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I santi di oggi 17 dicembre:

I santi di oggi 17 dicembre:

nome San Giovanni de Matha- titolo Sacerdote e fondatore dell'Ordine della Santissima Trinità- nascita 23 giugno 1154, Faucon, Francia- morte 15 dicembre 1213, Roma- ricorrenza 17 dicembre, 8 febbraio messa tridentina- Canonizzazione 21 ottobre 1666 da papa Alessandro VII- È il fondatore dell'Ordine dei Trinitari per la redenzione degli schiavi. Nacque a Falcone in Provenza l'anno 1154 da genitori ricchi di censo e di virtù. Educato con ogni cura, mostrò presto tali doti d'ingegno, di serietà ed un cuore così sensibile per le miserie altrui, da far presagire in lui il futuro angelo consolatore degli afflitti. Per volere dei genitori frequentò la scuola di Aix, poi mandato all'Accademia di Parigi, conseguì con esito brillante la laurea di dottore in teologia. La sua pietà, non inferiore alla scienza, colpì talmente l'Arcivescovo di Parigi, che decise esortarlo a farsi sacerdote. Unico ostacolo era l'umiltà del giovane laureato, ma non fu difficile al Prelato sciogliere i dubbi e le obbiezioni che nascevano da un cuore bramoso unicamente di perfezione. Così Giovanni fu sacerdote. Mentre celebrava con serafico ardore la prima Messa, Iddio con un prodigio volle mostrargli la missione che l'attendeva. Infatti, al momento dell'elevazione, innanzi al novello levita apparve un angelo bianco-vestito con una croce rosso-turchina sul petto. Teneva le braccia incrociate e le mani distese sul capo di due poveri schiavi, uno moro, l'altro bianco. Giovanni comprese che il Signore lo destinava alla redenzione degli schiavi. L'impresa era ardua. Giovanni per poter seguire meglio la voce del Signore si ritirò presso un celebre monaco, Felice di Valois, che aveva abbandonato il fasto della corte e serviva Dio in un eremo. Colà vissero per tre anni nelle penitenze e nella preghiera, finché un giorno, mentre sedevano presso una fonte, videro avvicinarsi un cervo che portava fra le corna una croce rosso-turchina. Felice a quella vista rimase sorpreso, ma Giovanni lo rassicurò narrandogli la visione della sua prima Messa. Il degno amico vide in questo un tratto della divina bontà verso di lui e buttandosi in ginocchio si disse pronto a seguirlo nella grande e santa opera del riscatto di tanti infelici. Da quel giorno non pensarono ad altro che alla pratica attuazione di quell'eroico ideale. Concertato fra loro un primo abbozzo, andarono a Roma per riferire ogni cosa al Vicario di Gesù Cristo e ottenere la sua approvazione. Innocenzo III, che allora sedeva sul soglio pontificio, dopo molte preghiere approvò l'Ordine della SS. Trinità per la redenzione degli schiavi ed impose ai membri la divisa bianca con la croce rosso-turchina sul petto. Stabilito così l'istituto, i due fondatori tornarono in Francia ed eressero il convento di Ceifroid, alla cui direzione rimase S. Felice. Questo monastero fu sempre tenuto come il centro dell'Ordine. S. Giovanni con alcuni discepoli riprese la via di Roma. Il Pontefice gli donò la chiesa e l'ospedale di S. Tommaso sul Celio. Munito di commendatizie, il Santo si recò in Spagna, nel Marocco e nell'Algeria. Ovunque compiva prodigi di zelo per sollevare e liberare gli infelici dalle mani degli infedeli. Dopo molte peripezie rivide Roma e i suoi confratelli, nelle cui braccia santamente finì i suoi giorni il 15 dicembre 1213. PRATICA. Dio sceglie sempre le anime umili per le grandi cose; impariamo a renderci sempre più umili. PREGHIERA. O Signore, che per mezzo di S. Giovanni ti sei degnato di istituire miracolosamente l'Ordine della SS. Trinità per il riscatto degli schiavi dalla potestà dei Saraceni, deh! fa che col suffragio dei suoi meriti veniamo liberati mercé il tuo aiuto dalla schiavitù dell'anima e del corpo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sul monte Celio, san Giovanni de Matha, sacerdote, che, francese di origine, istituì l’Ordine della Santissima Trinità per la liberazione degli schiavi.

