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Arcidiocesi di Pescara-Penne

Arcidiocesi di Pescara-Penne- Archidioecesis Piscariensis-Pinnensis- Chiesa latina- Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise- Diocesi suffraganee Teramo-Atri- Arcivescovo metropolita Tommaso Valentinetti- Vicario generale Amadeo José Rossi- Arcivescovi emeriti Francesco Cuccarese- Presbiteri 137, di cui 97 secolari e 40 regolari (2.095 battezzati per presbitero)- Religiosi 42 uomini, 161 donne- Diaconi 23 permanenti- Abitanti 301.740- Battezzati 301.740 (95,2% del totale)- Stato Italia- Superficie 1.600 km²- Parrocchie 140 (12 vicariati)- Erezione V secolo- Rito cattolico romano- Cattedrale San Cetteo- Concattedrale San Massimo- Santi patroni San Cetteo di Amiterno, San Massimo d'Aveia. L'arcidiocesi di Pescara-Penne (in latino Archidioecesis Piscariensis-Pinnensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla regione ecclesiastica Abruzzo-Molise. Nel 2021 contava 287.140 battezzati su 301.740 abitanti. È retta dall'arcivescovo Tommaso Valentinetti. Secondo la tradizione, la diocesi di Penne sarebbe stata fondata da uno dei 72 discepoli di Gesù, san Patras, inviato ad evangelizzare queste terre da san Pietro. Un'altra tradizione riferisce che durante la persecuzione di Diocleziano avrebbero subito il martirio a Casauria i santi Massimo, Venanzio, Luciano e Donato, le cui reliquie sarebbero state trasferite nel duomo di Penne dal vescovo Giraldo nell'868. Non vi sono tuttavia riscontri storici a supporto di queste tradizioni. Tra IX e X secolo sorsero nel territorio diocesano due importanti abbazie benedettine: l'abbazia di San Clemente a Casauria, fatta edificare da Ludovico II nell'871, e l'abbazia di San Bartolomeo di Carpineto. Le Cronache redatte dai monaci di queste due istituzioni rappresentano ancora oggi le principali fonti per la storia civile e religiosa dell'Abruzzo. Il 15 marzo 1252 la diocesi di Penne venne unita aeque principaliter a quella di Atri, istituita l'anno precedente, con la bolla Licet ea di papa Innocenzo IV. Il primo vescovo delle due sedi unite è Beraldo, chiamato anche Berallus, documentato dal 1252 al 1263. L'unione è perdurata fino al 1949. Le due diocesi erano immediatamente soggette alla Santa Sede. Il 1º giugno 1526 papa Clemente VII con la bolla Super Universas la rese suffraganee dell'arcidiocesi di Chieti. Tuttavia questo provvedimento ebbe vita breve: infatti nel 1539, su richiesta della duchessa di Penne Margherita d'Austria, papa Paolo III le rese nuovamente indipendenti dalla giurisdizione di un metropolita. Nella seconda metà del Cinquecento si distinsero in particolare due vescovi pennesi: Jacopo Guidi (1561-1568), che prese parte al concilio di Trento e che ha lasciato due diari sulle sessioni conciliari e sui suoi interventi; e Paolo Odescalchi (1568-1572), fondatore del seminario (1570) e legato pontificio, che benedisse le navi in partenza per la battaglia di Lepanto. A seguito della fondazione della città di Pescara (1927), il 1º luglio 1949 in forza della bolla Dioecesium circumscriptiones, papa Pio XII riorganizzò la diocesi nel modo seguente: fu sciolta l'unione con la diocesi di Atri, che venne unita aeque principaliter alla diocesi di Teramo; fu annessa alla diocesi di Penne parte del territorio della diocesi di Chieti corrispondente alle cinque parrocchie del soppresso comune di Castellammare Adriatico; la diocesi assunse il nome di diocesi di Penne-Pescara a seguito del trasferimento a Pescara della cattedra diocesana, della sede vescovile, del capitolo dei canonici, degli uffici di Curia e del seminario; infine, la chiesa di San Massimo di Penne divenne concattedrale della diocesi, che restò, come in precedenza, immediatamente soggetta alla Santa Sede. Primo vescovo della nuova diocesi fu Benedetto Falcucci (1949-1959). Nuova cattedrale della diocesi fu la chiesa di San Cetteo, edificata tra il 1933 e il 1939 con il titolo di Tempio Nazionale della Conciliazione. Il 24 gennaio 1950 la diocesi di Penne-Pescara cedette alla diocesi di Teramo 27 parrocchie corrispondenti ai comuni di Castelli, Fano Adriano, Pietracamela, Isola del Gran Sasso, Tossicia e Colledara. Il 21 marzo 1977 la diocesi inglobò nel proprio territorio la parrocchia di Villa Oliveti nel comune di Rosciano, già appartenuta all'abbazia territoriale di Montecassino. Il 3 dicembre 1952, con la lettera apostolica Augusta Dei, lo