@Vitupero

07/01/2024 alle 11:22

I santi di oggi 7 gennaio:

I santi di oggi 7 gennaio:

nome

Battesimo di Gesù

titolo

Gesù è dichiarato Figlio di Dio

ricorrenza

7 gennaio

Gesù Cristo giunto all'età di trent'anni, prima di andare nel deserto a passare quaranta giorni e quaranta notti continue in perfetto digiuno, si recò alla riva del fiume Giordano, ove si trovava S. Giovanni Battista, e là si fece da lui battezzare.

S. Giovanni Battista stava alla riva del fiume Giordano a predicare la penitenza al popolo, a battezzarlo in segno di tal penitenza, e così a disporlo alla venuta del Messia, che era Gesù Cristo istesso.

Intanto che Gesù Cristo usciva dall'acqua si aprirono i Cieli sopra di Lui, il Padre Eterno fece udire la sua voce, dicendo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto... ascoltatelo; e lo Spirito Santo discese, in forma di colomba sul Capo di Gesù Cristo, alla presenza di tutto il popolo; quindi si vennero a conoscere chiaramente le Tre Persone della SS. Trinità; imperocché nel Padre Eterno, che parlava, abbiamo la prima Persona; in Gesù Cristo che veniva battezzato, la seconda Persona e nello Spirito Santo che discendeva in forma di colomba, la terza Persona; quindi abbiamo un Dio in Tre Persone veramente distinte.

Gesù Cristo non aveva bisogno del Battesimo, perchè non aveva peccato, ma Santità infinita: pure volle essere battezzato al fiume Giordano, per istituire il Sacramento del Battesimo santificando le acque, onde avessero la virtù dl santificare quelli che dovevano ricevere questo Sacramento.

Oggi la Liturgia ricorda il Battesimo di Gesù: si tratta di un momento simbolico molto importante poiché apre la strada della nuova concezione dei cristiani quali figli di Dio. La celebrazione liturgica di oggi ci invita a riflettere sul nostro Battesimo, sul giorno della nostra rinascita come figli di Dio, come più volte ha ricordato Papa Francesco nel corso delle proprie catechesi e delle omelie in Casa Santa Marta.

Il Battesimo cristiano, istituito da Gesù, differisce da quello che veniva impartito da Giovanni Battista: l'ultimo dei Profeti del Vecchio Testamento, ovvero Giovanni Battista il Precursore, impartiva un Battesimo di purificazione, secondo quanto profetizzato da Ezechiele: «Le nazioni sapranno che io sono il Signore, quando mostrerò la mia santità in voi davanti a loro. Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli».

Lo spirito di purificazione è proprio al centro del Battesimo di Giovanni Battista: infatti, sempre secondo quanto spiegato dal profeta Ezechiele, Israele per vivere nuovamente in relazione con Dio e ricevere il suo Spirito, dopo il peccato verso Dio, che gli ha meritato l'esilio, doveva essere purificato, azione questa simboleggiata dell'acqua, «vi aspergerò con acqua e sarete purificati».

Per questo la folla dei penitenti che accorreva da Giovanni simboleggia il Popolo di Dio che si avviava al rito di purificazione di perdono. Tuttavia, a questi che vedevano in Giovanni il Messia, il Battista stesso precisava «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali; costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

Così all'età di 30 anni anche Gesù, benché privo di ogni peccato, si presenta a Giovanni per solidarizzare con il Popolo penitente che cercava la salvezza dell'anima - rappresentando così la riconciliazione divina con il genere umano, dopo il peccato universale - e per santificare il Battesimo, che grazie alla sua presenza non sarà più un atto di sola purificazione, ma di rinascita in virtù della venuta in ognuno dello Spirito di Dio.

Il Battista, al vedere Gesù, riconosce in Lui il Messia e, secondo il Vangelo di Matteo (Mt 3,13-17) si ritrasse dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?» al ché la risposta di Gesù fu «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Appena compiuto il Battesimo, Gesù uscì dall'acqua e «si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento"».

Con il Battesimo al Giordano inizia il cammino pubblico di Gesù, che avrà la sua conclusione in un altro Battesimo, il Battesimo nella Passione: in tal senso il rito penitenziale al Giordano viene considerato una prefigurazione della morte di Gesù sulla croce, compimento del progetto di salvezza di Dio.

