novembre 1620, Riudoms, Spagna- morte 11 settembre 1684, Roma- ricorrenza 11 settembre- Beatificazione da papa Pio X il 21 maggio 1906- Michele Battista Gran nacque a Riudoms nella provincia di Tarragona il 24 novembre 1620. Per difficoltà finanziarie familiari, dovette abbandonare la speranza di studiare e cominciò invece a fare il pastore nelle campagne vicino a Barcellona. All'età di diciotto anni si sposò (matrimonio che, secondo i biografi, non voleva, sebbene tale affermazione possa far parte di una convenzione agiografica contemporanea). In ogni caso, due anni dopo la morte della moglie, il 14 luglio 1840, entrò nell'Ordine francescano a Escornalbou come fratello laico, con il nome di Bonaventura. Essendo da sempre un individuo profondamente spirituale, cominciò a fare esperienze di estasi e di altri fenomeni insoliti. Forse a causa della grande attrazione che questi ultimi esercitarono sulla popolazione locale, o per qualche altro motivo, nei primi diciassette anni di vita religiosa, sembra che si sia spostato molto nelle zone vicine, svolgendo differenti lavori, il cuoco, il custode, l'infermiere, e il questore in diverse case in Catalogna. Poi nel 1658, si sentì spinto a chiedere ai superiori di andare a Roma, e una volta ricevuto il permesso, vi si recò passando per Assisi e Loreto. Trascorse i primi due mesi al generalato, e dopo si trasferì nel convento di San Isidoro, in veste di custode, dove attrasse l'attenzione di due cardinali, Francesco Barberini e Cesare Facchinetti, grazie al cui supporto fu in grado di seguire quella che considerava la sua vocazione reale (l'istituzione di ricoveri per i membri dei francescani riformati della provincia romana). Appoggiato, malvolentieri, soltanto dai superiori, che non erano totalmente a favore del progetto, fu fondato il primo ricovero a Ponticelli nel 1662, poi, nonostante gli ostacoli, che Bonaventura affrontò con la sua caratteristica calma e buonumore, ne furono istituiti diversi altri, il più famoso quello sul Palatino, a Roma. Inizialmente parte della provincia romana dei francescani riformati, due case a Firenze e una a Prato divennero autonome per formare la Riformella nel 1845, situazione che continuò fino al 1900, quando si unirono tutti per formare l'Ordine del frati minori. Anche se fu custode della casa religiosa di Ponticelli più di una volta, Bonaventura non diventò mai sacerdote (e non lo desiderava). Il suo dono della contemplazione coesisteva con la comprensione degli altri e una spiritualità molto pratica, che trovava espressione nella povertà e semplicità della propria vita e dedizione per i poveri. Morì a Roma nel 1684 e fu beatificato nel 1906. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beato Bonaventura da Barcellona (Michele) Gran, religioso dell’Ordine dei Frati Minori, che, per amore dell’osservanza della regola, istituì in molti luoghi del territorio romano conventi per ritiri spirituali, mostrando sempre grande austerità di vita e carità verso i poveri.
nome Sant'Elia Speleota- titolo Abate- nascita 864 circa, Reggio Calabria- morte 11 settembre 960, Reggio Calabria- ricorrenza 11 settembre- Attributi abito monacale con un pastorale- Nacque a Reggio Calabria verso l'864 da nobili e ricchi genitori. Da giovane condusse vita spensierata per poi convertirsi verso l' 880 ed abbracciare i rigori dell'ascetismo, fuggendo in Sicilia e poi in Grecia dove, col compagno Arsenio, dimorò otto anni edificando il popolo con vari prodigi operati. Tornato in patria, dimorò in diverse spelonche della Calabria. Recatosi nell'agosto 960 al monastero di Aulinas, vi fu assalito da malore; qui predisse la sua fine che lo colse 1'11 settembre successivo. Il suo corpo fu portato a Melicuccà dove ebbe culto pubblico, ravvivato dall'invenzione delle reliquie avvenuta nel 1747.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Aulinas in Calabria, sant’Elia, detto lo Speleota, insigne cultore della vita eremitica e cenobitica.
