@Vitupero
I santi di oggi 5 maggio:
nome Sant'Angelo da Gerusalemme- titolo Martire, carmelitano- nascita 2 marzo 1185, Gerusalemme- morte 5 maggio 1225, Licata- ricorrenza 5 maggio- Canonizzazione 1456- Santuario principale Chiesa di Sant'Angelo, Licata- Attributi palma, tre corone, spada che lo trafigge- Patrono di Licata, Sant'Angelo Muxaro, Osidda e dei lavoratori- Nato a Gerusalemme, da un parto gemellare, Angelo fu ebreo non soltanto di razza, ma anche di religione, finché la madre, convertendosi al Cristianesimo, non portò alla fede anche i due figli gemelli, che si battezzarono insieme. E ancora insieme, alla morte dei genitori, i due fratelli decisero di comune accordo di farsi monaci sul Monte Carmelo, in Palestina. L'Ordine del Carmelo, che la tradizione diceva fondato dal Profeta Elia ' e nel quale, dai secoli remoti, fioriva la devozione per la Madonna, si poteva considerare come un felice punto d'incontro tra la tradizione ebraica e la rivelazione cristiana. I due gemelli di Gerusalemme, scegliendo il Carmelo come palestra di perfezione spirituale, si mostrarono fedeli alla loro razza, pur nella primavera della loro nuova fede cristiana. Proprio in quegli anni, il Beato Brocardo dava ai solitari del Carmelo una Regola di vita precisa e definitiva, permettendone la fortunata espansione in tutti i paesi. Angelo, ordinato sacerdote, percorse diverse regioni della Palestina lasciando traccia del suo passaggio nell'eco di molti miracoli. Ritornato sul Carmelo, non restò a lungo nella devota solitudine del promontorio palestinese. I superiori lo inviarono a Roma, proprio per sottoporre al Papa Onorio III la Regola adottata dal Beato Brocardo. Il Papa, che pochi anni dopo avrebbe approvato la Regola di San Francesco, confermò infatti la Regola carmelitana, e il monaco Angelo, compiuta la sua missione, venne inviato in Sicilia con il compito della predicazione. L'isola del sole era infestata dagli eretici Patarini, contro la cui diffidenza e sufficienza spirituale ben poca presa ebbero le parole e l'esempio del predicatore carmelitano, che soffri. perciò vivissimi contrasti. Contro i Patarini, San Domenico di Guzman aveva sguinzagliato i suoi « segugi del Signore », armati di sapienza e di povertà. E dai Patarini venne ucciso, presso Milano, San Pietro da Verona, primo Martire domenicano. In Sicilia, invece, a Licata, cadde Martire il carmelitano Sant'Angelo, vittima di un signorotto prepotente e scandaloso che gli aveva giurato odio acerrimo perché il predicatore aveva osato farsi medico della sua superbia e della sua dissolutezza. Colpito dai sicari mentre usciva dal dir Messa nella chiesa di San Giacomo, il 5 maggio del 1255, Angelo cadde trafitto da cinque colpi di spada. Le ferite cinque come quelle che piagarono il corpo di Gesù lo fecero apparire veramente un alter Christus, un secondo Cristo, vittima innocente per il ravvedimento dei peccatori. MRTIROLOGIO ROMANO. A Licata in Sicilia, sant’Angelo, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani e martire.
