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I santi di oggi 31 ottobre:
nome Santa Lucilla di Roma- titolo Vergine e martire- nascita III Secolo, Roma- morte III Secolo, Roma- ricorrenza 31 ottobre- Attributi
Palma del martirio- Patrona di Santa Fiora- Lucilla nacque all'alba dell'Era Cristiana, quando chi portava la luce della nuova fede veniva perseguitato da coloro che l'avrebbero voluta spegnere, convertendo il nome di Lucilla in quello di Crepusca. Su Santa Lucilla però non brilla che la luce del suo bellissimo nome. Di lei, Martire, non si sa nulla di preciso, o meglio si sa soltanto quello che la leggenda ha intessuto con fili luminosi, ma puramente fantastici. Quasi certamente fu lo stesso nome di Lucilla a suggerire la leggenda. Perciò si narra d'un tribuno romano, di nome Nemesio, che avrebbe avuto una figlioletta nata cieca. Egli avrebbe chiesto per la propria figlia, al Papa Santo Stefano, non la luce fisica degli occhi, ma quella soprannaturale dell'anima, cioè il Battesimo. A battezzare colei che prenderà il nome di Lucilla è San Valentino patrono degli innamorati. Oltre a battezzare la ragazza miracolosamente Valentino riuscì anche a donarle nuovamente la vista. Padre e figlia si sarebbero fatti così cristiani. Anzi, il Papa avrebbe consacrato diacono il padre di Lucilla. Ma la luce della piccola cristiana avrebbe brillato poco in terra, e si sarebbe accesa invece in Cielo, dopo il martirio, subito, dal padre e dalla figlia, sotto l'Imperatore Valeriano. Il Papa Santo Stefano avrebbe fatto sotterrare i due corpi decapitati del padre e della figlia in un luogo segreto, di dove il Papa Sisto II li avrebbe fatti esumare, il 31 ottobre, per dar loro una più degna sepoltura, lungo la via Appia.
La festa di oggi ricorderebbe dunque non il martirio di Nemesio e di Lucilla, ma la traslazione delle loro reliquie. Dalla via Appia, i corpi dei due Martiri furono poi nuovamente esumati da Gregorio IV e sepolti, con grande onore, nella diaconia di Santa Maria Nuova, insieme con altri Martiri romani. Anche queste ripetute traslazioni sembrano avere un significato simbolico. La piccola Lucilla, cioè Lucilla, nata cieca e illuminata dalla fede, sarebbe stata più volte riportata alla luce del mondo, perché la scintilla della sua santità segnasse l'itinerario trionfale del Cristianesimo: « nato all'alba », tenuto da prima nascosto, poi avviatosi lungo le vie consolari, e finalmente affermatosi sulla terra, con le sue Chiese, diventate tante fiaccole di carità, accese sul mondo pagano, ormai condannato al crepuscolo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma la Traslazione del beato Nemésio Diacono e della figlia Lucilla Vergine, i quali furono decapitati il venticinque Agosto.
