@Vitupero

22/11/2024 alle 14:57

I santi di oggi 22 novembre:

I santi di oggi 22 novembre:

nome Santa Cecilia- titolo Vergine e Martire- nascita II Secolo, Roma- morte 22 novembre 230, Roma- ricorrenza 22 novembre- Canonizzazione precanonizzazione- Santuario principale Basilica di Santa Cecilia in Trastevere- Attributi giglio, palma del martirio, organo, liuto, spartiti, rose Patrona di compositori di inni, musicisti, poeti e dei cantanti; Luoghi: Acquasparta, Albi, Arcidiocesi di Omaha, Mar del Plata (in Argentina)- Sotto l'impero di Alessandro Severo era stata proibita ogni persecuzione contro i cristiani e la Chiesa godette un periodo di tranquillità e di pace. Ma a turbare il mite gregge di Cristo sorse presto il tristo prefetto di Roma, Almachio. Essendosi assentato l'imperatore dalla capitale, egli ne approfittò per sfogare il suo odio contro i cristiani scatenando contro di loro una terribile persecuzione. Fra le sue vittime più illustri, va ricordata S. Cecilia, nobilissima vergine romana. Nacque ella da ricchissima famiglia alle falde del Gianicolo, e quivi fra agi e comodità fu educata dai più rinomati maestri di Roma. Fattasi segretamente cristiana, andava ogni giorno più distaccando il suo cuore dalle cose terrene. Costretta a sposarsi, durante le feste del matrimonio, mentre tutti l'attorniavano per festeggiarla e cantavano inni pagani, essa in cuor suo cantava un cantico di amore al suo mistico e vero sposo, Gesù Cristo. Quando fu sola con Valeriano gli disse: « Sappi che io sono cristiana e già da molto tempo ho consacrato a Gesù tutto il mio cuore... Egli solo è il mio sposo, e tu devi rispettare il mio corpo, perché io ho sempre vicino a me un Angelo del Signore che mi custodisce e mi difende ». Valeriano rispose: « Io crederò a quanto mi dici e farò quello che tu desideri, se potrò vedere questo Angelo che ti custodisce ». E Cecilia: « Nessuno può vedere l'Angelo del Signore, se non è battezzato. Va' dunque dal santo vescovo Urbano, fatti istruire nella religione cristiana, fatti battezzare, e poi ritorna e vedrai quanto desideri ». Valeriano andò, si fece istruire ed il Vescovo, vedendo le sue buone disposizioni e la mirabile trasformazione che la grazia aveva operato in lui, lo battezzò. Ritornato presso la sua santa sposa, entrando nella stanza, vide un Angelo di bellissimo aspetto, che teneva in mano due corone intrecciate di rose e di gigli. A tale vista Valeriano comprese che una di quelle corone era preparata per lui se fosse rimasto sempre fedele a Gesù Cristo. Quindi non solo promise di custodire intatta la purezza della sua castissima sposa, ma si fece ferventissimo cristiano ed istruì e fece battezzare anche suo fratello Tiburzio. Continuava intanto la persecuzione: Valeriano ed il fratello Tiburzio furono decapitati, mentre Cecilia fu condannata a morire asfissiata nella sua stessa camera da bagno. I soldati eseguirono l'ordine, ma aperta la camera dopo un giorno e una notte trovarono la Santa sana e salva come se avesse respirata aria purissima. Comandò allora Almachio che un littore le troncasse il capo. Andò il littore, vibrò ben tre colpi, ma non riuscì a staccare completamente la testa dal busto, per cui terrorizzato si allontanò lasciando la Santa in una pozza di sangue. I fedeli accorsi, raccolsero con pannolini il sangue della Martire, come preziosa reliquia e soccorsero Cecilia che visse ancora tre giorni, pregando ed incoraggiando gli astanti ad essere forti nella fede. Finalmente, consolata dal Papa Urbano a cui donò la propria casa affinchè fosse trasformata in chiesa, placidamente spirò, e andò a cantare eternamente le lodi al suo amato sposo Gesù. Santa Cecilia è nota per essere la patrona della musica un'affiliazione che le è stata attribuita grazie ad un brano della Passio nel quale, descrivendo il suo matrimonio si dice: Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar che tradotto sarebbe: «Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa». Fu così che da questo canto le venne attribuito l'appellativo di patrona della musica. PRATICA. Facciamo qualche atto di riparazione per le numerose bestemmie contro Dio. PREGHIERA. O Dio, che ci allieti con l'annua solennità della tua beata Cecilia vergine e martire, fa' che, mentre la veneriamo, ne seguiamo anche i santi esempi. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Cecilia, vergine e martire, che si tramanda abbia conseguito la sua duplice palma per amore di Cristo nel cimitero di Callisto sulla via Appia. Il suo nome è fin dall'antichità nel titolo di una chiesa di Roma a Trastevere.

