@Vitupero

15/06/2024 alle 13:57

I santi di oggi 15 giugno:

I santi di oggi 15 giugno:

nome San Vito- titolo martire- nascita III secolo, Mazara del Vallo (Trapani)- morte 15 giugno 303, Lucania- ricorrenza 15 giugno- Attributi palma del martirio, croce, cane, gallo bianco, tinozza o pentola, tunica blu e manto rosso- Patrono di Attori, ballerini, danzatori, epilettici, lattonieri. Invocato contro letargia, morso di bestie velenose e "ballo di san Vito"- L'onorevole menzione che di S. Vito, Modesto e Crescenzia si fa negli antichi martirologi, ci dà la più ferma sicurezza ch'essi hanno coraggiosamente confessato Cristo col sacrificio della loro vita. Ma i loro Atti sono talmente interpolati, che torna difficile ritrovarne il bandolo, perciò intorno ai particolari della loro vita regna molta incertezza. La tradizione ci dice che S. Vito apparteneva ad una ragguardevole e ricca famiglia di Mazara del Vallo della provincia di Trapani in Sicilia. Suo padre, pagano, chiamavasi Iles. Rimasto vedovo, affidò il piccolo figliuolo ad una nutrice cristiana, chiamata Crescenzia, la quale d'accordo con Modesto suo marito, fece battezzare il bambino all'insaputa del padre, lo allevò nei principi della fede e gli coltivò in cuore un amore grandissimo a N. S. Gesù Cristo. Restituito al padre ancora in tenera età, non si può immaginare quanto costui si adoperasse per strappare dal cuore del santo fanciullo la fede e trascinarlo all'idolatria. Ma non riuscendovi nè colle minacce nè colle carezze lo fece battere crudelmente; se non che il pio fanciullo sopportò con pazienza le battiture e si mostrò più che mai costante nella fede. Due riflessioni si impongono qui alla nostra attenzione. La prima riguarda la crudeltà del padre che giunse a tal punto di efferatezza verso la sua creatura per l'attaccamento che aveva alle turpitudini pagane. Come è detestabile la noncuranza di quei genitori che non si preoccupano mai di ciò che riguarda l'animo dei loro figli, anche quando sanno ch'essi sono in disgrazia di Dio, ma che sono tutto fuoco e vanno sulle furie se i figliuoli sono causa di qualche piccolo danno materiale in casa. La seconda riflessione ci porta ad ammirare nel tenero giovanetto S. Vito la forza meravigliosa della grazia di Dio: ciò desta nella nostra anima una grande fiducia nell'aiuto ch'Egli non ci lascerà mai mancare quando noi lotteremo contro i nemici della nostra salute. Stiamo pur certi che nessuna tentazione, per quanto grande possa essere, avrà il potere di farci cadere nel peccato, se noi ricorreremo alla preghiera, al digiuno, alla mortificazione. In ogni evenienza potremo far nostre le parole del grande apostolo Paolo: « Omnia possum in Eo qui me confortat. Ogni cosa io posso coll'aiuto di Colui che mi conforta ». Alla fine Iles fu tanto inumano da consegnare suo figlio in mano di Valerio, governatore della provincia, crudele persecutore dei cristiani perchè ci pensasse lui a piegare l'animo del giovanetto ad adorare gli idoli. Ma Crescenzia e Modesto riuscirono a strappare il fanciullo dalle mani del persecutori e fuggirono con lui per l'Italia, dove però non trovarono quella tranquillità di cui andavano in cerca. Sbarcati in Lucania, ben presto vennero riconosciuti come cristiani e per questo furono incarcerati e subirono tutti e tre il martirio nella persecuzione di Diocleziano. S. Vito pei miracoli che operava era salito a tale rinomanza, che giuntane la fama a Diocleziano, quest'imperatore lo aveva fatto chiamare a corte, affinchè liberasse il suo figliuolo da una ossessione diabolica. Avvenuta la liberazione, l'ingrato imperatore non avendo potuto persuaderlo colla più grande promessa di ricompensa a venerare gli dei, lo caricò di catene e con Modesto e Crescenzia fu gettato in prigione. Qualche giorno dopo avendo trovati i tre confessori ancor più inflessibili, comandò che fossero gettati in un'enorme caldaia ripiena di piombo liquefatto, di resina e di pece bollente: qui essi si misero a cantare i sacri inni. Furono allora tolti di là ed esposti ai leoni, i quali accovacciatisi si misero a lambire loro i piedi. Inferocito perciò l'imperatore, perchè vedeva la moltitudine commuoversi davanti al miracolo, ordinò che distesi sopra il cavalletto fossero loro tagliate le membra e divelte le ossa. Nel frattempo ci furono tuoni, folgori e grande terremoto: i templi degli dei rovinarono e molti pagani ne rimasero oppressi. Una pia matrona, per nome Fiorenza, imbalsamò i resti mortali dei tre martiri e li seppellì onorevolmente. PRATICA. Mediterò seriamente queste parole dei Santi: Nibil sum, nibil valeo, nibil possum, nibil habeo. PREGHIERA. O SS. Martiri Vito, Modesto e Crescenza, pregate per noi. MARTIROLOGIO ROMANO. In Basilicata, san Vito, martire.