La decisione di Gesù di farsi solidale coi peccatori, confondendosi con questi e chiedendo il Battesimo, esprime la sua volontà di redimere dal di dentro l'umanità con la sofferenza e l'offerta della propria vita. Tale scelta viene approvata da Dio ed è in tale chiave di lettura che va vista la manifestazione del Padre e dello Spirito che ha luogo al Giordano.

Infine la manifestazione della colomba esprime la particolare unzione dello Spirito Santo: non si pensi che nel Battesimo di Gesù vi sia un aumento della santità di Gesù. La santità in Gesù è perfetta e totale fin dal momento dell'unione del Verbo con la natura umana nel grembo di Maria, ma per mezzo della manifestazione della colomba viene rivelato pubblicamente la Sua qualità di consacrato a cui viene affidata la missione del Servo sofferente (cfr. Is 53).

PRATICA. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d'amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli. Oggi ricordate o ricercate la data del vostro Battesimo, sarà molto bello per ringraziare Dio del dono del Battesimo.

PREGHIERA. O Signore, quando fui battezzato ero un bambino inconsapevole. Ora però so la grandezza del dono che mi hai fatto: mi hai innestato in Cristo tuo figlio immergendomi nella sua morte e risurrezione e sono rinato tuo figlio. Mi hai inserito nella tua Chiesa, comunità di salvezza, come un membro attivo e responsabile, mi hai dato un futuro e una speranza nella fede e nell'amore. Grazie, Signore! Aiutami, ti prego, a essere coerente al mio Battesimo vivendo una vita d'amore per te e per i fratelli sull'esempio di Gesù. Amen.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa del Battesimo di nostro Signore Gesù Cristo, in cui egli mirabilmente è dichiarato Figlio di Dio, l'amato, le acque sono santificate, l'uomo è purificato e tutto il creato esulta.

