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18/11/2024 alle 15:23

I santi di oggi 18 novembre:

I santi di oggi 18 novembre:

nome Dedicazione delle basiliche dei Santi Pietro e Paolo- titolo consacrazione a Dio in onore degli Apostoli- ricorrenza 18 novembre- Come l'anniversario della dedicazione del tempio di Gerusalemme era giorno solenne presso gli Ebrei, cosi i cristiani celebrano la consacrazione delle loro chiese. Tra questi luoghi sacri che gli Apostoli di Cristo resero celebri e che i cristiani venerano, il primo fu sempre la Confessione o tomba di S. Pietro. Si dice che l'illustre Principe degli Apostoli fosse sepolto, subito dopo la morte, nel luogo stesso del martirio, sul colle Vaticano. S. Paolo, decapitato alle Acque Salvie, venne deposto lungo la via Ostiense, fuori le mura di Roma e precisamente ove ora sorge l'attuale e grandiosa basilica in suo onore. Il pio imperatore Costantino, dopo aver fatto costruire la prima chiesa in Laterano, ne fece fabbricare sette altre a Roma ed un numero maggiore in Italia. La prima delle sette chiese romane, situata sul Colle Vaticano, fu dedicata a S. Pietro; la seconda la fece sorgere lungo la via Ostiense, poco distante dal luogo del martirio di S. Paolo e a lui fu dedicata. Dopo oltre 11 secoli, l'antica basilica vaticana minacciava di cadere, quando sotto il pontificato di Giulio II nel 1506 fu riedificata secondo l'attuale grandioso disegno e nuovamente consacrata da Papa Urbano VIII il 18 novembre del 1626. I più grandi artisti del tempo, quali Bramante, Raffaello, Michelangelo e Bemini, vi lavorarono. Sotto i suoi altari si conservano le reliquie di un gran numero di Papi martiri e di santi; ma le più preziose sono quelle di S. Pietro, poste sotto un magnifico altare detto della Confessione, su cui solo il Romano Pontefice può celebrare la S. Messa. La ricchissima basilica di S. Paolo, che il 18 luglio 1823 fu distrutta da un incendio, venne riedificata anche essa con nuovo splendore e riconsacrata con grandissima pompa dal Pontefice Pio IX il 10 dicembre 1854 tra immenso stuolo di cardinali e vescovi convenuti da tutto l'orbe cristiano a Roma per la proclamazione del dogma dell'Immacolata. Oggi dunque, come tanti secoli addietro, ricordando gli anniversari della consacrazione di queste due basiliche, veneriamo in esse le gloriose spoglie dei Principi degli Apostoli, anche oggi, come allora, meta di continui pellegrinaggi. PRATICA. La chiesa è la casa del Signore, è luogo di preghiera e perciò merita rispetto e devozione. PREGHIERA. Ti preghiamo, Dio onnipotente, che in questi luoghi da noi dedicati al tuo nome, tu porga orecchio misericordioso a quanti ti invocano.

MARTIROLOGIO ROMANO. Dedicazione delle basiliche dei santi Pietro e Paolo, Apostoli, delle quali la prima, edificata dall'imperatore Costantino sul colle Vaticano al di sopra del sepolcro di san Pietro, consunta dal tempo e ricostruita in forma più ampia, in questo giorno fu nuovamente consacrata; l'altra, sulla via Ostiense, costruita dagli imperatori Teodosio e Valentiniano e poi distrutta da un terribile incendio e completamente ricostruita, fu dedicata il 10 dicembre. Nella loro comune commemorazione viene simbolicamente espressa la fraternità degli Apostoli e l'unità della Chiesa.

