@Vitupero
I santi di oggi 26 dicembre:
nome Santo Stefano- titolo Diacono e primo martire- nascita 5 dopo Cristo- morte 34 dopo Cristo, Gerusalemme, Israele- ricorrenza 26 dicembre, 3 agosto rinvenimento delle reliquie- Santuario principale Basilica di San Lorenzo fuori le mura, Roma- Attributi Pietre, libro, ramo di palma, dalmatica, stola- Patrono di diaconi, muratori, scalpellini, selciatori, tagliapietre, Biella- Stefano fu il primo a dare la vita e il sangue per Gesù Cristo. Ebreo di nascita, e convertito alla fede dalla predicazione di S. Pietro, mostrò subito un meraviglioso zelo per la gloria di Dio e una grande sapienza nel confutare i Giudei, che increduli disprezzavano il Nazareno. Fu eletto dagli Apostoli primo dei sette diaconi per provvedere ai bisogni dei primi fedeli, specialmente delle vedove e degli orfani di cui la Chiesa ebbe sempre cura particolare. E S. Stefano pieno di grazia e di fortezza, animato dallo Spirito Santo predicava con forza e confermava la predicazione coi miracoli. Per questo si attirò l'odio dei Giudei che non potevano soffrire tanto zelo, né resistere alla sua sapienza, operatrice di numerose conversioni. Essi vollero dapprima disputare con Stefano, ma vedendosi vinti dallo Spirito che parlava per bocca di lui, cercarono falsi testimoni per accusarlo di bestemmia contro Mosé e contro Dio. Il Signore però volle manifestare la innocenza del suo servo facendo apparire il suo volto bello come quello di un Angelo. Dopo la lettura delle accuse, il sommo sacerdote Caifa gli disse di parlare per difendersi, ed egli fece la sua apologia, rappresentando loro la bontà e la misericordia del Signore verso il popolo ebreo, cominciando da Abramo fino a Davide. Se da una parte mostrò i benefici che il Signore aveva concesso alla nazione dei Giudei, dall'altra ricordò pure le ingiurie fatte a Dio dai loro padri. Ma non facendo quelle parole alcuna impressione in quei cuori induriti, pieni di malizia, mutando d'un tratto tono disse: « O uomini di dura cervice e incirconcisi di cuore, voi sempre resistete allo Spirito Santo; come fecero i vostri padri, così fate anche voi». Essi all'udire queste cose fremettero nei loro cuori e digrignarono i denti contro di lui. Ma egli pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi nel cielo, esclamò: « Ecco io vedo i cieli aperti e il Figlio dell'Uomo stare alla destra di Dio ». Quelli, alzando grandi grida, si turaron le orecchie e tutti insieme gli si avventarono addosso e trascinatolo fuori della città si diedero a lapidarlo, deponendo le loro vesti ai piedi d'un giovane chiamato Saulo. E lapidarono Stefano che pregava dicendo : « Signore Gesù, ricevi il mio spirito », e ad alta voce: « Signore, non imputare loro questo peccato ». Ciò detto s'addormentò nel Signore.
Santo Stefano è il protettore dei muratori infatti nell’iconografia è sempre raffigurato con il suo principale attributo: le pietre della lapidazione. Indossa quasi sempre la 'dalmatica' la veste liturgica dei diaconi. È invocato contro il mal di pietra ossia i calcoli.
PRATICA. Perdoniamo e preghiamo per chi ci offende. PREGHIERA. Dacci, te ne preghiamo, o Signore, di imitare colui che veneriamo, onde impariamo ad amare anche i nostri nemici, poichè celebriamo la festa di colui che seppe pregare peí persecutori nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio il quale vive con te per i secoli dei secoli. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalémme il natale di santo Stéfano Protomartire, il quale fu lapidato dai Giudèi non molto dopo l'Ascensione del Signore.