nome<br /> San Raimondo de Penafort</p> <p> titolo<br /> Sacerdote</p> <p> nascita<br /> 1175 Peñafort, Catalogna, Spagna</p> <p> morte<br /> 6 gennaio 1275 Barcellona,Spagna</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio, (23 gennaio messa tridentina) </p> <p> Canonizzazione<br /> 29 aprile 1601 da papa Clemente VIII</p> <p> Santuario principale<br /> Cattedrale della Santa Croce e Sant'Eulalia, Barcellona (tomba)</p> <p> Patrono di<br /> giuristi, giureconsulti, avvocati della Spagna</p> <p> Nacque Raimondo alla fine dell'anno 1175 in Peihfort. castello della Catalogna, appartenente alla sua famiglia.<br /> Studiò retorica e filosofia a Barcellona, passando poi a Bologna per laurearsi in legge. Conseguita la laurea dottorale, fu eletto professore di diritto canonico.<br /> Il vescovo Berengario, passando per Bologna, lo prese seco, riconducendolo a Barcellona e conferendogli un canonicato di quella cattedrale. Raimondo, sempre umile in mezzo agli onori, conduceva una vita veramente ecclesiastica: sacre funzioni, ritiro, studio; non trattava con nessuno, se non ve lo spingeva la carità.<br /> Il desiderio però di maggior perfezione lo indusse ad abbracciare, nell'anno 1222, l'ordine dei Padri Predicatori, otto mesi dopo la morte del fondatore S. Domenico.<br /> Nel nuovo stato, non solamente si assoggettò a tutti i doveri imposti dalla regola, ma vi aggiunse nuove penitenze e austerità. Desideroso di sempre meglio purgarsi da ogni peccato, pregò i suoi superiori d'imporgli rigorose penitenze: fu esaudito: ma non era ciò che si aspettava. Gli fu imposto di comporre una raccolta di casi di coscienza per istruire i confessori e gli studenti di morale. Questa raccolta è detta: Somma di S. Raimondo, ed è la prima opera del genere.<br /> Il Papa, come riconoscimento della fatica compiuta, gli offrì le principali dignità ecclesiastiche, ma egli umilmente ricusò.<br /> Caduto ammalato, approfittò dell'occasione per ritornare al suo primo monastero, ciò che gli fu concesso. Se ne tornò il Santo quale era partito, povero, senza pensioni, senza cariche, in nulla distinguendosi dagli altri religiosi.<br /> Riavutosi dalla malattia, ricominciò con ardore le austerità. Nel 1238 fu eletto Generale del suo ordine, in luogo del beato Giordano, immediato successore di S. Domenico.<br /> Raimondo si sottomise alla volontà di Dio; ma dopo aver guidata due anni con gran prudenza e pietà il suo ordine, rinunziò al generalato, adducendo la scusa della sua malattia e l'età avanzata (aveva 65 anni).<br /> Si lusingava Raimondo di poter trascorrere tranquillamente i suoi giorni e prepararsi al passo definitivo; ma troppo grande era il suo credito perchè ciò gli potesse riuscire. <br /> Papa Celestino IV e i suoi successori, gli affidarono continuamente affari delicati e difficili, e re Giacomo d'Aragona lo elesse suo confessore.<br /> Fu chiamato a ricever la corona delle sue fatiche nell'anno 1275, in età di 100 anni.<br /> Molti sono i miracoli che la tradizione attribuisce al santo. Il più famoso narra di una miracolosa dislocazione. San Raimondo sempre molto attivo nella conversione dei giudei fu convinto dal re Giacomo I ad accompagnarlo sull'isola di Maiorca, dove era molto numerosa la comunità di fede giudaica. Trattandosi della salvezza delle anime Raimondo non seppe dire di no, ma appena si accorse di una tresca del Re, egli lo riprese con franchezza. Non essendosi il sovrano emendato, Raimondo decise di ritornarsene a Barcellona, sembrandogli una complicità la sua permanenza a corte. Avendo Giacomo I proibito a tutte le navi di prenderlo a bordo, egli stese il suo mantello sul mare, vi salì sopra, e in sei ore percorse le centosessanta miglia che lo separavano dal suo convento; in esso entrò a porte chiuse.</p> <p> PRATICA. Chi vuoi aspirare alla vita interiore, bisogna che con Gesù si ritiri dal mondo, e nel silenzio e nella quiete, riponga la sua più gradita consolazioni. (da l'imitazione di Cristo).</p> <p> PREGHIERA. Signore, che scegliesti il beato Raimondo ad insigne ministro del sacramento della Penitenza, concedici di poter fare, per sua intercessione, degni frutti di penitenza, e giungere al porto di eterna salvezza.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. San Raimondo di Penyafort, sacerdote dell'Ordine dei Predicatori: insigne conoscitore del diritto canonico, scrisse rettamente e fruttuosamente sul sacramento della penitenza e, eletto maestro generale, preparò una nuova redazione delle Costituzioni dell'Ordine; in avanzata vecchiaia a Barcellona in Spagna si addormentò piamente nel Signore.<br />