nome Beato Salvatore Lilli- titolo Sacerdote Francescano, martire- nome di battesimo Salvatore Lilli- nascita 1853, Cappadocia, Abruzzo- morte 1895, Maras, Turchia- ricorrenza 22 novembre- Beatificazione 3 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II- Salvatore Sacerdote nacque a Cappadocia in Abruzzo nel 1853 da famiglia di discrete condizioni economiche, poté compiere gli studi, in parte nelle scuole pubbliche e in parte privatamente. Nel 1870 entrò nell'ordine dei Frati minori francescani e l'anno dopo emise la professione religiosa.<br /> Essendo stati soppressi gli ordini religiosi dal governo italiano nel 1872, ottenne di essere inviato nella missione francescana in Terra Santa, che estendeva la sua giurisdizione in varie nazioni adiacenti la Palestina. Giunto in Terra Santa, proseguì gli studi imparando tra l'altro le lingue turca e armena e venne ordinato sacerdote a Gerusalemme nel 1878. Due anni dopo fu inviato a Marasc, uno dei luoghi più pericolosi della missione. Qui si prodigò in ogni modo per lenire le sofferenze e alleviare le condizioni miserevoli in cui versavano i cristiani i quali, per motivi religiosi, erano discriminati e spesso era loro negato il lavoro. Per questi, riuscì a impiantare e sviluppare una attività agricola che garantiva il pane quotidiano. Nel 1895 un ferimento a morte, a Marasc, di un musulmano determinò una feroce rappresaglia verso la popolazione cristiana, incolpata del crimine. All'ordine del suo superiore di lasciare subito il villaggio con quante più persone avesse potuto per il grave pericolo che incombeva, Salvatore rifiutò e preferì non abbandonare i suoi fedeli. Un manipolo di soldati, irrotti nella sua residenza, gli intimarono di rinunciare alla fede sotto pena di morte. Al suo rifiuto lo ferirono a colpi di baionetta, lasciandolo per tre giorni sanguinante. Al nuovo invito a rinunciare alla fede oppose un netto diniego e venne finito a baionettate davanti a sette suoi parrocchiani armeni: Baldji Oghlou Ohannes, Khodiani n Oghlou Kadir, Kouradji Oghlou Tzeroum, Dimbalac Oghlou Wartavar, Geremia Oghlou Boghos, David Oghlou David, Toros Oghlou David. Tutti questi, alle medesime ingiunzioni risposero imitando il loro parroco e anch'essi vennero trucidati con le baionette. I corpi dei martiri vennero cosparsi di petrolio e bruciati. S. c i suoi compagni di martirio sono stati beatificati da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1982. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso il fiume Zihun nei pressi della città di Maras in Cilicia, nel territorio dell’odierna Turchia, beati Salvatore Lilli, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, Giovanni figlio di Balzi e altri sei compagni di origine armena61, martiri, che, dopo avere ricevuto dai soldati ottomani l’ordine di rinnegare Cristo ed essersi rifiutati di tradire la loro fede, raggiunsero il regno eterno trapassati dalle lance.

