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I santi di oggi 17 febbraio:
nome Santi Sette Fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria- Sant'Alessio Falconieri nascita 1200, Firenze- morte 17 febbraio 1310, Monte Senario- San Bonfiglio Monaldi nascita XII sec, Firenze- morte 1 gennaio 1262, Firenze- San Bonagiunta Manetti nascita XII sec, Firenze- morte 31 agosto 1267, Firenze- San Manetto dell'Antella nascita XIII sec, Firenze- morte 20 agosto 1268, Firenze
Sant'Amadio Amidei nascita XIII sec, Firenze- morte 18 aprile 1266, Firenze- San Sostegno Sostegni nascita XIII sec, Firenze- morte 3 maggio 1282, Firenze
Sant' Uguccione Uguccioni nascita XIII sec, Firenze- morte 3 maggio 1282, Firenze- titolo Confessori- ricorrenza 17 febbraio- Vivevano a Firenze, all'inizio del secolo XIII, sette illustri patrizi che alla nobiltà del sangue, univano una grande virtù; Bonfiglio Monaldi, Bonagiunta Manetti, Manetto dell'Antella, Amadio degli Amedei, Uguccione degli Uguccioni, Sostegno dei Sostegni, Alessio dei Falconieri. Ascritti alla congregazione cittadina di S. Maria Maggiore, nella festa dell'Assunta dell'anno 1233, in chiesa, furono rapiti in estasi ed ebbero una visione. Parve loro di vedere partire da un globo infocato sette raggi di vivida luce e penetrare in loro, ispirandoli a rinunciare alla vita del mondo e a ritirarsi per attendere unicamente al servizio di Dio. Finiti gli esercizi di pietà gli altri confratelli se ne uscirono di chiesa, essi però vi si fermarono. Si guardarono attoniti l'un l'altro e nessuno osava dire per primo la visione. Ruppe finalmente il silenzio Bonfiglio, raccontando quanto aveva visto e sentito, e gli altri rimasero sbalorditi nel sentirsi manifestare ognuno la propria visione. Conchiusero quindi di consacrarsi al servizio di Dio e, senza frapporre tempo, assestarono le proprie cose domestiche e si ritirarono in solitudine. Con l'approvazione e benedizione del Vescovo, andarono a Camarzia, nei pressi di Firenze e colà vestirono rozze lane, nascondendovi sotto il cilicio e una grossa cintura di ferro. Colla celebrazione della S. Messa di un sacerdote inviato dal Vescovo e colla S. Comunione, inaugurarono la nuova vita il di della Natività di Maria SS.ma. Dovendo in seguito recarsi nuovamente a Firenze a chiedere al Vescovo quale regola dovevano abbracciare, al loro passaggio per le vie, i bimbi in fasce e i lattanti gridavano: Ecco i servi di Maria, ecco i servi di Maria! A Camarzia la loro casa divenne meta di pellegrinaggi onde essi, per non essere disturbati, pregarono la SS. Vergine a indicare loro un luogo più solitario. E furono esauditi, poiché, apparendo loro, indicò il monte Senario. Ritiratisi su quelle alture scoscese ed impraticabili, dapprima abitarono nelle grotte scavate nel sasso dalla natura, quindi cominciarono a fabbricarsi delle capannucce di legno e più tardi una chiesa ed altri caseggiati migliori, cingendo poi il tutto di una siepe. Il cardinale Goffredo Castiglione, legato pontificio per la Toscana, recatosi col Vescovo al monte, esortò quei solitari a mitigare la loro vita di penitenza e ad accogliere nella loro comunità quanti desideravano entrare. Fu così che d'allora cominciarono a moltiplicarsi i religiosi e i nuovi monasteri. Una visione determinò poi la regola da seguire. Apparve loro un giorno la SS. Vergine circondata da Angeli: alcuni di questi portavano simboli della passione di Gesù, altri un libro aperto con le regole di S. Agostino, altri abiti religiosi di color nero, altri infine una scritta:«Servi di Maria». Così si può dire che la Madonna fu in modo sensibile e diretto la fondatrice della congregazione ed essi i cooperatori docili e fedeli. PRATICA. Dai sette Fondatori dobbiamo imparare la costanza nel seguire la vocazione alla quale Dio ci chiama a far la sua santa volontà. PREGHIERA. Signore Gesù Cristo, che per venerare i dolori della Santissima tua Madre, per mezzo dei sette santi Padri, hai fecondato la Chiesa d'una nuova famiglia di suoi servi, concedi propizio che noi ci associamo loro nel pianto, onde meritiamo di partecipare con essi ai gaudii. MARTIROLOGIO ROMANO. I sette santi Fondatori dell'Ordine dei Servi della beata Vergine Maria, Confessori, la cui deposizione si celebra nei rispettivi giorni. Essi, che in vita furono congiunti da uno stesso spirito di vera fraternità e dopo morte ebbero tutti uniti la venerazione del popolo, dal Papa Leone decimoterzo furono anche insieme ascritti nel catalogo dei Santi.