nome<br /> San Luciano di Antiochia</p> <p> titolo<br /> Teologo, Sacerdote e Martire </p> <p> nascita<br /> 235 circa Samsat, Siria del Nord</p> <p> morte<br /> 7 gennaio 312 Nicomedia</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio </p> <p> Santuario principale<br /> Lusciano, chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo</p> <p> Attributi<br /> abito sacerdotale, palma, Bibbia in mano, delfino, macina da mulino, ostia e teca contenente il suo teschio</p> <p> Patrono di Lusciano</p> <p> Mai la Chiesa di Dio nei suoi giorni di pace e di trionfo, dimenticherà quanto vada debitrice all'èra dei Martiri, anzi fino alle ultime generazioni ella mostrerà ai suoi figli le gesta sublimi di quegli eroi. affinchè possano attingere da essi forza e coraggio nel seguire la fede.<br /> Oggi appunto la Chiesa onora uno di coloro che appartennero alla eletta schiera dei Martiri che nei primi tempi della Chiesa di Cristo irrorarono la terra del loro sangue: S. Luciano.<br /> Questo Santo nacque a Samsat nella Siria del Nord, da ricchi genitori pagani, che l'educarono al culto dei falsi dèi.<br /> Aveva appena dodici anni, ma il suo bel cuore piacque a Dio, ed illuminato da luce divina intese la celeste chiamata : fu istruito da santi monaci e ricevette con gioia il Battesimo. Ora Luciano, rigenerato nelle acque salutari, lo vedremo qual bianca colomba volare verso il monte della perfezione. Lasciato non senza rimpianto il paese natio, venne in Edessa, e sotto la guida di un certo Macario, interprete delle Divine Scritture, si applicò allo studio di quelle e nello stesso tempo agli esercizi di una vita mortificata e santa.<br /> Scarso il suo cibo, austere le penitenze, Luciano trascorreva i giorni in un'intima unione con Dio, che lo consolava con doni celesti. Si portò ad Antiochia e quivi, ordinato sacerdote, raccolse attorno a se al<br /> cuni giovani fervorosi, e con loro s'applicò a trascrivere la Sacra Scrittura. Trovandola alquanto alterata dagli eretici, ne intraprese una accuratissima revisione, fondandosi sulla traduzione dei Settanta.<br /> Trionfando in quel tempo l'eresia di Ano. S. Luciano ne rimase per alcun tempo intaccato: conosciuto però l'errore e le decisioni della Chiesa, venne a Nicomedia e quivi si riconciliò coi fedeli. Anzi, fu tanto il suo dolore per questo fallo, che bramò ardentemente cancellarlo col suo sangue. E Dio l'esaudì.<br /> Era in quel tempo imperatore Massimino Daza, il quale, odiando i Cristiani, ne voleva distrutto lo stesso nome. L'editto venne emanato e la decima ed ultima persecuzione decretata: persecuzione ferocissima che popolò il cielo di uno stuolo innumerevole di Martiri.<br /> Luciano ai primi sintomi della persecuzione si portò ad Antiochia per confortare e sostenere quei fedeli; vi stette alcun tempo ignorato, ma un eretico traditore lo diede in mano ai persecutori. Costoro lo condussero a Nicomedia dall'imperatore. Nel viaggio il santo prete riuscì a convertire quaranta soldati apostati, i quali ben presto con atroci tormenti e colla morte sopportata per la fede ripararono la loro debolezza.<br /> L'ora del Santo era giunta: dopo alcuni giorni di prigionia, fu condotto innanzi all'imperatore e da questo tentato come tutti gli altri, di apostasia. Tutto fu inutile: la costanza dell'amante di Cristo vinse e mentre le sue membra venivano lacerate, egli innalzava inni al Signore: era il 7 gennaio del 312.<br /> PRATICA. S. Luciano ci insegni ad amare le Divine Scritture ed a leggerle con fede e devozione.</p> <p> PREGHIERA. O Signore, che rallegri con l'annua solennità del tuo martire e sacerdote. San Luciano, concedici che siamo accesi dagli esempi di colui dei cui meriti rallegriamo. <br />

nome<br /> San Crispino I</p> <p> titolo<br /> Vescovo di Pavia</p> <p> nascita<br /> Pavia</p> <p> morte<br /> 466 circa Pavia</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio </p> <p> Canonizzazione<br /> 20 dicembre 1888 da papa Leone XIII</p> <p> Santuario principale<br /> Cattedrale di Santo Stefano e Santa Maria Assunta</p> <p> Patrono di Porana</p> <p> Crispino è ricordato da Ennodio nella " Vita di San Epifanio". Nacque a Pavia da nobile famiglia e, essendo canonico, fu promosso episcopato da Sant'Ursicino, a cui successe Vescovo di Pavia durante il pontificato di San Leone I Magno, intorno al 433; accolse sant'Epifanio tra i lettori della sua chiesa, lo ordinò suddiacono e nel 456 diacono, designandolo suo successore.<br /> Sembra che si sia distinto per i suoi servizi alla pace tra i cittadini, intervenendo nelle controversie delle fazioni opposte. Allo stesso modo contribuì a ristabilire la concordia tra alcuni contendenti che contestavano il prezzo di alcuni campi e per questo tutti gli erano grati, e fu ricordato come un prezioso intervento dell'uomo apostolico.<br /> Nonostante un lungo episcopato di circa 34 anni non si hanno ulteriori informazioni della sua vita. Crispino fu sepolto nella chiesa di Santa Maria Maggiore, da lui stesso fatta costruire.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, san Crispino, vescovo.

