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I santi di oggi 17 agosto:
nome Santa Beatrice de Silva- titolo Vergine- nome di battesimo Beatrice de Silva Meneses- nascita 1424, Cauta, Nord Africa- morte 1 settembre 1490, Toledo, Spagna- ricorrenza 17 agosto- Beatificazione 28 luglio 1926- Canonizzazione 3 ottobre 1976- Attributi bastone pastorale, giglio e stella sulla fronte- Beatrice de Silva Meneses, fu una santa portoghese, nacque a Cauta (Nord Africa) nel 1424 in una famiglia nobile. Sorella del beato Amedeo de Silva, Beatrice era imparentata con la famiglia reale portoghese. La sua bellezza e la sua virtù, attirò presto i nobili castigliani; ciò suscitò la gelosia della regina Isabella che la rinchiuse per tre giorni in una cassapanca, mettendo a rischio la sua vita. Liberata, fa voto di castità e parte a Toledo. Si racconta che ad accompagnarla nel viaggio sono le apparizioni di san Francesco d'Assisi e di sant'Antonio di Padova; arrivata a Toledo entra nel convento cistercense di San Domenico, dove vive per circa trent'anni. Grazie all'appoggio di Isabella la Cattolica, futura regina di Spagna, che dona a Beatrice il palazzo di Galiana in Toledo, con l'annessa chiesa di Santa Fè, la religiosa fonda l'ordine dell'Immacolata Concezione. Muore a Toledo il 1° settembre 1490. È proclamata santa nel 1976 da Paolo VI.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Toledo nella Castiglia in Spagna, santa Beatrice da Silva Meneses, vergine, che fu dapprima nobildonna della corte regia al seguito della regina Isabella; successivamente, desiderosa di una vita di maggior perfezione, si ritirò per molti anni tra le monache dellOrdine di San Domenico, fondando infine un nuovo Ordine che intitolò alla Concezione della Beata Maria Vergine.
nome San Giacinto Odrovaz- titolo Confessore- nascita 1183 circa, Kamien, Polonia- morte 15 agosto 1257, Cracovia, Polonia- ricorrenza 15 agosto e 17 agosto- Canonizzazione 1594 da papa Clemente VIII- Attributi ostensorio, statua della Madonna- Patrono di Lituania, gestanti- Nacque a Kamień in Slesia attuale Polonia dalla nobile ed antichissima famiglia Odrovaz, nell'anno 1183. Fin da giovanetto mostrò grande inclinazione alla virtù ed al raccoglimento. I suoi genitori lo affidarono ad ottimi maestri nella nativa città, poi venne mandato all'Università di Praga ed indi in Italia all'Università di Bologna. Quando ritornò in patria ricco di virtù e di sapere, fu dallo zio Ivo, vescovo di Cracovia, impiegato nella amministrazione della vasta diocesi. Tutte queste occupazioni non gli impedirono di compiere i suoi doveri verso Dio. Tenerissimo verso i poveri e verso i derelitti, spendeva tutte le sue entrate in elemosine con tanta generosità che talvolta riduceva se stesso nell'indigenza. Nell'anno 1218, dovendo lo zio Ivo fare un viaggio a Roma, condusse seco Giacinto. Quivi il nostro Santo conobbe S. Domenico, già celebre per la fama dei suoi miracoli, per la sua predicazione, e per la fondazione del nuovo ordine religioso. Il desiderio che anche la Polonia partecipasse dei vantaggi che S. Domenico procurava alla Chiesa, mosse Ivo e Giacinto a domandargli qualche suo discepolo, onde fondare anche nella loro patria conventi di Predicatori. Domenico prese quattro domestici del vescovo Ivo, li vestì dell'abito religioso, li istruì e li mandò in patria, nel giro di soli sei mesi: tra questi vi era pure Giacinto. Aveva allora 35 anni. Partirono da Roma a piedi e senza alcuna provvista. Quando Giunsero a Cracovia, il popolo che li attendeva li salutò come ambasciatori di Dio. In breve tutta la diocesi fu cambiata: i vizi furono debellati e si incominciò a vivere una vita di fervore e di fede. Ma, essendo la Polonia un campo troppo ristretto per lo zelo di Giacinto, si recò a portare la buona parola in Livonia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Scozia, si inoltrò nella Russia, fino al Mar Nero, e giunse anche alla Cina. Nelle sue peregrinazioni apostoliche Giacinto si fermò parecchio nella città di Kiovia attuale Kiev, allora capitale della Russia, ed ivi edificò un gran convento. Venuta l'invasione dei Tartari, il nostro Santo fu costretto a fuggire coi suoi compagni ed attraversata miracolosamente la Vistala sul suo mantello, giunse a Cracovia. Dal Sacro diario