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23/01/2024 alle 09:15

I santi di oggi 23 gennaio:

I santi di oggi 23 gennaio:

nome Sposalizio di Maria e Giuseppe- titolo Giuseppe prende Maria in moglie- ricorrenza 23 gennaio- Si festeggia il 23 gennaio la celebrazione liturgica del matrimonio tra Maria e Giuseppe, coloro che hanno accolto e cresciuto il figlio di Dio sulla Terra, secondo le Sacre Scritture. A parlare maggiormente della figura di Giuseppe, altrimenti alquanto marginale nei Vangeli, seppur importante, è l'evangelista Matteo. Egli scrive: « Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto ». I due secondo l'uso di quei tempi sono fidanzati sì, ma è come fossero già sposati. Maria, appena 15enne, è stata scelta da Dio stesso per mettere al mondo suo figlio incarnato Gesù. E deve accoglierlo da vergine assieme al vergine sposo Giuseppe. Come detto a quei tempi il fidanzamento valeva già come matrimonio, con gli stessi diritti e doveri ma non la convivenza. Un anno dopo, proprio come avvenne a Maria e Giuseppe, la sposa poteva essere introdotta nella casa del marito per dare inizio ad una nuova famiglia. Durante la festa di fidanzamento il promesso sposo mette al dito dell'amata un anello, e da tradizione occorre aspettare un anno affinché lui possa finire di pagare il suo dono, e lei possa preparare il corredo. Quando la Vergine, piena di paura, gli confida di essere incinta del Figlio di Dio, Giuseppe non ha dubbi, conosce bene questa anima pia, ma non sa come comportarsi. Se dovesse ripudiarla in pubblico, come era suo diritto, le avrebbe rovinato la vita. Così pensa di divorziare in segreto per permetterle di assolvere il suo compito. Ma ecco che Matteo racconta: « Mentre Giuseppe stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, e gli disse: 'Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria tua sposa, perché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un Figlio e tu lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati' ».

Un matrimonio quindi benedetto dal Signore, tra due Santi che hanno deciso di votare la loro vita alla castità. Un matrimonio che serve a Maria per non essere considerata adultera e lapidata, e per poterle consentire di vivere tranquilla con qualcuno che condivide il suo pensiero e il suo desiderio di purezza. Secondo la veggente e mistica Beata Anna Caterina Emmerich Giuseppe sin da piccolo è credente e aspetta la venuta del Messia, a 12 anni inizia a frequentare una bottega che lo farà diventare falegname, e a 30 anni va a vivere da solo. Un giorno mentre pregava gli apparve un angelo che gli intimò di recarsi presso il Tempio dove avrebbe trovato la sua futura sposa. La Madonna all'epoca ha appena 14 anni e vuole consacrare la sua vita a Dio, ma la mamma vuole che trovi marito. Anche la giovane chiede aiuto in preghiera e le viene consigliato di accettare.

Così sull'altare vengono posti i ramoscelli dei pretendenti, ma solo quello di Giuseppe fiorisce: è lui il prescelto! E assieme, casti e puri, acconsentono alla venuta del Figlio di Dio permettendo la nostra salvezza.

nome Sant'Emerenziana- titolo Vergine e martire- nascita III Secolo, Roma- morte 304, Roma- ricorrenza 23 gennaio- Attributi giglio, palma, pietre sul grembo- Patrona di invocata il mal di ventre e le malattie degli intestini; patrona di Teruel e compatrona di Tuenno- Secondo un racconto di autore ignoto della passione di Sant'Agnese, Emerenziana era tra i fedeli che parteciparono ai funerali della giovane martire Agnese "Emerentiana, quae fuerat collactanea eius, virgo sanctissima, licet cathecumena". Un'improvvisa aggressione da parte di pagani disperse i cristiani accorsi alle esequie di Agnese. Emerenziana, invece di fuggire, apostrofò coraggiosamente gli assalitori, ma finì uccisa dai colpi di pietra; e in tal modo battezzò col suo stesso sangue i suoi assassini. I genitori di Agnese seppellirono Emerenziana "in confinio agelli beatissimae virginis Agnes" cioè nel cimitero, a poche centinaia di metri dal luogo dove era stata deposta la loro figlia. PRATICA. Gloriosa Santa Emerenziana donaci il tuo coraggio per affrontare gli ostacoli della nostra difficile vita. PREGHIERA. Madre dei Cieli grazie di averci donato la nostra Santa Emerenziana e che ci possa guidare sempre nei momenti di difficoltà. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma santa Emerenziàna, Vergine e Martire, la quale, ancora catecumena, mentre pregava sul sepolcro di sant'Agnèse, della quale era stata sorella di latte, fu dai pagani lapidata.

