@Vitupero

11/02/2024 alle 14:06

I santi di oggi 11 febbraio:

I santi di oggi 11 febbraio:

nome Beata Vergine Maria di Lourdes- titolo Apparizione Mariana- ricorrenza 11 febbraio- Santuario principale Santuario di Nostra Signora di Lourdes, Lourdes, Francia- In un secolo tutto incredulità, in una nazione pervasa di ateismo, quale era la Francia nel secolo XIX. Maria si proclama Immacolata, e inizia una serie di miracoli che sono la più eloquente apologia del soprannaturale. Il dogma dell'Immacolata Concezione di Maria Ss.ma era stato proclamato da appena quattro anni, ma le discussioni in pro ed in contro continuavano tuttavia: Maria pone loro termine, confermando il dogma pontificio. La Vergine apparve ad un'umile pastorella, la giovane Bernardetta Soubirous, avverandosi anche in questo caso quanto Gesù diceva, pregando il Padre suo:«Ti ringrazio, o Padre, che hai nascoste queste cose ai prudenti e ai sapienti e le hai rivelate ai pargoli, cioè agli umili». Era l'alba dell'11 febbraio 1858 e Bernardetta si era recata in prossimità della grotta di Massabielle, sulle sponde del torrente Gave. Su una rupe di questa grotta la Madonna le apparve biancovestita, col capo coperto di un velo scendente sulle spalle, i fianchi cinti d'una fascia azzurra, i piedi nudi, baciati da rose olezzanti, un volto celestiale, «Era la più bella fra tutte le donne». Nella prima apparizione la Madonna insegnò alla pia fanciulla a far bene il segno di croce e a recitare il Rosario ed Ella stessa per prima prese la corona che aveva penzoloni al braccio e cominciò. Il secondo giorno Bernardetta, temendo un inganno del demonio, gettò acqua santa in direzione della Signora. Ma questa le sorrise con volto ancor più benigno. Il terzo giorno le ordinò di ritornare alla grotta altre quindici volte, dopo le quali si manifestò dicendo: «Io sono l'Immacolata Concezione». Intanto avvenivano anche miracoli e la fama delle apparizioni si estendeva per tutta la Francia e anche all'estero, destando un concorso straordinario di devoti e curiosi. Per accertarsi che Bernardetta non fosse una visionaria o malata di mente, si ebbero più sopralluoghi da parte dell'autorità ecclesiastica e di quella civile; i medici constatarono la normalità e la sincerità della fanciulla, e la Madonna provava la verità dell'apparizione coi miracoli. In breve tempo i numerosissimi devoti edificarono una chiesa che fu dai Sommi Pontefici arricchita di titoli e privilegi. L'acqua scaturita nell'interno della grotta continua anche ai nostri giorni a operare prodigi; in questa vengono immersi gli ammalati e molti vengono miracolosamente sanati. PRATICA. La fede è condizione principale per ottenere le grazie di Dio.

PREGHIERA. O Dio, che per l'Immacolata Concezione della Vergine, preparasti al tuo Figlio una degna abitazione, Ti supplichiamo umilmente che, celebrando l'Apparizione della Vergine, conseguiamo la salute dell'anima e del corpo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lourdes, in Frància, l'Apparizione della beata Vergine Maria Immacolata.