nome Santa Maria dell'Immacolata Concezione- titolo Vergine- nome di battesimo María Isabel Salvat Romero- nascita 20 febbraio 1926, Madrid, Spagna- morte 31 ottobre 1998, Siviglia, Spagna- ricorrenza 31 ottobre- Maria Isabella Salvat Romero nacque il 20 febbraio 1926 nel quartiere di Salamanca a Madrid. Figlia di una famiglia agiata rifugiatasi in Portogallo durante la tempesta della «Guerra civile» e poi rientrata nella capitale spagnola nel 1939. Entrò a diciott'anni tra le Suore della Compagnia della Croce assumendo il nome di suor Maria della Purissima della Croce, una Congregazione fondata a Siviglia nel 1875 da Angela de la Cruz (anche lei già proclamata santa nel 2003). Un Istituto di suore dedito al servizio ai poveri e agli anziani infermi oltre che all'educazione delle ragazze, all'interno del quale questa ragazza dell'alta società di Madrid diventò Maria dell'Immacolata Concezione. Durante il suo generalato venne beatificata la fondatrice, Ángela de la Cruz (novembre 1982), canonizzata appunto nel 2003. Madre María Purísima de la Cruz ricevette in casa propria Giovanni Paolo II, che andò a fare una visita dopo aver presieduto la cerimonia di beatificazione. Nel 1977 fu eletta superiora generale delle Suore della Compagnia della Croce in Spagna, Argentina e Italia e riconfermata per ben tre volte, rimanendo alla guida di questa Congregazione per ventidue anni. Questa responsabilità non le impedì, comunque, di continuare a vivere in prima persona con grande umiltà il servizio agli ultimi, con un'attenzione particolare ai figli dei poveri e agli ammalati. Maria salì al Creatore il 31 ottobre 1998 e molti sollecitarono l'apertura della causa di beatificazione che non tardò ad arrivare nel 2010, con un rito presieduto dal cardinale Angelo Amato nello stadio di Siviglia davanti a 45mila persone. È stata canonizzata il 18 ottobre 2015 da Papa Francesco.
nome Sant'Alfonso Rodriguez- titolo Vedovo, Religioso gesuita- nome di battesimo Alfonso Rodriguez- nascita 25 luglio 1531, Segovia- morte 31 ottobre 1617, Palma di Maiorca- ricorrenza 31 ottobre- Beatificazione<br /> 20 maggio 1825 da papa Leone XII<br /> Canonizzazione 15 gennaio 1888 da papa Leone XIII- Il 25 luglio 1531 nasceva a Segovia, nella vecchia Castiglia, Alfonso Rodriguez. I suoi genitori, Diego e Maria Gomez, erano commercianti di tessuti. Alfonso compì i primi studi ad Alcalà, nel collegio dei Padri Gesuiti. A causa della morte del padre dovette abbandonarli ed assumersi la direzione degli affari commerciali della famiglia. Nel 1560, esortato dalla madre, sposò la giovane Maria Suarez. Da questo matrimonio ebbe un figlio ed una figlia. Ma Dio aveva altri disegni su di lui. In breve tempo gli morì la figlia, poi la moglie. Alfonso rimase solo col figlio di tre anni. Un giorno, mentre lo teneva nelle braccia, pensando che la sua candida anima, giunta all'età adulta, poteva macchiarsi di peccato, offrendolo a Dio, pregò così: « Signore, se un giorno questa anima dovesse macchiarsi col peccato, vi prego, prendetevela ora, che è innocente ». Al Signore piacque quest'offerta, e di lì a un mese il bimbo moriva. Dio ricompensava il padre chiamandolo alla vita religiosa. Così, nel giorno dell'Epifania del 1571, il Rodriguez entrò nel noviziato dei Gesuiti della provincia di Aragona. Nel mese di agosto dello stesso anno fu inviato nell'isola di Maiorca, nel collegio della SS. Vergine di Monte Sion, da poco fondato, dove due anni dopo emise la professione religiosa. Qui occupò diversi uffici. Nel 1579 ebbe l'incarico di portinaio e lo conservò fino alla fine della sua vita, avvenuta il 31 ottobre 1617. Si distinse per la sua profonda e incondizionata obbedienza. Si raccontano molti fatti che testimoniano l'eroismo di questa sua virtù. Un giorno si dava nel collegio una rappresentazione teatrale. Il padre Rettore aveva ordinato al Rodriguez di non aprire ad alcuno prima dell'ora stabilita. Ma ecco arrivare in anticipo il ViceRe ed altri distinti signori. Alfonso, sollecitato, non