nome Beato Tommaso Reggio- titolo Vescovo- nascita 9 gennaio 1818, Genova- Ordinato presbitero 18 settembre 1841- Nominato vescovo 20 marzo 1877 da papa Pio IX- Consacrato vescovo 6 maggio 1877 dall'arcivescovo Salvatore Magnasco- Elevato arcivescovo 11 luglio 1892 da papa Leone XIII- morte 22 novembre 1901, Triora, Imperia- ricorrenza 22 novembre- Incarichi ricoperti Vescovo titolare di Tanis (1877), Vescovo coadiutore di Ventimiglia (1877), Vescovo di Ventimiglia (1877-1892), Arcivescovo metropolita di Genova (1892-1901), Amministratore apostolico di Chiavari (1892-1896)- Beatificazione 3 settembre 2000 da papa Giovanni Paolo II- Attributi Bastone pastorale- Tommaso Reggio nacque a Genova il 9 gennaio 1818. Famiglia nobile, la sua, che gli offrì tutte le opportunità perché un giorno potesse aspirare a una carriera brillante. Ma a vent'anni egli decise di abbandonare tutto per farsi prete. «Voglio farmi santo a ogni costo — scrisse al termine degli studi — poggiando la mia vita su due pilastri sicuri: la preghiera e la vita ascetica».<br /> Venne ordinato sacerdote l'8 settembre 1841. Conseguito due anni dopo il dottorato in teologia, a soli venticinque anni, fu nominato vicerettore del seminario di Genova e successivamente rettore di quello di Chiavari. Si dedicò con grande zelo e intelligenza alla formazione dei futuri sacerdoti, che accompagnava nel loro cammino con la testimonianza di una vita coerente, con parola autorevole ed equilibrata disciplina. Pur giovanissimo, si dimostrò educatore aperto, innovatore, moderno e coraggioso. E non erano tempi facili. L'Italia, Liguria compresa, era scossa da rivolte di poveri che chiedevano libertà e giustizia sociale. Nella circostanza tenne sempre una condotta prudente e riservata; ligio al proprio dovere, cercava in ogni cosa la gloria di Dio e il bene delle anime. E preparava i chierici perché fossero disposti a impegnare la propria vita senza remore per Dio e per la Chiesa. Da rettore del seminario, svolse anche un'intensa attività giornalistica e fu tra i fondatori del primo giornale cattolico genovese, «L'armonia della religione colla civiltà», e poi del «Cattolico di Genova», abbreviato poi in «Cattolico» e trasformato nel 1861 nello «Stendardo cattolico», del quale per dodici anni sarà direttore. Don Reggio nei suoi articoli e nella redazione dei giornali si proponeva come strenuo difensore dell'integrità della dottrina cattolica, dei diritti della chiesa, della fedeltà a essa e alle sue direttive, in particolare al papa.<br /> L'attività giornalistica di don Reggio, che nel 1851 era stato nominato abate della basilica di Santa Maria Assunta a Carignano, fu veramente febbrile, come intenso fu il suo impegno politico, in un momento in cui i cattolici vivevano un delicato problema di coscienza suscitato dall'acuirsi della tensione fra stato e chiesa. Alcuni esponenti cattolici, in opposizione allo stato laicista, proponevano un astensionismo radicale, sintetizzato nella formula «né eletti né elettori»; altri invece, come il Reggio, lanciavano un motto dal contenuto opposto «eletti ed elettori», ritenendo dannosa la scelta astensionista. Nel 1865, in occasione della campagna elettorale, don Reggio nel suo giornale promuoveva una lista di candidati cattolici e lanciava l'idea di creare un partito cattolico. Un'idea audace, che dovette tuttavia essere accantonata quando nel 1874, dopo la presa di Roma, Pio IX lanciò il Non expedit: un esplicito divieto ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica. Con quel divieto molti sogni finivano nel cassetto e l'abate Reggio capì che lo «Stendardo cattolico», che s'era schierato su posizioni opposte, non poteva continuare le pubblicazioni. Lo chiuse senza lamentarsi, senza recriminare: capì che era meglio evitare altre polemiche per non turbare ancora di più gli animi agitati e, scelta dolorosa ma serena compiuta in obbedienza al papa, lasciò il giornalismo e la vita politica. Così finiva l'esperienza battagliera dello «Stendardo cattolico».<br /> Nel 1877 Pio IX lo nominava vescovo di Ventimiglia, una diocesi piccola e molto povera, dove anche il seminario versava in gravissime difficoltà. L'iniziale sgomento del nuovo vescovo per la precaria situazione della diocesi si trasformò poi in una molla per agire: girò più volte in lungo e in largo la diocesi, rilanciò il seminario, convocò tre sinodi diocesani in quindici anni di governo, eresse nuove parrocchie, rinnovò la liturgia, attento a non disperdere il grande patrimonio artistico delle chiese. Fu, insomma, per i suoi diocesani, un pastore saggio e previdente e una vera guida spirituale, preoccupato di accompagnare sempre le parole con l'esempio di una vita santa, perché il proposito di farsi santo a ogni costo non l'aveva mai abbandonato un minuto. Nel 1878 fondava la Congregazione religiosa delle suore di santa Marta, con lo scopo di «rispondere ai bisogni dei tempi». Chiese alle suore di occuparsi dei più poveri tra i poveri «come Marta, che ebbe la fortuna di servire Gesù con l'umile lavoro delle sue mani». Ma senza dimenticare Maria. Per questo le religiose impareranno ad adorare in silenzio, ad alimentarsi della preghiera: qui troveranno le ragioni profonde della fede che fa loro scoprire Cristo nei piccoli, nei quali eri si identificava. Il terremoto, che nel 1887 ha devastato a Liguria, ha rivelato la grande carità del vescovo. Nonostante l'età avanzata, corse subito a fianco di quanti erano stati colpiti dalla catastrofe, offrì il suo aiuto e poi convocò i parroci per avere da loro informazioni di prima mano sulla situazione delle singole parrocchie per poter provvedere alle immediate necessità e assegnare loro gli aiuti che riceveva da molte persone. Lui stesso mise a disposizione quanto poteva, testimoniando concretamente di essersi fatto davvero povero come la sua povera gente. Ebbe un'attenzione particolare per i molti orfani a causa del terremoto. Inizialmente li accolse in alcuni centri di prima assistenza e poi creò per loro, a Ventimiglia, un orfanotrofio affidato alle cure delle suore di santa Marta. Nel 1892 scriveva al papa: «Prego Vostra Santità di sollevarmi dall'incarico di vescovo e di tornare a essere un semplice sacerdote. Temo che diventando lento per l'età il vescovo, tutta la diocesi si addormenti». Sorprendente la risposta del papa: nel maggio dello stesso anno lo nominava, ormai settantaquattrenne, arcivescovo di Genova. E lui, nonostante l'età con i relativi acciacchi, obbedì docilmente alla volontà di Dio. Quando nel 1900 l'Italia cattolica decideva di consacrare a Dio e alla Madonna il nuovo secolo, monsignor Reggio invitò tutti i vescovi della Liguria a un grande pellegrinaggio al monte Saccarello, dove venne posta una statua del Redentore. Partì in treno da Genova, accompagnato da molti sacerdoti e numerosi pellegrini, in una carrozza di terza classe, e con loro raggiunse Triora, piccola località ai piedi del monte. La voglia di proseguire a piedi il 'pellegrinaggio era molto forte, ma non gli fu possibile, impedito da un improvviso malessere, che segnò l'inizio della malattia che porrà presto fine alla sua vita terrena. Morirà la sera del 22 novembre 1903, rispondendo a chi gli chiedeva se desiderava qualcosa: «Dio, Dio, solo Dio mi basta». La risposta riassumeva quello che era stato lo scopo della sua vita. Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 3 settembre 2000. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Triora in Liguria, beato Tommaso Reggio, vescovo di Genova, che, unendo all’austerità di vita una mirabile benignità di modi, favorì la concordia tra i cittadini e prestò con ogni mezzo assistenza ai bisognosi, dimostrandosi sempre partecipe dei problemi dell’umanità.