nome Sant'Elisa (Eloisa, lat. Helvisa)-titolo Reclusa- nascita XI Secolo, Francia- morte XI Secolo, Francia- ricorrenza 11 febbraio- Elisa nacque in una famiglia nobile della Francia, religiosa e devota, la santa visse attorno al 1000 d.C., manifestando già in giovane età la sua predisposizione a vivere la sua esistenza all'insegna dei principi cristiani che così ferventemente le erano stati insegnati dai genitori. Solo una giovanetta e divenne moglie del conte Ugo di Meulan, da tutti conosciuto come Testa d'Orsa, che però morì quando lei era ancora molto giovane. Così, nel rispetto degli insegnamenti religiosi dei quali si era nutrita sin da piccola, animata da una sincera devozione e preoccupazione per il prossimo, Elisa decise di destinare una gran parte degli averi lasciati a lei dal marito a un'abbazia dei Benedettini che faceva parte della diocesi di Chartres, quella di Coulombs. Nel 1033, infatti, come testimonia l'atto di donazione stilato all'epoca, la santa cedette all'abate Berengario due chiese, quelle di Lainville e di Montreuil-sur-Epte, donando all'abbazia anche una parte delle terre unite ad esse e quindi anche il diritto a percepire le rendite che ne derivavano.Dopo essersi sposata nuovamente, e dopo essere rimasta vedova ancora una volta, probabilmente provata dai due lutti avvenuti a poca distanza di anni l'uno dall'altro, cominciò a maturare in Elisa il desiderio di allontanarsi definitivamente dalla vita mondana: per mettere in atto il suo intento scelse dunque di dedicarsi interamente alla vita religiosa, ritirandosi nella stessa abbazia a cui, tempo prima, aveva donato tutti i beni che aveva ereditato dopo la morte del primo marito. Ad essa fece altre donazioni, cedendo la chiesa di Anthieux con tutte le terre annesse, senza avere esitazioni nemmeno di fronte ai potenziali eredi delle proprietà, i figli di suo fratello. Dopo la dipartita della santa, però, uno dei nipoti rivendicherà i suoi diritti sulle terre donate all'abbazia, e cercherà di farli valere usando la forza, attraverso la loro occupazione.

