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07/06/2024 alle 13:21

I santi di oggi 7 giugno:

I santi di oggi 7 giugno:

nome Sacro Cuore di Gesù- titolo L'adorazione del cuore di Cristo- ricorrenza 7 giugno (data variabile), venerdì successivo alla Domenica di Corpus Domini- Nella città di Paray-le-Monial, in un monastero della Visitazione, verso l'anno 1670, trovandosi in un giorno dell'ottava del Corpus Domini, Santa Margherita Maria Alacoque, prostrata innanzi al Santissimo Sacramento esposto alla pubblica adorazione, le apparve Gesù, e le diede a vedere il suo SS. Cuore. Era questo tutto investito da fiamme, circondato da una corona di spine, squarciato da una ferita, e con una croce piantatavi sopra. « Vedi, disse Gesù alla sua adoratrice, vedi questo Cuore che si strugge d'amore per gli uomini, ciò nonostante non riceve che ingratitudine e oltraggi. Questo Cuore è sempre disposto a versare grazie e benedizioni sopra di tutti; ma gli oltraggi continui che mi fanno, ne impediscono la diffusione. Pensa tu adunque a riparare un sì lagrimevole disordine, e fa che il venerdì successivo all'ottava consacrata all'onore del mio Divin Corpo, sia specialmente consacrato all'onore del mio Divin Cuore, riparando con onorevole ammenda e devota comunione le offese che ricevo nella divina Eucaristia. Io spargerò abbondanti benedizioni su quanti mi presteranno questo culto; e a te affido l'incarico di far conoscere ed eseguire il mio volere». Margherita, si accinse all'adempimento della volontà di Gesù. La grande devozione di Santa Margherita al Sacro Cuore è testimoniata fedelmente nelle sue lettere tramandate negli anni: “«Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore”. Il Pontefice Clemente X approvò solennemente la devozione al Sacro Cuore e l'arricchì di molte indulgenze. Pio IX ne estese la festa a tutta la Chiesa e Pio XI innalzò la festa a rito doppio di prima classe con ottava. MASSIMA. Imparate da me che sano mansueto umile di Cuore. PRATICA. Rinnovate la vostra consacrazione al Sacro Cuore di Gesù. MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il quale, mite e umile di cuore, esaltato sulla croce, è divenuto fonte di vita e di amore, a cui tutti i popoli attingeranno.

nome San Roberto di Newminster- titolo Abate cistercense- nascita XI secolo, Gargrave (York)- morte 6 giugno 1159, Newminster- ricorrenza 7 giugno- Santuario principale Abbazia di Newminster- San Roberto nacque a Gargrave, in Inghilterra, attorno all'anno 1100. La sua storia si ricollega alla fortunata diffusione in tutta Europa, e anche in Inghilterra, dell'Ordine francese di Citeaux, o cistercense, che ebbe il suo maggior centro propulsivo nella celebre abbazia di Chiaravalle, dove fu Abate il grande San Bernardo. Studiò a Parigi e al ritorno in patria fu ordinato sacerdote e nominato rettore. Nel 1132, si unì ai monaci benedettini nella nuova fondazione di Fontains. Le sue doti di saggezza e di pietà lo posero in particolare luce tra i compagni, e qualche anno dopo ebbe l'incarico di fondare il secondo monastero cistercense nel paese, a Newminster dove diede grande impulso alla vita di questa nuova abbazia. Come guida della nuova comunità, egli si preoccupò soprattutto della formazione spirituale dei giovani. Per loro scrisse bellissimi trattati e commenti ai libri sacri. Ma le lezioni più efficaci le dette con il proprio esempio dedicandosi alla carità e alla preghiera, strumento con cui combatteva il demonio. I monaci di Newminster poterono così additare il loro superiore quale esempio a tutti i cistercensi, e anche ai fedeli. Un esempio la cui efficacia non cessò dopo la morte, avvenuta nel 1159, e seguita dagli onori riservati ai Santi, anche se l'Abate Roberto non venne mai canonizzato ufficialmente dalla Chiesa. MARTIROLOGIO ROMANO. In Inghiltèrra san Robèrto Abate, dell'Ordine Cisterciènse.