nome San Modesto- titolo Patriarca di Gerusalemme- morte 630 circa, Sozón, Palestina- ricorrenza 17 dicembre- Nell'anno 614, il generale persiano Romizanes, entrò in Palestina, dove fu ben accolto da ebrei e samaritani, mentre i cristiani, colpiti da divisioni interne, non furono in grado di difendersi. L'invasione si concluse con l'incendio delle chiese e la morte di molti cristiani, la schiavitù e l'esilio del patriarca Zaccaria in Persia. Per alcuni anni gli abitanti della Palestina dovettero sopportare un regno di terrore, sottoposti com'erano agli eccessi dei persiani e alle rappresaglie degli ebrei che approfittarono della situazione per distruggere le chiese. Cosroe sosteneva solo i cristiani monofisiti e c'era il pericolo che i cristiani ortodossi cadessero nell'eresia. Fu allora che riapparve sulla scena l'egumeno Modesto, con sufficiente coraggio per intraprendere la ricostruzione morale e materiale della Città Santa. Il compito era arduo e Modesto non tentò di creare, ma solo di restaurare. Iniziò con la più venerabile delle basiliche, quella del Santo Sepolcro, che restaurò in tutte le sue parti; poi proseguì con l'Anastasis, il Cranion, la Cappella del Calvario e la Chiesa della Croce, nonché la grande basilica del Martyrium che, dal IX secolo in poi, prese il nome dal suo costruttore, San Costantino. Con il nome di "Madre delle chiese", il monaco Antioco designò la grande basilica della città alta che si trovava nel luogo in cui si trovava il Cenacolo e che, con il nome di Santa Sion, era oggetto di particolare venerazione. Sul Monte degli Ulivi, Gerusalemme doveva a Modesto l'aspetto che conservò fino al tempo delle Crociate, poiché la sua attività non si limitò alle grandi basiliche, ma raggiunse anche molte chiese secondarie, come quella di San Giovanni Battista, tuttora esistente. Mentre Modesto era impegnato con le sue ricostruzioni, l'imperatore Eraclio, con una serie di campagne trionfali, strappò tutte le loro conquiste ai Persiani. Quando chiese l'evacuazione totale della Siria, recuperò le reliquie della vera Croce. Poiché il patriarca Zaccaria era morto in esilio, Eraclio pensava che non poteva esserci successore migliore di quello che aveva a lungo tenuto il suo posto e, di conseguenza, Modesto divenne il patriarca di Gerusalemme. L'imperatore Eraclio lo portò con sé a Damasco per consegnare i soldi del tesoro siriano e palestinese. C'era ancora molto lavoro da fare nelle chiese di Gerusalemme e Modesto continuò instancabilmente i suoi lavori di restauro e le visite di ispezione, ma fu sorpreso dalla morte in una di queste, a Sozón, una città di confine in Palestina. In quel momento circolava insistentemente una voce che i compagni di viaggio di Modesto lo avessero avvelenato per impossessarsi dell'oro che portava con sé. La salma di Modesto fu trasportata a Gerusalemme e sepolta nella basilica del Martyrium.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme, san Modesto, vescovo, che, dopo che la conquista e la devastazione della Città Santa da parte dei Persiani, ricostruì i monasteri e li popolò di monaci e con grandi sacrifici restaurò i luoghi santi distrutti dal fuoco.

nome Santa Vivina- titolo Badessa benedettina- nascita 1103 circa, Brabante, Belgio- morte 17 dicembre 1170, Grand-Bigard, Belgio- ricorrenza 17 dicembre- Patrona di contro la peste, la pleurite, la febbre e il mal di gola sia per gli uomini che per gli animali- Vivinna, una donna fiamminga di origini nobili, decise sin dalla giovinezza di abbracciare la vita religiosa nonostante avesse molti pretendenti, compreso un giovane di nome Riccardo che ricevette l'approvazione dei suoi genitori. Al rifiuto di Vivinna di sposarlo, Riccardo si ammalò, ma guarì presto con le sue preghiere e il suo consiglio. Vivinna per un periodo visse in eremitaggio, con una compagna in una foresta vicino a Bruxelles; portò con sé il salterio, conservato oggi a Orbais (nel Brabante). Dopo poco, la sua solitudine fu molto disturbata da visitatori indiscreti, finché il conte Goffredo del Brabante le donò della terra e un sussidio per un convento a Bigarden. Vivinna divenne badessa, con l'aiuto dell'abate del vicino monastero di Afflighem. La sua abbazia prosperò nonostante le accuse mosse da alcune monache, che pensavano che la sua regola non fosse sufficientemente severa, ma ella respinse queste accuse e morì molto stimata. Le reliquie furono trasferite a Notre Dame du Sablon, a Bruxelles, nel XIV secolo, e papa Urbano VIII confermò il culto nel 1625. MARTIROLOGIO ROMANO. Vicino a Bruxelles nel Brabante, nell’odierno Belgio, santa Vivinna, prima badessa del monastero della Beata Maria di Grand-Bigard.

