@Vitupero
I santi di oggi 12 luglio:
nome Santi Ermagora e Fortunato di Aquileia- titolo Vescovo e Diacono, Martiri- ricorrenza 12 luglio- Patrono di Friuli-Venezia Giulia, arcidiocesi di Gorizia, arcidiocesi di Udine e diversi comuni- La definizione della personalità di Ermagora e lo sviluppo del suo culto, destinato ad avere grande importanza nell'Italia nordorientale, risale a quanto sembra al VII sec., quando, in seguito allo scisma detto dei Tre Capitoli, il patriarcato aquileiese rivendicò la propria autonomia dalla Chiesa di Roma. Per assicurare una base storica e teologica a tale rivendicazione, la fondazione della sede episcopale di Aquileia venne attribuita all'evangelista Marco, che per ordine di 2' Pietro avrebbe portato il vangelo nella regione, consacrando come primo vescovo della città Ermagora, scelto dalla locale comunità cristiana. Nell'elaborare ai fini della propria politica ecclesiastica questa leggenda, della quale non c'è traccia fino almeno alla metà del VI sec. e che appare ormai consolidata all'epoca di Paolo Diacono (fine VIII sec.), il patriarcato recuperava e reinterpretava un'altra tradizione, i cui contorni sono per noi oggi (e forse erano già allora) assai sfuggenti. Il nome di Ermagora è infatti indicato al primo posto (a un'altezza cronologica stimabile intorno alla metà del III sec., un'epoca che potrebbe essere storicamente accettabile) nei cataloghi di patriarchi di Aquileia; ma l'attendibilità di tali documenti, anch'essi non anteriori all'epoca carolingia, è incerta. Più antico e significativo appare semmai un altro riferimento, quello fornito dal cosiddetto Martyrologium Hieronymianum, di area veneta, nel quale al nome del martire aquileiese Fortunato è associato quello di altri due martiri, chiamati Armagero (o Armigero; 12 luglio) ed Ermogene (22 o 23 agosto); entrambi questi nomi potrebbero essere corruttele di trasmissione o varianti grafiche della forma Ermagora. Tuttavia, nelle due notizie del martirologio il santo principale è senza dubbio Fortunato, per il quale può dirsi provato un culto autonomo già in epoca tardoantica, e non si fa menzione di un'eventuale carica vescovile esercitata da Armigero / Ermogene; sicché l'esatta fisionomia di questo antico Ermagora e l'effettiva consistenza del suo culto in epoca precarolingia appaiono per il momento imprecisabili. È stato anche ipotizzato che il nome originario del santo fosse al contrario quello di Ermogene; in questo caso, alla base della vicenda potrebbe trovarsi una traslazione ad Aquileia delle reliquie del martire Ermogene, venerato in Pannonia, la cui figura sarebbe stata reinterpretata come quella di un santo locale e associata al periodo più antico del patriarcato. Quale che sia l'origine e lo sviluppo della tradizione precedente, la leggenda relativamente più recente di Ermagora come discepolo di Marco e protovescovo di Aquileia è l'unica rintracciabile a partire dall'età carolingia, epoca a cui pare risalire la passio del santo, nota in più redazioni. Questo testo, che non ha consistenza storica e attinge il materiale narrativo dalla topica tradizionale dei racconti di martirio, presenta il santo come grande vescovo, pastore ed evangelizzatore; la sua morte è collocata durante la persecuzione di Nerone, in conformità con le esigenze di datazione derivate dalla leggenda marciana, e al suo martirio è associato quello del diacono Fortunato, ormai in posizione subordinata. Nelle tradizioni posteriori l'attività apostolica di Ermagora si immaginò estesa ben oltre la regione aquileiese, e si ritenne avesse interessato tutta l'area soggetta al patriarcato, e dunque anche l'Istria, il Norico, la Pannonia e varie zone dell'Italia settentrionale. Il culto del santo divenne uno dei più caratteristici dell'area venetofriulana, e tipiche di questa zona sono anche le rappresentazioni iconografiche del santo: egli è raffigurato fra l'altro, talvolta insieme a Fortunato o ad altri martiri aquileiesi, nella basilica di San Marco a Venezia, nella basilica di Aquileia (dove si trova fra l'altro un ciclo con vari episodi della vita del santo) e nella cattedrale di Udine. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Aquileia in Friuli, santi Fortunato e Ermagora, martiri.