nome San Teodoro di Amasea- titolo Generale e martire- nascita III secolo, Siria od in Armenia- morte 17 febbraio 306, Amasea- ricorrenza 17 febbraio- Nacque Teodoro in Siria o in Armenia ed era ancora giovanissimo e da poco aggregato all'armata romana, quando subì il martirio: per questo gli fu dato il soprannome di Tirone. Già dai suoi primi anni, sentiva egli ardere nel cuore vivissimo l'amore a Gesù Cristo ed il desiderio di farlo conoscere a coloro che vivevano nelle tenebre della idolatria. Di costumi illibati, non si contaminò mai col peccato che egli riteneva, come il suo unico e vero nemico contro il quale doveva combattere. Pieno di fede, ben lungi dal nasconderlo lo portava anzi in certo modo scritto sulla fronte e lo manifestava francamente in tutte le sue opere. Egli si trovava di quartiere colla sua legione in Amàsya, città principale della provincia del Ponto, allorché gli imperatori Massimiano Galerio e Massimiano Daja, che comandavano in Oriente, rinnovarono nell'anno 306 la persecuzione mossa già sin dall'anno 303 contro i cristiani dagli imperatori Diocleziano e Massimiano Erculeo. Il tribuno di Teodoro, cioè il suo colonnello, gli comandò di obbedire agli ordini imperiali sacrificando egli pure agli dei dell'impero. Con tutta franchezza e coraggio l'eroico giovane rispose:«Io non riconosco gli dei dell'impero: adoro Gesù Cristo, figlio di Dio. Se per far ciò è necessario ch'io perda le sostanze, l'onore e la vita, sono pronto a tutto piuttosto di mancare di fedeltà al mio Dio». Fu condotto pertanto davanti al Governatore della città, il quale alla presenza del suo tribuno l'esortò a seguire l'esempio degli altri suoi compagni, i quali avevano obbedito e già sacrificato. Adoperò dapprima parole facete e piacevoli per persuaderlo, poi passò alle minacce per atterirlo, ma il valoroso giovane disprezzò le une e le altre, e dopo aver spiegato in compendio le verità del Cristianesimo, soggiunse:«Questa è la mia religione, questa la mia fede, che io non rinnegherò giammai a costo di qualunque sacrificio». I giudici, fingendo di essere tocchi di compassione per la sua giovinezza, lo rimandarono libero, dandogli tempo a riflettere per deliberare, sperando che si sarebbe più tardi arreso. Teodoro invece impiegò questo tempo a chiedere a Dio la grazia della perseveranza e ad incoraggiare i cristiani perseguitati, perchè non venissero meno nella confessione del nome di Gesù Cristo. In questo frattempo il Santo compi anche un'azione assai strepitosa che da S. Gregorio è celebrata con grandi elogi: conviene dunque pensare che gli fosse ispirata da Dio, perchè essa è fuori dalle regole comuni ed ordinarie. Nella città di Amàsya vicino ad un fiume sorgeva un magnifico tempio famoso dedicato alla dea Cibele, che i pagani adoravano come la madre degli dei. Teodoro adunque di nottetempo, vi appiccò il fuoco mentre soffiava un vento impetuoso, si che tutto l'edificio in breve ora si ridusse in cenere. Il Santo non usò alcuna industria per occultarsi, anzi si mostrava apertamente lietissimo di aver distrutto quel tempio della superstizione pagana. Nuovamente arrestato, venne battuto con verghe e straziato orribilmente con pettini di ferro. Durante questi supplizi, Teodoro non perdette mai la sua tranquillità: solo lo si udiva ripetere sovente:«Benedicam Domino in omni tempore : Benedirò il Signore in ogni tempo». Per una terza volta il santo giovane confessò coraggiosamente Gesù davanti ai giudici, dopo di che fu condannato ad essere bruciato vivo. L'intrepido confessore, da vero