nome San Daniele di Bangor- titolo Vescovo- morte 584, Ynys Ynlli, Bardsey Island- ricorrenza 11 settembre- Santuario principale Cattedrale di Bangorg- Si sanno pochi dettagli su questo santo una volta popolare, conosciuto in Galles come Deiniol Wyn (Beato Daniele). La fonte principale è la Legenda novem lectionum de S. Daniele, episcopo Bangorensi, copiata da un antico manoscritto di Tommaso Williams di Trefriw nel 1602. Si credeva che Daniele fosse un discendente di Coel Godeborg, un capitano celtico proveniente dalla Bretagna settentrionale, ma che sembra abbia svolto la maggior parte della sua attività in Galles. Si occupò della fondazione del monastero di Bangor Fawr, sul Menai Strait, nucleo della diocesi medievale di Bangor, descritto da Beda come il più famoso monastero della Chiesa britannica, che nel periodo più fiorente contava più di duemila monaci. Prima di questo, si pensa che Daniele, assieme con i suoi fratelli, sia stato a Llancarfan, discepolo di S. Cadoc (21 set.), che affidò loro l'incarico di fondare il monastero di Bangor Iscoed sul fiume Dee a Clywd. Daniele fu considerato poi come il primo vescovo di Bangor (Gwynedd), guadagnandosi perciò il soprannome "Daniele dei Bangor". Le fonti sono discordanti sulla questione di chi lo consacrò vescovo: i tre possibili candidati sono S. Dubricio (14 nov.), S. Teliano (9 feb.) e S. Davide (1 mar.). Si suppone che quest'ultimo l'abbia inviato in Gallia per contrastare una rinascita del pelagianesimo, che forse ebbe una nuova impennata dopo il sinodo di Llandewi Brefi, sebbene sia più probabile che s'incentrasse sulla punizione disciplinare. Secondo Rhygyfarch, Davide all'inizio rifiutò di partecipare al sinodo, ma Daniele e Dubricio lo persuasero a cambiare idea, e una volta giunto là «la sua eloquenza spazzò via tutto ciò che gli stava davanti». Molte storie di miracoli che si raccontano in relazione a Daniele affrontano il tema caratteristico della vendetta, caratteristica di molta parte d'agiografia moderna. Alla sua morte, nel 584, fu sepolto su Ynys Ynlli (Bardsey Island), e sebbene la sua festa sia ancora osservata in questa data nella diocesi di Menevia, è citato in diverse date, e per tutto il Galles si trovano chiese in suo onore: a Marchwiail e Worthenbury (Clwyd), per esempio, a Llanuqchllyn e Llanfor, vicino a Bala; e in alcuni luoghi del Galles meridionale, inclusa una a Itton, che si chiamava Llandeiniol. Una di queste senza dubbio ispirò la dedicazione della biblioteca di W.E. Gladstone ad Hawarden. Il culto di S. Daniele fu popolare in Bretagna e in Galles. MARTIROLOGIO ROMANO. Nell’isola di Bardsey sulla costa del Galles settentrionale, san Daniele (Deiniol Wyn), vescovo e abate di Bangor.