nome San Noè- titolo Patriarca- ricorrenza 18 novembre- Patrono di costruttori di navi- Il 18 novembre si celebra San Noè, il più importante patriarca venuto dieci generazioni dopo Adamo e altrettante prima di Abramo. Il nome Noè, che in lingua ebraica diventa Noah, potrebbe avere il significato di consolatore o più probabilmente colui che prolunga, riferito chiaramente all'umanità dopo il diluvio che la sterminò completamente. Noè è descritto nel libro di Genesi come uomo retto che ”camminava con Dio” tanto che Dio stesso gli affida il compito di salvare e proteggere le specie animali dal Diluvio Universale che mandò in terra, raggruppandoli nell'Arca che aveva costruito. Egli è l“uomo giusto e integro” in una “terra corrotta e piena di violenza” (Gn 6,9.11).<br /> Dal racconto biblico si evince quanto le misure di questa Arca fossero enormi; facendo le opportune conversioni appare lunga 156 metri, alta 30 e larga 26, e da secoli gli archeologi cercano di trovarne i resti. Da notare che secondo Genesi Noè aveva 600 anni all'epoca del Diluvio e che morì alla veneranda età di 950 anni, cosa naturale a quei tempi secondo la Bibbia. Il patriarca aveva tre figli, Jafet, Sem e Cam, che salirono assieme alle mogli sull’arca per perpetrare la stirpe degli uomini e dare vita ad una nuova umanità più giusta e non corrotta come quella ante diluvio. Il patto stipulato da Dio alla fine di quella catastrofe è il primo della Bibbia, e stabilirà nuove regole confermandone altre già esistenti, come ad esempio: gli esseri viventi, animali e vegetali, sono concessi come cibo per l'uomo e l'importantissimo divieto di mangiare la carne di esseri viventi contenente il loro sangue che viene identificato come simbolo della vita. In cambio Dio non manderà mai più un diluvio.

nome Beata Carolina Kozka- titolo Vergine e martire- nascita 2 agosto 1898, Wal-Ruda, Polonia- morte 18 novembre 1914, Wal-Ruda, Polonia- ricorrenza 18 novembre- Beatificazione<br /> 10 giugno 1987 da papa Giovanni Paolo II- Attributi Palma del martirio, Giglio, Rosario- Patrona di diocesi di Rzeszów e della gioventù cattolica polacca- Carolina Kozka (Karolina), nacque a Wal-Ruda, vicino a Tarnow in Polonia, il 2 agosto 1898; quarta di undici figli di una povera coppia di agricoltori, Jan Kozka e Maria Borzecka, la sua crescita spirituale fu profondamente segnata dal contesto famigliare (una famiglia numerosa, una comunità strettamente rurale e un'attiva chiesa locale). Crebbe in una casa dove la preghiera quotidiana, la Messa frequente e la devozione per il Sacro Cuore e la Madonna erano comuni, sempre aperta a parenti e amici che desideravano far loro visita. Da adolescente, Carolina dedicò gran parte del suo tempo libero ai numerosi fratelli e sorelle, ma incoraggiata dal parroco, p. Ladislaw Mendrala, svolse anche un ruolo attivo nella vita della parrocchia, trovando tempo per insegnare il catechismo ai bambini del quartiere e per visitare i vecchi e gli ammalati. Il 18 novembre 1914, esattamente sei mesi dopo la confermazione, e tre mesi dall'inizio della prima guerra mondiale, fu avvicinata da un soldato russo, che la condusse a forza in una foresta vicina e la uccise mentre tentava di difendere la sua verginità. Il corpo, che non fu trovato fino al 4 dicembre, fu sepolto il 6 dicembre nel cimitero della parrocchia, e subito iniziò a circolare la notizia del martirio. Alcuni anni dopo fu eretto un monumento in suo onore vicino alla chiesa di Zabawa, mentre fu collocata una croce nella foresta nel luogo della morte. 11 18 novembre dell'anno successivo, le reliquie furono trasportate in una tomba costruita appositamente nella chiesa parrocchiale. Papa Giovanni Paolo II ha beatificato Carolina nel 1987. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Wal-Ruda in Polonia, beata Carolina Kózka, vergine e martire, che, durante la guerra, morì per Cristo ancora adolescente trafitta con la spada per aver voluto difendere da un soldato la sua castità.