soldato di Cristo, affrontò con animo lieto e sereno la morte nell'anno 306. L'opinione più probabile è che Teodoro soffri il martirio il 17 di febbraio, giorno in cui egli è onorato dai greci e dai moscoviti, e con la riforma del Martirologio Romano anche dai latini. Il corpo del Santo martire che i cristiani poterono trarre dalle fiamme, fu portato a Brindisi nel secolo XII e vi è custodito in una cassa, ad eccezione del capo che si venera a Gaeta. A Roma nel secolo venne eretto il santuario al megaleo martire Teodoro, patrono della milizia, alle radici del Palatino, tra il titolo di Anastasio e quello di S. Maria Antiqua. Quel tempio circolare del martire, a cagione dei suoi ripetuti restauri, non ha conservato del suo primo periodo bizantino che il solo mosaico absidale. Vi si vede assiso nel globo terrestre il divin Salvatore, mentre gli fanno corona intorno Pietro e Paolo, Teodoro e un altro santo non bene identificato. Ancor oggi le buone mamme romane portano alla sua rotonda i bambini gravemente infermi, per ottenerne la benedizione del Megalomartire. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Eracléa, nel Ponto, san Teodoro, condottiero di soldati, il quale, per comando di Licinio, dopo molti tormenti, decapitato, vincitore se ne andò al cielo.
nome Sant'Alessio Falconieri- titolo Fondatore dei Servi di Maria- nome di battesimo Alessio Falconieri- nascita 1200, Firenze- morte 17 febbraio 1310, Monte Senario- ricorrenza 17 febbraio- Fondatore dell'ordine dei Servi di Maria. Morì ultracentenario il 17 febbraio 1310, giorno in cui si celebra la sua festa, insieme a quella dei suoi sei compagni fiorentini che intorno al 1234 fondarono nella città del giglio l'ordine dei Servi di Maria. Data la sua eccezionale longevità, rimase l'ultimo superstite dei sette santi fondatori. Fedele alla condizione laicale, mentre i suoi compagni accettavano il sacerdozio, nei primi tempi di vita dell'ordine Alessio fu il questuante del gruppo. Durante l'intera sua esistenza volle assolvere a tutti gli incarichi più umili in seno alla comunità. Col passare degli anni, la sua profonda devozione nei confronti della Vergine diventò proverbiale in tutta la Toscana. Svolse un ruolo determinante nella vocazione della nipote, Giuliana Falconieri, fondatrice del terz'ordine femminile dei Serviti.
nome San Flaviano- titolo Patriarca di Costantinopoli- nascita Costantinopoli- morte 449 circa, Epiro, Lidia- ricorrenza 17 febbraio- San Flaviano fu prete tesoriere della Chiesa di Costantinopoli, e alla morte del patriarca S. Melezio fu chiamato a succedergli. Correva l'anno 447 quando ricevette la consacrazione, età torbidissima quella per fazioni ed eresie. Onde ne nacque che la sua esaltazione inasprì Dioscoro ed i seguaci di Eutichete. Costoro ebbero a complice Grisafio, ciambellano dell'imperatore Tcodosio il giovine; uomo astuto e perfido, che seppe dominare lo spirito debole del monarca per licenziarsi a diaboliche malversazioni. Dapprima domandò a Flaviano un tributo di sua elezione; e siccome il santo patriarca si attenne alla pratica e mandò alcune eulogie; cioè pani benedetti, in segno di pace, Grisafio rimandò il dono, intimandogli che ben altro ci doveva al Sovrano. Flaviano comprese la trama; ma nemico di tutto ciò che potesse avere anche l'apparenza di simonia, rispose con apostolica fermezza, che le risorse della chiesa erano devolute al culto ed al sostegno dei poveri. Questa risposta irritò il perfido cortigiano al segno che passò ad 'aggravar di calunnie il Santo Patriarca presso