nome San Pasquale I- titolo 98º papa della Chiesa cattolica- nascita VIII secolo, Roma- Elezione 24 gennaio 817- Insediamento 25 gennaio 817- Fine pontificato 11 febbraio 824 (7 anni e 18 giorni)- morte 11 febbraio 824, Roma- ricorrenza 11 febbraio- Santuario principale Basilica di San Pietro in Vaticano- Romano di nascita, Pasquale nacque da un certo Bonoso; istruito nella scuola lateranense, ricevette gli ordini sacri, compreso il presbiterato, e divenne abate del monastero di S. Stefano Maggiore presso S. Pietro. Non si hanno di lui molte informazioni, tali almeno da meritargli un posto nel Martirologio Romano, anche se il Liber Pontificalis ne esalta la santità, la pietà, la castità e l'erudizione teologica. Pasquale era stato eletto papa nello stesso giorno (24 gen.) in cui era morto il suo predecessore, Stefano IV (816-817). In questa rapida successione gli elettori avevano esercitato il privilegio della libera elezione del papa accordato solo un mese prima alla Chiesa di Roma dall'imperatore Ludovico il Pio, ed emanato ufficialmente come Pactum Ludovicianum il giorno stesso in cui Stefano morì. Pasquale fu consacrato vescovo e insediato il giorno successivo, e solo allora l'imperatore ne venne informato, in accordo con il contenuto del privilegio. Ludovico ricambiò con un "patto di conferma" dell'elezione. Pasquale invitò Ludovico a recarsi a Roma per ratificare formalmente i diversi patti e accordi presi tra i re franchi e la Santa Sede: sia la più antica Promissio, fatta da Carlo Magno ad Adriano I e a S. Leone III (12 giu.), sia il nuovo Ludovicianum. Questi accordi riconoscevano al papa il possesso degli stati pontifici e di altri patrimoni situati fuori di essi (la Pentapoli, la Toscana, il Lazio e la Corsica) e impegnavano l'imperatore a non intervenire nell'ambito dei territori pontifici. Ludovico non andò di persona ma, nell'822, mandò il figlio Lotario insieme al suo principale consigliere Wala, più pratico della situazione italiana, a risiedere a sud delle Alpi per tre anni, con il compito di annettere tale regione al sacro romano impero. La Pasqua seguente Pasquale unse e incoronò a Roma Lotario, già imperatore associato, seguendo il modello istituito da Stefano IV nella consacrazione e incoronazione di Ludovico e dell'imperatrice a Reims nell'816. L'incontro a Roma ebbe tuttavia conseguenze infelici. Lotario e Wala esercitando i diritti regali interferirono negli affari interni dello stato pontificio ed esentarono l'abbazia di Farfa dalla tassa annuale dovuta alla Santa Sede. La tensione anti-franca si inasprì e, dopo che furono partiti, alcuni uomini di Pasquale uccisero due capi del partito favorevole ai franchi colpevoli di «essere stati fedeli in tutto al giovane imperatore Lotario». Ludovico il Pio nominò una commissione d'inchiesta per esaminare la faccenda, ma non ne uscì nulla: Pasquale in effetti la ostacolò, protestando la propria estraneità alla faccenda e dichiarando che i responsabili erano già stati giustiziati come traditori. Nessuno gli credette, e quando l'anno successivo Pasquale all'improvviso morì, i romani non permisero che il suo corpo fosse inumato in San Pietro. Vi sono al proposito opinioni contrastanti (secondo alcuni si trattava di una reazione popolare al fatto che «il suo governo ostinato e rigido» gli aveva procurato «molti nemici e fu ampiamente detestato a Roma» (O.D.P.); secondo altri fu solo la nobiltà romana che volle ritardare il funerale di Pasquale per assicurarsi l'elezione del proprio candidato e Pasquale, «tribolato in vita, oltraggiato da morto [...] va considerato santo» (The Popes). Il tumulto provocato dalla vicenda ritardò l'elezione di un successore, ma Wala alla fine riuscì ad assicurarsi l'elezione del "candidato imperiale", Eugenio II. Egli rappacificò la popolazione e alcuni mesi dopo il corpo di Pasquale poté entrare nella basilica. Pasquale aveva seguito attentamente l'espansione dell'attività mis-sionaria nell'Europa settentrionale, inviando nell'822, con il consenso di Ludovico, un gruppo di monaci a evangelizzare la Danimarca, e un altro gruppo in Svezia l'anno successivo. Verso la fine del suo pontificato si riaccese il conflitto iconoclastico; Teodoro lo Studita (11 nov.) riferisce di una lettera scritta da Pasquale all'imperatore Leone V (assassinato nell'820) in difesa del culto delle immagini, ma pare dubbio che egli abbia avuto molto tempo da dedicare alla questione. La costruzione di chiese a Roma occupò la maggior parte dei suoi sforzi; fu lui a far riesumare i corpi di molti santi antichi dalle catacombe e a farli tumulare sotto gli altari delle chiese cittadine; inoltre presiedette alla ricostruzione e all'abbellimento, tra le altre, di Santa Prassede sull'Esquilino, Santa Maria in Domnica (o della Navicella) e Santa Cecilia in Trastevere. Tutte queste chiese conservano ancora fondamentalmente la forma che egli diede loro e sono decorate da mosaici da lui commissionati. Una scritta in latino scolpita in Santa Cecilia e conservatasi fino ai giorni nostri, narra che egli non riusciva a trovare il corpo di S. Cecilia (22 nov.), ma che un giorno, addormentatosi durante l'Ufficio in San Pietro, sognò che un nuovo tentativo sarebbe stato coronato dal successo; e così avvenne. Egli ne portò il corpo intatto e incorrotto a Roma, tumulandolo nella nuova chiesa da lui edificata sul luogo in cui una volta sorgeva la casa della santa. MARTIROLOGIO ROMANO. Sempre a Roma, deposizione di san Pasquale I, papa, il quale tolse dalle catacombe molti corpi di santi martiri, che volle trasferire nel desiderio di farli venerare, collocandoli con ogni onore in diverse chiese di Roma.

Santa Sotere- nome Santa Sotere- titolo Vergine e Martire- nascita III secolo, Roma- morte 304, Roma- ricorrenza 11 febbraio- Ciò che conosciamo a proposito di questa martire deriva da due passaggi delle opere di S. Ambrogio (7 dic.), il De virginibus 3, 7 e l'Exhortatio virginis, 12, in cui il santo afferma con orgoglio che fu una sua stretta parente. Il martirologio di Girolamo ci dice inoltre che Sotere fu originariamente seppellita sulla via Appia e che papa Sergio II ne traslò in seguito il corpo nella chiesa di S. Martino ai Monti. Si dice che Sotere, giovane e bella, si fosse consacrata a Dio, e che, condotta davanti ai magistrati in seguito agli editti di Diocleziano e Massimiano contro i cristiani, fu oltraggiata, torturata e infine decapitata. È possibile tuttavia che l'interrogatorio e la tortura siano avvenuti in un periodo precedente, sotto Decio, e che solo l'esecuzione abbia avuto luogo sotto Diocleziano.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sulla via Appia nel cimitero che ne porta oggi il nome, santa Sotére, vergine e martire, che, come attesta sant’Ambrogio, disdegnando per fede la nobiltà di stirpe e gli onori, non obbedì all’ordine di immolare agli idoli, non piegò il capo sotto i colpi di servili oltraggi e, condannata a morire trafitta con la spada, non aborrì la morte.

