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I santi di oggi 1 aprile:
nome Lunedì dell'Angelo- titolo L'angelo incontra le donne- ricorrenza 1 aprile (data variabile)- Il Lunedì dell'Angelo, comunemente chiamato “pasquetta” è il giorno immediatamente successivo alla Pasqua, diventato festività civile nel dopoguerra per prolungare le ferie pasquali. E' festivo, oltre che in Italia, in quasi tutta l'Europa e in diversi altri Paesi. Il suo nome è rappresentativo del fatto che in questo giorno si ricorda un evento narrato nel Vangelo, l'incontro dell'angelo con le donne giunte al Sepolcro in cui era stato posto Gesù dopo la sua crocifissione, dove erano andate per imbalsamare il Suo corpo con degli oli aromatici. Leggiamo in Marco 16, 1-3 “Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: -Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?-.” Passione e della Crocifissione, videro il masso scostato e il sepolcro vuoto, e fecero il loro incontro sovrannaturale con l'angelo che annunciò la resurrezione del Cristo, sebbene Luca e Giovanni parlino di due angeli. (Mc 16, 5-7) “Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Questo evento è la prova di quanto la parola del Messia fosse veritiera, Egli era davvero il Figlio di Dio, risorto dalla morte per tornare al Padre dopo aver sacrificato la sua vita per i nostri peccati. Su questo luogo di culto tanto significativo per i cristiani, a Gerusalemme, sorge oggi la Basilica del Santo Sepolcro.
nome Sant'Ugo di Grenoble- titolo Vescovo- altri nomi Sant'Ugo di Chateauneuf- nascita 1053, Castelnuovo nel Delfinato- morte 1 aprile 1132, Grenoble, Francia- ricorrenza 1 aprile- Canonizzazione<br /> 22 aprile 1134- Santuario principale Cattedrale di Notre Dame di Grenoble- Attributi Bastone pastorale- Patrono di Grenoble- S. Ugo nacque nel 1053 a Castelnuovo nel Delfinato, in Diocesi di Valenza. Odilone, suo padre, era un bravo ufficiale che accoppiava i doveri del cristiano a quelli della sua professione. Consigliato da Ugo suo figlio, passò gli ultimi anni nella gran Certosa, in diocesi di Grenoble e morì centenario. Sua madre, rimasta nel mondo, manifestò in sè il modello delle madri cristiane. Nato da genitori si pii, Ugo parve tosto un fanciullo benedetto dal cielo. Attese con molto impegno ai suoi studi, senza trascurare la pietà. Aveva un grande desiderio di passare la sua vita nella solitudine, ma per le sue predare doti venne consacrato sacerdote e nominato canonico della cattedrale di Valenza. Amava la vita nascosta ed umile, mentre per le sue qualità e per il suo ingegno si distingueva fra tutti gli altri canonici. Essendosi recato in quella città il vescovo di Die, Legato pontificio, ebbe a conoscere il giovane canonico e, apprezzandolo, se lo prese con sé. Gli affidò il difficile incarico di correggere gli abusi tra il clero: incarico che Ugo adempì con ogni impegno. Nel 1080 il Legato pontificio convocò un concilio ad Avignone, nel quale trattavasi di eleggere un nuovo vescovo alla diocesi di Grenoble rimasta vacante. Il concilio unanimemente votò per Ugo, al quale fu giocoforza acconsentire. In quei tempi i popoli, la cui istruzione era stata trascurata, si abbandonavano ai più detestabili vizi. S. Ugo subito comprese la situazione e avendo ricorso alla preghiera, deliberò di servirsi di tutti i mezzi possibili per rimediarvi. Con lunghe penitenze e fervide preghiere, invocò l'aiuto del cielo, ed aggiungendo saggi provvedimenti, in poco tempo la sua diocesi cambiò completamente aspetto. Permise Iddio che egli fosse travagliato da grandi infermità e da violente tentazioni, ma tutto superò con l'aiuto del Signore, inabissandosi sempre più nell'umiltà. Il molto lavoro non fu un impedimento alla sua vita ritirata e umile, anzi gliene infuse un così vivo desiderio, che Volle lasciare la diocesi per darsi alla solitudine. Conosciuta questa cosa, il Papa gli comandò di ritornare e rimanere tra le sue pecorelle, in vista del gran bene che vi operava, e S. Ugo ubbidiente subito vi ritornò, abbandonando per sempre ogni programma del genere. Consigliò Brunone e i suoi compagni a ritirarsi a Certosa, località da lui ceduta a loro appositamente per fabbricarvi un cremo, e quivi spesso si recava a visitarli. Aveva un grande orrore per ogni sorta di peccato benché minimo, per cui diceva sovente: «Le vanità e gli affetti disordinati possono mandare l'anima all'inferno». Morì in tarda età il 1 aprile del 1132. Fu canonizzato nel 1134 da Innocenzo II. PRATICA. Raccogliamoci nell'intimo del nostro cuore e quici piangiamo e detestiamo nostri peccati. PREGHIERA. Deh! Signore, esaudisci le preghiere che t'innalziamo nella solennità del tuo beato confessore e pontefice Ugo e per l'intercessione e i meriti di lui, che seppe servirti degnamente, assolvici da tutti i nostri peccati. MARTIROLOGIO ROMANO. A Grenoble, in Frància, sant'Ugo Vescovo, che per molti anni condusse una vita solitaria, e illustre per la gloria di miracoli passò al Signore.