domenicano: Divotissomo fu San Giacinto di Maria vergine e riportò da essa prodigiosi favori. Aveva egli edificato in Chiovia un convento, ed una chiesa in di lei onore, e nel mentre che un dì celebrava la Santa Messa, entrarono in quella città i Tartari per saccheggiarla. Giacinto, di ciò avvertito, prese di subito il Santissimo sacramento affine di fuggir con esso, e sottrarlo agli oltraggi di quei barbari. Nel passare che fece davanti un'immagine ben grande in marmo di Maria santissima. Elle gli disse: perchè così mi lasci esposta agli affronti di quest'idolatria? E Giacinto, troppo grave è il peso, rispose. Prendimi, replicò la Madre d'Iddio, che l'amore rende leggero ogni grave peso. Tanto avvenne, perchè, presa con l'altra mano la statua, potè passo veloce non solamente uscir di Chiovia, ma passare sopra delle acque con piedi asciutti il fiume Boristene, e fino a Cracovia prosguire il viaggio. Due anni dopo visitò tutti i fedeli da lui evangelizzati e li confermò nella fede. Avendogli Iddio rivelato che era vicino il giorno della sua morte, ritornò nuovamente in patria, dove lo colse la febbre. Recatosi in chiesa, domandò e ricevette il S. Viatico e l'Estrema Unzione, e nel giorno dell'Assunta, 15 agosto 1257, volò al cielo a ricevere il premio delle sue grandi fatiche apostoliche. PRATICA. Facciamo una preghiera, un'offerta o un sacrificio per la diffusione del Vangelo. PREGHIERA. O Signore, che ci allieti ogni anno colla festa del tuo santo confessore Giacinto, concedici propizio che, mentre ne celebriamo la festa, ne imitiamo anche le azioni. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Callisto sulla via Appia, commemorazione di san Tarcisio, martire: per difendere la santissima Eucaristia di Cristo che una folla inferocita di pagani tentava di profanare, preferì essere lapidato a morte piuttosto che lasciare le sacre specie ai cani.
nome Santa Chiara da Montefalco- titolo Vergine, Badessa dell'Ordine delle Eremitane di S. Agostino- nascita 1268, Montefalco- morte 18 agosto 1308, Montefalco- ricorrenza 17 agosto- Canonizzazione 8 dicembre 1881 da papa Leone XIII- Santuario principale Chiesa Santuario di Santa Chiara da Montefalco- Vi furono dispute tra i francescani e gli agostiniani riguardo all'appartenenza di Chiara all'uno o all'altro ordine (un'importante riconoscimento per entrambi). Chiara in realtà apparteneva a tutti e due: infatti per quindici anni fu membro della comunità di pie giovani donne che conducevano una vita di penitenze in eremitaggi, come terziarie secolari di S. Francesco, sotto la direzione della sorella Giovanna, ma, quando decisero di intraprendere una vita conventuale, il vescovo di Spoleto diede loro la regola agostiniana. Il monastero della Santa Croce fu costruito nel 1290. Nel 1291, quando la sorella morì, Chiara fu eletta badessa. Già da prima era nota per la sua austerità, portata a un livello inusuale anche per quell'epoca: per esempio, quando violava la regola del silenzio, stava a piedi nudi nella neve e recitava la preghiera del Signore centinaia di volte. Le sorelle la tenevano in grandissimo rispetto come modello di vi-ta conventuale perfetta, di intensa meditazione è devozione alla passione di Cristo. Si dice che cadesse frequentemente in estasi ed era anche riconosciuta come operatrice di miracoli. Una volta disse alle sue sorelle: «Se cercate la croce di Cristo, prendete il mio cuore e vi troverete il Signore sofferente». Queste parole vennero prese alla lettera: dopo la sua morte nel 1308 il suo cuore venne esaminato e vi si trovò impressa una immagine della croce. Il suo culto si era già diffuso quando papa Urbano VIII (1623-1644) approvò un Ufficio speciale e la Messa per la sua commemorazione. Chiara ricevette tre divini favori: i suoi resti rimasero incorrotti, l'immagine della croce e altri strumenti della passione apparvero nel tessuto fibroso del suo cuore, il suo sangue si liquefaceva: tutti fenomeni che hanno suscitato l'usuale interesse e la produzione di letteratura pscudo-scientifica. Venne canonizzata da papa Leone XIII nel 1881. MARTIROLOGIO ROMANO. A Montefalco in Umbria, santa Chiara della Croce, vergine dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che resse il monastero di Santa Croce e fu ardente di amore per la passione di Cristo.