nome San Pedro De Jesus Maldonado Lucero- titolo Sacerdote e martire- nome di battesimo Pedro de Jesús Maldonado Lucero- nascita, 15 giugno 1892 Sacramento, Messico- morte 11 febbraio 1937, Chihuahua, Messico- Beatificazione 22 novembre 1992 da Giovanni Paolo II- Canonizzazione 21 maggio 2000 da Giovanni Paolo II- Attributi paramenti sacerdotali, stola, palma, ostensorio, Eucaristia, pendente dell'Adorazione notturna, pendente del Cavaliere di Colombo- Patrono dell'Arcidiocesi di Chihuahua, della Diocesi di El Paso, Cavalieri di Colombo, Adorazione notturna messicana- ricorrenza 11 febbraio- Pedro nacque a Sacramento in Messico e si chiamava Pedro de Jesús, studiò con i genitori di Paúles. Entrò nel seminario diocesano di Chihuahua, ma dovette interrompere gli studi nel 1914, quando il seminario fu chiuso. Si dedicò a migliorare la sua conoscenza della musica, alla quale era molto affezionato. Nel 1918 fu ordinato sacerdote a El Paso, in Texas. Passò per diverse parrocchie, sempre con una breve permanenza, finché nel 1924 venne nominato parroco di Santa Isabel de Chihuahua. Il suo scopo di seminarista era: "Ho sempre pensato di avere il mio cuore in cielo e nel tabernacolo" e diventò l'ideale della sua vita. Incoraggiato la frequenza dei sacramenti e la devozione a Maria. Riuscì a sfuggire al pericolo della persecuzione del 19126-1929 e quando si intensificò nel 1931, continuò al suo incarico senza disertare fino a quando nel 1934 fu arrestato ed espulso a El Paso, in Texas, dove rimase per un po' fino a quando rientrò nella sua patria. La febbre alta lo ha arrestato a Chihuahua, ma non appena si riprese tornò a Santa Isabel e iniziò a esercitare il suo ministero clandestinamente. Nel 1937, un gruppo di uomini armati e ubriachi fece irruzione in casa sua e riuscirono ad arrestarlo. Il prete chiese che qualcuno potesse portare il suo cappello. Chi lo sentì capì: con il cappello portò un piccolo ciborio dalle forme consacrate che era nella stanza adibita all'oratorio, e che il sacerdote prese segretamente. Erano nella città di La Boquilla del Río, a tre chilometri da Santa Isabel, dove lo costrinsero a camminare a piedi nudi. Davanti al presidente lo prese per i capelli e lo colpì. Lo fecero salire al piano superiore e il capo politico gli sparò alla fronte rompendogli il cranio e facendogli saltare fuori l'occhio sinistro. Gli scagnozzi continuavano a colpirlo con il calcio dei fucili e lo trascinavano al secondo piano. Alcune donne andarono a Chihuahua per chiedere garanzie al governatore, ma si limitò a mandare una commissione di polizia per portare il ferito a Chihuahua. Quando arrivarono, il parroco stava morendo e lo portarono all'ospedale civile di Chihuahua. Intanto la notizia giunse al vescovo, che inviò due sacerdoti per vedere cosa si poteva fare per il ferito. Scoprì che aveva il cranio fratturato, una faccia battuta, denti rotti, mani graffiate e una gamba rotta. Un sacerdote gli diede l'unzione degli infermi e i sacramenti, i parenti furono avvertiti e lui morì. Fu l'ultimo martire della persecuzione messicana. La sua salma fu portata al palazzo vescovile, dove fu sorvegliata da una moltitudine di fedeli e fu sepolta nel cimitero di Dolores. È stato canonizzato il 21 maggio 2000, insieme a un gruppo di martiri messicani, da San Giovanni Paolo II. MARTIROLOGIO ROMANO. A Chihuahua in Messico, san Pietro Maldonado, sacerdote e martire, che, nel furore della persecuzione, venerando fino all’ultimo il mistero dell’Eucaristia, colpito a morte alla testa meritò di ottenere il glorioso trionfo.