nome Sant'Irene da Lecce- titolo Vergine e martire- nascita IV Secolo, Lecce- morte IV Secolo, Lecce- ricorrenza 5 maggio- Attributi palma del martirio, idoli pagani frantumati ai suoi piedi- Patrona di Altamura, Lecce (fino al 1656), Erchie- Proprio a una delle più belle chiese barocche di Lecce ci richiama il nome della Santa di oggi, che della città è patrona secondaria. Questa chiesa è la centralissima Sant'Irene, tra il Duomo e il Municipio, e venne costruita dall'architetto leccese Giuseppe Cino tra la fine del '600 e i primi decenni del '700. Già allora la devozione per Sant'Irene, a Lecce, aveva alle spalle una tradizione millenaria. Irene infatti morì nel IV secolo, e morì. Martire per la fede, forse sotto Diocleziano. A Lecce si narrano molti suggestivi episodi sul conto di questa fanciulla, i cui veri contorni storici sono piuttosto vaghi e sfuggenti. Si dice, per esempio, che ella sarebbe stata la figlia di Licinio, il futuro Imperatore, e socio del grande Costantino, insieme con il quale avrebbe poi sottoscritto l'editto di tolleranza religiosa per i cristiani. La fede perciò dell'integerrima fanciulla avrebbe avuto un peso storico non piccolo, contribuendo a ben disporre l'animo paterno nei confronti dei credenti nel Cristo. Ed è perciò significativo il fatto che la conversione del padre sia stata ottenuta soltanto con il martirio della figlia. Quanto alla probabilità che Sant'Irene, la Martire di Lecce, sia stata veramente figlia di un Imperatore, non abbiamo elementi né per confutarla né per dimostrarla. C'è però un particolare curioso, che fa pensare a qualcosa di più che una coincidenza. Anche i Copti, cioè i cristiani scismatici di certe regioni africane, l'Etiopia soprattutto, onorano una Santa Irene o Erina. E anch'essi la dicono figlia di un re, Licinio. L'origine della devozione per i Santi presso i Copti è molto antica, ed è restata, per così dire, cristallizzata nei secoli. Si può pensare perciò che questa loro Sant'Irene e la Martire pugliese siano una stessa cosa. Irene è nome greco che vuol dire «pace». Quella pace che Sant'Irene, con il suo martirio, contribuì a riportare tra i cristiani, vittime delle persecuzioni, e che ancor oggi è l'augurio più bello e la preghiera più necessaria rivolta alla Patrona di Lecce nel giorno della sua festa.
nome San Nunzio Sulprizio- titolo Giovane operaio- nome di battesimo Nunzio Sulprizio- nascita 13 aprile 1817, Pescosansonesco (Pescara)- morte 5 maggio 1836, Napoli- ricorrenza 5 maggio- Beatificazione 1º dicembre 1963 da papa Paolo VI- Canonizzazione 14 ottobre 2018 da papa Francesco- Santuario principale chiesa di San Domenico Soriano- Patrono di operai, invalidi- La breve vita di Nunzio fu caratterizzata da una grande quantità di sofferenze di ogni tipo. Nato a Pescosansonesco (Pescara), rimase orfano in tenera età, venendo allevato da una zia che morì anch'essa prematuramente, quando egli aveva solo nove anni. Venne ospitato nella casa di un fabbro che lo mise a lavorare alla forgia. Una grave malattia lo colpì al piede sinistro e dovette trascorrere tre mesi nell'ospedale di S. Salvatore de L'Aquila, quando aveva quattordici anni. Poté riprendere pienamente il suo lavoro e si trasferì, l'anno seguente, a Napoli, chiamato dallo zio Francesco Sulprizio. Un certo colonnello Wochinger, che «lo amava come un figlio», desiderava adottarlo e voleva che andasse a vivere con lui a Castel Nuovo di Napoli, un palazzo reale allora trasformato in fortezza. Nel 1835, dopo un nuova e dolorosissima malattia sopportata eroicamente, i medici decisero di amputargli una gamba. Nunzio era però troppo debole per sopportare l'operazione ed essa venne posticipata. Non recuperò più la salute e morì all'età di diciannove anni. Era molto preciso in tutto ciò che faceva; si era dato una regola di vita che osservò fedelmente stando molto attento a non cadere nelle mancanze più leggere. Quando il suo corpo fu tumulato nella chiesa di S, Maria Avvocata Nostra a Napoli, il pittore Maldarelli ne eseguì il ritratto. Nel 1859 fu dichiarato venerabile; nel 1891 Leone XIII promulgò il decreto delle virtù eroiche e lo proclamò patrono della gioventù operaia, così come S. Luigi Gonzaga (21 lug. ) lo era degli studenti. Nel 1963 Giovanni XXIII riconobbe i suoi miracoli e un paio di anni dopo Paolo VI lo beatificò, invitando i credenti a farselo amico e a «seguire il suo celestiale modo di vivere nel nostro pellegrinaggio terreno». Il 14 ottobre 2018 Papa Francesco lo proclama Santo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Napoli, San Nunzio Sulprizio, che, orfano, malato di cancrena a una gamba e debole nel corpo, tutto sopportò con animo sereno e gioioso; di tutti si prese cura, consolò benevolmente i compagni di sofferenza e, nonostante la sua povertà, cercò di alleviare in ogni modo la miseria dei poveri.