nome Santa Germana Cousin- titolo Vergine- nome di battesimo Germana Cousin- nascita 1570, Frouzins, Tolosa- morte 15 giugno 1601, Pibrac, Francia- ricorrenza 15 giugno- Beatificazione 29 maggio 1854- Canonizzazione 29 giugno 1867- Santuario principale Basilica di Santa Germana- Patrona di pastori, pellicciai e della gioventù "a rischio"- Germana Nacque a Frouzins nel 1570 in un piccolo abitato non lontano da Tolosa in una famiglia di modesta condizione. Dalla nascita ebbe una deformazione congenita al braccio destro e fu sempre di costituzione molto gracile. Sin da piccola si ammalò di scrofolosi, malattia che le deturpò il viso per tutta la vita. Rimase orfana di madre poco dopo la sua nascita. Il padre si risposò con una donna che si curò ben poco di lei. Essendo impensabile per lei accedere all'istruzione o avere prospettive di matrimonio, fu mandata a pascolare le pecore, restando a dormire con loro nell'ovile. Iniziò a frequentare la chiesa del suo paese e divenne molto devota, andando a messa e recitando il rosario tutti i giorni. Alcuni la deridevano chiamandola bigotta. Prese quindi a parlare con i suoi compagni più poveri, pastori e fanciulli come lei, degli insegnamenti ricevuti al catechismo, raccogliendo intorno a sé molti ragazzi cui spesso portava da casa delle pagnotte di pane per sfamarli. La tradizione devozionale racconta che un giorno d'inverno Germana, dopo aver riempito il grembiule di pane, si accingeva a portarlo ai poveri, quando i genitori se ne accorsero e la rimproverarono; ma quando il grembiule venne aperto, era pieno di fiori invece che di pane. Morì sola, appena trentenne, nella stalla dove dormiva, il 15 giugno 1601. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pibrac, nella diocesi di Tolosa, santa Germàna Cousin Vergine. Addetta alla custodia del gregge, visse umile e povera, e passò allo Sposo dopo aver tollerato molti stenti con somma pazienza. Dopo la morte rispiendette per moltissimi miracoli, e dal Sommo Pontefice Pio nono fu ascritta nel numero delle sante Vergini.

nome San Bernardo da Mentone- titolo Sacerdote- nascita 1020, Savoia, Francia- morte 12 giugno 1081, Novara- ricorrenza 15 giugno- Attributi bastone da montagna e cane- Patrono di alpinisti e scalatori- Secondo una cronaca del XV secolo, San Bernardo sarebbe nato in un villaggio della Savoia oggi denominato St Bernard-Menton nell'anno 1020. Nominato arcidiacono di Aosta, ricevette l'incarico di ristabilire la strada che attraversando il valico denominato anticamente Mons Jovis (Monte di Giove) collegava il Nord con il Sud Europa, importantissima via di transito che era decaduta nell'ultima fase dell'Alto Medioevo per l'incuria e per le continue aggressioni di briganti. Facendo base nel monastero benedettino di Bourg-Saint-Pierre, posto nel villaggio svizzero di Saint-Pierre de Montjoux, Bernardo stabilì sul valico un nuovo monastero, incaricato dell'ospitalità e dell'assistenza dei viaggiatori, molti dei quali scendevano in Italia per raggiungere la Terra Santa. Alcune fonti gli attribuiscono anche la fondazione di un'analoga istituzione sull'Alpe Graia (Piccolo San Bernardo), ma la cosa non è certa. San Bernardo fu anche un attivo predicatore, e si sforzò di migliorare la disciplina e la dottrina del clero, compiendo parecchi viaggi nelle diocesi vicine; durante uno di questi viaggi cadde malato nel monastero di San Lorenzo a Novara, e in quella città morì nel giugno del 1081. MARTIROLOGIO ROMANO. Sul Mont-Joux nel Vallese, san Bernardo da Mentone, sacerdote, che, canonico e arcidiacono di Aosta, visse per molti anni tra le vette delle Alpi, dove costruì un rinomato monastero e due rifugi per i viandanti, tuttora recanti il suo nome.