nome Sant'Eusebio- titolo 31º papa della Chiesa cattolica e martire- nascita III Secolo, Grecia- Elezione gennaio/aprile 309- Insediamento 18 aprile 309- Fine pontificato 21 ottobre 309- morte 21 ottobre 309, Sicilia- ricorrenza 17 agosto- Eusebio nato in Grecia, figlio di un medico, fu il successore di papa S. Marcello I (16 gen.), a cui sopravvisse di soli pochi mesi. Durante il papato del suo predecessore era sorto un profondo disaccordo all'interno della Chiesa romana su come comportarsi con i lapsi che, durante la persecuzione diocleziana, chiedevano il perdono. Eraclio e i suoi sostenitori erano a favore del perdono immediato senza punizione, opponendosi al papa che favoriva i sacerdoti che la ritenevano opportuna. I lapsi arrivarono a proporre Eraclio come antipapa. Un'iscrizione di S. Damaso papa (11 dic.) sulla tomba di S. Eusebio nel cimitero di Callisto mostra che questa disputa si protrasse durante il suo pontificato. Il contrasto all'epoca di S. Eusebio fu così acceso che l'imperatore Massenzio bandì dalla città sia Eusebio che Eraclio: Eusebio andò in Sicilia, dove morì quasi subito. Fu questo il motivo per cui per un periodo venne venerato come un martire, anche da Damaso. Massenzio, al contrario, aveva man-dato in esilio sia lui che il suo predecessore, Marcello 1, proprio per evitare di procurare loro l'onore del martirio. MARTIROLOGIO ROMANO. In Sicilia, anniversario della morte di sant’Eusebio, papa, che, valoroso testimone di Cristo, fu deportato dall’imperatore Massenzio in quest’isola, da dove esule dalla patria terrena, meritò di raggiungere quella celeste; il suo corpo fu traslato a Roma e deposto nel cimitero di Callisto.
nome Santa Giovanna della Croce- titolo Fondatrice- nome di battesimo Jeanne Delanoue- nascita 18 giugno 1666, Saumur, Francia- morte 17 agosto 1736, Saumur, Francia- ricorrenza 17 agosto- Beatificazione 5 novembre 1947- Canonizzazione 31 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II- Il racconto del cammino verso la santità di Giovanna è molto strano: sia la sua figura che quella del suo benefattore spirituale potrebbero apparire invenzioni nate dall'azione combinata del creativo Perrault (autore di leggende) e del più sobrio Mamontel (scrittore di racconti morali) per commentare le parole: «Dio opera in maniera misteriosa per ottenere ciò che vuole». Tuttavia le loro caratteristiche e gli eventi prodotti da questa bizzarra relazione sono ben attestati. Giovanna Delanoue, l'ultima di dodici fratelli, nacque il 18 giugno 1666 a Saumur, Anjoux, in Francia, dove i suoi genitori avevano un piccolo negozio di stoffe vicino al santuario di Notre Dame des Ardilliers. Anche se gli affari andavano bene, era difficile provvedere a dodici figli, così nel negozio si vendeva anche vasellame e altri beni, in particolare oggetti religiosi (immagini sacre, rosari) ai pellegrini che si recavano al santuario. Fin da piccola, Giovanna dovette iniziare ad aiutare la madre in negozio per il sostentamento di tutta la famiglia. Madame Delanoue era nota per la generosità verso i mendicanti ma, quando morì nel 1691, Giovanna, che era sempre stata devota ma nello stesso tempo molto concreta, dimostrò di essere non solo intelligente e attiva ma anche estremamente avara. Si impegnò con ogni mezzo per far prosperare il negozio, che aveva ereditato insieme alla casa, tenendolo aperto perfino la domenica e i giorni di festa. Giovanna iniziò anche a offrire alloggi a pagamento ai pellegrini, mettendoli in tuguri malsani nel retro della casa, scavati nella montagna anni prima. Prese come aiutante la nipote di diciassette anni, egualmente venale: si dice che Giovanna fosse così avara da mandarla a comprare cibo appena prima dei pasti così da non mentire quando diceva ai mendicanti che in casa non vi era nulla da mangiare. Giovanna, grazie