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I santi di oggi 30 maggio:
nome Santa Giovanna d'Arco- titolo Vergine e Martire- nome di battesimo Jeanne d'Arc- nascita 1412, Domrémy, Francia- morte 30 maggio 1431, Rouen, Francia- ricorrenza 30 maggio- Beatificazione Basilica di San Pietro, 18 aprile 1909 da papa Pio X- Canonizzazione Basilica di San Pietro, 16 maggio 1920 da papa Benedetto XV- Attributi armatura, spesso a cavallo; vessillo- Patrona di Francia, guide, telegrafia e radio- S. Giovanna nacque l'anno 1412 nel remoto villaggio di Domrémy, dolcemente adagiato sulle sponde della Mosa. Crebbe pura come un giglio, semplice ed incline alla vita austera e penitente: le sue compagne, che la vedevano condurre il gregge al pascolo, non avrebbero certo immaginato quale avvenire straordinario l'attendeva. Un giorno, mentre recitava l'Angelus, la fanciulla udì dalla parte della chiesa una voce pronunciare distintamente il suo nome: « Giannetta, Giannetta! ». La voce era così penetrante e soave, che la fanciulla si commosse fino alle lacrime. Volse lo sguardo verso il santuario, e vide una gran luce: un personaggio dalle fattezze nobili e graziose, accompagnato da una legione di esseri angelici, ripetè: « Giannetta, Giannetta, sii buona, pia, ama Dio e frequenta la chiesa ». Le apparizioni si ripeterono e in Giovanna crebbe il desiderio d'essere più perfetta e di abbandonarsi all'azione della grazia: Dio le affidava la salvezza della Francia. Giovanna, conosciuta la sua missione, si raccolse per un istante, levò gli occhi al cielo, poi chinando la fronte soffusa dal rossore e giunte la mani sul seno, esclamò: «Sia fatta la volontà di Dio». Vinta dopo lungo tempo l'opposizione della famiglia, l'inerme fanciulla si presentò al re Carlo VII, nella città di Chinet. Ivi tutti erano in preda allo scoraggiamento. Il nemico vinceva; la bandiera inglese sventolava già sulle torri di Parigi: l'ultima speranza era Orléans, ma anch'essa era assediata; espugnata questa, la Francia sarebbe stata inghiottita dall'imperialismo inglese. Giovanna, forte della protezione divina, dopo infinite difficoltà e diffidenze, ebbe il comando di uno scaglione di truppe; ella riordinò quelle poche milizie, fece pregare il Signore, Dio degli eserciti, e mosse contro il nemico che tosto fu sconfitto. Vinse ripetutamente e liberò Orléans dove entrò entusiasticamente acclamata. La nazione si riscosse, tornò la speranza, ed il nome della giovane guerriera corse su tutte le labbra. A Reims fece incoronare il re, ed ella, chiamata d'ora in poi «Pulzella d'Orléans», venne nominata Contessa del giglio. Riprese poi le armi e si volse verso Parigi: vinse ancora e fu di nuovo il terrore degli Inglesi; ma il giorno nero venne. Dopo aspra ed infelice battaglia, a Compiègne, la giovane, tradita dai generali invidiosi, cadde nelle mani dei nemici. Aveva 18 anni. Le vendette e le ingiurie a cui soggiacque sono indicibili. L'infame processo che ne seguì fu tra le più abominevoli ingiustizie che si siano mai commesse contro un innocente e coperse di eterna infamia i giudici iniqui. Fu condannata ad essere arsa viva come «eretica, recidiva, apostata, idolatra». Abbandonata da tutti e assistita soltanto da un religioso, la prigioniera salì il patibolo baciando il Crocifisso. Le fiamme che avvolsero ed arsero la verginella posero fine alle sue sofferenze. Era il 30 maggio 1431. Le sue ceneri furono gettate nella Senna dal Pont Mathilde. L'innocenza di S. Giovanna d'Arco brillò fulgida al mondo intero, quando San Pio X, il 18 aprile 1919, l'innalzò alla gloria degli altari e il giorno 16 maggio 1920 Benedetto XV Papa la dichiarò santa. Nel 1922 fu proclamata patrona della Francia. PRATICA Quando Gesù parla, rispondiamo con il regale Profeta: «Pronto è il mio cuore, o Dio » (Salmo 56). PREGHIERA. Dio, che a difendere la Chiesa e la patria suscitasti prodigiosamente la beata Giovanna, deh! fà, per la sua intercessione, che la tua Chiesa, superate le insidie dei nemici, goda perpetua pace. MARTIROLOGIO ROMANO. A Rouen santa Giovànna d'Arco Vergine, detta la Pulzella d'Orléans, la quale, avendo combattuto strenuamente per la sua patria, in fine, consegnata nelle mani dei nemici, fu con iniquo giudizio condannata ed arsa sul rogo, e dal Sommo Pontefice Benedétto decimoquinto fu ascritta nel numero dei Santi.