l'imperatore e presso il papa, che era papa Leone I. Non bastò; con imperiale decreto fu convocato un conciliabolo ad Efeso, nel quale Flaviano fu deposto anche per avere il santo condannato Eutichio. E come se ciò fosse poco venne condannato alla deportazione. Nell'intimargli l'imperiale decreto l'eresiarca Dioscoro si scagliò addoso al santo vegliardo, lo gettò a terra e brutalmente lo percosse, e nessuno ne prese la difesa. Onde, già mal fermo di salute, carico di anni e grondante sangue fu deportato ' a Epiro, nella Lidia, ove altro più non fece che invocare la misericordia di Dio sulla Chiesa, sul popolo e sugli stessi nemici; e in capo a tre giorni la sua bell'anima volò al suo Creatore. Quel dì stesso giungeva la lettera del Papa per consolarlo; ma troppo tardi! L'iniquità daparte degli uomini era consumata. E che importa se Dioscoro, se Grisafio vennero puniti dappoi dallo stesso imperatore colla degradazione e morte vituperevole? Meglio prevenire, che punire dappoi inutilmente. Le spoglie di San Flaviano vennero deposte nella basilica dei Santi Apostoli in Costantinopoli. RICORDO. Basta a ciascun giorno il suo affanno: facciali dunque ogni giorno qualche passo nella via del bene. PREGHIERA. Dio onnipotente, che tutto reggete con ordine, peso e misura, guardate e vedete se in noi vi sia qualcosa di iniquo, e cancellatelo; se di perverso, distruggetelo e raddrizzate i nostri passi, affinchè diritto sia il nostro cammino. Noi lo chiediamo per l'intercessione di San Flaviano e pel Verbo incarnato, di cui egli difese il consolante mistero. Così sia. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Flaviano, vescovo di Costantinopoli, che, per aver difeso ad Efeso la fede cattolica, fu percosso a pugni e calci dai seguaci dell’empio Dióscoro e, condannato all’esilio, finì poco dopo la sua vita.
<br /> nome San Costabile- titolo Quarto Abate di Cava- nome di battesimo Costabile Gentilcore- nascita 1071 circa, Tresino, Salerno-morte 17 febbraio 1124, Cava de' Tirreni, Salerno- ricorrenza 17 febbraio- Nacque a Tresino in Lucania dalla nobile famiglia Gentilcore. All'età di sette anni fu affidato all'abate di Cava (Salerno) San Leone I, divenendo poi monaco nella stessa abbazia. Dimostrò lodevole perseveranza nella Regola benedettina nella sua vita monastica, tanto da essere considerato un esempio per i suoi confratelli e incaricato dall'abate per importanti trattative per l'abbazia. Il 10 gennaio 1118, con il pieno consenso dei monaci, il beato abate Pietro Pappacarbone lo nominò suo aiutante nel governo dell'abbazia che era notevolmente cresciuta, succedendogli come abate il 4 marzo 1122. La sua opera fu esercitata con gentilezza, comprensione di ciascuno dei monaci e dei loro problemi individuali, senza abusare della loro autorità. Costruì la città di Castellabate dove fu il suo principale mecenate. Morì all'età di 53 anni e fu sepolto nella parte della chiesa adiacente alla grotta “Arsicia” usata da Sant'Alferio. Dopo la sua morte apparve più volte agli abati successori, venendo da loro per aiutarli negli imprevisti, si parla dei suoi prodigiosi interventi per la salvezza delle barche che appartenevano all'abbazia, al punto che durante il medioevo fu nominato protettore dei marinai dell'abbazia. Il suo culto fu confermato da Leone XIII il 21 dicembre 1893. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Cava de’ Tirreni in Campania, san Costabile, abate: per la sua straordinaria mansuetudine e la sua carità verso tutti fu comunemente chiamato “coperta” dei fratelli.