nome San Lucio di Cavargna- titolo Martire- nascita Tra il XII e il XIII secolo, Cavargna (Como)- morte Tra il XII e il XIII secolo, Cavargna (Como)- ricorrenza 12 luglio- Patrono di casari, mandrie, pastori, poveri, buone condizioni meteorologiche, contro la siccità e contro le alluvioni e la grandine- San Lucio nacque nel villaggio di Cavargna, situato alla fine del Lago di Como. La sua vita, come riportata nella biografia pubblicata a Cremona nel 1861, inizia in una famiglia povera ma benedetta da Dio con una prole devota. Battezzato con il nome di Lucio, fin da giovane mostrava segni di una futura santità, vivendo una vita esemplare e dedicata a Dio. San Lucio iniziò la sua vita come pastore, lavorando diligentemente e con grande pazienza in condizioni climatiche avverse. Nonostante le difficoltà, dimostrava una profonda dedizione alla sua mansione, curando il gregge con attenzione e obbedienza. La sua umiltà e devozione emergevano anche nelle semplici attività quotidiane, riuscendo a vivere secondo i principi cristiani e le virtù del Vangelo. San Lucio fu scacciato dal suo primo padrone perché distribuiva ai poveri una parte dei prodotti del suo lavoro. La tradizione narra che egli non rubava il formaggio del suo padrone, ma produceva della mascarpa con il siero rimasto, che poi donava ai bisognosi. Dopo essere stato cacciato, la casa del suo primo padrone subì una carestia, mentre il secondo padrone, che lo accolse con cortesia, prosperò incredibilmente. Le pecore di San Lucio aumentavano di numero, il latte era abbondante e il formaggio sembrava moltiplicarsi, alimentando sia i compratori che i poveri senza diminuire. Questo prodigio aumentò la sua fama di santità, ma accese anche l'invidia e l'odio del suo primo padrone. Secondo la tradizione, il primo padrone, consumato dall'invidia e dalla rabbia, decise di uccidere San Lucio. Lo trovò sul Passo che ora porta il suo nome e lo assassinò. Nonostante la sua morte non fosse causata direttamente dall'odio contro la Fede, San Lucio viene considerato un martire. San Tommaso d'Aquino spiega che il martirio si può ottenere anche soffrendo la morte con intrepidezza per sostenere una delle virtù raccomandate da Cristo. San Lucio è visto come un Martire della Carità, avendo vissuto e perso la vita a causa della sua bontà e dedizione agli altri. Le spoglie di San Lucio, secondo la tradizione, sono sepolte nella piccola chiesa nei pressi del Passo San Lucio, che oggi porta il suo nome. La Chiesa cattolica lo annovera tra i ventidue Santi che portano questo nome. È presente nell'elenco dei santi della Biblioteca Sanctorum nel Catalogus Sanctorum Italiae e nel Martirologio Ambrosiano. San Lucio è considerato patrono dei casari, delle mandrie, dei pastori e dei poveri.
nome San Giovanni Gualberto- titolo Abate- nome di battesimo Giovanni Gualberto- nascita Fine X secolo, Firenze- morte 12 luglio 1073, Passignano Val di Pesa- ricorrenza 12 luglio- Canonizzazione Roma, 1193 da papa Celestino III- Santuario principale Abbazia di Vallombrosa- Patrono di forestali e selvicoltori d'Italia- S. Giovanni Gualberto nacque da una distinta famiglia di Firenze verso la fine del secolo decimo. Da giovane fu addestrato nelle armi perché dotato di bellissime qualità naturali e destinato dal padre a reggere i suoi vasti possedimenti. La carriera militare però gli fu dannosissima, perchè spingendolo all'orgoglio e alla prepotenza, disseccò nel suo cuore i nobili sentimenti cristiani ispiratigli dall'ottima sua genitrice. Ancor giovane, un suo cugino gli uccise a tradimento il suo fratello, e Giovanni giurò di farne vendetta. Incontratolo infatti disarmato il Venerdì Santo 26 marzo 1003, colla spada sguainata gli si avventò contro minacciandolo di morte. Il poveretto vedendosi perduto si gettò ai suoi piedi, e: « In nome di Gesù Crocifisso, gli disse, perdonami ». S. Giovanni fu toccato da quelle parole; stette un momento perplesso, poi rinfoderando la spada: « Si, rispose, in nome di Gesù Cristo ti perdono ». Un non so che di soave penetrò l'animo suo ed egli entrò in una chiesa per pregare. Gesù Crocifisso, in premio del suo eroico perdono, gli disse che lo voleva religioso, e Giovanni, ubbidiente alla voce del Signore, entrò nell'abbazia di S. Miniato. Il padre