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13/07/2024 alle 21:44

1976: XLVII Gran Premio d'Italia - La terza vittoria di Peterson e il miracolo di Lauda.

1976: XLVII Gran Premio d'Italia - La terza vittoria di Peterson e il miracolo di Lauda.

- Data: 12/09/1976 🌧️

- Circuito: Monza

- Percorso: 5,800 chilometri

- Distanza: 52 giri, 300,560 chilometri

- Pole position: 🇫🇷 Jacques Laffite (Ligier)

- Giro Veloce: 🇸🇪 Ronnie Peterson (March) in 1'41"30

- Vincitore: 🇸🇪 Ronnie Peterson (March)

- Vettura: 🇬🇧 March 761

Il 12 settembre, Ronnie Peterson vince il GP d’Italia ’76 su March-Ford Cosworth; per lo svedese si è trattato dell’ottavo successo in carriera nella massima serie automobilistica. Sul podio anche lo svizzero Clay Regazzoni su Ferrari e il francese Jacques Laffite su Ligier-Matra.

Ma la tredicesima prova della stagione 1976 ha visto anche il ritorno in pista del pilota Ferrari, Niki Lauda, dopo il terribile incidente al Nurburgring.

42 giorni dopo, le condizioni dell’austriaco erano ancora alquanto precarie. Fu necessario infatti modificargli il casco per cercare di limitare le perdite di sangue che si verificano con sfregamento sulle ferite del volto non ancora rimarginate. Ma Niki Lauda era tenace e non voleva perdere terreno sull’amico-rivale James Hunt.

Il martedì che precedette la gara di Monza, Niki Lauda effettuò un test a Fiorano per testare la vettura.

“Vado a Monza ma non per vincere. È il mio primo Gran Premio dopo l’incidente del Nürburgring. Per me sarà soltanto un allenamento per quelli successivi, un modo per riacquistare la forma perfetta, lo mi sento pronto al 100 per cento, ma è un mese che non salgo su una vettura di F.1 e non so quale possa essere il mìo rendimento.” – queste le parole del pilota austriaco.

LE QUALIFICHE:

La prima giornata di prove venne rovinata dalla pioggia che batté sul circuito. Molti piloti furono autori di pericolosi testacoda, senza però che ciò comportasse delle conseguenze fisiche per loro. Tra questi anche Clay Regazzoni e James Hunt ebbero degli incidenti. Il ticinese finì nella sabbia nella variante prima della prima Curva di Lesmo, venendo di fatto avvolto dalle reti di protezioni poste nella via di fuga, tanto che dovettero intervenire i commissari per liberarlo dalla monoposto.

Il miglior tempo venne fatto segnare da Hans-Joachim Stuck su March in 2'02"79, davanti a Ronnie Peterson e Jacky Ickx. La settimana precedente Laffite aveva ottenuto, su pista asciutta, 1'42"57. Al termine delle prove i commissari di gara squalificarono, per irregolarità tecniche, la Lotus di Mario Andretti, la March di Peterson, l'Ensign di Ickx, la Wolf Williams di Arturo Merzario e la Ferrari di Regazzoni. Per tutte queste squalifiche la motivazione fu dovuta alla violazione dell'altezza delle prese d'aria sulla vettura, mentre sulla Ferrari risultò anche lo sbalzo dell'alettone posteriore un millimetro più alto di quanto consentito. L'atteso Lauda chiuse in 2'35"25, col diciannovesimo tempo.

Il giorno seguente, col sole, fu Jacques Laffite a strappare la pole, la prima per lui e per la Ligier. Per il motorista, la Matra, si trattò della terza pole, la prima dal Gran Premio di Francia 1972, con Chris Amon. Il francese precedette di soli tre centesimi Jody Scheckter su Tyrrell, e di 18 Carlos Pace su Brabham. Lauda chiuse quinto, tra l'altro il migliore dei piloti della Scuderia Ferrari. Laffite fece segnare 1'41"35, un tempo di quasi nove secondi più alto di quello fatto segnare dal poleman del 1975, Niki Lauda. Hunt, il più diretto rivale dell'austriaco nella corsa all'iride, si classificò nono e lamentò un eccesso di sovrasterzo.

Dopo le qualifiche la Penske e la McLaren furono squalificate per irregolarità in merito all'utilizzo di carburanti, dando vita ad una lunga diatriba sul controllo di questi da parte di Agip, che al contempo forniva il carburante alla Ferrari.