nome Sant'Oddone di Cluny- titolo Abate- nascita 880 circa, Tours, Francia- morte 942 circa, Tours, Francia- ricorrenza 18 novembre- Santuario principale Collegiata di Saint Martin (Gers)- Attributi abito monastico, bastone pastorale- Patrono di pioggia- Oddone era figlio di Abbone (o Ebles), signore di Déols, sul confine di Poitou-Lorraine, e della moglie, Ildegarda; nato a Tours, nell'880 ca., crebbe prima nella casa di Foulques Il, conte di Anjou, e poi in quella di Guillaume le Pieux, duca di Aquitania, che successivamente fonda l'abbazia di Cluny. Oddone iniziò a preparasi alla carriera militare, ma all'età di diciannove anni circa, fu colpito da una malattia non identificata e 011~12/0 ad abbandonare l'idea. Ritornò a Tours, dove ricevette la anasam nella chiesa di S. Martino, ma lasciò la città per recarsi a somare a Parigi e Reims per alcuni anni, dove dedicò molto tempo al suo grande amore, la musica. Alla fine ritornò a Tours e divenne canonico della chiesa di San Martino, dove lesse per la prima volta la Regola di S. Benedetto (11 lug.); accortosi che la sua vita si era allontanata dall'ideale in essa contenuto, decise di diventare monaco, perciò si recò al monastero di Vaume-les-Mes-sicurs, che osservava scrupolosamente la riforma del grande abate S. Benedetto di Aniane (11 feb.), dove nel 909, ricevette l'abito dall'abate Bernone (13 gen.). L'11 settembre dello stesso anno, Guglielmo d'Aquitania donò a Bernone una proprietà a Cluny, in Borgogna, pochi chilometri a nord ovest di Màcon, perché fondasse un monastero benedettino. La storia successiva del monastero e della straordinaria influenza che esercitò sul monachesimo dell'Europa occidentale, dalla metà del X secolo fino all'inizio del XII, quando si contarono almeno mille case dipendenti, fu determinata da due clausole importanti del suo atto costitutivo: Guglielmo rinunciava a qualsiasi diritto come fondatore e l'abbazia sarebbe stata posta sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede (diventando così autonoma e indipendente non solo dal potere temporale, ma anche da quello spirituale, rappresentato dal vescovo locale). Pur iniziando la sua esistenza indipendente come abbazia riformata che seguiva la Regola di S. Benedetto, Cluny divenne presto il centro di una riforma che segnò la fine della dominazione laica sui monasteri, e spinse verso questo rinnovamento altri paesi, per esempio la Francia. Bernone, che affidò a Oddone l'incarico di dirigere la scuola del monastero a Baume prima di recarsi a Cluny in veste di primo abate, avvicinò molti monasteri all'ideale cluniacense, ma fu Oddone che, successo a Bernone come abate nel 927, e portando con sé circa cento libri che formarono il punto di partenza di una grande biblioteca, consolidò ed estese la riforma. Il principio sotteso (la scrupolosa osservanza della regola e soprattutto dello spirito della Bibbia) era chiaro, anche se lo stile da vita da lui indicato (povertà personale, celibato e obbedienza) era molto diverso da quello prevalentemente seguito dai clero. Oddone, nonostante ciò, sostenne fermamente questo principio, e molti monasteri, attratti proprio dalla semplicità e da quegli ideali, seguirono le direttive di Cluny; tra i più noti vi furono quello di Fleury-sur-Loire, che ebbe una grande influenza in Inghilterra, e di Bourg-Dieu, sotto la diretta giurisdizione di Cluny, oltre a quelli più lontani, come Pavia, Monte Cassino, Napoli e Salerno, che assorbirono lo spirito della riforma cluniacense. Nel 931, Oddone ottenne un privilegio importante dal papa: Cluny avrebbe potuto introdurre la riforma in qualsiasi monastero per sua richiesta e avrebbe potuto accettare monaci provenienti da monasteri non riformati. Cluny, in effetti, non avrebbe potuto portare avanti le sue riforme senza l'appoggio costante che ricevette da Roma. Nel 936, papa Leone VII (936-939) chiamò Oddone a Roma, come mediatore nella disputa tra Ugo di Provenza, re d'Italia (926-948), e Alberico, il cosiddetto patrizio dei romani (932-954). Oddone, che era molto rispettato da Ugo, ottenne un certo successo temporaneo con la negoziazione del matrimonio tra la figlia di quest'ultimo e il figlio di Alberico, ma la pace non fu duratura, e Oddone tornò a Roma ancora due volte per sistemare la questione. Dal momento che, durante i suoi viaggi, era sempre pronto a predicare i principi della riforma monastica, l'abbazia di San Paolo fuori le Mura colse l'occasione della sua presenza per riprendere la "via evangelica". Il suo biografo racconta due episodi che illustrano la sua personalità e stile di vita: quando si recò per la prima volta al monastero di Fleury, i monaci, risentiti del suo tentativo di scuoterli dal loro stile di vita rilassato, gli andarono incontro armati di spade e pietre, e alcuni lo minacciarono anche di morte se avesse attraversato la soglia del convento. Oddone parlò loro con gentilezza, concesse loro tre giorni perché gli animi si calmassero, poi attraversò l'ingresso cavalcando un asino, come se niente fosse accaduto; «i monaci lo ricevettero come un padre e la sua scorta non ebbe altro da fare che andarsene». In un'altra occasione, un contadino che affermava che i monaci di San Paolo fuori le Mura gli dovevano del denaro, tentò di ucciderlo tirandogli una pietra. Oddone saldò il debito e non pensò più alla questione, finché apprese che Alberico lo aveva condannato al taglio della mano destra per aver tentato di compiere un omicidio, perciò si recò immediatamente dal principe per intercedere in suo favore. Nel 942, Oddone ritornò a Roma ancora una volta e sulla via del ritorno al monastero di San Giuliano di Tours; si ammalò celebrazione della festa di S. Martino (11 nov.) e morì una settimana dopo, il 18 novembre. Prima di morire, compose un onore di S. Martino, tuttora esistente; nonostante i numerosi compiti aveva trovato anche il tempo di scrivere e le opere che sono state tramandate comprendono un secondo inno, dodici io metri in onore di S. Martino, tre volumi di saggi morali. una Vita di San Geraldo di Aurillac (13 ott.) e un poema epico sulla redazione. Si dice anche che abbia scritto diversi libri di musica, che però sono andati perduti (e quelli che portano il suo nome non sono stati scritti da lui). MARTIROLOGIO ROMANO. A Tours in Neustria, sempre in Francia, transito di sant’Oddone, abate di Cluny, che rinnovò l’osservanza monastica secondo i dettami della regola di san Benedetto e la disciplina di san Benedetto di Aniane.