nome Beata Matilde del Sagrado Corazon Tellez Robles- titolo Fondatrice- nome di battesimo Matilde Téllez Robles- nascita 30 maggio 1841, Robledillo de la Vera, Spagna- morte 17 dicembre 1902, Don Benito, Spagna- ricorrenza 17 dicembre- Beatificazione 21 marzo 2004 da papa Giovanni Paolo II- Matilde nacque a Robledillo de la Vera (Cáceres), in una famiglia borghese. Suo padre, notaio, si trasferì a Béjar (Salamanca) e trascorse l'infanzia e la giovinezza in questa città. Fin da bambina ebbe una profonda inclinazione alla vita consacrata e alla vita apostolica. Aveva il sostegno di sua madre, ma non di suo padre, che voleva per lei un matrimonio vantaggioso a causa della sua posizione sociale. Fu costretta ad alternarsi nella vita della società e limitò la sua partecipazione alla Chiesa. Con la sua obbedienza e determinazione convinse suo padre a lasciarla andare libera. All'età di 23 anni fu eletta presidente dell'Associazione delle Figlie di Maria, e in seguito fu nominata infermiera ricercatrice per le Conferenze di San Vincenzo de Paoli. Nel 1875, dopo una giovinezza con una profonda vita interiore e una traboccante attività apostolica di bambini e malati a Béjar, fondò in questa città l'Istituto delle Figlie di Maria Madre della Chiesa, dedicato all'adorazione eucaristica e all'accoglienza di bambini e giovani indifesi. La fondazione aveva solo due membri in quel momento: María Briz e Matilde. La sua attività e la sua preghiera attirarono altre giovani donne e la fondazione si diffuse, nonostante ciò che consideravano la fondazione pazza. Nel 1878 prese l'abito religioso a Plasencia e cambiò il suo nome in Matilde del Sagrado Corazón. Nel 1879 si trasferì a Don Benito, Badajoz, dove stabilì il noviziato e la casa centrale, in cui professò nel 1884. Realizzò nuove fondazioni in Extremadura, Castiglia e Andalusia. Di spirito profondamente eucaristico e mariano, si distinse per una straordinaria carità verso i malati, gli orfani e i poveri. Si prendevano cura delle persone afflitte di don Benito con eroica dedizione. La sua amica María Briz morì per l'infezione e Matilde aprì un ospedale per i poveri a suo nome. Il suo motto era: "Con Gesù, sempre avanti! Preghiera, azione e sacrificio". Morì a Don Benito (Badajoz) a causa di un ictus. È stata beatificata dal SS Giovanni Paolo II il 21 marzo 2004.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Don Benito vicino a Badajoz in Spagna, beata Matilde del Sacro Cuore Téllez Robles, vergine, che, vedendo nel prossimo suo l’immagine di Cristo stesso, si dedicò con premura all’aiuto anzitutto materiale, ma anche spirituale, dei bisognosi e fondò a tal fine la Congregazione delle Figlie di Maria Madre della Chiesa.

