@Namskot
Il Vecellio, un' idea di pittura.
Tiziano Vecellio è l'uomo che più di ogni altro, nella storia del mondo, incarna l'idea della pittura. Nemmeno Velàzquez ha attinto tanta inevitabilità; e lo spagnolo in ogni caso, non avrebbe solcato il suo oceano senza il faro delle opere sparse da Tiziano nelle collezioni spagnole. Che cos'è la pittura? Che cosa può, o deve esprimere la Pittura? Da Tiziano in poi una risposta è chiara. Tanto forte può essere la volontà di un solo uomo che impone il suo carisma ai posteri.
La pittura è la pelle seconda e delegata della realtà; ne è l'epidermide trasposta sulla tavola o sulla tela; è un epitelio sottratto al tempo, infinitamente più vero di ciò che è affidato alla consuzione della biologica del tempo; un distillato di bellezza che raccoglie i miracoli del visibile, e li eternizza e conserva in una teca sontuosa e rarefatta che attizzerà per sempre i sensi di chi l'ammira; è un effluvio di capelli, di cieli, di ori, di capezzoli, di ombelichi, di tramonti, di forme, di tinte, di luci, di tutto ciò che il mondo miracolosamente offre a noi che lo accarezziamo con lo sguardo.
Nell'Amor sacro e amor profano: La prima donna è bellissima e opulenta, radiosa in quel pieno fulgore della carne che esclude ogni minimo cenno di imperfezione o smagliature, come dimostra il corpo che si rilassa sotto la sconfinata corsa dell'abito argentato, con la ricca, attillata manica color melograno. Gli occhi seri e concentrati, il naso greco, la fossetta che introduce a labbra rosate e tumide come un piccolo fiore di carne, sono incorniciati dalla musica di capelli biondi che hanno profumo di vento di primavera, e si sciolgono in treccine finissime, spiumate sul campo del petto sul quale non si potrà dire altro che bianco, come la neve che si mischia ad un frutto rossa. Tutto daremmo per vederla nuda e veniamo appagati spostando lo sguardo sulla destra. È sempre lei, o la sorella gemella, il concentrato di pura sensualità e mera carnalità in corpo di fanciulla poco più che ventenne che si offre senza capricci nell'atto apparentemente naturale, in realtà rivoluzionario, di parlare con la congiunta.
Lei la gemella, aprendosi al dialogo, ha lasciato scivolare sulla spalla un immenso drappo sostanziato nella materia più preziosa mai prodotta dalla pittura, che è proprio il rosso Tiziano. Un alchimia di vermigli striati di aranci; e ha avuto cura di conservare sul punto più specifico della femminilità un piccolo drappo come di latte coagulato, celestiale culotte che ha il compito di fornire riposo a un viaggio dello sguardo altrimenti insostenibile per chiunque. Il resto è carne, che da quella fermata provvidenziale, risale nelle praterie glabre che avvolgono l'ombelico, poi s'inerpica trepidamente su colline morbide e smisurate, superando le vette rosa paglierino dei capezzoli fino ad inoltrarsi nella gola lunghissima che doppia il collo e raggiunge l'orecchio.
E fin qui potremmo essere ancora all'interno di un boudoir o di un nightclub. No la nostra suprema vertigine dev'essere totale. Il supremo atto di voyeurismo sarà compiuto al cospetto di un tardo pomeriggio di un'estenuante tarda primavera. È incredibile come Tiziano tradisca un voyeurismo pantagruelico, e sappia tuttavia segregarlo in un ordine formale che lo trasporta in alcove apollinee, e troppo perfette per il solo desiderio erotico e la sua sollecitazione.
Tutto questo si chiama Pienezza, felicità e classicità, in sessant'anni di lavoro Tiziano porta sulle spalle sostantivi che appartengono più agli dei o al mito, che al destino degli uomini. Tiziano è più in alto di tutto, senza la sua pittura non si potrebbe concepire tutta la pittura successiva fino a Klee e oltre, non si spiegherebbe il bilancio profondo che siamo costretti a trarre dalla sua arte; quel piacere luttuoso ancorché esaltante, che ci comunica toccando le nostre esistenze, e il loro opinabile significato.