nome San Pafnuzio- titolo Vescovo e Confessore in Egitto- nascita III secolo- morte 350 circa- ricorrenza 11 settembre- Un calendario almeno cita diversi S. Pafnuzio in questa data, e si è generalmente d'accordo che si tratti di individui differenti. Le fonti principali dei dettagli che riguardano questo santo sono la Storia Ecclesiastica di Rufino e I Martiri di Palestina di Eusebio, secondo cui Pafnuzio era un egiziano che trascorse alcuni anni nel deserto, guidato da S. Antonio (17 gen.), prima di essere nominato vescovo dell'Alta Tebaide. Durante la persecuzione di Massimino (308-313), come molti altri cristiani, fu mutilato di un occhio, reso storpio, e poi deportato nelle miniere e condannato ai lavori forzati. Al termine della persecuzione, tornò nella sua diocesi recando sul corpo i segni del martirio. Si distinse per la santità e per aver difeso incessantemente la fede ortodossa contro gli ariani, e poiché aveva continuato a professare la sua fede davanti ai persecutori, fu considerato una delle figure più importanti al concilio di Nicea del 325.<br /> Alcuni studiosi mettono in dubbio l'autenticità del martirio, ma è ampiamente accettato che il suo contributo maggiore al concilio fu un intervento sul celibato ecclesiastico. Molti vescovi volevano introdurre una regola generale affinché vescovi, presbiteri, diaconi e suddiaconi sposati lasciassero le mogli prima di essere ordinati. Pafnuzio si oppose fortemente alla mozione, affermando che l'antica norma che proibiva agli ecclesiastici di sposarsi dopo l'ordinazione era sufficiente. Ricordò ai padri del concilio che il matrimonio è una forma particolare di castità, e chiese loro di non imporre agli ecclesiastici il fardello della separazione dalle loro mogli. Alla fine, riuscì a convincere il concilio e fino a oggi, nelle Chiese ortodosse, gli uomini sposati sono ammessi in tutti gli ordini sacri inferiori all'episcopato, potendo continuare a vivere con le moglie. Pafnuzio rimase sempre in stretto contatto con altri vescovi ortodossi, in modo particolare con S. Atanasio, il grande vescovo di Alessandria (2 mag.), che accompagnò assieme ad altri vescovi egiziani, al concilio di Tiro nel 335. Al loro arrivo si accorsero rapidamente che la maggioranza dei partecipanti era dichiaratamente ariana. Pafnuzio era particolarmente interessato a incontrare Massimo, vescovo di Gerusalemme, che aveva subito come lui la recente persecuzione, e sedette tra loro. Gentilmente prese Massimo da parte e gli disse che vedere un uomo che ancora portava i segni delle sofferenze sopportate in difesa della fede, guidato da uomini che negavano uno dei dogmi centrali di quella fede, era più di quanto potesse sopportare. Massimo fu così commosso dal suo appello che si sedette tra i sostenitori di Atanasio, cui restò fedele. Nessuno conosce la data precisa della morte di Pafnuzio, si presume sia il 350 circa, e non vi erano prove di un culto, né in Oriente né in Occidente, finché Baronio lo introdusse nel Martirologio Romano nel XVI secolo. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Pafnuzio, vescovo in Egitto: fu uno di quei confessori della fede, condannati alle miniere sotto l’imperatore Galerio Massimino, dopo che fu loro cavato l’occhio destro e tagliato il tendine del piede sinistro; prese in seguito parte al Concilio di Nicea, dove lottò strenuamente per la fede cattolica contro gli ariani.