apre. Il superiore, avvertito di quanto accadeva, corre per scusarsi dinanzi a quei nobili signori, ma questi, saputa la cosa, rimangono edificati dall'obbedienza del portinaio. La fama della sua santità si diffuse in tutta l'isola. Molti, non esclusi gli stessi superiori, si raccomandavano a lui, chiedendo preghiere per ottenere grazie dal Signore. La sua vita fu una continua sofferenza. Il Signore lo elevò ad un alto grado di santità, sottoponendolo alla lama del dolore. Egli accettò tutto, e alle malattie inviate dalla Provvidenza, aggiunse dure penitenze. Con la santità acquistò quella scienza divina, che invano negli anni di studio aveva tentato di ottenere dai libri. Molte persone si rivolsero a lui per essere consigliate e guidate nelle vie dello spirito. Il futuro apostolo dei negri, S. Pietro Claver, allora studente di filosofia, amava intrattenersi col nostro santo per ascoltarne i consigli spirituali. In una visione il Signore gli rivelò l'avvenire del suo discepolo. In seguito a ciò egli esortò il giovane Pietro a chiedere ai superiori il permesso di essere inviato nell'America, dove milioni di negri languivano nella schiavitù e dove tanti delitti insanguinavano quelle terre da poco scoperte. Il Claver ottenne il permesso, andò in America e operò un gran bene. Tra i suoi pensieri merita di essere citato questo: "O Signore, se io sapessi e lo potessi fare, vi servirei ed amerei come tutte le creature del cielo e della terra messe insieme". PRATICA. S. Alfonso Rodriguez ci insegna che la santità non consiste nel compiere opere grandiose, ma nel fare la volontà di Dio. Si può giungere alla perfezione nell'esercizio degli uffici più umili di ogni giorno, se li compiamo in ossequio alla volontà Divina. "La carità più grande, diceva il Santo, è di obbedire a Dio". PREGHIERA. O Signore, per intercessione di S. Alfonso Rodriguez, fateci comprendere come dobbiamo obbedire sempre e in tutto alla vostra volontà. Da voi tutto accettiamo; disponete di noi come vi piace, in vita e in morte.</p> <p> </p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. Nell'isola di Palma di Maiorca, sant'Alfonso Rodríguez, che, perduti la moglie, i figli e tutti i suoi beni, fu accolto come religioso nella Compagnia di Gesù, dove svolse per molti anni la mansione di portinaio nel Collegio, divenendo un esempio di umiltà, obbedienza e costanza nel sacrificio.
nome San Volfango di Ratisbona- titolo Vescovo- nascita 924, Svevia, Germania- Ordinato presbitero 970- morte 31 ottobre 994, Linz, Austria- ricorrenza 31 ottobre- Canonizzazione 1052- Santuario principale Cattedrale di Ratisbona- Attributi abito vescovile, bastone pastorale, mitra, scure e chiesa in miniatura- Patrono di Ratisbona, taglialegna e falegnami- Incarichi ricoperti Vescovo di Ratisbona dal 972 alla morte- Volfango, nacque in Svevia (zona della Germania a nord del lago di Costanza) intorno al 924, fu mandato nell'abbazia di Reichenau, su un'isola del lago, la quale vantava la presenza di una fiorente scuola. Qui strinse amicizia con un giovane nobile di nome Enrico che aveva appena fondato una scuola a Wiirzburg, in Baviera, e che lo persuase a lasciare Reichenau per seguirlo nel nuovo istituto, dove le qualità del santo suscitarono ben presto una grande ammirazione e, pare, non poca gelosia. Quando Enrico fu nominato arcivescovo di Treviri, ancora una volta Volfango andò con lui, diventando insegnante della scuola episcopale; fu proprio in questo periodo che, sotto l'influenza di Ramwold, monaco riformatore, cominciò a sostenere con passione i progetti di riforma del clero avanzati dall'arcivescovo Enrico. La vita di Volfango ebbe una svolta alla morte dell'alto prelato: invece di rimanere a Treviri come insegnante, si fece monaco nell'abbazia benedettina di Einsiedeln (Svizzera) che era retta a quel tempo dal monaco inglese Gregorio. Il vescovo di Augusta, S. Ulrico (4 lug.), lo ordinò prete e lo mandò in missione in Ungheria con il compito di evangelizzare