nome San Ferdinando III- titolo Re di Leon e di Castiglia- nascita 1198, Spagna- morte 30 maggio 1252, Siviglia, Spagna- ricorrenza 30 maggio- Beatificazione 31 maggio 1655 dal papa Alessandro VII- Canonizzazione 4 febbraio 1671 dal papa Clemente X- Patrono di Famiglia reale spagnola, ingegneri, Siviglia, Diocesi di San Cristóbal de La Laguna, Università di La Laguna, San Ferdinando di Puglia- Figlio di Alfonso IX di León e Berenguela di Castiglia, Ferdinando nacque in Spagna nei pressi di Salamanca. Divenne re di Castiglia nel 1217 e re di León nel 1230. L'unione di questi due regni cristiani rese possibile la sua principale opera: il riscatto di buona parte dei territori della Spagna del sud, in mano agli arabi, e la loro annessione allo stato cristiano. Dopo la guerra, solo Granada rimase agli arabi e Ferdinando spinse una parte della popolazione spagnola a occupare i territori conquistati, approfittando anche della fuga di molti musulmani. Ricostruì inoltre la cattedrale di Burgos in segno di ringraziamento e restituì le campane rubate alla cattedrale di San Giacomo a Compostella. Ferdinando non fu solamente un militare di successo. Amministrò il suo regno con giustizia e si circondò di saggi consiglieri come Ximines, arcivescovo di Toledo. Fondò l'università di Salamanca e, probabilmente, anche quella di Valladolid. Fu politicamente tollerante sia con gli ebrei che con i musulmani, anche se incoraggiò i frati a convertirli. Nel 1219 prese in moglie Beatrice di Svevia e dalla loro unione nacquero sette maschi e tre femmine. Quando Beatrice morì, Ferdinando si risposò con Giovanna di Ponthieu: ebbero due figli e una figlia, Eleonora, poi moglie di Edoardo I di Inghilterra. Ferdinando morì il 30 maggio 1252 e fu seppellito non in vesti regali ma nell'abito dei terziari francescani. Dopo la sua morte si diffuse un enorme culto popolare, che portò alla sua canonizzazione nel 1671. Il suo emblema è un cane grigio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Siviglia in Spagna, san Ferdinando III, che, re di Castiglia e León, fu saggio amministratore del suo regno, cultore di arti e scienze e solerte nella diffusione della fede.