nome<br /> Beata Maria Teresa del Sacro Cuore</p> <p> titolo<br /> Fondatrice</p> <p> nome di battesimo<br /> Jeanne Haze</p> <p> nascita<br /> 1777 circa Liegi, Belgio</p> <p> morte<br /> 1876 Liegi, Belgio</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio </p> <p> Beatificazione<br /> 21 aprile 1991 da papa Giovanni Paolo II</p> <p> Al secolo Giovanna Haze, nacque a Liegi, Belgio in un anno incerto (1782 secondo il dizionario degli Istituti di Perfezione; 1777 secondo Bibliothcca Sanctorum, per cui sarebbe morta a 99 anni). Suo padre era impiegato alla segreteria arcivescovile di Liegi. La famiglia dovette fuggire nel 1794 a causa della Rivoluzione francese, e l'anno successivo il padre morì.<br /> Giovanna aveva diverse sorelle che si sposarono, mentre lei e Ferdinanda divennero religiose, sebbene durante e dopo la Rivoluzione fosse impossibile trovare un ordine in cui professare. Le due rimasero in famiglia, dedite all'apostolato fra i poveri e gli infermi della parrocchia e all'insegnamento nella scuola fondata nel 1832 da un'altra sorella.<br /> Nel 1830, restaurata in Belgio la libertà per gli ordini religiosi, Giovanna tornò al progetto di fondare una nuova congregazione (Figlie della S. Croce), che fu di fatto approvata nel 1832. Come superiora, con il nome di suor Maria Teresa del S. Cuore di Gesù, vide la nascita e il notevole sviluppo della congregazione che diresse per oltre quarant'anni.<br /> L'istituto, dedito all'educazione delle giovani, alla cura degli infermi e all'evangelizzazione, durante la vita di lei si diffuse in Germania (1851), India (1862) e Inghilterra (1863). Dopo la sua morte si estese al Congo Belga, all'Irlanda, c, nel 1958, agli Stati Uniti. Attualmente conta circa millecinquecento religiose in centotredici case.<br /> La Madre Maria Teresa morì a Liegi il 7 gennaio 1876, ricca di anni e di meriti. È stata beatificata da Giovanni Paolo II il 21 aprile 1991.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. A Liegi in Belgio, beata Maria Teresa (Giovanna) Haze, vergine, che fondò la Congregazione delle Figlie della Santa Croce al servizio dei deboli e dei poveri.

nome<br /> Beata Lindalva Justo de Oliveira</p> <p> titolo<br /> Vergine e martire</p> <p> nome di battesimo<br /> Lindalva Justo de Oliveira</p> <p> nascita<br /> 20 ottobre 1953 Sitio Malhada da Areia, Brasile</p> <p> morte<br /> 7 gennaio 1993 Salvador do Bahia, Brasile</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio </p> <p> Lindalva nacque a Sitío Malhada da Areia, Rio Grande do Norte (Brasile), in una famiglia molto umile. Nel 1979 conseguì il diploma di "assistente amministrativo". Per dieci anni lavorò come commessa in alcuni negozi e successivamente come cassiera in una stazione di servizio. Mandava a sua madre la maggior parte dei soldi che guadagnava.<br /> Nella città di Natal, dove viveva e lavorava, iniziò a frequentare la casa delle Figlie della Carità e la casa di cura dove svolse il suo apostolato, dedicandosi generosamente al volontariato. La morte del padre la fece riflettere sull'esistenza e sull'aiuto ai poveri. "Voglio avere una felicità celeste", dichiarò, "traboccare di gioia, aiutare gli altri e fare instancabilmente il bene".<br /> Nel 1989 entrò a far parte delle Figlie della Carità. Nel 1991 fu mandata a servire la casa di cura di San Salvador de Bahía. La cordialità e la gioia con cui lavorava gli valsero stima e ammirazione di tutti. Infettò gli altri con il suo ottimismo.<br /> Nel 1993 arrivò al manicomio un uomo, Augusto da Silva Peixoto, di carattere difficile che si innamorò della nostra beata. Iniziò un periodo di prova molto duro. Con buone parole, Lindalva le fece capire che era totalmente consacrata a Dio, ma quest'uomo, rifiutato, decise di ucciderla con una serie di pugnalate che la portarono alla morte.<br /> Fu beatificata da Benedetto XVI il 2 dicembre 2007.

