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I santi di oggi 22 settembre:
nome San Maurizio- titolo Martire della Legione Tebea- nascita III sec., Tebe, Egitto- morte 287 circa, Agaunum, Svizzera- ricorrenza 22 settembre- Santuario principale Abbazia territoriale di San Maurizio d'Agauno (fino al 961), Cattedrale di Magdeburgo (dal 961)- Attributi Armatura, ramo di palma, spada e vessillo- Patrono di Segno, Consonno, militari, tintori, Savoia e corpo degli Alpini- Durante l'impero di Diocleziano e Massimiano, fra le legioni romane ve n'era una chiamata « Legione Tebea ». Era composta di 6600 uomini, tutti cristiani, pieni di tanta fede e tanta pietà che pareva una' comunità religiosa. L'esercito romano non aveva legione migliore di questa, perchè quelli che sono veramente cristiani, sono sempre i più diligenti nel compiere il loro dovere. Capo di questa legione era Maurizio. Cresciuto fra le armi, egli univa al coraggio un amore a Gesù Cristo davvero ammirabile, e praticava fedelmente le massime evangeliche. Un giorno Maurizio ricevette ordine dall'imperatore di recarsi in Italia, per unirsi al resto dell'esercito romano e andare nelle Gallie contro i Bagaudi, contadini, pastori e nomadi della Gallia, ancora legati alle loro tradizioni celtiche. Maurizio, come sempre in tutte le cose che non si opponevano alla legge di Dio, prontamente ubbidì: venne in Italia, e s'incamminò verso la Gallia con la sua legione. Giunti nella Valesia presso Agauno, l'imperatore ordinò una sosta, durante la quale dispose che tutti i soldati assistessero ai sacrifici e giurassero di far strage di tutti i Cristiani. S. Maurizio ed i suoi legionari si rifiutarono, disposti a morire anzichè offendere Dio. Massimiano allora ordinò che la legione fosse decimata; e udendo che gli altri erano rimasti fermi nel loro proposito, ne ordinò una seconda. Ma quegli eroi intrepidi, invidiando la morte dei loro compagni su cui era caduta la sorte, mandarono all'imperatore questa protesta: « Signore, noi siamo vostri soldati, ma nello stesso tempo servi di Dio e gloriandoci di questo, ne facciamo una spontanea confessione. A voi dobbiamo il servizio militare, a Dio l'innocenza; da voi riceviamo lo stipendio, da Dio abbiamo ricevuto la vita. Non possiamo dunque ubbidirvi offendendo Dio, Creatore e Padrone nostro e vostro, ancorchè ricusiate di riconoscerlo per tale. Vi offriamo le nostre persone contro qualsivoglia nemico, ma non contro innocenti. Voi ci comandate di perseguitare i Cristiani; eccoci qui: noi siamo cristiani e confessiamo Iddio Padre, autore di tutte le cose, e Gesù Cristo, suo Figliuolo. Abbiamo le armi in mano, ma non faremo resistenza, perchè amiamo più morire innocenti, che vivere colpevoli ». Questa protesta inferocì Massimiano, che comandò ad un'altra legione di circondare la Tebea, e di uccidere tutti quelli che persistevano a confessare il nome di Gesù. Quei prodi, volendo, avrebbero certamente potuto difendersi con le armi, e il cielo stesso sarebbe forse venuto in loro aiuto, ma essi preferirono dare la vita per Gesù Cristo, ed in breve tempo furono tutti trucidati! Ad Agaunum, in Raetia, l'attuale Saint Maurice-en-Valais, sorse il più antico luogo di culto dedicato a San Maurizio: "Territorialis Abbatia S. Mauritii Agaunensis", l'abbazia svizzera del cantone vallese. Qui è da cercare il punto focale del futuro culto vivissimo dedicato a San Maurizio nelle Alpi e altrove, che fece di San Maurizio dapprima il patrono del Sacro Romano Impero, poi, entrato il Vallese occidentale nei possedimenti dei Savoia, il culto dei martiri fu legato strettamente alla loro dinastia Fu istituto l'Ordine Cavalleresco di San Maurizio, unito in seguito con quello di San Lazzaro. Le reliquie di San Maurizio furono traslate a Torino e ora custodite nella cappella della Sindone. PRATICA. Preferiamo, ad imitazione della Legione Tebea, la morte al peccato. PREGHIERA. Concedi, te ne preghiamo, Dio onnipotente, che ci rallegri la festiva solennità dei tuoi santi martiri, Maurizio e suoi compagni, affinché appoggiandoci alle loro preghiere, abbiamo a gloriarci del loro natalizio.