nome Beato Secondo Pollo- titolo Sacerdote e martire- nome di battesimo Secondo Pollo- nascita 2 gennaio 1908, Caresanablot, Vercelli- morte 26 dicembre 1941, Dragali, Montenegro- ricorrenza 26 dicembre- Beatificazione 23 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II- Secondo Pollo Sacerdote nacque a Caresanablot (Vercelli) nel 1908, educato in una famiglia profondamente religiosa, Secondo maturò ancora giovanissimo la sua vocazione religiosa. A undici anni entrò nel seminario minore dell'istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Vercelli, dove iniziò gli studi che in seguito completò nel Seminario Lombardo di Roma, conseguendo la laurea in Filosofia e in Teologia. Ordinato sacerdote nel 1931, fu professore e direttore spirituale nel Seminario Minore di Vercelli, dove svolse anche una intensa attività pastorale accanto ai giovani. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale don Secondo fu nominato tenente cappellano del III Battaglione degli Alpini e inviato nel Montenegro, a Cervice, dove il 26 dicembre 1941 morì colpito da un proiettile, mentre soccorreva un ferito. 1.a sua testimonianza di totale dedizione al prossimo, sia nella pastorale ordinaria che sul fronte, dove fu padre e confidente di tanti giovani impegnati nelle operazioni militari, hanno alimentato la sua fama di santità, ufficialmente riconosciuta con la proclamazione della sua beatificazione, solennemente celebrata da Giovanni Paolo II il 24 maggio 1998, a Vercelli.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. In località Dragali in Montenegro, beato Secondo Pollo, sacerdote di Vercelli, che, cappellano militare durante la seconda guerra mondiale, fu gravemente ferito mentre prestava soccorso ad un soldato moribondo e poco dopo, ormai esangue, rese lo spirito a Dio.
nome Santa Vincenza Maria Lopez y Vicuna- titolo Vergine- nome di battesimo Vicenta María López y Vicuña- nascita 24 marzo 1847, Cascante, Navarra- morte 26 dicembre 1890, Madrid, Spagna- ricorrenza 26 dicembre- Beatificazione 1950 da papa Pio XII- Canonizzazione 1975- Vincenza Lopez nacque in Navarra. Un momento decisivo della sua adolescenza fu quando venne mandata a Madrid per completare gli studi accompagnata dalla zia, donna Eulalia, che aveva fondato un ricovero per le ragazze orfane e povere. All'età di diciannove anni, Vincenza pronunciò un voto di castità e affermò di essere attratta dalla vita religiosa, ma di non voler vivere in una congregazione. Inizialmente i genitori non approvarono la sua vocazione e le consigliarono di sposarsi o di entrare in un ordine specifico, ma infine le permisero di tornare a Madrid per lavorare con donna Eulalia. Vincenza fu molto preoccupata della sorte dell'orfanotrofio, alla morte della zia. Con l'aiuto del gesuita p. Hidalgo progettò di trasformare l'istituzione in una congregazione religiosa e donna Eulalia vi dedicò tutta se stessa, oltre alla sua intera fortuna. Nel 1876 insieme a due consorelle ricevette la tonaca dal vescovo Sancio di Madrid. P. Hidalgo più tardi le chiese di descrivere i sentimenti provati durante la cerimonia: «Padre, mi è impossibile dire quanto ho sofferto durante la cerimonia e nello stesso tempo quanta gioia mi ha dato nostro Signore...» e si fermò. Il padre le chiese perché avesse sofferto tanto, e lei con grande difficoltà rispose: «Improvvisamente ho potuto vedere tutta la sofferenza». «La tua o quella degli altri?» chiese il padre. «Quella di tutti» rispose Vincenza, persa nel ricordo di questi pensieri. L'intensa vita spirituale di madre Vincenza si combinava con un senso di carità pratico e lungimirante: non fece l'errore di aspettarsi troppo dalle persone esaurite dalla difficoltà di «tenere insieme corpo e anima». Rifiutò di finanziare la sua attività con l'istituzione di scuole, come facevano invece altri ordini, ma scelse piuttosto di chiedere l'elemosina, un metodo molto duro, esortando le consorelle e sostenendo che coloro che aiutavano i poveri dovevano essere pronti a vivere la loro stessa vita. Molte si unirono all'ordine e sei conventi simili vennero aperti in altre città; nel 1888 la Santa Sede pubblicò un decreto di encomio alle Figlie di Maria Immacolata del Servizio Domestico. Nel 1877, subito prima della festa dell'Assunzione, Vincenza scrisse alle sue novizie: Amatevi l'un l'altra nel Signore e per il