nome Santa Begga- titolo Badessa di Andenne- nascita VII secolo- morte VII secolo, Andenne, Belgio- ricorrenza 17 dicembre- Pipino di Landen, il maggiore dei tre re franchi e comunemente chiamato il Beato, era sposato con la B. Ida; due dei loro tre figli furono S. Gertrude da Nivelles (17 mar.) e la sorella maggiore, Begga. Gertrude rifiutò di sposarsi e divenne badessa della fondazione di sua madre a Nivelles. Begga sposò Ausegisilo, il figlio di S. Arnolfo di Metz (18 lug.) e trascorse la maggior parte della sua vita come moglie di un nobiluomo; ebbe da lui un figlio, Pipino di Héristal, fondatore della dinastia carolingia in Francia. Begga, alla morte del marito nel 691, costruì ad Andenne, sulla Mesa, sette cappelle che simboleggiavano le sette chiese di Roma, attorno a una chiesa centrale, e un convento per accogliere le monache dell'abbazia di sua sorella. Questo monastero divenne in seguito una casa di canonichesse, e i canonici regolari del Laterano considerano S. Begga come membro del loro ordine. Begga è inoltre venerata come patrona dalle beghine del Belgio, ma l'opinione comune che abbia fondato quest'ordine è un errore, basato sulla somiglianza dei nomi. S. Begga mori quando era ancora badessa e fu seppellita ad Andenne. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Andenne nel Brabante, nell’odierno Belgio, santa Begga, vedova, che, dopo la morte del marito, fondò il monastero della Beata Maria Vergine secondo le regole dei santi Colombano e Benedetto.

nome San Giuseppe Manyanet y Vives- titolo Sacerdote- nome di battesimo Josep Manyanet i Vives- nascita 7 gennaio 1833, Tremp, Lleida, Spagna- morte 17 dicembre 1901, Barcelona, Spagna- ricorrenza 17 dicembre- Beatificazione 25 novembre 1984 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 16 maggio 2004 da papa Giovanni Paolo II- Giuseppe Marianet y Vivès nacque a Tremp, nella diocesi di Lérida in Catalogna, il maggiore di nove fratelli, figli di Antonio Marianet, agricoltore, e della moglie, Bonaventura Vivès. All'età di vent'anni entrò nel collegio Piarista di Barbastro, poi studiò nei seminari di Lérida e Seo de Urgel. Fu ordinato sacerdote nel 1859 e lavorò per cinque anni nella sua città natale, poi a Barcellona, dove divenne ben conosciuto come confessore, direttore spirituale e catechista. All'età di trentun anni fondò una scuola residenziale per ragazzi, la congregazione dei Figli della Sacra Famiglia, e in seguito ne fondò due per ragazze, l'Istituto delle Figlie Missionarie della Sacra Famiglia di Nazareth. Ebbe un grande interesse per i bambini e per la vita famigliare. Prendendo la Sacra Famiglia come esempio, pubblicò molte opere di teologia pastorale, che affrontavano la questione dei valori famigliari e, nel 1899, due anni prima della sua morte, fondò il giornale La Sagrada Familia. Scrisse: «un'educazione e un'istruzione saldamente cattolica è il mezzo più semplice, valido, pratico per riformare la famiglia e la società». In questa attività rappresentò un ampio movimento in Spagna nella seconda metà del XIX secolo. L'ultimo quarto di secolo vide la fondazione di un gran numero di nuove congregazioni religiose, in modo particolare di catechisti, e la Chiesa ristabilì la sua posizione di educatrice principale dei giovani, specialmente delle ragazze. Fiorirono le associazioni laiche che veneravano in modo speciale la Sacra Famiglia e S. Giuseppe. Descrisse così la loro ispirazione: «I nostri centri vengono chiamati della "Sacra Famiglia" perché Gesù, Maria e Giuseppe non sono solo patroni e protettori ma anche modelli da imitare, per la virtù e l'amore per il lavoro, poiché questo era il principale scopo della vita privata di Gesù nell'umile casa di Nazareth». Matianet e le sue opere ispirarono l'architetto Antonio Gaudì nel progettare la vasta chiesa della Sagrada Familia, dedica scelta dalla congregazione dei devoti di S. Giuseppe. I lavori iniziarono nel 1883, ma la chiesa rimase incompiuta. Una associazione per la beatificazione di Gaudì si è costituita a Barcellona. Giuseppe soffrì di una malattia cronica, ma osservò scrupolosamente la regola che aveva stabilito per la sua congregazione. Si dice che durante la notte si alzava spesso per terminare il lavoro che non era riuscito a concludere durante il giorno. Non rifiutò mai un bambino che avesse bisogno di educazione, anche se i genitori non erano in grado di sostenere le spese. Trovò il tempo di visitare le famiglie povere e gli ammalati negli ospedali. Anche se dovette affrontare molte opposizioni nel suo lavoro, la gente che lo conosceva diceva che possedeva una gran dolcezza di spirito, anche verso i suoi oppositori, e che fu molto amato. Morì a Barcellona il 17 dicembre 1901 e fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 25 novembre 1984 e proclamato santo il 16 maggio 2004 dallo stesso Giovanni Paolo II.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Barcellona in Spagna, san Giuseppe Manyanet y Vives, sacerdote, che, fondò la Congregazione dei Figli e delle Figlie della Sacra Famiglia per aiutare tutte le famiglie a divenire esemplari sul modello della santa famiglia di Nazareth di Gesù, Maria e Giuseppe.