LA GARA:

Alla partenza Jody Scheckter fu capace di prendere la testa già alla prima variante, seguito dal poleman Jacques Laffite, Carlos Pace, Patrick Depailler, Carlos Reutemann, Hans-Joachim Stuck e Ronnie Peterson. Nel corso del primo giro Depailler passò Pace, poi ci fu il recupero di Peterson che chiuse quarto, scavalcando Stuck Reutemann e lo stesso Pace. Niki Lauda rimase invece imbottigliato nelle retrovie.

Al terzo giro, sfruttando l'attacco di Depailler a Laffite, Peterson si avvicinò alla coppia di piloti francese, riuscendo a scavalcarli entrambi. Dalle retrovie stava anche rinvenendo Clay Regazzoni, che era quinto, dopo aver passato Reutemann. Anche Lauda stava recuperando posizioni: al nono giro si trovò settimo, dopo aver passato anche lui il terzo ferrarista, Reutemann. La classifica vedeva in testa Scheckter, seguito da Peterson, Depailler, Laffite, Regazzoni, Brambilla, Lauda e Reutemann.

Al giro 11 Ronnie Peterson prese il comando della gara, passando Scheckter alla prima variante. Nel corso dello stesso giro Regazzoni recuperò una posizione su Laffite, e James Hunt, diretto rivale di Lauda per il titolo, dopo un incidente con Tom Pryce, mentre era in lotta per la dodicesima posizione, fu costretto al ritiro. Il giro seguente Scheckter perse un'altra posizione, questa volta passato dal compagno di scuderia Patrick Depailler. Al 14º giro Niki Lauda entrò in zona punti, passando Vittorio Brambilla alla variante della Roggia.

Al giro 23 Clay Regazzoni entrò sul podio virtuale passando Scheckter, mentre continuava la serrata lotta tra Peterson e Depailler per la prima piazza. Il sudafricano della Tyrrell perse un'ulteriore posizione il giro seguente, questa volta passato da Jacques Laffite.

Poco dopo sul circuito iniziò a cadere una fine pioggerellina. Il direttore di corsa, Gianni Restelli, decise così di esporre la bandiera nera accompagnata da un cartello con una croce bianca, cioè per ordinare ai piloti di rientrare ai box a velocità ridotta in quanto vi era stata la sospensione della corsa. Ciò venne deciso per consentire ai piloti di cambiare gli pneumatici con maggiore tranquillità.

In realtà solo pochi piloti (Emerson Fittipaldi, Alan Jones, Brett Lunger e Alessandro Pesenti-Rossi) decisero di fermarsi ai box, prima di essere fatti ripartire. S'ipotizzò che pochi piloti conoscessero bene il significato di tale indicazione, introdotta da poco nel regolamento. Prima che la situazione poté essere chiarita la pioggia terminò e, di fatto, la gara proseguì senza nessuna conseguenza per coloro che non si erano fermati. Laffite, che aveva deciso di rallentare a seguito della bandiera esposta, venne così ripassato da Scheckter che non aveva rallentato, come dimostrò la rivista Autosprint che pubblicò i tempi sul giro dei piloti di testa in quei momenti di incertezza regolamentare.

La pista si asciugò rapidamente tanto che proseguì la dura battaglia tra Peterson e Depailler, con Regazzoni pronto ad avvicinarsi al duo di testa. Al giro 38 Jacques Laffite passò nuovamente Scheckter, sfruttando un doppiaggio, tornando quarto. Tre giri dopo anche Lauda passò il sudafricano. La classifica vedeva così Peterson davanti a Patrick Depailler, Clay Regazzoni, Jacques Laffite, Niki Lauda e Jody Scheckter.

Al giro 46, Patrick Depailler, penalizzato da un problema elettrico che lo aveva ormai allontanato da Peterson, venne prima passato da Regazzoni alla prima variante, poi da Laffite alla Parabolica. Il francese venne passato anche da Lauda, il giro seguente.

Peterson vinse per la terza volta a Monza, dopo i trionfi del 1973 e 1974, resistendo agli ultimi assalti di Regazzoni e Laffite. Per la March fu la terza e ultima vittoria nel mondiale di F1. Lauda, ancora menomato per i postumi dell'incidente nel Gran Premio di Germania, giunse quarto, guadagnando tre punti nella classifica per il campionato mondiale.

🇬🇧 March 761 - Progettista: Robin Herd; Telaio: Monoscocca in alluminio; Motore: Ford Cosworth DFV; Potenza: 465 CV; Trasmissione: Hewland DG 400 a cinque marce; trazione: posteriore; Lunghezza: 4.290 mm; Larghezza: 1.770 mm; Passo: 2.650 mm; Peso: 576 kg; Gomme: Goodyear; Carburante: Shell; Risultato: 01 h 30'35".6

+2 punti

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