nome<br /> Beato Matteo Guimerà di Agrigento</p> <p> titolo<br /> Vescovo</p> <p> nome di battesimo<br /> Matteo Guimerà</p> <p> nascita<br /> 1377 circa Agrigento</p> <p> Ordinato presbitero<br /> 1400</p> <p> Nominato vescovo<br /> 17 settembre 1442 da papa Eugenio IV</p> <p> Consacrato vescovo<br /> 30 giugno 1443 dal vescovo Giovanni De Rosa</p> <p> morte<br /> 1450 circa Palermo</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio </p> <p> Beatificazione<br /> 22 febbraio 1767 da papa Clemente XIII</p> <p> Matteo de Gallo Cimarra nacque ad Agrigento, da genitori spagnoli. All'età di 18 anni divenne francescano e in Spagna conseguì il dottorato in filosofia e teologia, fu ordinato sacerdote nel 1400. Insegnato religione ai suoi fratelli in Spagna per quattro anni.<br /> Quando San Bernardino da Siena iniziò il suo apostolato in tutta Italia, Matteo lasciò la Spagna e arrivò a Siena, dove fu accolto da San Bernardino come compagno di apostolato e francescano osservante. I due lavorarono insieme per circa 15 anni per diffondere il culto del Santo Nome di Gesù e la devozione a Maria, e insistettero per riportare l'Ordine Francescano all'ideale originale. Costruì molti nuovi conventi, centri di spiritualità francescana. Nel 1443 fu eletto Provinciale di Sicilia, che contava 50 conventi, di cui 38 portavano il nome di Santa Maria di Gesù.<br /> Con il Santo Nome di Gesù girò la Sicilia, predicò il Vangelo e ricordando ai sacerdoti la loro dignità ravvivò la fede del popolo e convertì peccatori. La sua predicazione fu confermata dai miracoli. Fu maestro e formatore di santi, che voleva come collaboratori: Giovanni di Palermo, Cristoforo Giudici, Gandolfo di Agrigento, Beato Arcangelo Piacentini di Calatafimi, Lorenzo di Palermo e Beata Eustochia Smeralda Calafato. San Bernardino da Siena fu accusato di eresia davanti a papa Martino V per aver predicato il culto del Nome di Gesù. I beati Matteo e San Giovanni da Capistrano difesero energicamente il grande maestro. E il processo si concluse con il trionfo degli imputati.<br /> Eugenio IV lo nominò vescovo di Agrigento nel 1442 e fu consacrato l'anno successivo. Svolse un'intensa attività, riformò il suo gregge, sradicò gli abusi, ripristinò la disciplina, destinò ai poveri le ricche rendite del suo vescovato, combatté la simonia. Fu accusato ingiustamente davanti a Eugenio IV, che lo chiamò a sé e ne riconobbe l'innocenza. Dopo tre anni di episcopato si dimise dalla diocesi e ottenne dal Papa il permesso di rientrare in convento a Palermo, dove trascorse gli ultimi anni in preghiera e solitudine, dando esempio di virtù ammirevoli. Aveva 71 anni quando morì. La sua tomba divenne famosa per i frequenti miracoli. Clemente XIII approvò il suo culto il 22 febbraio 1767.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Palermo, transito del beato Matteo Guimerá, vescovo di Agrigento, dell’Ordine dei Minori, cultore e propugnatore del Santissimo Nome di Gesù.<br />

nome<br /> San Tillone</p> <p> titolo<br /> Monaco benedettino di Solignac</p> <p> nascita<br /> Sassonia</p> <p> morte<br /> Solignac, Francia</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio </p> <p> Originario della Sassonia, Tillo fu imprigionato nei Paesi Bassi e là riscattato e battezzato da S. Eligio (1 dic.), l'evangelizzatore di una gran parte dei Paesi Bassi sotto il regno di re Clodoveo II. Eligio lo mandò a studiare nella sua abbazia di Solignac, nel Limousin, e forse lo utilizzò come fabbro, essendo egli mastro di conio a Parigi (e riconosciuto in seguito come santo patrono degli operai metallurgici).<br /> Quando fu nominato vescovo, Eligio richiamò Tillo nei Paesi Bassi e lo inviò a evangelizzare le terre attorno a Courtrai. Egli morì poi nel 660, e qualche tempo dopo Tillo fece ritorno a Solignac, dove condusse una vita da recluso, semplice e austera, presso l'abbazia. Morì ultra novantenne.<br /> Il suo culto è antico e diffuso in Belgio e Francia, dove è noto anche con il nome di Tillone o Theau, e il suo nome è ora per la prima volta incluso nel Martirologio Romano. A lui sono dedicate molte chiese nelle Fiandre, nel Limousin, nell'Alvernia e in altre parti della Francia.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. A Solignac presso Limoges nella regione dell’Aquitania, in Francia, san Tillone, che, discepolo di sant’Eligio, fu artigiano e monaco.<br />