infuriato corse al convento per strapparlo di là, ma Giovanni con l'aiuto di Dio superò questo grave pericolo e vestì l'abito di S. Benedetto, divenendo ben presto un monaco modello. Con un suo compagno visitò S. Romualdo per essere guidato nelle vie del Signore, poi si recò in Vallombrosa per continuare la sua vita di preghiera e di mortificazione. La fama della sua santità si sparse rapidamente pei dintorni e da ogni parte accorrevano uomini che chiedevano d'essere ammessi a vestire la sua divisa. Trovandosi quindi attorniato da numerosi figli ed avuto in dono quel luogo dalla contessa Matilde, vi eresse un grande monastero. Eletto abate, si adoperò con ogni cura perché i suoi monaci osservassero fedelmente quella regola che egli dettava e che per primo praticava. Ma S. Giovanni Gualberto, oltre che curare la pace dei suoi monasteri, cercò anche di combattere i mali che affliggevano la Chiesa, specialmente la simonia, divenendo, per questo, oggetto di fierissime persecuzioni. Una volta, fra le altre, entrarono gli eretici in un suo monastero ed assalirono i monaci a mano armata. S. Giovanni, saputa la cosa, si recò tosto colà e guarì miracolosamente i suoi figli così ingiustamente feriti. Tanta era la stima che questo Santo aveva degli ordini sacri che non volle mai ascendere l'altare e si reputava molto onorato di poter aprire, al mattino, le porte della chiesa ai fedeli. Assistito visibilmente da un Angelo, spirò nel bacio del Signore l'anno 1073, raccomandando ai suoi figli che lo circondavano la perfetta osservanza della regola. PRATICA. Impariamo anche noi a perdonare le offese. Dio lega sempre a questi atti di virtù una lunga catena di grazie. PREGHIERA. Deh! o Signore, ci renda accetti l'intercessione del beato abate Giovanni Gualberto, affinchè quel che non possiamo coi nostri meriti, lo conseguiamo per le sue preghiere. MARTIROLOGIO ROMANO. A Passignano in Toscana, san Giovanni Gualberto, abate, che, soldato fiorentino, perdonò per amore di Cristo l’uccisore di suo fratello e, vestito poi l’abito monastico, desideroso di condurre una vita di maggior rigore, gettò a Vallombrosa le fondamenta di una nuova famiglia monastica.
nome San Paterniano- titolo Vescovo- nascita 275 circa, Fano, Pesaro- morte 13 novembre 360, Fano, Pesaro- ricorrenza 12 luglio- Santuario principale Basilica di San Paterniano in Fano- Patrono di Fano, Cervia, Grottammare, Scheggia e Pascelupo- Non si hanno notizie certe di San Paterniano (o Patrignano), e la sua biografia è difficile da tracciare con accuratezza poiché la leggenda come spesso accade, prende il sopravvento o si mescola con la realtà rendendo difficile distinguerle. Si dice sia nato a Fano, nella provincia di Pesaro e Urbino, nella regione Marche, nel 275 circa e che visse parte della sua vita come eremita, e alcuni episodi che lo riguardano sono riportati nel libro “Il decamerone spirituale” scritto da Francesco Dionigi da Fano nel 1594. Ad esempio è scritto di come una sera, mentre era eremita, il diavolo lo avesse tentato alla fornicazione sotto le spoglie di una ragazza che cercava riparo per la notte, ma che il santo riconobbe e posta la sua mano sul fuoco per dimostrare di essere puro e non temere le fiamme dell'inferno, non si bruciò. O di quando, divenuto vescovo della città di Fano per volere della cittadinanza, gli portarono una monaca di nome Salvia che era diventata cieca da circa sette anni a causa delle lacrime versate per il dispiacere delle persecuzioni ai cristiani. E il Santo le pose le mani sugli occhi e tracciata una croce con l'olio santo disse “Quegli ch'illuminò Tobia e al cieco nato aperse gli occhi ti renda la luce” guarendola. Durante il suo vescovado molti pagani si convertirono grazie alla sua predicazione distruggendo idoli e templi. Morì probabilmente il 13 novembre del 360 e le sue reliquie sono conservate nella Basilica a lui dedicata, a Fano, a parte un femore che si trova a Cervia. Il suo culto infatti è diffuso oltre che nelle Marche anche in Romagna, Umbria, Toscana, Veneto e perfino nella Dalmazia, in Croazia, e ogni paese lo festeggia in data diversa, ad esempio a Fano viene festeggiato il 10 luglio, ma nel Martirologio romano è ricordato il 12. MARTIROLOGIO ROMANO. A Fano nelle Marche, san Paterniano, vescovo.