stesso papa Pio XII proclamò la Beata Maria Vergine dei Sette Dolori patrona principale della diocesi, assieme ai Santi Cetteo di Amiterno e Massimo d'Aveia. Dall'11 al 18 settembre 1977 Pescara ospitò il XIX Congresso eucaristico nazionale italiano, a cui intervenne come legato pontificio il cardinale Giovanni Colombo. La diocesi è stata elevata al rango di arcidiocesi metropolitana il 2 marzo 1982 con la bolla Ad maiorem quidem di papa Giovanni Paolo II, e contestualmente ha assunto l'attuale nome. Il 31 maggio 2010 la parrocchia di Maria Santissima Madre di Dio, in frazione Pretaro (comune di Francavilla al Mare), è stata aggregata all'arcidiocesi di Chieti-Vasto. Il territorio dell'arcidiocesi corrisponde alla porzione marittima della cosiddetta area vestina, dal nome dell'antica popolazione che vi abitava in epoca preromana, e copre un totale di 41 comuni abruzzesi: 31 comuni in provincia di Pescara: Alanno, Brittoli, Cappelle sul Tavo, Carpineto della Nora, Castiglione a Casauria, Catignano, Cepagatti, Città Sant'Angelo, Civitaquana, Civitella Casanova, Collecorvino, Corvara, Cugnoli, Elice, Farindola, Loreto Aprutino, Montebello di Bertona, Montesilvano, Moscufo, Nocciano, Penne, Pescara, Pescosansonesco, Pianella, Picciano, Pietranico, Rosciano, Spoltore, Torre de' Passeri, Vicoli e Villa Celiera; 10 comuni in provincia di Teramo: Arsita, Basciano, Bisenti, Castel Castagna, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Cellino Attanasio, Cermignano, Montefino e Penna Sant'Andrea. Sede arcivescovile è la città di Pescara, dove si trova la cattedrale, intitolata a "San Cetteo e a tutti i Santi Pontefici", che è il Tempio Nazionale della Conciliazione, costruito a partire dal 1933 per celebrare la firma dei Patti Lateranensi. A Penne ha sede la concattedrale intitolata a "San Massimo", le cui reliquie vi vennero traslate nell'anno 868.
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La cattedrale di San Cetteo è un edificio di culto cattolico della città di Pescara, cattedrale dell'arcidiocesi di Pescara-Penne e sede dell'omonima parrocchia. È dedicata a san Cetteo, il patrono della città. La chiesa storica di San Cetteo (detta anche del Santissimo Sacramento) ospitava la parrocchia dedicata al santo patrono amiternino, da almeno il XVII secolo.</p> <p> La chiesa del Santissimo Sacramento era una piccola struttura con la facciata rivolta verso piazza Garibaldi. Viene descritta, in una relazione della visita pastorale dell'arcivescovo di Chieti del 1841, di forma irregolare, non conforme a qualsiasi ordine architettonico e priva di abbellimenti rilevanti all'esterno, se non il portale in stile classico rinascimentale. Il campanile era a torre, con cuspide conica, modificata nel primo Novecento in cuspide cipollinea, per poi essere abbattuto insieme a gran parte della torre perché pericolante. La costruzione della nuova chiesa è legata all'attività edilizia intensificatasi in città dopo l'istituzione della provincia di Pescara del 1927: la vecchia chiesa del Santissimo Sacramento risalente al XVII secolo, situata dove sorge l'odierna Cattedrale e ridotta in pessimo stato venne demolita per fare posto alla nuova. Era infatti necessario un nuovo edificio religioso nel centro storico di Pescara, essendo presente solo un'altra modestissima parrocchia nella zona oltre alla chiesa del SS. Sacramento, cioè quella di San Giacomo in via dei Bastioni, andata perduta nei bombardamenti del 1943. La costruzione della chiesa nuova fu fortemente voluta da Gabriele D'Annunzio, il quale mise a disposizione anche fondi finanziari propri. D'Annunzio si consultò con l'architetto Cesare Bazzani e volle trovare in questa chiesa un luogo di sepoltura per la madre, la cui cappella si trova sulla destra dell'altare maggiore. L'opera giunse a termine nel 1938, ma la facciata dovette essere ricostruita già dopo gli eventi della seconda guerra mondiale. Fu nominato abate di Santa Gerusalemme, e poi parroco don Pasquale Brandano che benedisse la prima pietra, e ne fu il primo curatore. Il tempio divenne cattedrale nel 1949 e sede dell'Arcidiocesi Metropolitana nel 1982. Negli anni '70 la chiesa tornò ad ospitare la storica statua lignea di San Cetteo del XVII secolo, nel frattempo conservata per sicurezza a Chieti nella relativa cattedrale. Nel 2018 è stato restaurato il campanile con nuova cuspide. La chiesa fu costruita seguendo i criteri della tradizione