nome San Gottardo di Hildesheim- titolo Vescovo- nascita 960 circa, Reichersdorf, Baviera- morte 4 maggio 1038, Hildesheim, Germania- ricorrenza 5 maggio e 4 maggio- Canonizzazione 29 ottobre 1131 da papa Innocenzo II- Santuario principale Santa Maria Assunta (Trenzano) e Cattedrale di Hildesheim- Patrono di Trenzano, Civiasco, Valpiana di Serina, Laxolo- Il famoso passo alpino del S. Gottardo prende nome da una cappella dedicata a questo santo, costruita sulla sommità del passo dal duca di Baviera. Gottardo, o Godehard, nacque a Reichersdorf, Baviera, e fu educato dai canonici che vivevano nell'abbazia di Nieder-Altaich, attirando la protezione dell'arcivescovo di Salisburgo, Federico. Insieme ai vescovi di Passau e Regensburg ripristinò la Regula di S. Benedetto nell'abbazia. Divenuto prete fu monaco con molti canonici e alla fine abate. Durante il suo governo, durato venticinque anni, riformò i monasteri di Tegernsee (Freising), Hersfeld (Turingia) e Kremsmunster (Passau) e fornì nove abati per molte case. Alla morte di S. Bernwald, vescovo di Hildesheim (20 nov.), l'imperatore S. Enrico (13 lug.) nominò S. Gottardo a quella sede. Benché avesse già sessant'anni mostrò un'energia inaspettata per quell'età: costruì e restaurò chiese, istituì scuole, riformò il capitolo della cattedrale e costruì un ospizio per malati e poveri. Mentre si prendeva cura — con grande spendita di energie — dei bisognosi, era meno condiscendente verso i vagabondi di professione, che chiamava «peripatetici»: a costoro permetteva di soggiornare nell'ospizio per due o tre giorni al massimo. Gottardo fu canonizzato nel 1131. Molte sue raffigurazioni di gran pregio si diffusero dal XI al XVII secolo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Hildesheim nella Sassonia in Germania, san Gottardo, vescovo, che, dapprima abate del monastero di Niederaltaich, visitò e istituì altri monasteri; poi, succeduto a san Bernardo in questa sede episcopale, operò per il bene della sua Chiesa, ristabilì nel clero l’osservanza della disciplina religiosa e aprì delle scuole.
nome Beata Caterina Cittadini- titolo Vergine- nascita 28 settembre 1801, Bergamo- morte 5 maggio 1857, Somasca- ricorrenza 5 maggio- Beatificazione Roma, 29 aprile 2001 da papa Giovanni Paolo II- Caterina Cittadini nacque a Bergamo il 28 settembre 1801. Dopo aver conseguito il diploma di maestra elementare venne assunta come maestra nella scuola femminile di Somasca, e maturò il desiderio di entrare in una congregazione religiosa: scelse di accompagnarsi a quella dei somaschi di S. Gerolamo Emiliani. Partecipò attivamente alla vita parrocchiale: maestra di dottrina cristiana, aprì la propria casa alla gioventù femminile, per animarla secondo lo stile oratoriano. L'attenzione ai poveri la condusse a porre attenzione alle orfane e alle ragazze impossibilitate a frequentare le scuole cittadine. Morì il 5 maggio 1857, dopo un giorno di agonia. È stata beatificata da Giovanni Paolo II il 29 aprile 2001. MARTIROLOGIO ROMANO. A Somasca vicino a Bergamo, beata Caterina Cittadini, vergine, che, rimasta orfana fin da piccola, fu educatrice umile e sapiente; si dedicò con impegno nel curare l’istruzione delle ragazze povere e l’insegnamento della dottrina cristiana, fondando per questo l’Istituto delle Suore Orsoline di Somasca.
nome San Massimo di Gerusalemme- titolo Vescovo- nascita Gerusalemme- morte 350 circa, Gerusalemme- ricorrenza 5 maggio- Si sa molto poco di Massimo. Fu confessore della fede sotto Diocleziano e Massimiano (ca. 303), subendo prima la tortura, che lo rese sciancato, e poi la condanna al lavoro nelle miniere. Dopo la pace costan tini an a divenne vescovo di Gerusalemme, succedendo a Macario. Durante la controversia ariana la sua ingenuità lo tradì e lo portò ad abbracciare false posizioni teologiche, in seguito però fece ammenda, e poté morire in pace. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Massimo, vescovo di Gerusalemme, il quale, dopo che gli era stato cavato un occhio e bruciato un piede con un ferro infuocato, fu condannato dal cesare Massimino Daia ai lavori forzati; lasciato poi libero, fu posto alla guida della Chiesa di Gerusalemme, dove, divenuto celebre per la sua gloriosa confessione di fede, riposò nella pace.