nome Santi Filemone ed Affia- titolo Sposi e martiri, discepoli di San Paolo- ricorrenza 22 novembre- Attributi<br /> Palma del martirio- Filemone, cittadino di Colosse, in Frigia, convertito da S. Paolo (25 gen., 29 gin.), fu il destinatario della più breve (ma toccante a livello personale) delle Lettere di S. Paolo. In questa lettera, che racchiude tutto ciò che sappiamo di lui, Paolo lo chiama «nostro caro collaboratore», il che suggerisce che Filemone, dopo la sua conversione, abbia preso parte attivamente alla vita della Chiesa. Paolo fa anche riferimento al fatto che lui e la moglie Affia avevano messo a disposizione la loro casa, come luogo di incontro dei cristiani di Colosse. La maggior parte della lettera, ad ogni modo, è un appello alla generosità di spirito di Filemone, sulla quale, a quanto pare, Paolo sentiva di poter fare affidamento. Uno degli schiavi di Filemone, Onesimo, era scappato, probabilmente rubando qualcosa prima di andarsene, e incontrò Paolo in prigione. Assicurandolo che Onesimo, il cui nome significa "utile", aveva intrapreso un totale cambiamento nel suo spirito e che era stato battezzato («Lui che un giorno non ti fu utile, ma ora è utile a te e a me»), Paolo prega Filemone, non per obbligo, ma per uno spontaneo atto di gentilezza, di riprendere in casa lo schiavo, che è ora «molto di più che schiavo» e accoglierlo come avrebbe accolto Paolo, come «un fratello carissimo». Non esiste nessun dato storico su ciò che avvenne successivamente, ma la tradizione afferma che Filemone perdonò Onesimo, gli diede la libertà c lo scelse come assistente nella sua attività di evangelizzazione. Secondo diverse leggende, Filemone divenne vescovo di Colosse (o di Gaza) e fu martirizzato a Efeso (o Colosse). Il Martirologio Romano riassume la storia accettata in Oriente: «Quando, sotto l'imperatore Nerone, durante la festa di Diana, i gentili irruppero nella chiesa a Colosse in Frigia, Filemone e Appia furono catturati, mentre gli altri scapparono. Per ordine del governatore Artocle, furono flagellati, seppelliti in una buca fino alla vita e poi ricoperti di pietre». MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Filemone di Colossi, della cui carità per Cristo Gesù si rallegrò san Paolo Apostolo; è venerato insieme a sua moglie santa Affia.

