@Vitupero
I santi di oggi 30 luglio:
nome San Pietro Crisologo- titolo Vescovo e dottore della Chiesa- nascita 380 circa, Imola- morte 450, Imola- ricorrenza 30 luglio, 4 dicembre messa tridentina- Santuario principale Duomo di Imola- Attributi Bastone pastorale- Incarichi ricoperti Vescovo di Ravenna dal 433 al 450- S. Pietro Crisologo fu nel secolo V difensore della Chiesa occidentale contro gli Eutichiani. Nacque da agiata famiglia di Imola e fu battezzato dal vescovo S. Cornelio, dal quale fu pure istruito nelle lettere, ed ordinato diacono. Morto il Vescovo di Ravenna, i fedeli radunati elessero il nuovo Vescovo e pregarono S. Cornelio che li appoggiasse per ottenere da Roma la conferma della elezione. Cornelio accettò di buon grado, e condusse seco anche il diacono Pietro. Giunto a Roma, Sisto III, illuminato da una visione, anziché approvare la nomina elesse a reggere la chiesa di Ravenna il diacono Pietro. Né i Ravennati ebbero a rammaricarsene. Appena entrato nella sua diocesi, il novello Vescovo si diede con grande ardore e fermezza a porre rimedio ai gravi abusi che erano penetrati specialmente nelle così dette calende di gennaio, che tenevano il luogo dell'attuale carnevale; e vi riuscì. Fu grande oratore, per questo fu detto « Crisologo » che vuol dire « Parola d'oro ». Ma fu ancora più grande come scrittore tanto da essere proclamato Dottore della Chiesa. Lasciò moltissimi discorsi ed omelie di cui ben 176 sono pervenuti fino a noi. I più celebri sono quelli contro le calende di gennaio in cui non si stanca di ripetere che « non potrà godere con Cristo in cielo chi vuol godere col diavolo in terra ». Verso la fine della sua feconda vita, lavorò alla difesa del dogma cattolico contro Eutiche. Questo eretico confondeva in una sola le due distinte nature, umana e divina, esistenti nella persona di Gesù Cristo: essendo per questo stato condannato dal patriarca S. Flaviano, si rivolse ai principali vescovi per lamentarsi e difendersi. Scrisse anche al vescovo Crisologo ma questi gli raccomandò di leggere la lettera che a quel riguardo aveva già scritto il Papa S. Leone "perché," gli diceva, "l'apostolo Pietro che vive nella sede del Pontefice non ricusa di insegnare la verità della fede a quelli che la cercano", indicandogli con questo di sottomettersi all'autorità del Pontefice. Prese pure parte al Concilio Ecumenico di Calcedonia in cui l'eresia Eutichiana fu condannata e la dottrina della Chiesa chiarita e confermata. Poco tempo dopo questo Concilio il vescovo Crisologo volò agli eterni gaudi. È sepolto nel Duomo di Imola. Il suo sarcofago si trova nella navata di sinistra della cripta. PRATICA. È dovere di ognuno istruirsi nella religione. PREGHIERA. O Signore, che con una divina rivelazione hai designato a reggere la tua Chiesa, il santo vescovo Pietro Crisologo, concedi a noi che possiamo avere intercessore in cielo colui che avemmo dottore in terra. MARTIROLOGIO ROMANO. San Pietro, detto Crisologo, vescovo di Ravenna e dottore della Chiesa, che, munito del nome del beato Apostolo, ne svolse lo stesso ministero con tale maestria, da attirare alla fede le folle con la rete della sua celeste dottrina, saziandole con la dolcezza del suo divino eloquio. Il suo transito avvenne il 31 luglio a Imola in Romagna.