Signore e cercate Dio nelle vostre consorelle, così come vi dice la regola; concentratevi sulle loro qualità e non sui loro difetti, come peraltro è raccomandato per amor di compassione e aiuto reciproco [—] Per quanto riguarda l'amore verso le ragazze ospitate nelle vostre case, non è necessario io dica nulla. So bene quanto le amiate [...] È la vocazione a cui Dio ci ha chiamato. Era solita affermare: «Sono più felice al servizio di queste mie consorelle piuttosto che dei grandi di questo mondo, signori e re. Possa nostro Signore concedermi la grazia di portare a termine la mia missione». Non aveva ancora compiuto quarantaquattro anni, quando morì; dopo la morte, la congregazione si estese nel sud dell'Africa e in altri paesi, inclusa l'Inghilterra. Fra le attività di Vincenza vi fu la formazione di una "triplice alleanza" fra gli istituti della sua congregazione e i conventi spagnoli del Carmelo e della Visitazione, per la loro devozione speciale al Sacro Cuore. stata beatificata da Papa Pio XII nel 1950.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Madrid in Spagna, santa Vincenza Maria López Vicuña, vergine, che fondò e diffuse l’Istituto delle Figlie di Maria Immacolata per offrire aiuto spirituale e materiale alle ragazze separate dalle famiglie e impiegate come domestiche.
nome San Zosimo- titolo 41º papa della Chiesa cattolica- nascita IV secolo, Grecia- Elezione 18 marzo 417- Fine pontificato 26 dicembre 418 (1 anno e 283 giorni)- morte 26 dicembre 418, Roma- ricorrenza 26 dicembre- Santuario principale Basilica di San Lorenzo fuori le mura- Secondo il Libar Poraificalis Zosimo era di origine greca. Probabilmente di discendenza ebraica, dato che era figlio di un presbitero di nome Abramo. Succedette nel 417 a papa Innocenzo I e non si conosce nulla della sua vita e carriera. Durante i due anni del suo breve pontificato si fece promotore di due importanti decisioni, che in seguito suscitarono le critiche degli studiosi. La prima riguardava le dottrine pelagiane. Su istanza dell'episcopato nordafricano, Innocenzo I aveva condannato i pelagiani, che negavano la dottrina del peccato originale, come eretici. Pelagio e il suo discepolo Celestino si appellarono a Zosimo. Pelagio scrisse una lettera in difesa del suo nuovo trattato sul libero arbitrio, e Celestino ottenne un'udienza personale con il papa. Zosimo, impressionato dalle loro assidue preghiere, e forse dal fatto che si appellavano alla sua autorità, cambiò il giudizio del suo predecessore e rimproverò i vescovi africani di essere stati troppo precipitosi e di aver dato peso a rapporti pregiudiziali. Molto allarmati i vescovi gli risposero seccamente che la condanna di Innocenzo I doveva essere considerata valida. Zosimo esitò per sei mesi. I vescovi si riunirono nel novembre del 417 e si appellarono all'imperatore Onorio, che condannò a sua volta Pelagio e Celestino. Zosimo si conformò alla decisione dell'imperatore e le dottrine pelagiane furono nuovamente dichiarate eretiche. Zosimo ebbe anche rapporti difficili con i vescovi nordafricani, per l'appello irregolare rivolto a Roma da un sacerdote, Apiario di Sicca Veneria, che era stato condannato dai vescovi della sua giurisdizione perché conduceva una vita immorale. La legge canonica nordafricana proibiva di appellarsi a Roma, ma il papa accolse comunque la richiesta e prosciolse Apiario. Nuovamente i vescovi africani protestarono e ribadirono la correttezza della loro decisione, ma la questione si protrasse e non poté essere definita prima della morte di Zosimo. Zosimo è stato criticato per la fermezza e la scarsa diplomazia nei confronti della Chiesa nordafricana, oltre che per aver perseguito politiche tendenti a provocare discordia; ma queste erano le decisioni di un papa agli inizi del suo ufficio, che visse troppo poco. E risaputo che nei suoi ultimi mesi di vita fece esperienza di molti stati catalettici di tale gravità da far supporre che fosse morto, Il Liber Pantificalis presenta un aspetto più positivo del suo pontificato: promulgò diversi decreti su questioni liturgiche e la disciplina clericale, inclusi quello che obbligava i diaconi a indossare il manipolo e quello di benedire le candele pasquali nelle parrocchie. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sulla via Tiburtina presso San Lorenzo, deposizione di san Zosimo, papa.
