@JemFinch
Sto traducendo il più famoso romanzo di Hemingway in romanesco, Er Vecchio e Er mare
No comunque primo tentativo improprio di poemetto in liberi
Nudo
Ci sono nuvole violacee fino ai limiti
dello scuro, nessun aroma invernale
verso il grigio più puro
Come in maldestra origine
di pietra ho gli arti, con il mio sguardo
solo, divido l’orrido in parti
Tommaso corre lungo la salina,
lacrime di cinta in corridoi di pelle
Appesi ai colli altri colli fratelli,
presi di mira dai respiri bellici,
da nudità inespresse
Questo paese le ortiche chiamano
casa, ferree menti, oracoli delle fogne
Puttana è la mano che protegge i vermi, fecondi nel cemento, bianchi d’acciaio,
l’ora è volgare come i lampioni spenti
Le serpentine del traffico, i chiacchiericci nei pochi buchi verdi, ultimi figli rimasti.
Corrotta in pudica materia è l’aire
nelle spurghe umane, cresce il tanfo
d’un riso mai stato riso
Dentro portici bucati a far passare
vite, dimenticare i cuori giovani,
i sorrisi urlanti
Della Bellezza respiro ancora il grido.
Polveri di universi in cicatrici umane,
architetti del volto sono i fiori,
fra calendule e ciclamini gravidi
Sotto le unghie della terra
Colpo di cadavere che cade è il tuono,
adesso corro, come sconfitto da uno
stormo di foglie
Senza riparo dalla smania folle
dei viventi, sempre più prossimo
alla morte, con i piedi sulle ingiustizie,
ardenti, come carboni dal pari dolore.
La pioggia che tocca le frasche,
che bagna i campanili, come irreali
storie di realtà vissute
Sono le lacrime d’ottone dei bambini
di oggi, desideri visceralmente sacri
Arti di vesti pezzenti, gole appenniniche e tribù con rituali terreni, lodi alle luci
tra i campi che incendiano le case
Alle lupe che rubano il gregge
rimanendo affamate, rotti di paura
sono le genti inanimate.