nome Beato Tobia (Francesco) Borras Romeu- titolo Religioso e martire- nascita 14 aprile 1861, San Jorge, Spagna- morte 11 febbraio 1936, Valencia, Spagna- ricorrenza 11 febbraio- Originario di San Jorge in Spagna, a 23 anni si sposò, ma nell'epidemia di colera del 1885-86 sua moglie morì. Nel 1887 si unì all'Ordine Ospedaliero di San Juan de Dios come religioso. Fece parte delle comunità di Ciempozuelos, Saragozza, Carabanche Alto e Granada, distinguendosi sempre per il suo generoso spirito di servizio a disposizione dei suoi superiori. Come parte della comunità Ciempozuelos, fu imprigionato e portato a San Antón a Madrid, dove fu rilasciato a causa dei suoi molti anni e disturbi. Libero, si recò a Valencia nella speranza di poter entrare a far parte della Comunità dell'Ospedale Malvarrosa, ma scoprì che i suoi membri erano stati assassinati. Essendo riconosciuto come religioso, fu fucilato. Disse: “Come furono fortunati i martiri! Hanno sofferto per un breve periodo e poi godranno di Dio per tutta l'eternità ”. Martire a Valencia. Quando fu emanato il decreto di beatificazione c'era una certa confusione con la data del suo martirio, e per questo in alcune biografie appare morto il 24 novembre 1936, ma l'ultima edizione del Martirologio Romano (2007) ha chiarito la questione da iscrivendolo nella sua data effettiva. È stato beatificato il 25 ottobre 1992 da San Giovanni Paolo II. MARTIROLOGIO ROMANO. In località Vinaroz nella Castiglia in Spagna, beato Tobia (Francesco) Borras Romeu, religioso dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio e martire, che durante la persecuzione in odio contro la fede portò a compimento il suo combattimento.