i magiari, ma, pur avendo adempiuto ai propri doveri con il suo consueto zelo, non ottenne grandi risultati. Raccomandato in seguito all'imperatore Ottone II come persona adatta a ricoprire un ruolo episcopale, nel 972 fu consacrato vescovo di Ratisbona, nonostante le sue insistenti richieste di poter tornare in monastero. Anche da vescovo continuò a indossare l'abito monastico, custodendo il più possibile lo stile di vita benedettino, penitenze comprese. Fu un grande riformatore del clero, sia religioso che diocesano; incoraggiò i canonici regolari a vivere una vita comunitaria e nominò Ramwold di Treviri abate dell'abbazia di S. Emmeramo (che tradizionalmente i vescovi di Ratisbona tenevano in commendam, per poter usufruire della sua rendita). Intervenne personalmente nella riforma di due conventi che davano scandalo a causa della loro indisciplina; fu un eccellente predicatore e l'assistenza che offriva ai poveri divenne leggendaria. Tuttavia, desiderando ancora ardentemente una vita di maggiore solitudine, sembra che abbia tentato una volta di lasciare la diocesi per ritirarsi in un luogo segreto e dedicarsi alla preghiera, ma che sia stato trovato da alcuni cacciatori che lo ricondussero a Ratisbona. Modello di vescovo zelante e riformatore, compì un'opera perfettamente in armonia con le grandi riforme monastiche del X secolo promosse a Cluny e altrove. Come vescovo, si dovette assumere numerosi doveri di natura politica, oltre che quelli episcopali; prese parte ad alcune diete imperiali e accompagnò l'imperatore durante una campagna in Francia. Gli fu inoltre affidata l'educazione del giovane figlio del duca di Baviera, che successivamente divenne imperatore e un santo canonizzato, S. Enrico il buono (13 lug.). Nel 994 Volfango si ammalò durante un viaggio lungo il Danubio e morì nei pressi della città austriaca di Linz. Fu canonizzato nel 1052 e la sua festa è celebrata soprattutto nell'Europa centrale, mentre le sue reliquie sono conservate nella cattedrale di Ratisbona. MARTIROLOGIO ROMANO. A Ratisbona nella Baviera, in Germania, san Volfango, vescovo, che, dopo aver svolto l'ufficio di maestro di scuola e aver fatto professione di vita monastica, elevato alla sede episcopale, ristabilì la disciplina del clero e morì umilmente mentre era in visita nel territorio di Pupping.
nome San Quintino di Vermand- titolo Martire- nascita 200 circa- morte 287 circa, Saint-Quentin, Francia- ricorrenza 31 ottobre- Attributi Chiodi- Patrono di Alliste, Gossolengo, Montechiarugolo- San Quintino di Vermand fu un martire cristiano del III secolo, di cui è attestata storicamente l'esistenza, venerato soprattutto nella Francia nord-orientale. Sebbene molti dettagli della sua vita siano avvolti nella leggenda, alcune fonti antiche, come San Gregorio di Tours e Beda, attestano il suo culto. Quintino sarebbe stato il figlio di un senatore romano, Zeno, e si recò in Gallia durante il regno di Massimiano (286-305) come missionario per diffondere il cristianesimo tra le popolazioni della zona belga insieme a San Luciano di Beauvais. Quintino predicò nella zona intorno ad Amiens, ma il prefetto romano Riziovaro, seguendo le direttive imperiali contro i cristiani, lo fece arrestare e sottoporre a torture che le fonti medievali descrivono come incredibilmente cruente, culminate nella decapitazione e nell’abbandono del corpo nelle acque della Somme. Secondo la tradizione, il suo corpo venne ritrovato intatto molto tempo dopo e la sua tomba divenne meta di miracoli, spingendo nel 641 Sant'Eligio a creare un prezioso reliquiario per conservare i resti del martire. Il culto di San Quintino si diffuse rapidamente in Francia, Belgio e Inghilterra, e ancora oggi la città di Saint-Quentin porta il suo nome in memoria del santo. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina in seguito insignita del suo nome nel territorio dell’odierna Francia, san Quintino, martire, che, senatore, subì la passione per Cristo sotto l’imperatore Massimiano.