nome Sant'Ildefonso da Toledo- titolo arcivescovo di Toledo- nascita 607 circa, Toledo, Spagna-morte 667 circa, Toledo, Spagna-ricorrenza 23 gennaio- Santuario principale Cattedrale di Zamora- Attributi bastone pastorale, piuma, libro, mitra e casula- Patrono di Toledo e Herreruela de Oropesa- Ildefonso era nipote di S. Eugenio di Toledo (t 657, 13 nov.), a cui sarebbe succeduto nella sede arcivescovile di quella città. Divenne monaco in giovane età nonostante l'opposizione dei genitori. Entrò nella comunità monastica di Agalia, vicino a Toledo, e fu ordinato diacono intorno al 630. Egli stesso fondò e sovvenzionò una comunità di monache, il che fa pensare che la sua famiglia fosse benestante. Fu eletto abate del monastero agaliense e in questa veste partecipò ai concili di Toledo tenuti nel 653 e 655. Alla morte dello zio fu eletto arcivescovo e resse la cattedra solo per nove anni: morì infatti il 23 gennaio 667. Visse e operò in un periodo in cui la Chiesa di Spagna godeva di una congiuntura relativamente favorevole dal punto di vista politico, intellettuale, spirituale e pastorale. A ognuno di questi aspetti diede un contributo significativo. Questa situazione era conseguenza della conversione del re visigoto Recaredo, che nel 587 portò con sé il regno al cattolicesimo. La conversione nazionale fu proclamata in occasione del terzo concilio di Toledo, tenutosi due anni dopo, che celebrò Recaredo come un nuovo Costantino. Come per Costantino, la conversione del re visigoto potrebbe essere stata dettata più da motivi politici che religiosi. Con i suoi successori si ebbe un notevole avvicinamento tra Stato e Chiesa: esso aveva come epicentro Toledo, unica città in Occidente a essere sia sede reale che ecclesiastica; la sua influenza negli affari ecclesiastici crebbe con Ildefonso: i vescovi delle città limitrofe ricevettero l'obbligo di fare visite ad limina, e al metropolita di Toledo venne riservato il diritto di convocare concili nazionali (anche se era il re a fissare l'ordine del giorno). Anche oggi Toledo è sede primaziale in Spagna. Il periodo in cui Ildefonso fu in carica vide così una crescente interdipendenza tra Chiesa e Stato. Al concilio del 653 alcune personalità secolari ottennero il diritto di partecipare alle decisioni consiliari e di firmarne gli atti. Ciò implicava il contributo dei concili alla formazione del costume giuridico ed etico dello stato, con una situazione che si ripresenterà in fasi cruciali della storia. della Spagna. I vescovi presero parte all'elezione del re; le amnistie per i ribelli e l'emissione di leggi erano il risultato del lavoro di commissioni di ecclesiastici e secolari. Ildefonso contribuì in questo modo, con buon anticipo rispetto ai suoi tempi, all'introduzione di un'idea "medievale" di Chiesa e di politica. Una tradizione afferma che fosse un discepolo di Isidoro di Siviglia, metropolita dal 599 al 636 (4 apr.), ma non si hanno prove certe di ciò, anche se ereditò senza dubbio un clima intellettuale e spirituale alla cui creazione Isidoro aveva contribuito con opere enciclopediche che abbracciavano l'ascetismo, la cura pastorale e la filosofia. Un risvolto di questo clima fu, a livello nazionale, un'accresciuta devozione per i santi spagnoli accostata a quella per Maria e per gli apostoli, che, nello stesso periodo, avrebbero goduto di una venerazione maggiore. Ildefonso contribuì a ciò con il suo Liber de perpetua verginitate S. Mariae, pietra miliare nel successivo culto mariano; potrebbe infatti essere definito una fonte principale della forte corrente di devozione a Maria che ha caratterizzato il cattolicesimo iberico. La sua influenza superò i confini della Spagna, ispirando probabilmente anche i titoli attribuiti a Maria nelle loricae, composte soprattutto da frati irlandesi e che portarono alle successive litanie mariane. Frasi tratte da quest'opera furono riportate nel popolare Libro di preghiere visigoto risalente all'inizio dell'VIII secolo e suoi estratti furono copiati per centinaia di anni nei libri della Liturgia delle Ore. Ildefonso fu ampiamente imitato in questa linea, e un corpus di scritti di devozione mariana viene ora attribuito a uno "pseudo-Ildefonso", piuttosto che essere veramente frutto della sua penna. I suoi sermoni e quelli dei suoi imitatori furono spesso trascritti nel periodo del Rinascimento carolingio e potrebbero aver influenzato l'usanza di celebrare al sabato messe votive in onore della Madonna. Un aspetto della missione pastorale di Ildefonso fu l'impegno dedicato all'istruzione dei laici ordinari, per i quali compose un trattato, De cognitione baptismi, testimonianza eloquente del livello di comprensione che ci si aspettava dalla gente in materia di fede. Un altro trattato analizza i progressi compiuti dalle anime dopo il battesimo. Seguì anche Isidoro aggiornando il De viris illustribus di San Girolamo, primo catalogo di autori cristiani risalente al 392. La sua devozione per la B.V. Maria diede origine a leggende che parlavano di una supposta gratitudine di Maria nei suoi confronti. In una di queste S. Leocadia (9 dic.), una patrona di Toledo, martirizzata forse sotto Diocleziano, esce dalla tomba mentre Ildefonso sta pregando davanti a essa e lo ringrazia per l'onore che egli ha tributato alla sua padrona nei cieli. In un'altra leggenda, più diffusa della prima, la Madonna stessa mostra la propria gratitudine apparendogli seduta sul trono episcopale e dandogli in dono una casula. Questa leggenda fu tramandata e introdotta in molte raccolte di leggende mariane del XII e del xiii secolo e fu anche il soggetto di alcuni dipinti di El Greco, Velkquez e altri.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Toledo in Spagna, sant’Ildefonso, vescovo, che, monaco e priore di un cenobio, fu eletto all’episcopato, scrisse numerosi libri con stile assai raffinato, compose celebri preghiere liturgiche e venerò con mirabile zelo e devozione la beata e sempre Vergine Maria Madre di Dio.