nome Santa Filippina Rosa Duchesne- titolo Monaca- nascita 29 agosto 1769, Grenoble, Francia- morte 18 novembre 1852, St. Charles, Missouri- ricorrenza 18 novembre- Beatificazione 12 maggio 1940 da papa Pio XII- Canonizzazione 3 luglio 1988 da papa Giovanni Paolo II- Filippina Rosa Duchesne nacque a Grenoble il 29 agosto 1769, in una famiglia benestante. Suo padre, Pierre-François Duchesne, era avvocato e politico, mentre la madre, Rose-Euphrosine Périer, proveniva da una famiglia di mercanti. Filippina, seconda di sei figli, divenne la maggiore poiché la sorella primogenita morì nell'infanzia.<br /> Durante la sua giovinezza, il clima politico della Francia era turbolento a causa della Rivoluzione. Nonostante ciò, crebbe in un ambiente sereno e ricevette un'ottima educazione presso la scuola delle monache della Visitazione a Ste-Marie-d'En-haut. Sin da giovane, manifestò una forte attrazione per la vita missionaria, influenzata dal racconto di un gesuita che operava in Louisiana. A diciassette anni, Filippina comunicò ai genitori il desiderio di diventare monaca. Sebbene il padre fosse inizialmente contrario, le permise di entrare nel convento di Ste-Marie-d'En-haut, ma la situazione politica impedì che pronunciasse i voti. Con lo scoppio della Rivoluzione nel 1789, le monache furono espulse e Filippina tornò in famiglia, dedicandosi all'assistenza di malati e detenuti. Nel 1801, dopo il concordato tra Papa Pio VII e Napoleone, tentò di riaprire il convento ma senza successo. Nel 1804 si unì a Maddalena Sofia Barat nella Congregazione del Sacro Cuore, dove prese i voti meno di un anno dopo. Sebbene desiderasse partire subito come missionaria, dovette attendere dodici anni prima di poter realizzare il suo sogno. Nel 1818, partì per gli Stati Uniti con altre quattro suore, giungendo a New Orleans e poi a St. Louis. Lì fondò la prima scuola gratuita per bambini poveri a St. Charles, Missouri. Il suo lavoro missionario fu segnato da numerose difficoltà: la lingua inglese le risultava difficile e la cultura americana era molto diversa da quella europea. Nonostante ciò, riuscì ad aprire altri conventi a Florissant, St. Michael e St. Louis. Nel 1840, Filippina si ritirò dal ruolo di superiora per problemi di salute. Si trasferì a St. Louis e poi si unì a un gruppo di suore per lavorare con gli indiani potawatomi nel Kansas. Tuttavia, la sua salute ormai compromessa le impedì di continuare, e fu richiamata dai superiori. Trascorse gli ultimi anni a St. Charles, dedicandosi alla cura delle opere che aveva fondato. Filippina morì il 18 novembre 1852 a St. Charles, all'età di ottantatré anni. Fu sepolta nella cappella del convento. È stata beatificata da Papa Pio XII nel 1940 e canonizzata da Papa Giovanni Paolo II nel 1988. MARTIROLOGIO ROMAMNO. Nella città di Saint-Charles in Missouri negli Stati Uniti d’America, santa Filippina Duchesne, vergine delle Suo re del Sacro Cuore di Gesù, che, nata in Francia, al tempo della rivoluzione in patria aggregò una comunità religiosa e, recatasi poi in America, vi istituì numerose scuole.