nome Santa Dinfna- titolo Vergine e martire- nascita VII secolo- morte VII secolo, Gheel, Anversa- ricorrenza 30 maggio- Patrona di Malati di mente, sonnambuli, epilettici, posseduti, vittime d'incesto e stupro, principesse, psichiatri, fuggitivi- Il santuario di S. Dinfna a Geel (Limburgo, a est di Anversa, Belgio), di considerevole antichità e interesse, è il centro di un mirabile lavoro compiuto ai giorni nostri nella cura delle malattie mentali. È sempre stato messo in evidenza che qui si è stati tra pionieri del movimento per la cura e l'accoglienza dei pazienti "in comunità", il che significa, in Belgio, nelle case degli agricoltori e di altri residenti locali. Sfortunatamente la leggenda di Dinfna è quasi solo folclore. Si narra che fosse figlia di un re celtico e che sua madre morì quando era ancora bambina: Dinfna crescendo assomigliò sempre più alla madre defunta c il padre si innamorò di lei. Per sfuggire a queste attenzioni incestuose, scappò, accompagnata dal suo confessore, Gerberno, ad Anversa e quindi a Gecl (a quaranta chilometri di distanza). Suo padre li inseguì, rintracciandoli grazie alle monete da loro utilizzate, e scoprì che vivevano come eremiti. Al loro rifiuto di tornare con lui, i suoi servi uccisero il prete e il re sua figlia ed entrambi i corpi (di Dinfna e di Gerberno) furono sepolti sul posto. Quando vennero traslati, nel XIII secolo, ci furono guarigioni di molti epilettici e malati mentali ed è questo il motivo per cui Dinfna è patrona dei malati di mente. A proposito di questa leggenda H. Delehaye, il bollandista, parla di «un adattamento del famoso racconto della pelle d'asino», ma lo stesso autore annota anche che i pazienti presso il santuario di S. Dinfna compiono il giro del coro, camminando o strisciando sotto il cenotafio della santa per nove volte e che se pur c'è qualche somiglianza tra questa pratica e quelle dell'antichità pagana (che prevedevano di infilarsi nella cavità di una pietra o nella fenditura di un albero), essa è molto remota. Verso la fine del XIII secolo, fu costruito un ricovero per malati mentali e oggi vi è un ottimo istituto per la loro assistenza e cura. La festa di Dinfna in passato era il 15 maggio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gheel nel Brabante in Austrasia, nel territorio dell’odierno Belgio, santa Dimpna, vergine e martire.
nome Sant'Uberto di Tongeren-Maastricht- titolo Vescovo- nascita 655 circa, Belgio- morte 30 maggio 727, Tervueren, Belgio- ricorrenza 30 maggio e 3 novembre- Attributi Cervo che reca tra le corna una croce, corno da caccia, falcone, cani da caccia- Patrono di fonditori, cani, cacciatori, guardie forestali, guardie venatorie, fabbricanti di pelli, macellai- Non si sa nulla sulla prima parte della vita di S. Uberto, niente di certo su ciò che Alban Butler definì "il modo straordinario" in cui fu chiamato a servire Dio. Le leggende che lo riguardano raccontano che, da giovane, Liberto era molto appassionato di caccia e che un Venerdì Santo, invece di andare a Messa come tutti gli altri, partì a cavallo per cacciare un cervo. Giunto su una radura nei boschi, il cervo si girò e Uberto rimase attonito nel vedere una croce posta tra le corna e nel sentir parlare l'animale: «Se non torni da Dio, Uberto» disse «andrai all'inferno». Il giovane cadde in ginocchio, chiedendo quale fosse il suo dovere, e gli fu intimato di cercare Lamberto, vescovo di Maastricht, che l'avrebbe guidato. La stessa leggenda ci è stata narrata, naturalmente, a proposito di S. Eustachio (che non sopravvisse alla revisione del Calendario Romano del 1969). Pur non conoscendo le circostanze in cui accadde, si sa che Uberto entrò a servizio di S. Lamberto (17 set.), fu ordinato sacerdote e, quando il vescovo fu assassinato a Liegi nel 705 circa, fu scelto come successore. Alcuni anni dopo, riportò a Liegi le reliquie di Lamberto sepolte a