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10/08/2024 alle 22:36

9/9/1999: I 9 giorni maledetti di Milano

9/9/1999: I 9 giorni maledetti di Milano

Milano è veramente fuori controllo come racconta la stampa nazionale? Si può parlare veramente di emergenza sicurezza? Vi riporto all'inizio del 1999. Gennaio 1999: un mese storico. Nelle cronache d'epoca il tema più discusso è la nascita dell'euro. L'11 gennaio 1999 ci lascia Fabrizio De Andrè, proprio all’Istituto dei tumori di Milano. Ma ci sono notizie che non entrano nella storia, che spesso vengono dimenticate e io voglio ripotarvi in quei primi giorni del 1999...

1 gennaio:

In una Milano lontana da divieti vari, Capodanno 1999 fu il solito... caos, alcol e "divertimento". Di Pellumb si sono perse tracce e ricordo. Un taglio in faccia e una pallottola in una gamba. Pellumb era uno dei ragazzini albanesi di via Palizzi. Li tenevano in una vecchia fabbrica. Li facevano mendicare. Arrestarono gli schiavisti a fine dicembre. Non s’è mai capito se la gambizzazione del diciassettenne, in una strada di Quarto Oggiaro, fosse una vendetta. Quell'aggressione nel pomeriggio di Capodanno del 1999 viene dimenticata perché il ragazzino si salva, ma una dozzina d’ore prima, dall’altra parte della città, i milanesi sprofondano in un incubo senza fine...

2 gennaio:

Nel tardo pomeriggio, un tabaccaio in via Ponte Seveso, zona Centrale, prova a difendere l’incasso durante una rapina. Lo accoltellano. Va in prognosi riservata (si salverà). Fine dello stesso giorno, quasi mezzanotte: agguato a Philip Rizzo Cascio, 34 anni, italo-francese, qualche precedente. Colpito da due pallottole in faccia, in via Vittorio Emanuele, a Buccinasco. Movente dell’esecuzione: droga. Entra in ospedale a Legnano, in condizioni critiche.

6 gennaio:

È l'alba a Lissone (20 chilometri da Milano, oggi provincia di Monza). Francesco Gatta, 37 anni, ubriaco fradicio, molesto, viene cacciato da un bar durante una festa. Torna con una pistola. Uccide il titolare, Carlo Casati, 28 anni, un figlio piccolo e un altro in arrivo. Nella stessa giornata, muore in ospedale Salvatore Corigliano (anche questo delitto è irrisolto, ma l’indagine è stata riaperta qualche settimana fa, su istanza della sorella della vittima). Passano le ore, l’Epifania di morte non è finita: poco dopo le 22, Albert Vokkri, 22 anni, albanese, pregiudicato, viene ucciso con quattro colpi di pistola in largo Rio de Janeiro, zona Città Studi. Cornice del delitto: contrasti tra clan criminali.

7 gennaio:

una ragazza di 15 anni muore straziata da un tram attraversando via Mac Mahon, sulle strisce, prima d’entrare a scuola, il tutto di fronte agli occhi di una madre impotente.

8 gennaio:

i commercianti di via Ponte Seveso abbassano le saracinesche. Lo fanno per sé e per il loro collega tabaccaio, accoltellato qualche giorno prima. Sfilano in corteo. Chiedono più agenti in strada. Più sicurezza. Manifestano coi partiti: il Polo delle libertà e la Lega. Arrivano sotto la Regione. Poi tornano nelle loro case. Mancano poche ore all’inizio del giorno più cupo.

9 gennaio:

I primi a sparare sono due clan croati. Si affrontano con pistole e kalashnikov in un bar di corso Garibaldi. Tre feriti. Mentre i poliziotti stanno ancora facendo i rilievi, nel cuore della notte, arriva una chiamata da via Bruzzesi, al Lorenteggio. Roman Edgardo Cremel, 35 anni, uruguayano, già sotto indagine per rapina. Cadavere in un’auto. Quattro colpi di pistola. Altro fatto confinato in terra di malavita. La nona vittima invece, dopo l’edicolante, dopo il barista di Lissone, dopo il tabaccaio ferito di Ponte Seveso, innesca il massimo livello di rispecchiamento. Cade alle 17.50 in via Derna, tra via Padova e Cimiano: Ottavio Capalbo, 34 anni, ancora un tabaccaio, emblema dell’onesto lavoratore, ucciso da un rapinatore. Uno solo proiettile alla gola. Provava a difendere le giocate del Superenalotto con uno sgabello.

Prima pagina del Corriere il mattino dopo: «Milano ha paura». 9 morti, nei primi 9 giorni del 1999. Atmosfera di tregenda. Da allora, storia della mala a Milano. Cosa è cambiato? tutto e niente. Sono cambiati i metodi di contrasto alla criminalità, ma purtroppo la criminalità ha seguito questa naturale evoluzione, adeguandosi ad una città in continua evoluzione.

Dieci anni dopo Milano era impegnata a organizzare l'Expo, mentre le periferie della città erano spartite da bande sudamericane. Agli Stati Generali di Expo, l'allora premier Silvio Berlusconi gelò buona parte dei presenti con una dura critica nei confronti della Milano di Letizia Moratti: Troppi graffiti, una città troppo sporca e un quartiere (CityLife) intero in costruzione totalmente fuori dai canoni di "milanesità".

Questa era la Milano del centrodestra, guidata prima dal sindaco Albertini e poi da Letizia Moratti.

Nessun alibi per Sala, sia chiaro... i problemi vanno affrontati e risolti, ma Milano è una metropoli europea, che segue le tendenze internazionali nel bene e nel male. Certamente è più probabile che si verifichino più furti in una città di 1,3 milioni di abitanti, collegata con il mondo intero, piuttosto che nel paesino dimenticato da dio... bisogna essere obbiettivi perché Milano non è Gotham City, non è Chicago come dicevano un tempo. Milano è Milano, nel bene e nel male.

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