romanica abruzzese, dalla facciata di forma rettangolare e decorata a rosoni. Sulla facciata sono presenti tre portali strombati con lunetta a botte dipinta, ad archi a tutto sesto. Il portale centrale inoltre è sormontato da tre statue di santi tra cui San Cetteo, il patrono. La lunetta è decorata con in mosaico bizantino del Cristo Pantocratore. Due lesene aggettanti mettono in evidenza la suddivisione interna in tre navate. A sinistra della facciata, un campanile a torre su base quadrata si conclude con tamburo a pianta ottagonale, dove sono collocate le 3 campane maggiori del concerto, una base superiore per ospitare ai quattro lati l'orologio parrocchiale e il resto del concerto delle campane minori, e infine la cuspide conica, mentre a destra la facciata è fiancheggiata dal piccolo battistero. Sulla parete c'è un bassorilievo diviso in quattro parti coi simboli dei Quattro Evangelisti, progettati dal prof. Restituto Ciglia. Ha un impianto architettonico a basilica a tre navate; la tripartizione è data da colonne in marmo. Il soffitto della navata principale è a cassettoni lignei non intagliati, le colonne delle arcate sono cilindriche con capitelli ionici; il coro è sottolineato da un'abside semicircolare. La chiesa dispone di un transetto, rialzato come nella tradizione romanica: da un lato del transetto si trova una cappella dedicata a San Cetteo, con un suo busto in argento. Tale busto è di Luciano Primavera, l'originale di Arrigo Minerbi del 1951 fu rubato. Presso la cappella di San Cetteo si trova anche il busto ligneo di fattura popolare del XVII secolo, restaurato di recente, e un reliquiario col "braccio miracoloso" e la cassa delle reliquie. Dall'altra parte, il transetto si conclude con la tomba di Luisa De Benedictis, madre di Gabriele D'Annunzio, alla quale Arrigo Minerbi ha dedicato il monumento funebre: si tratta di un'arca sormontata dalla figura di una giovane donna addormentata. All'interno della chiesa si trovano varie effigi di santi, un altare privilegiato dedicato alla Madonna Regina degli Angeli con quadro, e anche un dipinto attribuito al Guercino donato da D'Annunzio, e intitolato "San Francesco in adorazione del crocifisso". L'organo a canne è opera della ditta Mascioni (opus 497) ed è stato costruito nel 1937. Dispone di 53 registri e la sua consolle ha tre tastiere di 61 note e pedaliera concavo-radiale di 32 note. Si trova sulla cantoria in controfacciata. Religione cattolica di rito romano- Titolare San Cetteo vescovo- Arcidiocesi Pescara-Penne- Architetto Cesare Bazzani- Stile architettonico Architettura neoromanica- Inizio costruzione 1933- Completamento 1938.
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Mons. Tommaso Valentinetti- arcivescovo della Chiesa cattolica- Titolo Pescara-Penne- Incarichi attuali Arcivescovo metropolita di Pescara-Penne (dal 2005), Delegato per la pastorale della salute della Conferenza episcopale dell'Abruzzo e del Molise, Delegato per le migrazioni della Conferenza episcopale dell'Abruzzo e del Molise, Delegato per la carità della Conferenza episcopale dell'Abruzzo e del Molise- Incarichi ricoperti Vicario generale dell'arcidiocesi di Lanciano-Ortona (1987-2000), Vescovo di Termoli-Larino (2000-2005), Presidente di Pax Christi Italia (2002-2009), Presidente della Conferenza Episcopale dell'Abruzzo-Molise (2011-2016)- Nato 11 agosto 1952 (72 anni) a Ortona- Ordinato presbitero 25 giugno 1977- Nominato vescovo 25 marzo 2000 da papa Giovanni Paolo II- Consacrato vescovo 20 maggio 2000 dal cardinale Camillo Ruini- Elevato arcivescovo 4 novembre 2005 da papa Benedetto XVI. Blasonatura dello stemma: D'azzurro, alle 4 fasce ondate d'argento, in punta e alla stella (6) d'oro sul cantone di sinistra; al capo, d'oro, all'ancora di rosso. Motto: "In Verbo Domini". Descrizione da parte dell'arcivescovo: Lo sfondo marino dice le mie origini. Sono nato ad Ortona. C’è una stella, la stella polare, il punto di riferimento a cui si fa continuamente ritorno per riprendere il cammino. Il motto, “In Verbo Domini” dice la mia vita particolarmente legata allo studio della Sacra Scrittura e la volontà di partecipare la mia ricerca e la necessità di ascolto ai fedeli della diocesi. La “T” in basso, iniziale di Tommaso, ricorda l’apostolo le cui reliquie sono in Ortona e l’Ancora dice la necessità per un cristiano e soprattutto per un vescovo di radicare la propria esistenza sulla fede degli apostoli.