nome Beato Tommaso Bellacci da Firenze- titolo Religioso- nome di battesimo Tommaso Bellacci- nascita 1370 circa, Firenze- morte 1447, Rieti- ricorrenza 31 ottobre- Beatificazione da papa Clemente XIV nel 1771- Originario di Firenze, Tommaso Bellacci condusse in gioventù una vita talmente sregolata e dissipata, che quando, persuaso da un amico a cambiare i propri costumi, cercò di entrare in qualche ordine religioso, trovò resistenze a essere accolto. Inizialmente fu ammesso in una confraternita laica, poi divenne fratello laico nel convento dei frati osservanti di Fiesole, appena fuori città. Qui condusse una vita tanto edificante quanto famigerata era stata quella precedente e, pur rimanendo un fratello laico, divenne maestro dei novizi. Insistette molto con coloro che gli venivano affidati perché seguissero la Regola francescana nel modo più fedele e letterale possibile e fu esemplare lui stesso per penitenza e austerità. Nel 1414 un certo frate Giovanni, dovendosi recare a Napoli per diffondere la riforma osservante nei conventi francescani del posto, prese con sé Tommaso come assistente. Egli trascorse in quella città sei anni, operando con la predicazione e l'esempio per portare a compimento la riforma e sostenuto nei propri sforzi da molti miracoli. Quando ormai la sua fama era diffusa in tutta Italia, papa Martino V gli chiese di fare ritorno in Toscana a collaborare con il B. Antonio di Stroncone (7 feb.) nella predicazione contro i Fraticelli, branca dell'Ordine francescano condannata come eretica per le sue radicali opinioni sulla povertà; in questo periodo Tommaso fondò molte nuove case, sulle quali S. Bernardino (20 mag.), ministro generale degli osservanti, gli conferì piena autorità; pose quindi la propria sede a Scarlino e diede anche inizio all'usanza conventuale di recarsi in processione, dopo l'Ufficio notturno, in un bosco vicino, dove ciascuno aveva un semplice rifugio di frasche nel quale rimaneva un certo tempo in preghiera personale. Il concilio di Firenze del 1439 portò a una riunificazione di breve durata tra le Chiese di Oriente e di Occidente; p. Alberto di Sarzana fu inviato come legato papale presso i siro-giacobiti e di nuovo Tommaso, anche se già settantenne, fu scelto come assistente. Alberto affidò a lui e ad altri tre frati l'incarico di recarsi in Etiopia, ma, lungo il tragitto, essi furono catturati dai turchi e malmenati. Tommaso volse ora la predicazione ai suoi carcerieri e si salvò dalla morte solo grazie all'intervento di papa Eugenio IV, che pagò ai turchi un riscatto per il rilascio della delegazione; dispiaciuto di essere stato privato del martirio, partì per Roma per chiedere il permesso di ritornare in mezzo ai turchi ad annunciare il Vangelo. Ammalatosi invece a Rieti, morì il 31 ottobre 1447 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco, dove le sue reliquie sono tuttora venerate. Molti prodigi si sono verificati sulla sua tomba. Sorse presto un movimento che voleva Tommaso canonizzato insieme a S. Bernardino, la cui causa era allora all'esame. Dal momento però che questo avrebbe ritardato la canonizzazione del grande riformatore, si decise di rimandare quella di Tommaso finché la prima non fosse stata ultimata. Si dice che S. Giovanni da Capestrano (23 ott.), recatosi sulla tomba di Tommaso, gli ordinò di smettere, per obbedienza, di compiere miracoli, finché il maestro non fosse stato dichiarato santo e che i prodigi siano cessati per tre anni. Non si è più proceduto, tuttavia, con la causa di Tommaso, ma il suo culto come beato è stato approvato nel 1771. MARTIROLOGIO ROMANO. A Rieti, beato Tommaso da Firenze Bellaci, religioso dell’Ordine dei Minori, che, partito per la Terra Santa e l’Etiopia, patì il carcere e le torture per Cristo da parte degli infedeli e, tornato infine in patria, riposò in pace quasi centenario.