nome Beato Giacinto Maria Cormier- titolo Domenicano- nascita 1832, Orleans, Francia- morte 1916, Roma- ricorrenza 17 dicembre- Beatificazione 20 novembre 1994 da papa Giovanni Paolo II- Nato a Orléans nel 1832, nello stesso anno dell'ordinazione sacerdotale, 1856, divenne Frate di San Domenico, di cui da seminarista aveva scelto la regola come terziario. Appartenne al movimento di restaurazione dell'Ordine in Francia, intrapreso dal P. Lacordaire e continuato dal P. Jandel. Dalla professione solenne dei voti alla morte, 1859-1916, ebbe affidate responsabilità di formazione e di governo: maestro dei novizi, priore conventuale e provinciale, assistente e procuratore generale, maestro dell'Ordine dal 1904. Mansioni svolte con prudenza ammirevole, ispirata a dolcissimo amore per la vita consacrata: della quale fu un patriarca generoso e un maestro sapiente. Si conformò a Gesù Cristo, rivivendone i misteri unito a Maria con la preghiera dei Rosario; e seguendo la via di San Domenico, nel cui nome seppe ricapitolare tutte le cose sue e dell'Ordine. La salma del Beato è deposta a Roma, nella chiesa adiacente alla Pontificia Università di San Tommaso, erede dell'Ateneo "Angelicum" da lui eretto nel 1908. Memoria liturgica, il 21 maggio, anniversario della sua elezione a maestro generale. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma presso Santa Sabina sull’Aventino, beato Giacinto (Enrico) Cormier, sacerdote, che, Maestro Generale, governò con prudenza l’Ordine dei Predicatori, promovendo notevolmente gli studi di teologia e di spiritualità.