nome San Leopoldo Mandic- titolo Sacerdote cappuccino- nascita 12 maggio 1866, Castelnovo di Cattaro, Montenegro- morte 30 luglio 1942, Padova- ricorrenza 30 luglio e 12 maggio- Beatificazione Roma, 2 maggio 1976 da papa Paolo VI- Canonizzazione Roma, 16 ottobre 1983 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Santuario di San Leopoldo Mandic (Padova)- Patrono di Malati oncologici- Nacque il 12 maggio 1866 in Dalmazia, a sedici anni entrò tra i Cappuccini di Venezia e collaborò alla riunificazione con la Chiesa ortodossa. Questo suo desiderio però non si realizzò, perché gli furono affidati altri incarichi. Dal 1906 a Padova si dedicò al ministero della Confessione. Le sue erano confessioni semplici: poche parole, anche a causa del suo parlare non fluido; l'esortazione ad avere fede; un fermo e chiaro richiamo quando proprio occorreva, e l'assoluzione... Morì il 30 luglio 1942 e la sua tomba, aperta dopo ventiquattro anni, rivelò il corpo completamente intatto. San Leopoldo era un disabile. Alto un metro e quaranta, artrite alle mani, difficoltà nel parlare, occhi arrossati: davvero un poveretto da compatire e martire della confessione. San Giovanni Paolo II lo ha canonizzato nel 1983. Con decreto 6 gennaio 2020 della Congregazione per il Culto Dito e la Disciplina dei Sacramenti, San Leopoldo Mandic è stato dichiarato patrono dei malati di tumore. Normalmente un santo si ricorda nel giorno della morte, ma nel caso di san Leopoldo è stato chiesto, dopo la canonizzazione, la festa nel giorno non della morte ma della nascita, il 12 maggio. Al suo santuario, a Padova, numerosi sono i pellegrini e tra essi tante persone con difficoltà della comunicazione. Ivi si radunano periodicamente i soci del Movimento Apostolico Sordi, per la preghiera del santo rosario. MARTIROLOGIO ROMANO. A Padova, san Leopoldo (Bogdano) da Castronuovo Mandic, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che arse di zelo per l’unità dei cristiani e dedicò tutta la vita al ministero della riconciliazione.
nome Santa Godeleva- titolo Martire- nascita 1050 circa, Boulogne, Francia- morte 1070 circa, Gistel, Belgio- ricorrenza 30 luglio- Godeleva, nata da genitori nobili nel 1050 circa, vicino a Boulogne nella Francia settentrionale, all'età di diciotto anni sposò un signore fiammingo, Bertulfo di Ghistelles, che in seguito l'abbandonò, poiché sembra che il matrimonio non fosse stato consumato, lasciandola in affidamento alla propria madre, che la trattò con notevole crudeltà. Godeleva tornò dai suoi genitori, che si appellarono al vescovo locale per persuadere Bertulfo a correggersi e a vivere con sua moglie, cosa che fece per un po', prima di progettare il suo assassinio, per mano di due servi, che la strangolarono e gettarono il corpo in un pozzo. La data della morte varia tra il 6 e il 30 luglio. Bertulfo si risposò, ma si afferma che sia stato così pieno di rimorsi per il suo crimine da terminare i suoi giorni in un monastero. Tradizionalmente Godeleva è stata considerata una martire, ma è difficile individuarne il motivo, giacché «non affrontò la morte per la fede o per preservare qualche virtù cristikum o per qualsiasi altra azione virtuosa in relazione con Dio, a meno che, invece, la sua bontà soprannaturale alla fine non abbia provocato il marito, spingendolo alla violenza». Il luogo della sua morte, fuori delle mura del castello di Ghistelles, diventò meta di pellegrinaggio per la gente del luogo, e si dice vi siano avvenuti diversi miracoli, inclusa la guarigione dalla cecità della figlia di Bertulfo, nata dal secondo matrimonio. Nel 1084, i suoi resti furono riesumati e fororalmente identificati, prima di essere custoditi nella chiesa. I pellegrini solevano bere l'acqua di un pozzo del luogo, che diventò noto come il pozzo di Godeleva, per prevenire il mal di gola (forse perché era morta strangolata). Il culto era popolare intorno a Boulogne e in alcune zone del Belgio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gistel nelle Fiandre, nel territorio dell’odierno Belgio, santa Godeleva, martire, che, sposata con il signore del luogo, patì molto da parte del marito e di sua suocera, prima di finire strangolata da due domestici.
nome Santa Maria de Jesus Sacramentado- titolo Fondatrice- nome di battesimo María Venegas de la Torre- nascita 8 settembre 1868, Zapotlanejo, Messico- morte 30 luglio 1959, Messico- ricorrenza 30 luglio- Beatificazione 1992 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 2000 da papa Giovanni Paolo II- Maria nacque a Zapotlanejo, 1'8 settembre 1868. Rimasta orfana all'età di 19 anni, entrò nell'associazione delle Figlie di Maria, distinguendosi per umiltà, silenzio e attenzione nei rapporti fraterni. Dal 1921 fu superiora generale; fu sempre pronta al servizio dei sacerdoti, che riteneva con convinzione vicari di Cristo. Morì il 30 luglio 1959. È stata canonizzata da Giovanni Paolo II il 21 maggio 2000. MARTIROLOGIO ROMANO. Nello stesso luogo, beata Maria di Gesù Sacramentato Venegas de la Torre, vergine, che per cinquantaquattro anni si dedicò alla cura degli infermi in un piccolo ospedale per i poveri, nel quale fondò la Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù.