nome San Romano di Antiochia- titolo Diacono e martire- nascita Palestina- morte Antiochia, Siria- ricorrenza 18 novembre- Romano morì ad Antiochia durante la persecuzione di Diocleziano (284-305); in ogni caso, dato che era nato in Palestina, Eusebio, fonte delle informazioni su di lui, lo inserì nell'elenco dei martiri di Palestina. Romano è anche il soggetto di un panegirico di S. Giovanni Crisostomo (13 set.) e di un poema scritto da S. Prudenzio (6 apr.) in suo onore. Diacono della Chiesa di Cesarea, quando iniziò la persecuzione, esortò i cristiani a rimanere saldi nella fede; vedendo che alcuni di loro, per paura, stavano per compiere sacrificio agli dèi pagani, li ammonì pubblicamente: perciò fu arrestato immediatamente, flagellato e condotto davanti al giudice, che lo condannò a essere arso vivo. Dato che il rogo venne spento da un forte acquazzone, l'imperatore, che si trovava ad Antiochia, ordinò di mozzargli la lingua; tuttavia Romano parlò ancora, lodando Dio, perciò fu legato al palo del rogo per un po' e poi strangolato in prigione. Prudenzio parla di un ragazzo di sette anni, di cui non dice il nome, che spinto da Romano, riconobbe il Dio dei cristiani e perciò fu decapitato. Eusebio non dice niente di lui, anche se tuttavia è citato con Romano nel Martirologio Romano, con il nome di Banda. Sembra molto più probabile che fosse un martire siriano chiamato Baralaha o Barlaam, che, attraverso alcune giustapposizioni in un antico elenco, è stato messo in relazione con Romano. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Antiochia in Siria, san Romano, martire, che, diacono della Chiesa di Cesarea, avendo visto durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano i cristiani obbedire alle disposizioni dei suoi decreti e affrettarsi verso i santuari degli idoli, li incitò ad alta voce a rimanere saldi nella fede e, dopo aver subito crudeli torture e il taglio della lingua, strangolato in carcere con un laccio fu coronato da un glorioso martirio.