Maastricht, custodendole nella chiesa che fece innalzare sul luogo della sua morte, e che trasformò in cattedrale trasferendo la sede vescovile da Maastricht a Liegi, che diventò una città fiorente. S. Lamberto viene onorato come patrono principale della diocesi e S. Uberto come fondatore della città e primo vescovo. Durante i vent'anni circa in veste di vescovo, Uberto predicò la parola di Cristo instancabilmente per tutta la sua diocesi, in modo particolare nella foresta delle Ardenne, che in quel periodo si estendeva dalla Musa al Reno, dove il Vangelo non aveva mai messo radici. L'autore di un breve memoriale contemporaneo dei santi gli attribuisce il dono del miracolo e si narra che abbia avuto la premonizione della morte un anno prima. Nel maggio 727, si recò nel Brabante per la consacrazione di una chiesa e si ammalò subito dopo la cerimonia a Terveuren, vicino a Bruxelles. Morì in pace sei giorni dopo, il 30 maggio, e le spoglie furono seppellite nella chiesa di Saint-Pierre a Liegi; il 3 novembre 743 vi furono portate le reliquie (fatto che spiega la scelta della data della sua festa). Nel 825, poi, furono trasferite nell'abbazia di Andain (chiamata oggi Saint-Hubert) ai confini con il Lussemburgo. I miracoli attribuitigli, e in particolare la storia del cervo, hanno reso il culto popolare oltre i confini dei Paesi Bassi, e due ordini cavallereschi sono stati fondati sotto il suo patrocinio, uno in Lorena e l'altro in Baviera. Tra le raffigurazioni della sua conversione c'è anche un dipinto tratto dallo studio del Maestro della Vita della Vergine del xv secolo, conservato alla National Gallery di Londra. S. Uberto è il santo patrono dei cacciatori ed è invocato anche contro la rabbia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Tervueren sempre nel Brabante in Austrasia, transito di sant’Uberto, vescovo di Tongeren e Maastricht, che, discepolo e successore di san Lamberto, si adoperò con tutte le forze per diffondere il Vangelo nel Brabante e nelle Ardenne, dove estirpò i costumi pagani.
nome San Giuseppe Marello- titolo Vescovo e fondatore degli Oblati di San Giuseppe- nome di battesimo Giuseppe Marello- nascita 26 dicembre 1844, Torino- Ordinato diacono 6 giugno 1868 dal vescovo Carlo Savio- Ordinato presbitero 19 settembre 1868 dal vescovo Carlo Savio- Nominato vescovo 11 febbraio 1889 da papa Leone XIII- Consacrato vescovo 17 febbraio 1889 dal cardinale Raffaele Monaco La Valletta- morte 30 maggio 1895, Savona- ricorrenza 30 maggio- Beatificazione 26 settembre 1993 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 25 novembre 2001 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Chiesa di San Giuseppe, Asti- Attributi Mitra, Pastorale, Croce pettorale- Incarichi ricoperti Vescovo di Acqui (1889-1895)- Nato a Torino il 26 dicembre 1844, entrò nel seminario di Asti; fu ordinato sacerdote il 19 settembre 1868. Particolare amore pose nella formazione morale e religiosa dei giovani; per i giovani operai organizzò corsi di catechismo serale. Si dimostrò sensibile verso gli anziani, facendosi carico di una Casa di riposo che non aveva mezzi per assistere i ricoverati. Progettò una nuova Famiglia religiosa, che facesse rivivere nella città di Asti la vita religiosa maschile, soffocata dalle leggi del tempo: il 14 marzo 1878 fondò la congregazione degli Oblati di San Giuseppe, cui affidò la diffusione del culto di San Giuseppe, la formazione della gioventù e l'aiuto ministeriale alle chiese locali. In seguito divenne vescovo di Acqui. Morì il 30 maggio 1895 a Savona. Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato ad Asti il 26 settembre 1993; è stato proclamato santo il 25 novembre 2001. MARTIROLOGIO ROMANO. A Savona, transito di san Giuseppe Marello, vescovo di Acqui in Piemonte, fondatore della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe per l’educazione morale e cristiana della gioventù.