MARTIROLOGIO ROMANO. Nell'antica Agauno nella regione del Vallese, nel territorio dell'odierna Svizzera, santi martiri Maurizio, Esuperio, Candido, soldati, che, come riferisce sant'Eucherio di Lione, furono uccisi per Cristo sotto l'imperatore Massimiano, adornando la Chiesa, insieme ai compagni della Legione Tebea e al veterano Vittore, con la loro gloriosa passione.
nome Sant'Ignazio da Santhià- titolo Sacerdote cappuccino- nome di battesimo Lorenzo Maurizio Belvisotti- nascita 5 giugno 1686, Santhià, Vercelli- morte 22 settembre 1770, Torino- ricorrenza 22 settembre- Beatificazione 17 aprile 1966 da papa Paolo VI- Canonizzazione 19 maggio 2002 da papa Giovanni Paolo II- Lorenzo Maurizio Belvisotti, figlio di Pierpaolo e Maria Elisabetta Balocco, nacque il 5 giugno 1686 a Santhià nella diocesi di Vercelli. Si sa poco della sua infanzia, a parte il fatto che il padre morì mentre Lorenzo era ancora molto giovane, e per il resto molto materiale antico è agiografia stereotipata che non rivela molti dettagli sulla sua identità. La semplice narrazione degli eventi della sua vita è più chiara: la madre ne affidò l'educazione, in particolare quella religiosa, a un sacerdote del luogo, e in breve il ragazzo decise di abbracciare la vita ecclesiastica. Frequentò il seminario locale, dove ricevette l'ordinazione, e subito dopo divenne canonico della chiesa collegiata a Santhià, con l'incarico di parroco. Tra lo stupore e lo sgomento dei parenti, che si auguravano ascendesse rapidamente al successo ecclesiastico, Lorenzo rifiutò, ed entrò invece nei frati minori cappuccini, con il nome d'Ignazio, pronunciando i voti nel 1717. Nei successivi venticinque anni dedicò gran parte del tempo alla guida spirituale, diventando un confessore molto richiesto dalla gente appartenente a ogni ceto sociale, poi per quattordici anni fu maestro dei novizi, assistendo anche i soldati ricoverati negli ospedali militari, durante la guerra che scoppiò in quella zona nel 1743. Nel 1756 circa, andò a vivere nel convento dei cappuccini, del Monte, a Torino, dove trascorse il resto della vita insegnando il catechismo e offrendo rifugio ai religiosi. Non si sa quante opere scrivesse sui propri insegnamenti, ma è stato tramandato un libro, Meditazioni per un corso di esercizi spirituali, infine pubblicato a Roma nel 1912. Ignazio morì in pace a Torino il 22 settembre 1770, è stato beatificato da papa Paolo VI (1963-1978) il 17 aprile 1966. Proclamato santo il 19 maggio 2002. MARTIROLOGIO ROMANO. A Torino, sant’Ignazio da Santhià (Lorenzo Maurizio) Belvisotti, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, assiduo nell’ascolto dei penitenti e nell’assistenza ai malati.
nome Santa Salaberga- titolo Badessa- nascita VII secolo, Francia- morte 22 settembre 665, Laon, Francia- ricorrenza 22 settembre- Le fonti sono frammentarie e molto contraddittorie, e gli studiosi hanno dimostrato che una Vita di S. Salaberga, scritta presumibilmente da un contemporaneo, risale in realtà al D( secolo, oltre a essere una compilazione anziché un singolo racconto. Si pensa che la Vita di S. Colombano (23 nov.) di lona di Bobbio sia la fonte più attendibile. In base alla Vita, che offre il racconto più particolareggiato e pittoresco di entrambi, Salaberga nacque in una famiglia importante della periferia di Laon, ebbe due fratelli, Leudino (Bodone; 11 set.) e Fulcro, con cui fu istruita a casa. Una versione tradizionale, preferita da Tona di Bobbio, sostiene che era cieca, forse dalla nascita, un'altra che soffriva d'emorragie (sanguinava dal ventre); entrambe concordano che fu guarita da S. Eustachio di Luxcuil (29 mar.), che era in visita in Baviera e si fermò da lei, di ritorno al suo monastero. Secondo lona non si sposò mai, ma nella Vita si afferma che lo fece due volte: il suo primo marito, secondo questo acconto, era un giovane di nome Richraen, che morì due mesi dopo il matrimonio, morte che Salaberga considerò come un segno che le suggeriva di entrare in monastero, perciò si dedicò per due anni alla preghiera e al digiuno sotto la guida di S. Eustachio. Spinta dal padre, in ogni caso, che temeva di offendere il re, Dagoberto I, abbandonò il progetto e sposò uno dei consiglieri del re, un nobile chiamato Blandino, che per il suo bene si convertì al cristianesimo, impegnandosi poi con