nome Santi Clemente ed Agatangelo- titolo Martiri- ricorrenza 23 gennaio- Clemente era Vescovo di Ancira in Galazia e battezzò e convertì Agatangelo mentre era prigioniero a Roma. Quest'ultimo seguì Clemente in Oriente e insieme furono martirizzati ad Ancyra di Galazia, durante la persecuzione di Diocleziano. Si dice che Agatangelo fosse il diacono di Clemente. La menologia della Chiesa di Costantinopoli registrò fin dall'antichità la celebrazione di questi due martiri, Clemente d'Ancira e Agatangelo. Di Clemente si raccoglie una testimonianza di san Girolamo (Commento alla Lettera ai Galati ), che il martire nacque intorno all'anno 260 e subì il martirio all'inizio del IV secolo, nelle persecuzioni di Diocleziano e Massimiano. Di Agatangelo si conserva un dittico greco che dice che fu martirizzato con la spada lo stesso giorno di Clemente, e che fu un buon angelo che ha presieduto il tuo destino. Ma nel tempo si sono scoperti sempre più dettagli della vita di questi santi, come quello che si dedicavano all'istruzione dei bambini, e a molti compagni di martirio. Al tempo dei Bollandisti, la tradizione agiografica comprendeva, oltre a Clemente e Agatangelo, Caritone, Cristoforo, diaconi, oltre a tanti figli di Ancyra, Pengonte ed Eucarpio, soldati, nonché un numero indeterminato di donne, bambini e uomini di Roma. Naturalmente, per unire tutto questo, Clemente fu portato nei tormenti, di città in città, dalla Galazia a Roma. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Ankara in Galazia, nell’odierna Turchia, santi Clemente, vescovo, e Agatangelo, martiri.

nome San Maimbodo- titolo Pellegrino- nascita IX secolo, Irlanda- morte IX secolo, Francia- ricorrenza 23 gennaio- Canonizzazione 24 novembre 1900 da papa Leone XIII- Maimbodo sembra sia stato uno dei monaci pellegrini irlandesi, i peregrini, che giunsero in numero sempre crescente nelle terre che ora formano la Francia e in altre parti del continente europeo, in gran parte sulle tracce di S. Colombano (23 nov.): essi erano destinati a esercitare l'influenza religiosa e culturale più importante per il futuro impero carolingio. Il loro primo proposito era più ascetico che missionario: cercavano la mortificazione seguendo la chiamata di Abramo fuori dalla sua terra, un modello che sembra aver sempre esercitato un'attrazione speciale sugli irlandesi, spingendoli ad abbandonare ciò che era loro più caro. Fondarono monasteri e divennero predicatori; si pensa che Maimbodo abbia incontrato la morte per mano di una banda di pagani mentre stava predicando nella regione di Kaltenbrunn in Alsazia. Alle sue reliquie vennero attribuiti miracoli; si sviluppò un culto locale e Berengario, arcivescovo di Besangon, fece traslare le sue spoglie nella cappella di Montbéliard, dove furono distrutte durante le guerre religiose del XVI secolo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Dampierre nel territorio di Besançon in Burgundia, nell’odierna Francia, san Maimbodo, che, irlandese di origine, fattosi pellegrino ed eremita, si tramanda che sia stato ucciso dai briganti.

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