nome<br /> San Canuto Lavard</p> <p> titolo<br /> Martire</p> <p> nascita<br /> 1096 circa Roskilde, Danimarca</p> <p> morte<br /> 1131 Haraldsted-Ringstadium, Zeeland, Danimarca</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio </p> <p> Canonizzazione<br /> 1169</p> <p> Attributi<br /> palma, corona e lancia, ciborio</p> <p> Knut era il secondo figlio di re Eric il Buono di Danimarca, conosciuto come "il Signore" dai suoi connazionali. Fu nominato duca dello Jutland meridionale da suo zio re Niels, che gli affidò la difesa del territorio dai vendi (slavi provenienti dalla Sassonia orientale e dalla Prussia).<br /> Tentò di istituire un regime di giustizia e di pace ma la pirateria vichinga mise a dura prova i suoi propositi. Nel 1129 l'imperatore Lotario III lo riconobbe re dei vendi occidentali, irritando re Niels, che lo fece uccidere da due suoi cugini il 7 gennaio 1131. L'aver sostenuto l'attività missionaria di S. Vicelin, apostolo dei vendi (t 1154, 12 dic.), costituì un gesto determinante per l'avvio della sua canonizzazione, avvenuta nel 1169 su richiesta di suo figlio, re Valdemaro I e dell'arcivescovo Eskil di Lund.<br /> In Danimarca è considerato martire, ed è ancora onorato come tale nel nuovo Martirologio Romano, ma la sua morte in verità fu causata più da ragioni dinastiche che religiose.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. Nella selva presso Ringsted in Danimarca, san Canuto, detto Lavard: duca dello Schleswig, resse con giustizia e prudenza il suo principato e favorì il culto, ma fu ucciso da nemici invidiosi della sua autorità.<br />

nome<br /> San Polieuto</p> <p> titolo<br /> Martire</p> <p> nascita<br /> III secolo Melitene</p> <p> morte<br /> III secolo Melitene</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio </p> <p> Polieuto nacque a Melitene nel 250. All'inizio della persecuzione di Lezio, Polieuto e Nearco, entrambi di origine greca e ufficiali nell'esercito romano, si trovavano a Melitene (Armenia). Polieuto aveva sposato Paolina, figlia di un funzionario romano della provincia di nome Felice ed era ancora dedito al culto degli idoli, mentre Nearco era cristiano. Quando cominciò la persecuzione, Nearco comunicò a Polieuto i suoi timori. "Stiamo per essere separati da questo editto dell'imperatore". Polieuto lo rassicurò: "Niente affatto: in una visione che ho appena avuto, mi è apparso il Cristo che tu adori, mi ha rivestito con una ciamide di un bianco risplendente e mi ha donato un cavallo alato".<br /> Nearco iniziò dunque a istruire Polieuto nella religione cristiana, e quando quest'ultimo apprese che il martirio poteva sostituire il battesimo, provò un grande desiderio di divenire martire. Entrambi uscirono e, pieno di zelo, con l'imprudente fervore di un neofita, Polieuto stracciò l'editto imperiale che era affisso nelle strade di Melitene e fece a pezzi gli idoli. Fu immediatamente arrestato e condotto dinanzi al tribunale. Né le torture né i ragionamenti del suocero Felice né le suppliche della moglie Paolina lo indussero a rinnegare la fede cristiana. Condannato alla decapitazione, fu così battezzato nel proprio sangue. Polieuto è venerato in Armenia, in Grecia e in Egitto.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. A Melitene nell’antica Armenia, san Poliéuto, martire: soldato, costretto dall’editto dell’imperatore Decio a sacrificare agli dèi, ne fece a pezzi le statue e per questo patì molti tormenti, fino ad essere decapitato e battezzato nel suo stesso sangue.