nome San Dionigi- titolo 25º papa della Chiesa cattolica- nascita Grecia- Elezione 22 luglio 259- Fine pontificato 26 dicembre 268 (9 anni e 157 giorni)- morte 268, Roma- ricorrenza 26 dicembre- Patrono di Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina- A causa della persecuzione di Valeriano, nel 258, dopo il martirio di S. Sisto II (7 ago.), la sede romana rimase vacante per quasi un anno. Dionigi era un sacerdote romano, probabilmente di origine greca, descritto dal suo omonimo di Alessandria come un uomo colto e ammirevole. Alcuni mesi dopo l'inizio del suo pontificato, l'imperatore Gallieno promulgò un editto che assicurava la tolleranza verso i cristiani e che metteva fine alla persecuzione in futuro; la Chiesa ottenne anche il riconoscimento ufficiale e la facoltà di amministrare le proprie chiese, proprietà e cimiteri'. Dionigi ricevette la responsabilità di ristabilire e consolidare l'operato della Chiesa dopo un periodo di grande crudeltà e sofferenze. Dovette occuparsi di una controversia ariana in Libia e in Egitto, dove diversi vescovi negavano la distinzione fra le tre Persone della Trinità. Dionigi di Alessandria (17 nov.), nel tentativo di correggerli, fu accusato di ignorare la consustanzialità delle tre Persone e fu denunciato a Roma. Papa Dionigi convocò un concilio a Roma e pronunciò un'enciclica alle Chiese egiziane dichiarando che il Verbo (il Figlio) non era un essere distinto, ma consustanziale al Padre. Dionigi di Alessandria rispose con una lettera, supportata da un lungo trattato, in cui accettava le decisioni del concilio; sembrava che la questione fosse stata risolta. Ma lo stesso problema si ripresentò quando Paolo di Samosata, vescovo di Antiochia, istruendo la regina ebrea di Palmira, Zenobia, sul mistero dell'Incarnazione, affermò che vi erano due persone in Cristo (una preesistente come Figlio di Dio e l'altra nata nel tempo come figlio di Davide.) I vescovi orientali tennero in tutto tre sinodi ad Antiochia, condannando Paolo che rifiutò di assoggettarsi, e papa Dionigi li supportò con svariate lettere. Paolo morì nel 258, sempre saldo nella sua posizione. Un secolo più tardi S. Basilio Magno (2 gen.) parlò della generosità di Dionigi nel sostenere la Chiesa in Cappadocia, dove la persecuzione si riaccese dopo un'invasione da parte dei goti. Dionigi aveva donato una ingente somma di denaro per liberare i cristiani tenuti prigionieri. Il Liber Pontificalis descrive Dionigi come un martire, ma si pensa che in realtà sia morto in pace. Sebbene non sia stato il primo papa morto per cause naturali, è il primo a cui non viene accordato il titolo di martire, in campo liturgico. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Callisto sulla via Appia, san Dionigi, papa, che, colmo di ogni virtù, dopo la persecuzione dell’imperatore Valeriano, consolò con le sue lettere e la sua presenza i fratelli afflitti, riscattò i prigionieri dai supplizi e insegnò i fondamenti della fede a coloro che li ignoravano.