nome Santa Maria Egiziaca- titolo Monaca- nascita 344 circa, Alessandria d'Egitto- morte 421 circa, Palestina- ricorrenza 1 aprile- Attributi Tre pani- Patrona di prostitute pentite- La leggenda di S. Maria è stata molto popolare per lungo tempo sia in Occidente che in Oriente. Visse per molti anni come eremita nel deserto palestinese oltre il Giordano, a quanto risulta in completa solitudine e praticamente senza cibo. I suoi capelli crebbero a tal punto che fu in grado di usarli per coprirsi quando i suoi abiti si furono completamente consumati. Alla fine fu trovata da due monaci, cui raccontò di aver fatto parte del coro della chiesa dell'Anastasis a Gerusalemme, di essere stata molto bella d'aspetto e di aver abbandonato il mondo per non tentare gli uomini e per fare penitenza. Mori poco dopo e fu sepolta dai monaci in una vicina caverna. La storia è narrata nelle sue linee essenziali nella Vita di Ciriaco di Cirillo di Scitopoli, il quale sostiene di avere visitato la sua tomba. La stessa storia si può trovare nel Prato Spirituale di Giovanni Mosco (ca. 550-619), il quale visse per un certo periodo in un monastero nei pressi di Gerusalemme. Non si ha notizia di un culto antico legato a Maria, ma la storia fu raccolta e abbellita da altri scrittori, e una più tardiva Vita Greca fu falsamente attribuita a Sofronio di Gerusalemme (ca. 560-638) nel tentativo di darle una parvenza d'autenticità. Secondo questa versione ampliata, Maria, che era stata una prostituta ad Alessandria d'Egitto, accompagnò alcuni uomini che stavano andando a Gerusalemme in pellegrinaggio, esercitando la sua professione durante il viaggio. A Gerusalemme provò a entrare in una chiesa per la festa dell'Esaltazione della Santa Croce ma fu respinta da una forza invisibile. Comprendendo che ciò era causato dalla sua vita peccaminosa, pregò la Madonna e si convertì. Portando con sé solo tre pani, si ritirò nel deserto e là visse in solitudine per quarantasette anni fino a quando fu trovata da un sacerdote di nome Zosima. Costui voleva avvicinarsi per porgerle la santa comunione, ma fu raggiunto da lei camminando sulle acque; quando egli tornò, l'anno seguente, per portargliela nuovamente, la trovò morta. La seppellì con l'aiuto di un leone docile. Sembra che ci siano stati alcuni punti di contatto tra questa storia e quella di S. Maria Maddalena (22 lug.) che, secondo alcune leggende, si ritirò similmente nel deserto e utilizzò i propri lunghi capelli per coprirsi. La storia di Maria Egiziaca appare in varie raccolte di vite dei santi, incluse le Vite dei santi di Aelfric (ca. 1000) e la famosa Legenda aurea del XIII secolo. S. Giovanni Damasceno (4 dic.) citò ampiamente la Vita attribuita a Sofronio e la considerò una fonte sicuramente attendibile. MARTIROLOGIO ROMANO. In Palestina, santa Maria Egiziaca, che, famosa peccatrice di Alessandria, per intercessione della beata Vergine nella Città Santa si convertì a Dio e condusse in solitudine al di là del Giordano una vita di penitenza.