nome San Gregorio II- titolo 89º papa della Chiesa cattolica- nome di battesimo Gregorio Savelli- nascita 669, Roma- Elezione 19 maggio 715- Insediamento 19/21 maggio 715- Fine pontificato 11 febbraio 731 (15 anni e 268 giorni)- morte 11 febbraio 731, Roma- ricorrenza 11 febbraio- Santuario principale Basilica di San Pietro in Vaticano- Nato a Roma da un certo Marcello, Gregorio fu ordinato suddiacono da papa S. Sergio I (687-701; 8 set.); rivestì quindi l'incarico di tesoriere e di bibliotecario della Chiesa di Roma sotto i successivi quattro papi (Giovanni VI, Giovanni VII, Sisinnio e Costantino). Applicatosi a uno studio assiduo delle Scritture e dei Padri, divenne esperto teologo: per tale ragione papa Costantino lo scelse per farsi accompagnare a Costantinopoli, dove vi erano da risolvere problemi dottrinali e disciplinari emersi nel concilio Trullano del 692. In queste discussioni Gregorio, allora ancora diacono, si mostrò saggio e risoluto; morto Costantino fu eletto papa, venendo consacrato vescovo il 19 maggio del 715. Il suo pontificato coincise con i regni del re longobardo Liutprando (712-744) e dell'imperatore d'Oriente Leone III, fondatore della dinastia siriaca (717-741): il suo rapporto con entrambi si sarebbe rivelato decisivo sia per la Chiesa di Roma che per l'ortodossia. Il rapporto con l'imperatore fu teso fin dall'inizio poiché Leone, per assicurare — in teoria — la protezione imperiale contro i longobardi, aveva imposto nuove e onerose tasse ai sudditi di Roma e Ravenna. Come custode del patrimonio della Chiesa e responsabile del contributo italiano più cospicuo, Gregorio in persona si fece guida di una protesta contro queste inique imposte; Leone arrivò persino a ordinarne l'arresto, ma la milizia romana, rimasta leale al papa, lo impedì. Le ostilità divennero più profonde allo scoppio della controversia iconoclasta: il movimento, dopo essere nato in Oriente e qui aver posto radici profonde, si diffuse in Asia Minore, in gran parte per opera di alcuni vescovi e nonostante l'opposizione del patriarca di Costantinopoli, S. Germano (12 mag.); esso ottenne inoltre l'appoggio di Leone III, che compì un passo decisivo rimuovendo la veneratissima icona di Cristo dal portone del palazzo imperiale. Ciò provocò una rivolta, sedata solo con un grande spargimento di sangue. La protesta scritta di Gregorio a Leone e la corrispondenza tra i due protrattasi due anni non produsse alcun accordo e nel 730 la dottrina iconoclasta fu riconosciuta ufficialmente dall'impero. Gregorio in questa occasione enunciò il principio secondo cui «i dogmi della Chiesa non sono di competenza dell'imperatore ma dei vescovi, e devono essere definiti con esattezza». «Nessun papa» scrive Eamon Duffy «si è mai rivolto a un imperatore in toni tanto arditi come Gregorio II al culmine delle dispute iconoclastiche, e nessun pontefice ha mai mostrato una lucidità così cristallina circa la vera fonte della forza del papato: "L'intero Occidente ha gli occhi fissi su di noi, per quanto indegni noi siamo. Esso dipende da noi e da S. Pietro, il principe degli apostoli, la cui immagine tu vorresti distruggere ma che i regni dell'Occidente onorano come se fosse Dio stesso in terra [...] Tu non hai alcun diritto di emanare costituzioni dogmatiche, non hai il giusto intelletto per i dogmi; la tua mente è troppo rozza e marziale"». Il re Liutprando approfittò dei contrasti tra papa e imperatore per tentare di unificare tutta l'Italia sotto il dominio longobardo: nel 728 invase l'esarcato di Ravenna e, proseguendo alla volta di Roma, prese d'assedio la città eterna l'anno successivo. Gregorio, tuttavia, aveva fatto ricostruire gran parte delle mura della città e resistette saldamente tanto che Liutprando — che almeno a parole si dichiarava ormai cattolico — invece di occupare la città, donò a "Pietro e Paolo" il castello di Sutri in riconoscimento dei desideri dei suoi abitanti. Liutprando inoltre «fu preso da un tale rimorso» che lasciò in offerta l'armatura e le armi sulla tomba di S. Pietro. Con la "donazione di Sutri", primo nucleo dello stato pontificio, si diede di fatto inizio a quel ruolo del papato come potenza temporale che avrebbe giocato una parte così importante nelle vicende della Chiesa occidentale per oltre un millennio. Gregorio fu anche un grande papa missionario: in questo campo la sua principale opera fu la nomina di S. Bonifacio (5 giu.) come apostolo delle genti germaniche, allo stesso modo in cui il suo predecessore papa S. Gregorio Magno (3 set.) aveva voluto Agostino "apostolo degli angli". Bonifacio, allora noto col nome inglese di Winfrido, era giunto a Roma nel maggio del 719 per chiedere la benedizione del papa per la sua opera missionaria. Gregorio gli offrì ogni aiuto, gli impose il nuovo nome di Bonifacio e in occasione di una seconda udienza lo nominò vescovo responsabile di quella missione. Gregorio non mancò di inviargli molti consigli; da questa cura discende in gran parte il carattere "romano" della Chiesa fondata da Bonifacio in Germania, destinato a fare anche da modello per la futura riforma carolingia della Chiesa franca. A Roma, oltre che restaurare le mura della città, Gregorio ricostruì e riparò molte chiese e anche il grande monastero vicino a San Paolo fuori le Mura. Fece edificare un ospedale per anziani e, dopo la morte della madre nel 718, ne trasformò la casa nel monastero di Sant' Agata. Assistette anche S. Petronace (6 mag.) nella ricostruzione dell'abbazia di Montecassino devastata dai longobardi, e ripristinando in essa la vita benedettina lo nominò abate. Realizzò una riforma liturgica e istituì una Messa stazionale nei giovedì di Quaresima; convocò sinodi locali per rafforzare la disciplina nella Chiesa e per estirpare la superstizione. Con la sua esperienza di tesoriere, vigilò attentamente sugli enormi fondi posseduti dalla Chiesa di Roma, assicurandosi che fossero utilizzati per scopi costruttivi e caritatevoli. Accolse a Roma pellegrini inglesi in numero sempre crescente e il suo pontificato vide l'istituzione di una chiesa, una scuola e un cimitero per loro a Roma. Gregorio aiutò anche S. Notelmo (in seguito arcivescovo di Canterbury; 17 ott.) in quelle ricerche negli archivi pontifici che avrebbero apportato un importante contributo alla Storia Ecclesiastica di Beda; ricevette anche re Ina del Wcssex, che si stabilì a Roma come monaco. Nel trattare con i potenti Gregorio fu sempre fermo, ma nei rapporti personali sapeva essere delicato. Divenne papa in un momento critico e la sua lungimiranza e intelligenza beneficarono la Chiesa per molti decenni. Morì l'11 febbraio del 731 e fu sepolto nella basilica di San Pietro. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma presso san Pietro, deposizione di san Gregorio II, papa, che, nei tempi funesti dell’imperatore Leone l’Isaurico, difese la Chiesa e il culto delle sacre immagini e inviò san Bonifacio in Germania a predicare il Vangelo.<br />