nome Sant'Ilario di Arles- titolo Vescovo- nascita 400, Arles, Francia- Consacrato vescovo 430- morte 5 maggio 449, Arles, Francia- ricorrenza 5 maggio- Incarichi ricoperti Vescovo di Arles- Ilario di Arles, da non confondere con il più noto omonimo di Poitiers (13 gen.), discendeva da una famiglia aristocratica imparentata con S. Onorato di Arles (16 gen.). Probabilmente fu educato in una scuola di retorica; la sua conversione viene descritta da Onorato in uno stile che riecheggia le Confessioni di S. Agostino. Ricco di doni naturali decise di diventare monaco a Lérins, dove però non rimase a lungo, poiché Onorato, eletto vescovo di Arles, lo volle con sé. Là rimase finché Onorato morì. Progettava di tornare a Lérins ma messaggeri della città di Arles lo inseguirono per comunicargli che era stato scelto come vescovo della città, all'età di ventinove anni. Da vescovo cercò di comporre le caratteristiche monastiche con quelle legate all'impegno pastorale (per esempio riservava un tempo determinato al lavoro manuale, dando il ricavato in elemosina). In diverse occasioni vendette i vasi sacri per riscattare prigionieri. Costruì e visitò monasteri nella sua diocesi. Fu anche pieno di zelo nei rapporti con gli altri vescovi, verso i quali come alcuni dei suoi predecessori — rivendicò una giurisdizione metropolitana. Giunse a deporre il vescovo Celidonio, che subito si appellò al papa S. Leone Magno (10 nov.), e a nominare il successore di un vescovo molto malato che però non morì. Ilario stesso andò a Roma: Leone, giudicandolo poco trattabile, lo lasciò nel suo ufficio proibendogli però di consacrare nuovi vescovi e assegnando il titolo di metropolita al vescovo di Fréjus. Si sa poco degli ultimi anni della sua vita. Morì all'età di quarantanove anni, dopo aver lavorato instancabilmente per la sua diocesi e, sembra, riconcilialo con S. Leone, che si riferì a lui con l'espressione «di beata memoria». Ilario è forse un esempio di persona dotata di talenti notevoli e di pietà, che però ricevette importanti incarichi in età troppo giovane da un parente influente. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Arles in Provenza, sant’Ilario, vescovo, che, promosso suo malgrado dall’eremo di Lérins all’episcopato, lavorando con le sue mani, vestendosi di una sola tunica sia in estate sia in inverno e andando sempre a piedi, rese visibile a tutti il suo amore per la povertà; dedito alla preghiera, ai digiuni e alle veglie, si adoperò instancabilmente nel ministero della parola, rivelò ai peccatori la misericordia di Dio, accolse gli orfani e destinò prontamente tutto il denaro raccolto dalle basiliche della città al riscatto dei prigionieri.
nome San Mauronto- titolo Abate e diacono- nascita 634- morte 702, Marchiennes, Francia- ricorrenza 5 maggio- Patrono di città di Douai- Mauronto nacque in una famiglia di santi: suo padre, S. Abalaldo, era un ufficiale alla corte di Dagoberto I; sua madre, S. Rictrude (12 mag.), negli ultimi anni della sua vita fu badessa di Marchiennes; anche tre sue sorelle (Clotsinda, Eusebia e Adalsinda) erano venerate. All'età di quindici anni Mauronto rimase orfano: íl padre fu ucciso durante una spedizione militare in Guascogna. Andò a vivere alla corte di Clodoveo II. Fu fidanzato con una giovane di nome Ermcngarda ma ruppe il fidanzamento per servire Dio nella vita religiosa. Venne ordinato diacono e fondò un monastero a Brueil-sur-Lys in un possedimento della sua famiglia. Più tardi fu richiamato a corte come cancelliere di Teodorico I, che gli ordinò di invitare S. Amato (13 set.), vescovo di Sion (Svizzera) in esilio, a guidare il monastero. Nel 690 Mauronto ne riprese il possesso. Durante gli ultimi anni della vita fu responsabile del suo monastero e del convento di suore di Marchiennes, la cui guida era stata lasciata vacante dalla morte di sua madre. Costruì anche una chiesa dedicata alla Vergine Maria, che fu consacrata dal vescovo di Thérouanne. Mauronto morì a Marchiennes e fu tumulato nella chiesa dell'abbazia accanto alla madre. Nell'870 razzie dei vichinghi obbligarono i monaci a trasferire le sue reliquie in un luogo sicuro, scegliendo Douai, città di cui divenne patrono. Il suo nome fu dato anche alla città di Merville (Maurontii villa), costruita accanto al monastero. Il suo culto era forte nell'area di Lilla e Cambrai. MARTIROLOGIO ROMANO. A Marchiennes nella Gallia belgica, ora in Francia, san Mauronto, abate e diacono, discepolo di sant’Amando.