nome Santo Sturmio di Fulda- titolo Abate- nascita 705 circa, Austria- morte 779 circa, Fulda, Germania- ricorrenza 17 dicembre- Canonizzazione 1139- Sturmi, il primo germanico conosciuto per essere diventato un monaco benedettino, era figlio di genitori cristiani e nacque in Baviera. Fu affidato alla custodia di S. Bonifacio (5 giu.), che lo fece educare da S. Vigberto (13 ago.) nell'abbazia a Fritzlar, dove fu consacrató sacerdote; partì per la missione in Vestfalia, durata tre anni, poi decise di abbracciare la vita eremitica nella foresta di Hersfeld, insieme a due compagni. Quando furono molestati da alcuni predatori sassoni, Bonifacio preferì trasferirsi a sud, dove sarebbe stato possibile costruire un monastero cd evangelizzare i sassoni. Sturmi raggiunse questa regione a dorso di mulo, e scelse un luogo sulla confluenza di due fiumi, il Greizbach e il Fulda, dove nel 744 fu fondato il monastero di Fulda. Bonifacio nominò Sturmi primo abate; era il convento preferito di Bonifacio, che desiderava che il monastero e il seminario diventassero modelli per l'intera Germania. Lo visitò frequentemente e, alla sua morte, fu seppellito nella chiesa dell'abbazia. Subito dopo la fondazione, Sturmi si trasferì in Italia per studiare la regola benedettina a Monte Cassino. Papa S. Zaccaria (15 mar.) gli concesse molta autonomia, esentando il convento di Fulda dalla giurisdizione episcopale e permettendogli di contattare direttamente la Santa Sede. Bonifacio fu martirizzato nel 754 (ucciso durante una missione in Frisia). Senza il suo supporto, Sturmi incontrò notevoli difficoltà, poiché il suo successore, il vescovo di Magonza S. Lullo (16 ott.) chiese la giurisdizione sul monastero. La contesa si protrasse e fu amara; nel 763 si ottenne da re Pipino l'ordine di esiliare Sturmi, e Lullo nominò un altro superiore al suo posto, che tuttavia i monaci non accettarono ed espulsero dal monastero, minacciando di appellarsi tutti insieme al re. Lullo propose loro di eleggere personalmente un proprio superiore, così i monaci scelsero un discepolo di Sturmi, che rivestì l'incarico per tutta la vita e che guidò una delegazione di monaci a corte. Riuscirono dunque a indurre Pipino a richiamare il loro amato Sturmi, che ritornò a Fulda tra l'esultanza generale, dopo due anni di esilio. I tentativi di Sturmi e dei suoi monaci di convertire i sassoni furono fortemente frustrati dalle guerre punitive di Pipino e di Carlo Magno, le cui azioni militari non erano intese a cercare di convertire i pagani. Quando Carlo Magno fu chiamato per attaccare i mori, in Spagna, i sassoni si ribellarono c scacciarono i monaci; anche il monastero di Fulda fu minacciato. Nel 779 Carlo Magno fece ritorno e Sturmi lo accompagnò a lliiren per le manovre generali che precedettero un nuovo successo militare contro i sassoni, ma non visse abbastanza per ricominciare la sua missione. Si ammalò a Fulda dove morì; il suo nome fu aggiunto all'elenco dei santi nel 1139. Eigilo, biografo di Sturmi, lo conosceva, dato che fu monaco a Fulda sotto la sua guida per quasi vent'anni; divenne abate del monastero nell'817 circa e morì nell'822. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Fulda nell’Austrasia, in Germania, san Sturmio, abate, che, discepolo di san Bonifacio, evangelizzò la Sassonia e fece costruire secondo l’ordine del maestro questo celebre monastero, che governò come primo abate.

nome San Giudicaele- titolo Re di Bretagna- nascita 590 circa, Bretagna- morte 658 circa- ricorrenza 17 dicembre- Giudicaele era un re della Bretagna, fratello maggiore di S. Giudoco (13 dic.); successe al padre sul trono, ma fu costretto a difendere la sua posizione con la forza militare. Sembra che il popolo britannico abbia avuto una buona opinione di lui, tuttavia fu sostituito da un altro fratello, Salomone, ed entrò nel monastero a Gàel, vicino a Vannes. La sua guida spirituale fu S. Mevenno (21 giu.), che cercò di dissuaderlo dall'infliggersi mortificazioni estreme. Una volta, in inverno, trovò Giudicaele immerso in un ruscello ghiacciato, con la testa che sporgeva fuori da un buco, e gli disse che, sebbene rispettasse il suo fervore, era necessario temperarlo con discrezione. Quando suo fratello Salomone morì nel 630 circa, la famiglia lo implorò di ritornare alla vita secolare e di diventare di nuovo re. Si fece crescere i capelli e la barba, cambiò l'abito, e sposò una donna virtuosa, con la quale si dedicò a una vita di pietà e pace. Assistevano i poveri e vivevano con grande semplicità, nascondendo la loro assenza dalla corte. Si dice che Giudicaele possedesse un calice speciale con un coperchio, così i nobili non potevano vedere che stava bevendo acqua anziché vino. Il periodo che trascorse con la guida di S. Mevenno fece maturare in lui una profonda considerazione della vita religiosa. Costruì molte chiese e monasteri, compresa la chiesa di Notre-Dame di Paimpont edificata in un luogo dove i druidi, a quanto pare, avevano praticato sacrifici umani, per purificarlo; ma anche se intraprese opere buone, Giudicaele sentiva ancora il rimorso segreto di aver abbandonato la vita monastica e un'avversione crescente per la vita mondana di conte. Alla fine rinunciò all'incarico e tornò nel monastero a Gàel. Visse a lungo, alcuni dicono altri vent'anni, come monaco, prima di morire ed essere sepolto vicino al suo maestro S. Mevenno. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Bretagna in Francia, san Giudicaele, che promosse con ogni mezzo la pace tra Bretoni e Franchi e, deposto l’incarico di re, si dice si sia ritirato nel monastero di Saint-Méen.

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