nome San Valerico (Valerio) di Leuconay- titolo Abate- nascita 565 circa, Auvergne, Francia- morte 620 circa, Lauconne, Francia- ricorrenza 1 aprile- Santuario principale Abbazia di Saint-Valery-sur-Somme- Patrono di Saint-Valery-sur-Somme- Valerio (oppure Valerico) nacque nella regione dell'Alvernia in Francia. Le notizie sulla prima parte della sua vita non sono sicure, ma sembra che in giovane età abbia lavorato nella fattoria del padre imparando il Salterio a memoria mentre portava a pascolare le pecore. Condotto a visitare il monastero di Autum, al momento di tornare a casa insistette per rimanervi, contro la volontà del padre. Pur essendo troppo giovane per entrare in comunità, sembra si sia fermato a sufficienza per completare la sua istruzione. Successivamente entrò nell'abbazia di S. Germano ad Auxerrc, e poco dopo, nel 594, si trasferì al monastero di Luxeil, diretto da S. Colombano (23 nov.). Valerio fu attratto dalla fama dell'abate irlandese come direttore spirituale. Il giovane era considerato particolarmente capace nel giardinaggio e si narra che, quando i campi dell'abbazia languivano per le infestazioni di parassiti, il suo appezzamcnto fiorisse in maniera miracolosa. Quando Colombano fu espulso da re Teodorico, Valerio lasciò l'abbazia c divenne missionario nella Francia occidentale. Dopo un periodo di successo come predicatore, nel quale con i suoi miracoli e la sua eloquenza riuscì a convertire un gran numero di persone, sentì il bisogno di tornare a una vita più tranquilla. Sperando di condurre vita solitaria, scelse un luogo isolato vicino alla foce del fiume Somme, ma fu presto attorniato da discepoli che ne richiedevano la guida. Si sistemò più tardi nella famosa abbazia di Leuconay, che nei suoi primi anni seguiva la Regola di S. Colombano, ma, probabilmente a causa delle sue difficoltà nel vivere per lungo tempo sempre nello stesso luogo, assumendo il medesimo stile di vita, dopo poco affiancò alla responsabilità di abate quella del missionario. A lui si attribuisce l'evangelizzazione di gran parte della costa settentrionale della Francia e della regione dcl Pas-dc-Calais. Valerio è descritto come alto e dall'aspetto ascetico, ma di modi e atteggiamenti gentili, capaci di addolcire la severa Regola di S. Colombano. Si narra anche che amasse molto gli animali, tanto che gli uccelli gli si appoggiavano sulle spalle e mangiavano dalle sue mani. Diresse il monastero per sei o sette anni e mori attorno al 620. Numerosi miracoli furono infatti attribuiti alla sua inter-cessione e il suo culto si diffuse rapidamente, tanto che almeno due città presero nome da lui, Saint-Valéry-sur-Somme e Saint-Va-léry-en-Caux. Le sue reliquie furono molto ricercate. Carlo Magno ne diede una parte al monastero di Corbie, vicino ad Amiens, e nel x secolo furono trasportate da un conte delle Fiandre prima a Montreuil poi a Saint-Bertin. Secondo la tradizione, ciò diede un tale fastidio a Valerio da farlo apparire in sogno al re, Ugo Capeto, per ordinargli di riportare i propri resti a Leuconay. Guglielmo il Conquistatore fece esporre in pubblico le reliquie del santo e chiese davanti a esse la grazia di un vento favorevole per l'invasione dell'Inghilterra, che sarebbe partita dalla città di Saint-Valéry-sur-Somme. Re Riccardo I d'Inghilterra trasferì nuovamente le reliquie, che però furono poi riportate in città e collocate su un lato dell'abbazia di Leuconay. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lauconne presso Amiens in Francia, san Valerico, sacerdote, che attrasse non pochi compagni alla vita eremitica.
nome Beato Lodovico Pavoni- titolo Sacerdote- nome di battesimo Lodovico Pavoni- nascita 11 settembre 1784, Brescia- morte 1 aprile 1849, Saiano, Brescia- ricorrenza 1 aprile- Beatificazione 14 aprile 2002 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 16 ottobre 2016 da papa Francesco- Lodovico Pavoni nacque a Brescia l'11 settembre 1784. Accortosi che non pochi oratoriani, soprattutto quelli poveri, venivano meno nell'impegno quando dovevano inserirsi nel mondo del lavoro, decise di fondare un Collegio d'Arti, ove almeno gli orfani venissero raccolti e potessero apprendere una professione. Nacque così, nel 1821, l'Istituto di San Barnaba. Fra gli insegnamenti impartiti, il più importante fu quello della tipografia; la Scuola Tipografica voluta dal Pavoni si può considerare la prima scuola grafica d'Italia e presto divenne una casa editrice. Pavoni pensò anche ai contadini e progettò una Scuola Agricola; nel 1841, poi, accolse nell'Istituto i sordomuti. Già compromesso nella salute, il 26 marzo si aggravò e all'alba dell'i aprile 1849, domenica delle Palme, morì. Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 14 aprile 2002. MARTIROLOGIO ROMANO. A Brescia, beato Ludovico Pavoni, sacerdote, che con grande sollecitudine si dedicò all’istruzione dei giovani più poveri, nell’intento soprattutto di educarli secondo i costumi cristiani e di avviarli a un mestiere, fondando per questo la Congregazione dei Figli di Maria Immacolata.