nome Beato Leone Nowakowski- titolo Sacerdote e martire- nome di battesimo Leon Nowakowski- nascita 28 giugno 1913, Byton, Polonia- morte 31 ottobre 1939, Piotrków Kujawski, Polonia- ricorrenza 31 ottobre- Leone nacque a Byton in Polonia. Studiò al seminario diocesano di Wloclawek ed fu ordinato sacerdote nel 1937. Fu mandato a Roma per studiare teologia all'Università Gregoriana, presso la quale si laureò, e nel 1939 tornò in Polonia per trascorrere le vacanze. Ma lo scoppio della guerra gli impedì di tornare a Roma e si unì al lavoro pastorale della sua parrocchia natale e quando il parroco fu arrestato si prese cura dei fedeli. Ma quello stesso anno fu anche arrestato e portato con gli altri detenuti dal distretto di Nieszawa alla città di Píotrków Kujawski, dove fu detenuto per una settimana. Una notte fu portato fuori con altri sette sacerdoti e fucilato nei pressi della città. I loro corpi furono seppelliti in una fossa comune, ma in seguito furono salvati e portati al cimitero della chiesa parrocchiale.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Piotrków Kujawski in Polonia, beato Leone Nowakowski, sacerdote e martire, che, durante l’occupazione militare della Polonia, fu fucilato per aver difeso strenuamente la fede davanti al regime nemico di Dio.
nome Beato Cristoforo di Romagna- titolo Sacerdote Francescano- nascita 1172 circa, Cahors, Francia- morte 1272, Cahors, Francia- ricorrenza 31 ottobre- Beatificazione 1905 da papa Pio X- Cristoforo fu un parroco che, all'età di circa quarant'anni, rinunciò all'attività di prete diocesano per entrare nel nascente Ordine dei frati minori e farsi compagno di S. Francesco (4 ott.). Il suo nome si legò all'opera svolta tra i lebbrosi e all'austerità di vita. Inviato in Francia a predicare contro gli albigesi, fondò alcuni conventi francescani, il primo dei quali a Cahors, nella Guyenne, regione della Francia meridionale (è per questo che talvolta questo Cristoforo è detto "di Cahors"). Morì lì nel 1272, in età molto avanzata e forse centenario, dopo essere riuscito a diffondere in tutta la regione l'ordine a cui apparteneva. C'è un certo dibattito sul luogo in cui Cristoforo operò come parroco, prima di diventare frate. Si è soliti individuare la sede nella città di Cesena in Romagna, anche se a sostegno di tale ipotesi non esiste alcuna testimonianza antica e il suo culto pare vi sia stato introdotto solo nel XVIII secolo. Le reliquie del santo sono andate distrutte nel 1580, quando gli ugonotti bruciarono il monastero di Cahors: i bollandisti ritennero quindi che non esistessero prove sufficienti sull'esistenza di un culto duraturo per continuare a considerare Cristoforo beato, ma nel 1902 fu avviato un processo istruttorio, che ha portato nel 1905 all'approvazione ufficiale del culto.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Cahors in Aquitania, ora in Francia, beato Cristoforo di Romagna, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che, mandato da san Francesco, morì centenario dopo molte fatiche intraprese per la salvezza delle anime.