nome San Pietro Esqueda Ramirez- titolo Sacerdote e martire- nascita 29 aprile 1887, San Juan de los Lagos, Messico- morte 22 novembre 1927, Teocaltitlán, Messico- ricorrenza 22 novembre- Nacque a San Juan de los Lagos nel Messico da un'umile famiglia. Fu apprendista calzolaio fino a quando entrò nel seminario minore della sua città natale, e nel 1908 andò al seminario maggiore di Guadalajara. Nel 1914 il seminario fu chiuso, ma era già diacono e tornò nella parrocchia del suo paese dove prestò servizio come diacono. Fu ordinato sacerdote a Guadalajara nel 1916. Fu vicario nella sua città natale. Il ministero al quale si dedicava con vera passione era la catechesi dei bambini. Fondato diversi centri di studio e formazione per catechisti. Fu molto devoto al Santissimo Sacramento; e nel bel mezzo della rivoluzione messicana, organizzò le famiglie in modo che non mancassero la guardia perpetua del Santissimo Sacramento e organizzò poi una Crociata Eucaristica. Quando arrivò la persecuzione, rimase nella sua città, esercitando segretamente il ministero sacerdotale. Era un rifugiato nella casa della famiglia Macías, e quando si rese conto che non poteva più restare lì, si rifugiò a Jalostotitlán, nel 1927. Ma non sopportava la distanza dai suoi fedeli e tornò alla sua parrocchia, senza preoccuparsi del pericolo rappresentato dal suo ritorno. Sapendo che l'arresto era eminente, non voleva fuggire, ma disse messa e a bassa voce cantò al Sacro Cuore di Gesù. A metà mattinata i soldati circondarono la casa. Cercò di nascondersi, ma fu individuato, arrestato e portato in una stanza buia della caserma, dove fu frustato e torturato, e prima di essere giustiziato, fu seguito da un gruppo di bambini che ripeté: "Non smettete di studiare il catechismo, né lasciate la dottrina cristiana per niente" e su un foglio di carta scrisse le ultime raccomandazioni per i catechisti. Lo portarono a Teocaltitián, dove cadde dalle scale e si ruppe un braccio, volevano bruciarlo vivo, ma poiché non poteva salire gli spararono tre volte alla testa. I fedeli raccolsero la sua salma e la seppellirono nella chiesa del suo paese. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Teocaltitlán in Messico, san Pietro Esqueda Ramírez, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione messicana, fu gettato in carcere per il suo sacerdozio e, infine, fucilato

nome San Benigno di Milano- titolo Vescovo- morte 477 circa, Milano- ricorrenza 22 novembre, 20 novembre rito ambrosiano tradizionale- Canonizzazione pre canonizzazione- Attributi Bastone pastorale- Patrono di Milano- Educato a Roma, nel 470 fu eletto arcivescovo di Milano. Durante il suo episcopato restaurò molte chiese distrutte dal re degli Heruli Odocacro. Lo storico cistercense, Ughelli, lo presentò come successore di san Geronzio, e membro della famiglia Bossi, una delle potenti della regione. Il riferimento più antico a San Benigno si trova in alcuni versi di Sant'Enodio, vescovo di Pavia del VI secolo, che dicono: "San Benigno mise il suo cuore a disposizione del Signore, guardando l'arrivo del Giorno, e ringraziò l'Altissimo per il dopo averlo creato. Ecco perché il Signore ha voluto riempirlo di intelligenza. Ha messo il linguaggio della Saggezza dalla sua parte, e non finirà mai. La sua memoria non morirà, e sarà ricordata di generazione in generazione ». MARTIROLOGIO ROMANO. A Milano, san Benigno, vescovo, che nel grande scompiglio delle invasioni amministrò la Chiesa a lui affidata con somma fermezza e pietà.

+6 punti

Nessun commento

Non ci sono ancora commenti. Perchè non inizi tu la conversazione?