lei in molte opere di carità. All'inizio sembra che non avessero figli, ma dopo un pellegrinaggio al sepolcro di S. Remigio (1 ott.) a Reims ne ebbero cinque, due dei quali, Boduino e Anstrude (17 ott.), sono stati venerati come santi. Si afferma che il matrimonio sia stato singolarmente felice, tuttavia dopo alcuni anni decisero entrambi di separarsi per dedicarsi alla vita religiosa: Blandino diventò eremita ed è venerato come santo nella diocesi di Meaux, mentre Salaberga si recò prima in un monastero che aveva fondato a Poulangey, poi nel 650 circa, seguendo il consiglio dell'abate di Luxeuil a quel tempo, S. Guaiberto, ritornò a Laon e istituì un altro convento, di cui divenne badessa, osservando la regola di S. Benedetto (11 lug.) e S. Golombano (23 nov.). Si narra che Blandino, allorché questo monastero divenne doppio, lasciò la sua cella per vivere cori la congregazione. Negli ultimi anni di vita, Salabcrga soffrì di dolori acuti e continui, che sopportò con coraggio e pazienza; alla sua morte, il 22 settembre del 665 circa, fu sepolta nella chiesa abbaziale, e la figlia Anstrude assunse l'incarico di badessa. Era già famosa, mentre era in vita, come fautrice di miracoli, e il culto si estese nella Francia nordoccidentale, in Belgio e Lussemburgo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Laon in Neustria, sempre in Francia, santa Salaberga, badessa, che si tramanda sia stata guarita dalla cecità da san Colombano e da lui avviata al servizio di Dio.
nome Sant'Emmerano di Ratisbona- titolo Abate e martire- nascita VII secolo, Poitires, Francia- morte VII secolo, Kleinhelfendorf, Germania- ricorrenza 22 settembre- Patrono di diocesi di Ratisbona- Anche se esistono almeno quattro edizioni della Vita di S. Emmerano, di cui quella del vescovo Arbeo di Frisinga risale all'vili secolo, poca parte del contenuto è storicamente valida, e, in effetti, il racconto di quest'ultimo è stato descritto come «un esempio caratteristico dell'invenzione, forzatura, ornamento dell'agiografia, tutto per l'edificazione spirituale del popolo». Si pensava che Emmerano (o forse più correttamente, Haimhramnus) fosse stato il primo vescovo di Poitiers, cosa tuttavia improbabile, giacché il suo nome non compare in nessun elenco episcopale di quella sede o, in realtà, di nessun'altra. D'altro canto, si può affermare con sicurezza che per qualche anno fu un missionario zelante e instancabile nella zona di Poitiers, prima di andare a predicare il Vangelo in Baviera. Raggiunse Ratisbona, dove fu incitato dal duca Teodo a fermarsi e svolgere il suo ministero presso i sudditi. Trascorsi tre anni, durante i quali convertì molta gente, decise di recarsi in pellegrinaggio a Roma, perciò si mise in viaggio, ma era appena giunto a Kleinhelfendorf, a sud di Monaco, quando fu brutalmente assalito da un gruppo di uomini, presunti agenti del duca Teodo. Riuscì tuttavia a giungere a Keldkirchen, dove però morì a causa delle ferite, e il corpo fu trasportato prima alla chiesa di S. Pietro ad Ascheim, poi a Ratisbona, dove fu sepolto nella chiesa di S. Giorgio, infine in quella dell'abbazia di quel luogo, a lui dedicata. Il sepolcro fu identificato nel 1895. Le circostanze complessive della morte di Emmerano sono oscure, sebbene generalmente si accetti il fatto che fu assassinato. 11 Martirologio Romano sostiene che «sopportò pazientemente una morte assai crudele per il bene di Cristo, che potesse liberare gli altri» ma non ne spiega il significato. Arbeo narra una storia complicata in cui è coinvolta anche la figlia di Teodo, Oda, che ebbe un figlio da uno dei cortigiani e temeva la reazione del padre nei propri confronti e in quelli dell'amante; perciò Emmerano le suggerì di rivelare che era lui stesso il padre (forse ci si aspettava che il lettore ammirasse questa dimostrazione di magnanimità, anche se è difficile capire a cosa potesse servire una bugia simile). In questa versione era il fratello di Oda, Lamberto, che partì con i suoi uomini per inseguire Emmerano, e quando lo catturarono lo torturarono e lo lasciarono morire, finché avvennero dei fenomeni soprannaturali: fu immediatamente acclamato come martire dal popolo.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Ratisbona nella Baviera, in Germania, sant’Emmerammo, vescovo, ucciso per la sua fede in Cristo.