nome San Severino di Agaune- titolo Abate- morte Château-Landon, Francia-ricorrenza 11 febbraio- San Severino visse ne' tempi procellosi delle scorrerie J dei barbari; ma di qual regno, città e stipite egli fosse nessuno il seppe; poichè ogni volta che venisse interrogato, rispondeva: «Sono servo di Dio; che importa sapere il resto»? La vita dí lui fu scritta da. Egippo, suo discepolo. Tanto temeva il Signore, che la sola idea di offenderlo lo faceva tremare. Onde quell'anima eletta trovò sicuro asilo nel monastero di S. Maurizio nel Vallese. Si ascrisse alla vita monastica e vi fece portentosi progressi nello studio, nella pietà e in ogni virtù. Fu eletto abate in età giovanissima, e resse la comunità con ogni moderazione per lunga serie di anni. La fama della santa sua vita volò lontano e moltissimi venivano ogni giorno 'per consultarlo e implorare le sue benedizioni; giunse perfino al re Clodoveo, iliquale era afflitto da ostinata febbre senza trovar sollievo. Mise dunque sua fiducia nel Santo e spedì due messaggeri affinchè lo inducessero a recarsi a Parigi. Severino consultò la comunità religiosa e tutti convennero che dovesse partire. In quel suo viaggio udì come il vescovo di Nevcrs, Eulalio, fosse stato colpito da paralisi, che aveagli tolto l'uso della favella, nè poteva più muoversi. Severino si recò da lui, e giunto che fu al suo letto, s'inginocchiò, pregò alquanto, s'alzò, e volto al vescovo: « Levati, disse, e ricevi la' favella per insegnare al tuo popolo le cose del cielo. E si levò sano e salvo. Presso Parigi si imbattè in un lebbroso, che gli domandò la limosina: e Severino a lui: «Inginocchiati, invoca Gesù, e la limosina è fatta». Il lebbroso si levò mondato e risanato. Giunto che fu da Clodoveo levossi il mantello e lo stese sul letto del re, e tosto il re si levò pieno di vigore ed esclamò:«Ben vedo che la fama precorsa era minore di quanto io veggo e provo in me,» e faceva violenza al santo per ritenerlo a corte; ma Severino rispose:"Sire, mi domandate cosa impossibile; all'opposto io domando a voi cosa possibilissima; ed è che soccorriate largamente i poveri, diate la libertà agli schiavi ed ai prigionieri" ; e si accomiatò. Cammin facendo trovò ospitalità presso due poveri preti che facevano del bene, ma senza ordine. Laonde prolungò colà la sua dimora per avviarli alla vita mistica. Ciò fatto li abbracciò teneramente e disse: domattina partirò; ma quella notte il Signore lo chiamò a sè. RICORDO. Nelle malattie il medico supremo ed infallibile è Dio. Volgetevi dunque a Lui ma onorate anche i medici per la necessità. PREGHIERA. O Gesù, luce del mondo, nella incer-tezza delle nostre vie chiamiamo a Voi, come S. Seve-rino, e imploriamo la grazia di poter conoscere qual sia lo stato che dohhiam scegliere e quale la via che dob-hiam percorrere per giungere a sicura meta. MARTIROLOGIO ROMANO. A Château-Landon in Francia, san Severino, abate di Saint-Maurice-en-Valais.

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2 commenti

@eliminato

un anno fa

vitu vuoi vedere il dipinto che ho sul muro di camera mia di gesù che si fuma una canna?

-1 punto