nome Beato Luca Belludi- titolo Francescano- nome di battesimo Luca Belludi- nascita 1200 circa, Padova- morte 17 febbraio 1286, Padova- ricorrenza 17 febbraio- Poco si sa della vita di Luca Belludi, la cui santità pare in cena misura essere derivata dalla sua associazione con S. Francesco d'Assisi (4 ott.) e soprattutto con S. Antonio di Padova (13 giu.). Proveniente da una famiglia facoltosa di Padova abbracciò la vita di povertà francescana nel 1220, quando Francesco predicò nella sua città: fu proprio dalle mani di quest'ultimo che ricevette l'abito. Divenne compagno e intimo amico di Antonio: di quest'ultimo è riferito l'episodio in cui, su richiesta di Luca, guarì miracolosamente un bambino in fin di vita; fu Luca inoltre a prendersi cura del santo nel momento della morte avvenuta nel convento di Aracoeli a Padova. Antonio fu canonizzato nel 1232, appena undici mesi dopo la morte, e la provincia francescana incominciò immediatamente a costruire un luogo di sepoltura più appropriato rispetto alla piccola chiesa di Santa Maria Mater Domini, molto amata da S. Antonio, dove era stato inizialmente tumulato. La prima navata della nuova grandiosa basilica (costruita sopra la chiesa già esistente), ora navata centrale, fu eretta subito; tra il 1256 e il 1263, periodo in cui Luca era provinciale generale, furono aggiunte due navate laterali; l'abside venne ampliata. I resti di S. Antonio furono solennemente traslati nella basilica nel 1263. Nel 1265 presero il via ulteriori lavori per la costruzione di cinque cupole e due campanili. Luca stesso fu sepolto nella tomba di marmo vuota che aveva originariamente contenuto il corpo di S. Antonio; il sepolcro si trova ora nella cappella che porta il suo nome. L'onore che gli fu sempre conferito a Padova portò alla ratificazione del culto del beato nel 1927. MARTIROLOGIO ROMANO. A Padova, beato Luca Belludi, sacerdote dell’Ordine dei Minori, discepolo e compagno di sant’Antonio.
nome San Silvino di Therouanne- titolo Vescovo- nascita VII secolo, Tolosa- morte 15 febbraio 718, Arras, Francia- ricorrenza 17 febbraio- San Silvino nacque verso la fine del secolo settimo in Tolosa da una famiglia tra le più illustri della Linguadoca. Trascorse la sua prima gioventù alla corte del Re Childerio II e Teodorico III. Il posto era certamente pieno di pericoli per un giovane vivace e intelligente, come era Silvino: ma la buona educazione, che aveva ricevuto dai suoi genitori, il suo amore alla virtù e le grazie speciali di preservazione, che gli elargì il Signore, lo preservarono dalla corruzione ed egli crebbe innocente e puro. Le sue belle qualità gli guadagnarono la stima del Re e di tutta la, corte: l'integrità dei suoi costumi, il suo ingegno aperto, il suo raro merito lo fecero presto considerare come il giovane più compito del suo tempo nella sua provincia ed i suoi genitori gli scelsero una gentile donzella di nobilissima famiglia e vollero che egli la prendesse in isposa. Silvino, in un primo tempo, si oppose recisamente a questo divisamento, poi, per non disgustare i suoi genitori, aderì ai loro desideri, sperando sempre che il Signore, il quale vedeva le disposizioni contrarie del suo cuore, condurrebbe le cose secondo i suoi santi disegni. Frattanto vennero celebrati gli sponsali con magnificenza e splendore come lo richiedeva la nobiltà del casato. Se non che Iddio, che si diletta di dare di quando in quando alla Chiesa esempio di distacco perfetto c di magnanimità veramente evangelica, ispirò al Santo giovane un desiderio così vivo di consacrarsi al divino servizio, che, troncato ogni preparativo per le imminenti nozze, si ritirò dal mondo, si preparò al Sacerdozio e ricevette gli Ordini Sacri. Per potere con più facilità seguire Gesù Cristo, si allontanò dal suo paese e dalla sua famiglia e, prima di fissare la sua stabile dimora, fece diversi pellegrinaggi, per chiedere al Signore colla intercessione idei Santi dei quali visitava i sepolcri, le grazie necessarie per giungere a quella perfezione a cui Iddio lo chiamava. Dopo aver visitato i santuari più celebri di Europa, intraprese il viaggio in Terra Santa, visitando i luoghi consacrati dalla vita e dalla Passione di N. Signore. Fece tutti questi viaggi con molta povertà e molte fatiche, lasciando dietro a sè da per tutto esempi di pietà e di penitenza. Ritornando dalla Palestina, ripassò per Roma e dicesi che, in questo suo secondo viaggio alla città santa, il Papa, conoscendo l'eminente virtù di S. Silvino, i suoi rari