nome San Celso di Armagh- titolo Vescovo- nascita 1080 circa, Armagh, Irlanda- Ordinato presbitero 23 settembre 1105- Consacrato arcivescovo 23 settembre 1106- morte 1129, Ard Patrick, Irlanda- ricorrenza 1 aprile- Celso (in gaelico Ceallach mac Aedha o Cellach mac Aodh) divenne arcivescovo di Armagh (Irlanda) nel 1105. La sua vita precedente è sconosciuta, a parte il fatto che apparteneva a una famiglia che aveva mantenuto il diritto ereditario al vescovado per otto generazioni e che era stato eletto a tale incarico all'età di ventisei anni quando era ancora laico, come era prassi al tempo. Fu quindi ordinato e si rivelò un attento riformatore, un «uomo valido e timorato di Dio» secondo le parole di S. Bernardo (20 ago.). Compì numerose visite nella sua diocesi, ripristinò la disciplina clericale, difese i diritti della sua sede e ne consolidò la posizione primaziale attraverso i viaggi nel paese e le visite ad altre diocesi. Nel 1111 lui e il legato pontificio Gilberto di Limerick presiedettero un grande sinodo a Rath Bresail, convocato per disciplinare la Chiesa irlandese: furono redatte nuove regole sulla liturgia, condannata la simonia, proibito ai laici di controllare le nomine all'interno della Chiesa, imposta una struttura diocesana e metropolitana adeguata per allinearle al resto d'Europa. Tali misure non furono accettate pacificamente e Celso dovette impiegare tutta la propria determinazione di riformatore per portarle a compimento; dovette anche affrontare l'opposizione di molte grandi famiglie che volevano le sue terre e fu spesso chiamato a fare da paciere tra i clan in guerra. A quanto risulta fece restaurare la cattedrale di Armagh a proprie spese, fondò scuole e introdusse in Irlanda i canonici regolari agostiniani riformati. Fu strenuamente sostenuto da S. Malachia (3 nov.) che nominò arcidiacono di Armagh e poi, nel 1124, vescovo di Connor. Prima di morire nel 1129, Gelso nominò Malachia proprio successore, interrompendo così il diritto all'ereditarietà che la sua famiglia aveva sull'arcivescovado, ma nonostante ciò il nuovo vescovo non fu riconosciuto in Irlanda fino al 1137. Malachia proseguì i tentativi riformatori di Gelso; i due vescovi sono da considerarsi una coppia di massimo rilievo nel movimento di riforma gregoriano che stava scuotendo la Chiesa in tutta Europa. Per quanto Gelso possa essere stato il più importante dei due, è Malachia che ha avuto l'onore di avere la propria Vita scritta da S. Bernardo. Gelso morì ad Ard Patrick nel 1129 e fu sepolto a Lismore, nell'attuale contea di Waterford. MARTIROLOGIO ROMANO. In località Ardpatrick nella regione del Munster in Irlanda, san Celso, vescovo di Armagh, che promosse fortemente il rinnovamento della Chiesa.