nome San Luigi Maria Palazzolo- titolo Sacerdote e Fondatore delle Suore delle Poverelle- nome di battesimo Luigi Maria Palazzolo- ricorrenza 15 giugno- Beatificazione Roma, 19 marzo 1963 da papa Giovanni XXIII- Canonizzazione 15 maggio 2022 da papa Francesco- San Luigi Maria Palazzolo nacque il 10 dicembre 1827 a Bergamo da Ottavio Palazzolo e Teresa Antoine. Di famiglia molto benestante, ultimo di 9 figli quasi tutti scomparsi prematuramente, fu battezzato il giorno dopo la nascita. Rimasto solo con la mamma dopo aver perso il padre l’8 agosto 1837, ella lo educò secondo i dettami del cristianesimo, inculcandogli valori quali la carità, che Luigi Maria praticò fin da bambino. Dopo il ginnasio studiò filosofia e poi Teologia al Seminario di Bergamo; il 23 giugno 1850 fu ordinato sacerdote scegliendo di svolgere il servizio sacerdotale nel rione più povero della sua Parrocchia di nascita, Sant’Alessandro in Colonna. Vicino ai giovani, che rallegrava con le commedie per burattini da lui scritte, seppe capire e aiutare anche i più adulti istituendo per loro una scuola serale presso l'oratorio. Adibì una casetta di sua proprietà come sede per l’oratorio femminile e vi mise a capo la maestra Teresa Gabrieli, eletta quell’anno, il 1869, vice-superiora della Pia Opera di Santa Dorotea, che vi si trasferì contenta pronunziando i voti. Quello stesso anno, dopo un viaggio a Roma, Luigi Maria si spogliò di tutti i suoi beni a favore dei poveri. La comunità delle Suore Poverelle fondata continuò ad espandersi in varie città e nel contempo nacquero i fratelli della Sacra Famiglia, un ricovero per i figli orfani di agricoltori ai quali il Santo affidò la coltivazione dei terreni della casa di villeggiatura ereditata dalla famiglia materna. Questa confraternita però si estinse nel 1922. La salute precaria di Luigi Palazzolo si aggravò col tempo ed egli si spense il 15 giugno 1886, all’età di cinquantotto anni. Dopo aver miracolosamente guarito diverse persone che lo hanno invocato in punto di morte, tra cui una stessa suora dell'Ordine delle Poverelle nel 2015, don Luigi Maria Palazzolo è stato canonizzato da Papa Francesco il 15 maggio 2022.

nome San Landelino- titolo Abate- nascita 625 circa, Vaux, Francia- morte 686 circa, St-Crespin, Francia- ricorrenza 15 giugno- Durante la giovinezza Landelino non condusse una vita da libri agiografici. Era nato forse nell'anno 625 a Vaux, vicino a Bapaume, da genitori franchi. Affidato al vescovo di ArrasCambrai Auberto (13 dic.) per essere avviato al presbiterato, fuggì all'età di diciotto anni e si unì a una banda di scapestrati che perpetravano rapine e altri crimini. Si rese conto di ciò che andava facendo quando un suo compagno morì improvvisamente, e fece ritorno da Auberto, che aveva sempre pregato per lui, e lo aiutò a pentirsi. In seguito, con l'approvazione del vescovo, andò a Lobbes, luogo selvaggio, isolato e teatro dei suoi trascorsi criminosi, per far penitenza dei suoi peccati. Come per molti altri eremiti, presto si radunarono intorno a lui alcuni giovani che volevano seguire il suo modello di vita: da quel piccolo gruppo scaturì la grande abbazia di Lobbes. Landelino si considerava del tutto inadatto a guidare la comunità e nominò abate S. Ursmaro (19 apr.), tornando a cercare luoghi solitari, spostandosi da Hainault a Wallens e a Crespin, nella foresta che si dispiega tra Mons e Valenciennes, e in ogni luogo fioriva una nuova comunità. Alla fine si stabilì nel monastero di Crespin, dove assunse anche la guida della comunità, anche se continuava a trascorrere molto tempo in solitudine.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Crespin nell’Hainault, nel territorio dell’odierna Francia, san Landelino, abate, che, convertito dal vescovo sant’Autberto da una vita di ruberie all’esercizio delle virtù, fondò un cenobio a Lobbes e si spostò poi a Crespin, dove finì i suoi giorni.

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@bellofico

3 mesi fa

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