talenti e il suo zelo per la salute delle anime, volle consacrarlo Vescovo col titolo di Apostolico, non destinandolo ad alcuna sede particolare, ma con l'incarico di affaticarsi nella conversione dei pagani, in qualunque diocesi ne trovasse. Silvino, infatti, ripassate le Alpi, entrò nell'Aquitania, dove la vigna del Signore era quasi del tutto incolta: egli vi si affaticò con tanto ardore e successo che in breve tempo la cambiò in uno dei più bei giardini della Chiesa. Passò poi nei Paesi Bassi e si fermò nella diocesi di Teroanne dove pure raccolse una messe abbondantissima di anime guadagnate a Cristo. Alla fine, dopo essersi affaticato con sempre crescente successo in Boulogne, in Calais e in tutti i paesi vicini, non permettendogli le sue infermità di andare a chiudere i suoi giorni nel deserto, come era suo vivo desiderio, si ritirò in Anchy nell' Artesia, castello della diocesi di Teroanne sopra le sponde del fiume Tennis, presso Esodin. Vi si infermò ed ebbe cognizione anticipata del giorno della sua morte. Volle ogni giorno, nel tempo della sua malattia, assistere alla S. Messa e ricevere la S. Comunione. Il 15 febbraio del 718, in giorno di sabato, consacrato alla Vergine, verso la quale egli nutrì sempre una teneressima pietà, ebbe una visione di Angeli, che venivano ad invitarlo di andare con loro in Paradiso: ne provò una dolcezza inesprimibile e disse più volte:«Ecco gli Angeli che si accostano e ci invitano a seguirli». In così dire spirò in un atto tenerissimo di perfetto amore di Dio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Auxy-aux-Moines nel territorio di Thérouanne, in Francia, deposizione di san Silvino, vescovo.
nome San Mesrop- titolo Dottore della Chiesa armena- nascita 361 circa, Armenia- morte 17 febbraio 441, Armenia- ricorrenza 17 febbraio- Secondo una tradizione, il Vangelo fu annunciato per la prima volta in Armenia dagli apostoli Bartolomeo (24 ago.) e Giuda (28 ott.); qualunque sia la veridicità di questa notizia, l'Armenia fu cristianizzata da Gregorio l'Illuminatore (t ca. 330; 30 set.), il quale vi fondò stabilmente la Chiesa insieme al re Tiridate nel 310, undici anni prima chc Costantino facesse del cristianesimo la religione di stato dell'impero romano. La Chiesa venne organizzata da Narsete I il Parto (t ca. 373; 20 nov.), il cui figlio Isacco (t 438; 8 set.) ne confermò l'autonomia da quella della Cappadocia, costruì monasteri, eliminò i vescovi coniugati e pose le fondamenta di una letteratura in lingua armena; Mesrop fu il suo principale aiutante in quest'opera. Egli era stato un funzionario statale: quando il territorio armeno venne spartito tra la Persia e l'impero d'Oriente, tra il 420 e il 430, decise di ritirarsi a vita solitaria e, ordinato sacerdote, intraprese lo studio del greco, del siriaco e del persiano. Sentiva tuttavia che la sua opera missionaria tra la popolazione armena era ostacolata dalla mancanza di una versione in lingua vernacolare della Bibbia e della liturgia, lacuna che lo costringeva a servirsi di testi in lingua siriaca. Non esistendo però un alfabeto della lingua corrente che gli permettesse di compiere la traduzione, cercò la collaborazione di S. Isacco e di un calligrafo greco di nome Rufino: adattò i caratteri minuscoli dell'alfabeto greco insieme a elementi provenienti da altre fonti e diede vita a un alfabeto formato da trentasei lettere, la cui introduzione fornì grande impulso allo sviluppo della letteratura nazionale. In alcuni anni fu ultimata la traduzione di tutta la Bibbia e si ritiene che Mesrop abbia curato quella del Nuovo Testamento e del libro dei Proverbi meritandosi a ragione di essere definito il fondatore della letteratura ecclesiastica armena. Oltre alla traduzione della Bibbia, Mesrop si dedicò a quella dei testi liturgici e patristici; si recò poi a predicare in Georgia e qui portò a termine un lavoro analogo con l'alfabeto georgiano. Dopo avervi fondato alcune scuole fece ritorno in Armenia e, incoraggiato da Isacco, ne istituì una propria per realizzare altre traduzioni dal greco e dal siriaco all'armeno. Morì ultraottantenne nel febbraio del 441; nel 1962 la Chiesa armena ne ha celebrato il sedicesimo centenario dalla nascita. MARTIROLOGIO ROMANO. In Armenia, san Mesrop, dottore degli Armeni: discepolo di san Narsete e scrivano nel palazzo reale, divenuto monaco, creò un alfabeto, perché il popolo potesse essere avviato alle sante Scritture, tradusse i due Testamenti e compose inni e altri cantici in lingua armena.