nome Beato Grimoaldo della Purificazione- titolo Religioso Passionista- nome di battesimo Ferdinando Santamaria- nascita 4 maggio 1883, Pontecorvo, Frosinone- morte 18 novembre 1902, Ceccano, Frosinone- ricorrenza 18 novembre- <br /> Beatificazione Roma, 29 gennaio 1995 da papa Giovanni Paolo II- Grimoaldo della Purificazione Religioso nacque il 4 maggio 1883 a Pontecorvo nel Lazio. Consacrato dalla made alla Madonna, fin da piccolo sentì un'attrattiva particolare alla preghiera e alla penitenza. Nella Congrega dell'Immacolata di S. Maria di Porta si distinse per una fervida devozione alla Vergine e divenne catechista e apostolo tra i coetanei. Entrò giovanissimo nel noviziato della congregazione dei Passionisti, a Paliano, Ferdinando Santamaria emise la sua professione temporanea nel 1900, assumendo il nome di "Grimoaldo della Purificazione". Trasferito al convento di Ceccano, morì improvvisamente in seguito a una meningite acuta nel 1902. La sua vita fu come una meteora passata velocemente, ma che lasciò una intensa scia luminosa, come testimonia la sua beatificazione, celebrata da Giovanni Paolo II il 29 gennaio 1995. MARTIROLOGIO ROMANO. A Ceccano presso Frosinone, beato Grimoaldo della Purificazione (Ferdinando) Santamaria, religioso della Congregazione della Passione, che, mentre si preparava con fervore e gioia al sacerdozio, morì piamente colpito da una malattia.

nome San Maudeto- titolo Abate in Bretagna- nascita V secolo, Irlanda- morte VI secolo, Lanmodez, Francia- ricorrenza 18 novembre- Patrono di: è invocato da coloro che vogliono sbarazzarsi di rettili, insetti e vermi- A giudicare dal numero di chiese in suo onore, S. Maudedo (Maridez, Maudetus) fu il santo più famoso in Bretagna dopo S. Ivo (19 mag.); inoltre la tradizione lo identifica come patrono di S. Mawes-in-Roseland, villaggio di pescatori della Cornovaglia, vicino a Falmouth, sebbene non si conoscano i motivi che spinsero il popolo a dare il suo nome a una cappella e a un pozzo. Si hanno pochissime informazioni su questo santo. tuttavia, e le due Vite medioevali pervenute hanno scarso valore storico. Il nome è britannico ed esistono testimonianze topografiche supporto della teoria che lo mette strettamente in relazione con S, Budoc (8 dic.) e che afferma che erano entrambi monaci di origine gallese in missione in Cornovaglia e Bretagna, dove fondarono alcuni monasteri, in qualche modo, connessi a Dol. Secondo un'altra tradizione, tuttavia, Maudedo era irlandese e si recò in Bretagna durante il regno di Childeberto I (511-588), soggiornando con alcuni discepoli sull'isola di Modez, al largo della costa di Pays de Léon, che essi disinfestarono da serpenti e bisce, dando fuoco all'erba (questo santo è invocato contro il morso dei serpenti, il mal di testa c i vermi). Sia nella tradizione britannica che in quella della Cornovaglia, si racconta che fu un monaco molto dedito all'insegnamento e che faceva lezione all'aperto; secondo Lcland, Maudedo era un vescovo della Bretagna. Le reliquie furono venerate in molti luoghi, inclusi Lesneven, Quimper, Tréguier, e in particolare a Bourges, dove, a quanto pare, fu portato il corpo, durante le invasioni norvegesi del X secolo. Nell'XI secolo, si dice che Alan, conte di Penthièvre e Goèlo, sia entrato in possesso delle reliquie e le abbia donate all'abbazia di Beauport, che aveva fondato per i premonstratensi nella diocesi di Saint-Brieuc. Il nome di S. Maudedo compare nelle litanie bretoni del X secolo. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Bretagna sempre in Francia, san Maudeto, abate, che condusse vita monastica su un’isola deserta e, maestro di vita spirituale, annoverò tra i suoi discepoli molti santi.

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