nome<br /> Sant' Alderico di Le Mans</p> <p> titolo<br /> Vescovo</p> <p> nascita<br /> 800 circa</p> <p> morte<br /> 856 Le Mans, Francia</p> <p> ricorrenza<br /> 7 gennaio </p> <p> Alderico nacque intorno all'800 da nobile famiglia di discendenza in parte sassone e in parte bavarese. Quando compì dodici anni il padre lo inviò alla corte dell'imperatore Carlo Magno ad Aix-la-Chapelle. Fu assegnato al servizio del figlio dell'imperatore, Ludovico il Pio, successore sul trono del padre dall'814 all'840. Intorno all'821 lasciò la corte per entrare nella scuola vescovile di Metz, dove fu ordinato.<br /> Dopo l'ordinazione Luigi lo richiamò a corte e lo nominò suo cappellano e confessore.<br /> Nell'832 fu eletto vescovo di Le Mans, dove profuse patrimonio ed energie a favore dei poveri, creando numerosi servizi per la comunità e fondando chiese e monasteri.<br /> Fu un grande organizzatore: redasse dettagliati regolamenti per il funzionamento dei servizi stessi; amministrò lasciti testamentari e donazioni di terre per edifici ecclesiastici, mostrando al tempo stesso grande esperienza e spirito di carità. Frammenti di questi "testamenti" sono tuttora esistenti.<br /> Trascorse gli ultimi due anni di vita immobilizzato da una paralisi. Mori il 7 gennaio 856 e fu tumulato nella chiesa dcl monastero di S. Vincenzo, del quale era stato un grande benefattore.<br /> Vivendo in anni turbolenti sia per la politica ecclesiastica che per quella secolare, non mancò di prendervi parte, finendo coinvolto in varie dispute. I vescovi erano allora figure pubbliche tenute contemporaneamente alla fedeltà a Dio e all'imperatore, in una duplice relazione, complicata e soggetta a mutamenti.<br /> Dopo la morte di Carlo Magno e la divisione dell'impero occidentale in tre parti — spesso in guerra tra loro — Alderico rimase fedele a Ludovico il Pio e, dopo la morte di costui nell'840, a suo figlio Carlo I, "il Calvo", re della parte franc-ooccidentale dell'impero e più tardi imperatore (per soli due anni).<br /> Le relazioni tra arcivescovi e vescovi da una parte, e clero loro sottoposto dall'altra venivano anch'esse rimesse in discussione: Alderico fu addirittura espulso dalla sua sede da una fazione di monaci di Saint-Calais su cui rivendicava la giurisdizione sulla base di documenti risultati falsi, dei quali però non poteva essere ritenuto personalmente responsabile e che alla fine abrogò.<br /> I falsi giocavano un ruolo preponderante nel dibattito allora in corso sulle giurisdizioni dell'impero e del papato, e Alderico fu sospettato di essere coinvolto nella redazione delle false "Decretali dello pseudo-Isidoro", diffuse tra 1'847 e 1'852 nella provincia di Reims da un gruppo di chierici che si opponevano all'arcivescovo lncmaro, il quale difendeva i diritti dei metropoliti sia contro i vescovi suffraganei che contro Roma.<br /> Si sostenne che le Decretali fossero state scritte nella diocesi di Le Mans durante l'episcopato di Alderico, ma poiché anche Incmaro era un grande difensore di Carlo il Calvo (come Alderico) la ragione del coinvolgimento di quest'ultimo non è chiara.<br /> Nel periodo della riforma carolingia le false Decretali attribuite all'autorità di S. Isidoro erano utilizzate per sostenere la suprema autorità del papa sulle decisioni sinodali o conciliari (ivi comprese quelle imperiali); considerate ancora autentiche nell'XI secolo, esse fornirono un parziale sostegno all'affermazione, in epoca medievale, del primato romano di giurisdizione.</p> <p> MARTIROLOGIO ROMANO. A Le Mans in Francia, sant’Alderico, vescovo, che con ogni ardore si diede al culto di Dio e dei santi.

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2 commenti

@The_legend

un anno fa

i santi che che chiamerò domani mattina perché devo andare a scuola

+1 punto

@eliminato

un anno fa

oggi più di altri giorni si bestemmia

-1 punto