al suo duro lavoro, aveva tutte le opportunità per diventare una buona donna d'affari, pur su piccola scala, e seguì questa via con decisione. Nel 1693, la vigilia dell'Epifania, arrivò a Saumur in pellegrinaggio una povera vecchia. Era una vedova di Rennes, di nome Francesca Souchet, una devota stravagante, fastidiosa ma innocua, che andava da un santuario all'altro. La donna sosteneva di avere rapporti stretti con il divino, ma i suoi racconti erano più che altro dei vaneggiamenti, raggiungendo il limite del comprensibile affermando; «Dio mi ha mandato questa prima volta per imparare la via»; Giovanna, stranamente, le diede alloggio praticamente gratis e rimase molto turbata da quella visita. Durante la Quaresima iniziò ad ascoltare le omelie, fece un piccolo pellegrinaggio nei santuari e sí recò da padre Genereau, un sacerdote con una buona reputazione di consigliere spirituale, cappellano dell'ospedale del villaggio. Ben presto iniziò a chiudere il negozio la domenica e a digiunare tre giorni a settimana, pur continuando a essere avara come prima. A Pentecoste, Francesca Souchet fece ritorno con nuove rivelazioni divine, che gli alitanti di Saumur trovarono così confuse da giudicarla pazza. Giovanna, al contrario, interpretò le sue parole come un ordine categorico di donare, e donare incessantemente: prese i suoi vestiti migliori e li diede a madame Souchet. «So che lei non ne ha bisogno» disse «ma Gesù mi ha detto che devo darglieli». Giovanna cadde in trance per tre giorni e tre notti, annunciando poi la sua conversione a una vita dedicata ai poveri, anche se ancora non sapeva in che modo. Francesca Souchet le trasmise un messaggio divino sorprendentemente preciso e puntuale, che ordinava a Giovanna di prendersi cura di sci bambini poveri che abitavano in una stalla a Saint-Florent: Giovanna portò a loro e ai genitori cibo e vestiti, prendendosene cura nei due mesi successivi. La Souchet sosteneva che i bambini le erano apparsi in visione, ma chiaramente questa strana donna era un consigliere acuto che aveva compreso pienamente la natura di Giovanna e come poter indirizzare a fin di bene le sue doti. Ben presto Giovanna iniziò ad occuparsi di altre persone e nel 1698 chiuse il negozio. I poveri si recavano direttamente da lei invece che aspettare le sue visite. In questo periodo iniziò a fare pratiche di mortificazione per espiare i suoi precedenti peccati: dormiva seduta su una sedia o sulla pietra con un sasso per cuscino. Nel 1700 Giovanna prese in casa con sé un bambino, a cui ben presto seguirono altre persone malate, vecchie e povere: arrivò ad alloggiare una dozzina di orfani e poveri e la casa divenne ben presto nota come "la Casa della Provvidenza". Nel 1702 l'edificio fu distrutto da una frana, e nell'incidente rimase ucciso un bambino. Giovanna trovò rifugio con i suoi protetti nelle stalle di una casa di oratoriani, ma i preti non riuscivano a sopportare il continuo via vai di mendicanti e la cacciarono. È difficile sapere se gli oratoriani fossero realmente così inospitali e avidi come il racconto li descrive, poiché spesso venivano accusati di giansenismo, mentre Giovanna (e i suoi agiografi) rappresentano una corrente ecclesiale completamente opposta. Infine Giovanna, insieme con la nipote, si stabilì in un'altra casa con tre stanze e una cantina, dove però non riusciva ad alloggiare tutti quelli che le chiedevano asilo. Nel 1704, dopo quattro difficili anni, trovò altre due giovani donne disposte ad aiutarla e, se fosse stato possibile, a iniziare la vita religiosa, poiché Gesù aveva detto a Giovanna che avrebbe fondato una congregazione. Il giorno di S. Anna, 1704, vestirono l'abito religioso delle suore di S. Anna: fu l'inizio della Congregazione di S. Anna della Provvidenza. Nel 1706 gli oratoriani affittarono a