@IgnoranteDivino
Leggete, se avete tempo e pazienza, la definizione che Kundera da del Kitsch e ditemi se non si applica perfettamente al generale Roberto Vannacci …
Nessuno lo sa meglio degli uomini politici. Quando c'è in giro una macchina fotografica, si precipitano subito verso il bambino più vicino per sollevarlo in aria e baciarlo sulla guancia. Il Kitsch è l'ideale estetico di tutti gli uomini politici, di tutti i partiti e i movimenti politici.
In una società dove coesistono orientamenti politici diversi e dove quindi la loro influenza si annulla o si limita reciprocamente, possiamo ancora in qualche modo sfuggire all'inquisizione del Kitsch; l'individuo può conservare la sua individualità e l'artista può creare opere inattese. Ma là dove un unico movimento politico ha tutto il potere, ci troviamo di colpo nel regno del Kitsch totalitario.
Quando dico totalitario, voglio dire che tutto ciò che turba il Kitsch è bandito dalla vita: ogni espressione di individualismo (perché ogni discordanza è uno sputo in faccia alla fratellanza sorridente), ogni dubbio (perché chi comincia a dubitare di una piccolezza finirà per dubitare della vita in quanto tale), ogni ironia (perché nel regno del Kitsch ogni cosa deve essere presa con assoluta serietà), e inoltre la madre che ha abbandonato la famiglia o l'uomo che preferisce gli uomini alle donne, minacciando in tal modo il precetto divino: «crescete e moltiplicatevi».
Da questo punto di vista, possiamo considerare il cosiddetto gulag come una fossa settica dove il Kitsch totalitario getta i suoi rifiuti.
Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, 1982