nome San Paziente di Lione- titolo Vescovo- nascita 410 circa, Lione, Francia- Consacrato vescovo 450 circa- morte 490 circa, Francia- ricorrenza 11 settembre- Canonizzazione pre canonizzazione- Incarichi ricoperti Vescovo di Lione- Non esiste una Vita antica di S. Paziente, eccetto le informazioni di Sidonio Apollinare (21 ago.), Gregorio di Tours (17 nov.) e altri. Nacque in una delle più importanti famiglie di Lione, e prima del 450 successe a Eucherio come vescovo di quella città. Sidonio, amico di quelli con cui corrispondeva, lo descrisse come «santo, attivo, ascetico, e con un grande amore per i poveri». Oltre a sincerarsi che questi ultimi avessero cibo a sufficienza, sembrava aver sempre abbastanza denaro per costruire e restaurare chiese (secondo una delle fonti fu lui a completare la grande chiesa di Saint Etienne a Lione.) Durante i trent'anni in cui Paziente svolse l'incarico di vescovo di Lione, dal 450 circa al 480 circa, la Gallia fu attaccata dai goti, e cominciò un'epoca di violenza, incertezza, e confusione. Quando le loro incursioni portarono a una grave carestia tra il 472 e il 475, si dice che Paziente abbia sfamato migliaia di bisognosi a sue spese. Aveva anche un estremo interesse per l'attività pastorale: l'arianesimo si era aperto molte strade importanti nella regione attorno a Lione (persino alcuni vescovi si erano fatti convincere), perciò egli lavorò instancabilmente predicando e facendo la carità, per riavvicinare il popolo alla fede ortodossa. La sua influenza oltrepassò i confini della diocesi; prese parte a vari concili, per esempio, quello di Arles del 474, e alla morte del vescovo di Chalons-sur-Sa6ne, fu invitato dal vescovo di Autun ad agire come intermediario nella disputa sorta in merito alla successione. È anche ricordato per le sue opere e, tra quelle tramandate, per un libro sui dogmi della Chiesa e un certo numero di omelie. La Vita di S. Germano d'Auxerre (3 ago.) di Costanzo, uno dei sacerdoti della diocesi di Lione, fu scritta per richiesta di Paziente e in suo onore. Non si conosce la data esatta della morte, che tuttavia avvenne sicuramente prima del 494. Fu sepolto nella chiesa di Saint-Juste. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lione in Francia, san Paziente, vescovo, che, mosso da carità, distribuì gratuitamente il frumento alle città disposte lungo il Rodano e la Saône per soccorrere le popolazioni oppresse dalla fame e si impegnò a fondo in un apostolato di conversione degli eretici e di cura dei bisognosi.
nome Santa Noiala- titolo Vergine e martire- ricorrenza 11 settembre- Noiala nacque in Cambria, figlia di un re, in una famiglia di nobili origini. Fin dalla giovane età, Noialasentì una profonda vocazione religiosa, desiderando consacrare la sua vita a Dio. Tuttavia, il padre aveva già pianificato per lei un matrimonio con un uomo che Noyale non desiderava. Determinata a seguire la sua vocazione, Noiala decise di fuggire dalla corte insieme alla sua nutrice. Le due donne affrontarono un pericoloso viaggio, attraversando il mare aggrappate a un tronco di quercia. Questo evento, che la leggenda descrive come un miracolo, le portò in Bretagna. Una volta giunte, speravano di trovare un luogo dove vivere in pace e dedicarsi alla vita religiosa. In Bretagna, Noiala e la sua nutrice furono soccorse da Nizan, un tiranno locale. Tuttavia, Nizan si innamorò di Noyale e la obbligò a sposarlo. Noyale, fedele alla sua vocazione, rifiutò fermamente. Infuriato dal rifiuto, Nizan reagì con estrema violenza e decapitò Noyale. Dopo essere stata decapitata, avvenne il miracolo più straordinario della vita di Noiala. La santa raccolse la propria testa tra le mani e, accompagnata dalla sua nutrice, iniziò un viaggio verso Nord. Il cammino miracoloso terminò nel villaggio che oggi porta il suo nome, Noyal-Pontivy. Durante il tragitto verso Noiala, là dove caddero alcune gocce del suo sangue, sgorgò una sorgente miracolosa. Questo evento è considerato un segno della sua santità. Giunta a Noyal, Noyale esalò l'ultimo respiro, consegnando la testa alla sua nutrice e indicando il luogo dove sarebbe stata costruita una chiesa in suo onore. Il culto di Santa Noiala è rimasto vivo e sentito a Noyal-Pontivy. Ogni anno, il 4 luglio, i fedeli celebrano la sua memoria con devozione e riconoscenza. La sorgente miracolosa e la chiesa eretta in suo onore sono diventate importanti mete di pellegrinaggio, simboleggiando la fede e il sacrificio di Santa Noiala.