nome Santi Abdon e Sennen- titolo Martiri- ricorrenza 30 luglio- Canonizzazione Pre-canonizzazione- Santuario principale Basilica di S. Marco evangelista, Roma- Attributi Vesti di pelliccia, spade, berretti frigi, corone- Patroni di Pescia; Sahagún (Spagna); Sandono di Massanzago; Civine di Gussago- Secondo la tradizione, Abdon e Sennen erano cristiani della Persia che vissero durante il regno dell'imperatore Decio, assistendo i perseguitati e seppellendo i corpi dei martiri. La loro passio racconta che furono portati a Roma dall'imperatore Decio stesso, di ritorno dalla Persia, e che quando rifiutarono di compiere sacrificio agli dèi pagani furono gettati in pasto alle bestie feroci e poi squartati, dato che le belve rifiutarono di attaccarli. I cristiani di Roma seppellirono segretamente i loro resti, e quando Costantino diventò imperatore, le reliquie furono rinvenute, in seguito a una rivelazione e trasferite nel cimitero di Ponziano. La passio risale a un'epoca molto posteriore ed è inattendibile; potrebbe essere più verosimile che il martirio sia avvenuto sotto Diocleziano, piuttosto che sotto Decio. Furono certamente venerati a Roma dal IV secolo in poi, e la data della festa e il luogo della sepoltura sono citati nella Depositio Martyrum del 354 e in altre fonti primitive. Un affresco del vi secolo sulla parete di una catacomba nel cimitero di Ponziano raffigura i due martiri in abiti persiani, con Cristo nell'atto di incoronarli; sotto l'immagine ci sono i loro nomi. L'affresco fu ovviamente ispirato dalla passio, ma i soli elementi attendibili nella passio sono i loro nomi, la data della festa, e il luogo della sepoltura (Bibl.SS.). I resti dei santi furono trasferiti nella chiesa di S. Marco papa; nel 1948 fu scoperto uno scrigno del xv secolo sotto l'altare maggiore della chiesa, con una pergamena del 1474 che testimoniava il trasferimento delle reliquie di S. Marco papa (7 ott.) e dei SS. Abdon e Sennen. Fu eretto un nuovo altare per conservare le reliquie dei due martiri. Il catalogo delle chiese romane redatto per ordine di S. Pio V (30 apr.) nel xvi secolo include una chiesa dedicata ai SS. Abdon e Sennen, presumibilmente costruita sul luogo del martirio, tra l'anfiteatro di Flavio e il tempio di Venere. La diocesi di Perpignano li venera come patroni. Sono invocati: come protettori di fanciulli ciechi, fanciulli rachitici, fabbricanti di botti; contro animali nocivi e grandine. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Ponziano sulla via Portuense, santi Abdon e Sennen, martiri.
nome Santa Giulitta di Cesarea- titolo Martire- nascita Cesarea di Cappadocia- morte 303 circa, Cesarea di Cappadocia- ricorrenza 30 luglio- Giulitta era una vedova che viveva a Cesarea in Cappadocia durante il regno di Diocleziano. Un individuo, che voleva impossessarsi delle sue vaste proprietà, la molestò a tal punto da costringerla ad appellarsi a un giudice del luogo per cercare protezione; scoprì però che l'uomo l'aveva poi denunciata perché era cristiana, e che i suoi beni erano stati confiscati. All'ordine di compiere sacrificio a Zeus, Giulitta replicò: «Possa il mio patrimonio andare in rovina o cadere nelle mani di estranei; possa io perdere la vita e il mio corpo essere fatto a pezzi piuttosto che offendere il Dio che mi ha creato con parole miscredenti. Se mi toglierete un piccolo pezzo di questa terra, con esso guadagnerò il cielo». Fu arsa sul rogo e decapitata. S. Basilio (2 gen.), in un'opera del 327 circa, racconta che nel punto in cui fu sepolta sgorgò una sorgente d'acqua fresca, che «mantiene la salute e porta sollievo ai malati». MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, santa Giulitta, martire, data al rogo per avere rigettato con fermezza l’ordine del giudice di offrire incenso agli idoli.