nome San Finan di Lindisfarne- titolo Vescovo- nascita Leinster, Irlanda- morte 17 febbraio 661, Irlanda- ricorrenza 17 febbraio- Da non confondere con Fintan di Taghmon (t 635; 21 ott.), il nostro Fintan nacque a Leinster e fu educato da S. Columba di Tir-da-Glas. Viene presentato da un'antica litania come discendente di Eochaid; tutte le fonti, tra cui anche il Félire di Oengus (un tentativo di scrivere un martirologio in forma poetica), mettono in risalto l'eccezionale austerità della sua vita: di lui infatti è stato detto che si sia nutrito solamente di pane d'orzo e di alcune erbe e che abbia sempre bevuto acqua torbida. Da alcuni il suo ascetismo fu considerato eccessivo. Stabilitosi come eremita a Clùain Ednech nel Leix fu circondato da un numero sempre crescente di discepoli al punto che l'insediamento si trasformò in un grandioso monastero in cui vivevano così tanti monaci che «non è possibile contarli per via della moltitudine». Le sue Vite riportano numerosi miracoli, secondo la miglior tradizione irlandese, e si soffermano anche sulle austerità che praticava, caratteristica più comune alla tradizione orientale. Così come avvenne per S. Brigida (1 feb.) e per altri santi, i miracoli non sono tuttavia raccontati come prodigi fini a se stessi, ma mirano al contrario a sottolineare la dolcezza e la cortesia del santo: tali qualità emergono anche da episodi narrati nelle Vite, come per esempio il perdono accordato a coloro che partivano come peregrini senza chiedere íl suo permesso, oppure l'indulgenza dimostrata nel mitigare l'austera regola di vita per quei monaci che non riuscivano a praticarla (eremiti locali avevano osservato che la dieta da lui prescritta, aggravata del lavoro manuale, era molto di più di ciò che la carne e il sangue sono in grado di sopportare). Quando alcuni predoni gli portarono le teste dei membri di un clan rivale che essi avevano ucciso, Fintan diede loro sepoltura nei pressi del monastero perché la vicinanza della parte più importante del loro corpo a un luogo di preghiera si rivelasse per loro vantaggiosa nel giorno del giudizio. Si dice che nei momenti di preghiera fosse circondato da un'aureola di luce abbagliante; secondo una versione della Vita di Fintan, composta probabilmente nel 1225, S. Columba (9 giu.) disse «ad un giovane uomo di nome Colmano», desideroso di fare ritorno in Irlanda, di «recarsi da quell'uomo beato che io vedo ogni sabato notte stare tra gli angeli davanti al tribunale di Cristo. Il giovane stupito disse: "Chi è questo santo e che tipo di uomo è?" S. Columba rispose: "È un uomo della tua razza, santo e bello, rosso in volto e con occhi splendenti, di scarsa capigliatura e canuto". E il giovane: "Non conosco nessun uomo che corrisponda a questa descrizione nella mia provincia eccetto S. Fintan". Allora S. Colmano ricevette da S. Columba il congedo e la benedizione e ritornò con gioia in Irlanda». MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Clúain Ednech in Irlanda, san Fintáno, abate, fondatore di quel cenobio e celebre per austerità di vita.
nome San Fintan- titolo Abate di Cluain Ednech- nascita Leinster, Irlanda- morte 603 circa, Cluain Ednech, Irlanda- ricorrenza 17 febbraio