Giovanna una grande casa, ma pare che aumentarono l'affitto di più del doppio a causa delle persone sporche e rumorose che ella alloggiava. Il vescovo di Angers approvò la regola nel 1709, ed ella prese il nome di Giovanna della Croce. Gli oratoriani, che si dice disapprovassero le sue pratiche troppo entusiastiche, come la comunione quotidiana, tentarono di esercitare un controllo sulle sorelle e sulla loro opera. Giovanna riuscì a non farsi influenzare, tanto che durante l'epidemia di peste del 1709 la Casa della Provvidenza arrivò a ospitare più di cento persone. Fu Giovanna a fondare il primo ospizio di Saumur nel 171.5, anche se Luigi XIV lo aveva richiesto già nel 1672. Enrico de Vallière, governatore di Annecy, e altri benefattori, avevano acquistato il grande edificio della Casa dei Tre Angeli, che divenne poi la Casa della Grande Provvidenza. In questo periodo il consigliere spirituale di Giovanna la convinse a attenuare le sue mortificazioni, che erano divenute estreme. Intorno a lei si raccolsero ben presto quaranta aiutanti pronte a seguire il suo esempio di devozione ai poveri e di preghiera. Per molti anni Giovanna soffrì di dolorosissimi mal di denti, d'orecchie e di reumatismi, finché nel settembre 1735 una violenta febbre annunciò la sua malattia finale. Alla sua morte, il 17 agosto 1736, aveva fondato dodici comunità, ospizi e scuole. Si parlava già di lei come una santa per l'incessabile opera a favore degli orfani, dei vecchi, poveri e malati. Oggi ci sono circa quattrocento suore di S. Anna della Provvidenza a Saumur (che devono essere distinte dalla congregazione torinese che ha lo stesso nome), in Francia, in Madagascar e a Sumatra. Giovanna venne beatificata nel 1947 e canonizzata il 31 ottobre 1982. MARTIROLOGIO ROMANO. A Saumur presso Angers in Francia, santa Giovanna Delanoue, vergine, che, saldamente fiduciosa nell’aiuto della divina Provvidenza, dapprima accolse in casa sua orfane, anziane, malate e prostitute e poi fondò con alcune compagne l’Istituto delle Suore di Sant’Anna della Provvidenza.
nome San Mamas di Cesarea di Cappadocia- titolo Martire- nascita 259 circa, Cesarea in Cappadocia- morte 275 circa, Cesarea in Cappadocia- ricorrenza 17 agosto- Attributi leone, cervo, mucca, agnello, bastone, latte- Patrono di balie, animali- Tutto ciò che si conosce della vita di S. Mama (Mamante) si ricava dalle omelie di S. Basilio Magno (2 gen.) e S. Gregorio Nazianzeno (2 gen.), nelle quali viene detto che Mama era un pio pastore di Cesarea in Cappadocia, dove venne anche martirizzato. Secondo la tradizione orientale, era ancora un ragazzo quando venne lapidato all'epoca di Aureliano. Il culto si diffuse ampiamente: le narrazioni sulla vita sono riconducibili soprattutto allo stile dei racconti greco-romani; molte storie si sono sviluppate attorno alla sua figura, tra cui alcune derivate dalla leggenda di Orfeo, comunemente rappresentato nell'arte romana mentre addomestica le belve feroci. Si dice che Mama abbia lasciato i "lupi" della città per vivere tra le bestie pacifiche della campagna, nutrendosi di latte e miele. Quando dovette affrontare le bestie feroci nell'arena, gli animali «gli si sdraiarono ai piedi, muovendo le code a mostrare il loro affetto». Poi un «leone enorme», vedendo quanto erano pesanti le sue catene, iniziò a leccargli piano piano i piedi per dargli sollievo. Quando i soldati arrivarono per portarlo via, il leone li prese e li depose ai suoi piedi. Mama, però, disse al suo amico di tornare nella sua tana e il leone, «piangendo e singhiozzando», gli obbedì. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, san Mamas, martire, che, umilissimo pastore, visse solitario tra le selve dei monti in massima frugalità e subì il martirio sotto l’imperatore Aureliano per aver professato la sua fede in Cristo.