nome San Leone I- titolo Secondo Abate di Cava- nascita 1239- morte 1295, Cava de’ Tirreni, Salerno- ricorrenza 12 luglio- Canonizzazione<br /> 1893, da papa Leone XIII- Santuario principale Abbazia SS. Trinità di Cava- Leone nacque nel 1239 e diventò monaco molto giovane, nell'antica abbazia della S. Trinità a Cava dei Tirreni (Salerno); nel 1268 fu eletto abate e portò avanti l'opera di riforma dei suoi predecessori. In occasione del concilio di Lione nel 1274, ne approfittò per visitare l'abbazia di Cluny, uno dei grandi centri di riforma nell'Europa occidentale del tempo. Al concilio, B. Gregorio X (1271-1276) confermò tutti i diritti e i privilegi della abbazia di Cava; Leone costruì una nuova chiesa e un bel chiostro, e sotto la sua direzione si sviluppò l'attività dello scriptorium, dove furono copiati e conservati un certo numero di manoscritti importanti. Leone morì il 19 agosto 1295 e fu sepolto davanti all'altare maggiore nella chiesa abbaziale; nel 1675 le spoglie furono collocate in una parete laterale. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Cava de’ Tirreni in Campania, san Leone I, abate, che provvide ai poveri con il lavoro delle proprie mani e li difese dai potenti.
nome Sant'Ignazio Clemente Delgado- titolo Vescovo e martire- nome di battesimo Ignacio Clemente Delgado y Cebrián- nascita 23 novembre 1761, Saragozza, Spagna- Ordinato presbitero 17 giugno 1787- Nominato vescovo 11 febbraio 1794 da papa Pio VI- Consacrato vescovo 20 settembre 1795 dal vescovo Feliciano Alonso, O.P.- morte 12 giugno 1838, Nam Dinh, Vietnam- ricorrenza 12 luglio- Incarichi ricoperti Vescovo titolare di Milopotamo (1794-1838), Vicario apostolico coadiutore del Tonchino orientale (1794-1799), Vicario apostolico del Tonchino orientale (1799-1838)- Beatificazione 27 maggio 1900 da papa Leone XIII- Canonizzazione 19 giugno 1988 da papa Giovanni Paolo II- Attributi Palma, bastone pastorale, mitria- Patrono di Missionari dell'arcidiocesi di Saragozza- Vari gruppi di martiri perseguitati per la loro fede nell'attuale Vietnam sono stati beatificati e canonizzati, e una voce generale si trova al 2 febbraio. I martiri venerati in questo giorno morirono durante la persecuzione dei cristiani dal 1820 al 1841; settantasette di coloro che furono beatificati nel 1900 erano tra i centodiciassette canonizzati nel 1988. Clemente Ignazio Delgado y Cebri2ln era un domenicano spagnolo, nato vicino a Saragozza nel 1761 o 1762, giunto nel Tonchino nel 1790, assieme a Domenico Henares, anch'egli domenicano, nato vicino a Cordova nel 1765. Ignazio fu nominato vescovo assistente nel 1794, e vicario apostolico del Tonchino orientale nel 1799, dove svolse il suo ministero per circa cinquant'anni; Domenico Henares divenne suo collaboratore nel 1803. Quando la persecuzione anticristiana si riaccese nel 1838, i due vescovi si nascosero, ma furono catturati, assieme al catechista vietnamita del vescovo Dominico, il B. Francesco Chien. Furono imprigionati in piccole gabbie, e il vescovo Ignazio morì a causa dell'esposizione alle intemperie e dei maltrattamenti prima che la sentenza di decapitazione fosse eseguita; il vescovo Dominico e il B. Francesco furono decapitati il 25 giugno 1838. Altri tre sacerdoti secolari facevano parte del gruppo dei beatificati nel 1900: Pietro Tuan, Bernardo Due e Giuseppe Nicn, oltre a quattro laici, Giuseppe Canh, un dottore; Tommaso De, un sarto, e due contadini, Agostino Moi e Stefano Vinh. Un altro catechista, Tommaso Toan, cedette due volte sotto tortura e rinnegò la sua fede, ma alla fine morì di fame in prigione il 27 giugno 1840. Altri tre, tutti soldati, apostatarono per un periodo, ma alla fine furono giustiziati: Agostino Huy, Nicola The, e Domenico Dat. Tutti questi, assieme ad altri dodici beatificati, erano frati o terziari domenicani. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Nam Dinh nel Tonchino, ora Viet Nam, san Clemente Ignazio Delgado Cebrián, vescovo e martire, che, dopo cinquant’anni trascorsi a predicare il Vangelo, fu arrestato per ordine dell’imperatore Minh M ng per la sua fede in Cristo e morì in carcere tra molte sofferenze.