nome San Luca Kirby- titolo Sacerdote e martire- nascita 1549, Richmond, Inghilterra- morte 1582, Tyburn, Inghilterra- ricorrenza 30 maggio- Beatificazione 9 dicembre 1886 da papa Leone XIII- Canonizzazione 25 ottobre 1970 da papa Paolo VI- Questi martiri inglesi erano in precedenza venerati il 28 maggio con Tommaso Ford e compagni, insieme collettivamente chiamati «i martiri di Londra del 1582», ma i quattro presbiteri commemorati in questo giorno furono di fatto giustiziati due giorni dopo gli altri, ossia il 30 maggio. Luca Kirby proveniva dal nord (dallo Yorkshire o da Duhram) ed era laureato in lettere. Fece parte del collegio di Douai dal 1576 e fu ordinato prete nel 1577. Andò in Inghilterra per alcuni mesi ma partì di nuovo per ulteriori studi a Roma. Quando fece ritorno in Inghilterra fu subito arrestato, imprigionato e subì torture con lo strumento popolarmente soprannominato "la figlia della carogna". Guglielmo Filby proveniva da Oxford, e aveva frequentato il Lincoln College. Scrupoli religiosi lo condussero oltremare al semina-rio inglese di Reims. Ordinato presbitero nel 1581, fu arrestato con S. Edmondo Cam-pion (1 dic.) e tenuto in catene nella Torre di Londra per sei mesi. Aveva ventisette anni. Lorenzo Richardson (o johnson) proveniva dal Lancashire; abbandonò il Brasenose College per passare al cattolicesimo. Formato ed ordinato prete a Douai nel 1581, gli fu offerta la grazia sul patibolo se avesse ammesso il tradimento e misconosciuto l'autorità papale; egli rispose: «Ringrazio Sua Maestà per la sua misericordia; ma non posso giurare il falso o rinunciare alla mia fede». Anche Tommaso Cottam proveniva dal Lancashire e si era laureato al Brasenose College di Oxford. Anch'egli, fattosi cattolico, si recò all'estero e si formò nel collegio di Douai. Si unì poi ai gesuiti a Roma, ma problemi di salute gli impedirono di terminare il noviziato. Fu ordinato prete a Reims dove chiese di essere mandato in una missione inglese. Qui venne tradito da un noto informatore di nome Sledd, fintosi suo amico. Tommaso fu arrestato a Dover e dato in custodia al dottor Ely, un professore di Douai che non era stato scoperto dai persecutori. Egli permise a Tommaso di fuggire, ma questi si consegnò quando le autorità minacciarono Ely. Fu poi rinchiuso nella prigione di Marshalsca e successivamente nella Torre, dove anch'egli fu torturato con "la figlia della carogna". Va notato che tutti e quattro i martiri ricevettero un'educazione universitaria prima di recarsi all'estero. Furono tutti processati in novembre con S. Edmondo Campion, formalmente per complicità nella finta congiura di Reims e Roma, ma, in realtà, per essere preti cattolici in attività verso i sudditi della regina. Tutti furono imprigionati nella Torre di Londra e furono giustiziati insieme a Tyburn. MARTIROLOGIO ROMANO. A Londra in Inghilterra, san Luca Kirby, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione della regina Elisabetta I, dopo molti supplizi, fu appeso alla triplice forca di Tyburn. Insieme a lui patirono sul medesimo patibolo i beati sacerdoti e martiri Guglielmo Filby, Lorenzo Johnson e anche Tommaso Cottam, della Compagnia di Gesù.
nome Santi Basilio ed Emmelia- titolo Sposi- ricorrenza 30 maggio- Basilio ed Emmelia, genitori di S. Basilio Magno (2 gen.), S. Gregorio di Nissa (10 gen.), S. Pietro da Sebaste (9 gen.) e S. Macrina la Giovane (19 lug.), furono esiliati sotto Galerio Massimino, ma dopo la pace della Chiesa poterono tornare alla loro nativa Cesarea (Cappadocia). Anche la madre di questo Basilio (quindi la nonna di Basilio Magno), chiamata Macrina l'Anziana, aveva patito la persecuzione e l'esilio nei pressi del Mar Nero. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, santi Basilio e Emmelia, che furono i genitori dei santi vescovi Basilio Magno, Gregorio di Nissa e Pietro di Sivas e di santa Macrina, vergine. Questi santi coniugi, scacciati dalla loro terra al tempo dell’imperatore Galerio Massimiano, abitarono nei deserti del Ponto e, terminata la persecuzione, riposarono in pace, lasciando ai figli l’eredità delle loro virtù.