nome San Gilberto di Caithness- titolo Vescovo- nascita XII secolo, Scozia- morte 1245, Scozia- ricorrenza 1 aprile- Gilberto nacque nella nobile famiglia scozzese di Moray nella seconda metà del XII secolo. Suo padre Guglielmo, lord di Duffus e di Strarbook, era proprietario di ampi appezzamenti terrieri nel nord della Scozia. Gilberto fu arcidiacono di Moray dal 1203 al 1223, quando fu nominato vescovo di Caithness da re Alessandro. Mantenne tale incarico per più di venti anni, mentre non vi è alcuna prova a sostegno della tradizione secondo cui in quel periodo fu cerimoniere di Scozia. Sicuramente però assunse incarichi per la corte come facevano tutti i vescovi, e potrebbe essere stato responsabile dell'amministrazione delle tenute reali nel nord del paese. Gli si riconosce di avere profuso grande impegno nel dare impulso alla religione e nel portare legge e ordine nei territori che amministrava. Sembra essere stato una figura popolare e rispettata; se non altro, visse fino a morire di morte naturale, a differenza dei suoi due predecessori, entrambi uccisi. Fece costruire la cattedrale di Dornoch, diede una costituzione al suo clero e fondò anche numerosi ospizi per poveri. Morì l'1 aprile 1245 e si tramanda che sul letto di morte abbia detto a chi gli stava vicino: «Vi raccomando ora i tre comandamenti che ho sempre cercato di seguire nella vita. Primo, non fare mai del male a nessuno, e, se offesi, non cercare mai la vendetta; secondo, sopportare con pazienza qualunque sofferenza ci possa essere inflitta da Dio, ricordando che egli purifica con la sofferenza chiunque ama; infine, obbedire a chi detiene l'autorità in modo da non essere ostacolo per gli altri». A Gilberto sono attribuite due opere, Exhortaiiones ad ecclesiam suam (Esortazioni alla sua Chiesa) e De libertate Scotiae (Sulla libertà della Scozia). Questa seconda opera lo collega, peraltro, a una tradizione diffusa secondo la quale partecipò al concilio di Northampton in Inghilterra nel 1176 come portavoce dei vescovi scozzesi, esprimendosi in maniera eloquente ed efficace a sostegno dell'indipendenza della Chiesa scozzese. Era presente un giovane canonico di nome Gilberto che parlò al concilio, ma è molto improbabile che si trattasse dello stesso Gilberto, diventato vescovo di Caithness quasi cinquant'anni dopo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Caithness in Scozia, san Gilberto, vescovo, che costruì a Dornoch la chiesa cattedrale e allestì ospizi per i poveri; in punto di morte, raccomandò ciò che egli stesso aveva osservato durante la sua vita: non far male a nessuno, sopportare con pazienza le correzioni divine e non essere di danno a nessuno.
nome Beato Ugo di Bonnevaux- titolo Abate- nascita 1120, Chàteauneuf d'Isère, Francia- morte 1194, Bonnevaux, Francia- ricorrenza 1 aprile- Canonizzazione nel 1903 da papa Pio X- Ugo nacque intorno al 1120 a Chàteauneuf d'Isère vicino a Valence nella regione francese del Delfinato, che aveva dato i natali anche a suo zio S. Ugo di Grenoble, di cui pure oggi si celebra la festa. Intraprese la carriera ecclesiastica a Lione ma, dopo numerosi incontri con un certosino, decise di diventare monaco e vestì l'abito nella vicina casa certosina di Mézières. La sua famiglia espresse così fortemente la sua contrarietà alla sua volontà di intraprendere la vita religiosa che, quando si ammalò gravemente durante il noviziato, fu tentato lui stesso di rinunciare. Una lettera scrittagli da S. Bernardo di Clairvaux (20 ago.) lo incoraggiò a rimanere fedele alla sua vocazione e, quando più tardi le sofferenze fisiche divennero troppo pesanti, fu lo stesso S. Bernardo a consigliargli moderazione e un approccio più equilibrato alla vita spirituale. Nel 1162, Ugo fu eletto abate della casa di Léoncel nella Linguadoca. Coinvolto in dispute riguardanti i diritti dell'abbazia, riuscì a ottenere una bolla del papa a conferma e protezione di tutte le sue proprietà. Nel 1166 fu scelto come abate di Bonnevaux, la casa madre di Léoncel, e fu nuovamente coinvolto in dispute ecclesiastiche e politiche. Questa volta gli argomenti erano più importanti poiché riguardavano i tentativi dell'imperatore, Federico Barbarossa, di deporre papa Alessandro III a favore di un antipapa. La disputa fu risolta a favore di Alessandro in un incontro tenutosi a Venezia nel 1177, in seguito al quale l'imperatore riconobbe che gran parte del successo dei negoziati era ascrivibile al ruolo di mediatore tra le parti in lotta che ebbe Ugo. Morì nel 1194 e fu sepolto nella chiesa di Bonnevaux; la sua tomba divenne meta di pellegrinaggio e, a quanto risulta, luogo di numerosi miracoli. Circa vent'anni dopo la sua morte fu svolta un'inchiesta riguardante la sua vita e i miracoli, ma non si giunse all'apertura di un processo formale di canonizzazione. Il suo culto, infatti, pur esistente già da lungo tempo, fu riconosciuto ufficialmente solo nel 1907. La sua tomba fu distrutta parzialmente al tempo della Riforma e le sue reliquie seppellite nuovamente in una vicina cappella nel 1743, sostituita nel 1966 da una nuova cappella sorta nello stesso luogo. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero cistercense di Bonnevaux nel Delfinato in Francia, beato Ugo, abate, la cui prudenza e carità promossero la riconciliazione tra il papa Alessandro III e l’imperatore Federico I.