nome Beato Domenico Collins- titolo Religioso gesuita, martire- nascita 1566 circa, Youghal, Irlanda- morte 1602, Youghal, Irlanda- ricorrenza 31 ottobre- Nacque nella città di Youghal, nella contea di Cork, in Irlanda. Aveva poco più di vent'anni quando partì per la Francia. Lì decise di intraprendere la carriera militare, in cui si distinse così tanto da essere rapidamente promosso al grado di capitano. Nel 1598 fece una nuova scelta di vita entrando nella Compagnia di Gesù a Santiago de Compostela, dove pronunciò la professione perpetua di Fratello Coadiutore. Tornò in Irlanda nel 1601, ma il 17 giugno 1602 gli inglesi lo fecero prigioniero, lottando invano per fargli rinnegare la sua fede. Condannato a morte, fu impiccato a Youghal, la città in cui era nato. San Giovanni Paolo II lo ha beatificato, insieme ad altri sedici martiri irlandesi, il 27 settembre 1992. MARTIROLOGIO ROMANO. A Youghall in Irlanda, beato Domenico Collins, religioso della Compagnia di Gesù e martire, che, a lungo detenuto e ripetutamente interrogato e sottoposto a tortura, professò con fermezza la sua fede cattolica e portò per questo a termine il suo martirio con l’impiccagione.
nome San Foillano di Fosses- titolo Abate- nascita Irlanda- morte VI secolo, Belgio- ricorrenza 31 ottobre- Foillano (o Fueillen), Fursa (16 gen.) e Ultan (2 mag.) erano fratelli che lasciarono insieme l'Irlanda, loro terra natia, per predicare il Vangelo in Inghilterra; tutti e tre sono venerati come santi. Discendenti di una nobile famiglia irlandese, come Beda ci riferisce, arrivarono in Inghilterra appena dopo il 630 e ricevettero in dono da re Sigberto un terreno situato nell'Anglia orientale sul quale cui costruirono un monastero. Il luogo si trovava a Burgh Castle, vicino Yarmouth nell'attuale Suffolk, c si rivelò una base eccezionale per la loro opera missionaria tra gli angli orientali. Successivamente Fursa si trasferì in Gallia, dove morì intorno al 648. Quando 1'Anglia orientale fu invasa dai merciani, pagani, il monastero di Burgh Castle venne distrutto e Foillano e Ultan, seguendo l'esempio del fratello, si recarono in Gallia; arrivati in Neustria, la parte occidentale del regno franco, furono ben accolti da Clodoveo II. Foillano proseguì poi per Nivelles, nell'attuale Belgio, e qui ricevette della terra dalla B. Itta, vedova del B. Pipino di Landen (21 feb.), il quale aveva fondato il monastero di Nivelles di cui la figlia, S. Gertrude (17 mar.), fu badessa; Foillano edificò un altro monastero lì vicino, a Fosses, e si dice che, oltre ad avere una grande influenza nello sviluppo di Nivelles, abbia anche operato come missionario nel Brabante, al confine tra il Belgio e l'Olanda. Intorno al 655, egli partì con alcuni compagni da Nivelles, dove era stato a celebrare la Messa, per continuare la visita ai vari monasteri fondati da monaci irlandesi ma, attaccati da alcuni fuorilegge, furono assassinati nella foresta di Seneffe. I loro corpi furono trovati soltanto il gennaio seguente e S. Gertrude ne ordinò la sepoltura nel monastero di Fosses. Dal momento che fu ucciso mentre stava espletando un incarico ecclesiastico, è venerato in numerosi luoghi del Belgio, con dubbia scelta, come martire; in alcuni calendari viene anche designato come vescovo, malgrado non ve ne sia prova evidente. É sicuramente più corretto considerarlo un abate e un evangelizzatore fedele alla vera tradizione del suo paese, uno dei più noti tra i monaci minori irlandesi che operarono come missionari sul continente. MARTIROLOGIO ROMANO. A Fosses nel Brabante, nel territorio dell’odierno Belgio, san Foillano, sacerdote e abate, che, di origine irlandese, fu fratello e compagno di san Furséo e, sempre fedele alle norme monastiche della sua patria, fondò a Fosses e a Nivelles due monasteri, l’uno maschile e l’altro femminile, e fu ucciso da alcuni briganti mentre si recava in visita dall’uno all’altro.