nome Sant'Antonio Maria Gianelli- titolo Vescovo- nome di battesimo Antonio Gianelli- nascita 12 aprile 1789, Cereta- Ordinato diacono marzo 1812 dal cardinale Giuseppe Maria Spina- Ordinato presbitero 24 maggio 1812 dal cardinale Giuseppe Maria Spina- Nominato vescovo 12 febbraio 1838 da papa Gregorio XVI- Consacrato vescovo 6 maggio 1838 dal cardinale Placido Maria Tadini, O.C.D.- morte 7 giugno 1846, Piacenza- ricorrenza 7 giugno, 21 ottobre- Beatificazione 19 aprile 1925 da papa Pio XI- Canonizzazione 21 ottobre 1951 da papa Pio XII- Santuario principale Duomo di Bobbio- Patrono di Bobbio, Val di Vara- Incarichi ricoperti Vescovo di Bobbio (1837-1846)- Carro è un grazioso paese ligure, adagiato sui contrafforti dell'Appennino. Offre un aspetto delizioso e gaio, grazie al suo cielo purissimo, alle sue colline lussureggianti, alla freschezza del suo clima. È capoluogo di comune, ed è attorniato da varie frazioncelle: in una di queste, Cereta, nacque Antonio Gianelli, il 12 aprile 1789. I suoi genitori erano poveri, ma onesti campagnoli. La madre, donna semplice e di profonda religiosità, era tutta sollecitudine per il marito e la famigliola. Il padre eccelleva per l'onestà e soprattutto per la carità verso i poveri. La madre, nell'imminenza del parto, era stata presa da una febbre così violenta, da far temere della sua vita. Allora la buona donna, preoccupata più della prole che di se stessa, chiese che fosse celebrata per lei una Messa nella cappella locale. Appena il sacerdote ebbe intonato il «Gloria in excelsis», venne felicemente alla luce l'atteso figlio, non malaticcio, come si temeva, ma vegeto e sano. Nell'infanzia il piccolo Antonio diede sicuri indizi della santità cui sarebbe arrivato. Verso i genitori praticò un'obbedienza docile e pronta. Imparò assai per tempo a recitare il Rosario. Amava grandemente ascoltare la parola di Dio. A cinque anni, durante la sagra paesana, un contadino, presolo sulle braccia, lo pose su un muricciolo, esortandolo a tessere le lodi del titolare S. Giovanni Battista. Il piccino non si impaurì, ma parlò con franchezza e a voce alta, esortando i presenti all'imitazione delle virtù del Precursore. Dotato di ingegno vivace, sentiva una forte inclinazione allo studio. Furono anni duri. Doveva ogni giorno compiere un buon tratto di strada: il che diveniva penoso durante il gelido inverno. Ma la sua volontà non venne mai meno, ed egli ogni giorno si perfezionava nel sapere e nella pietà. Ebbe per maestro il Prevosto di un paese vicino, alla cui scuola rimase fino ai diciotto anni. Sentendo una forte propensione alla carriera ecclesiastica, potè presto recarsi, con l'aiuto di una buona benefattrice, nel Seminario di Genova, per compiervi gli studi necessari. Fu un seminarista modello: godeva la massima fiducia dei superiori. Il 23 maggio 1812 ricevette gli Ordini Sacri, nonostante fosse solamente nel secondo anno di teologia. Il nostro Santo poi terminò gli studi teologici da solo, con l'usuale applicazione. I suoi primi anni di sacerdozio furono contrassegnati dall'umiltà, dalla dedizione al dovere e dalla carità verso gli indigenti. Nel 1813 gli fu offerta la Cattedra di Rettorica nel Collegio di Carcare. Dietro approvazione del Vescovo, acconsenti. La sua valentia subito rifulse, tanto che solo un anno dopo fu chiamato alla medesima Cattedra nel Seminario di Genova. E tale ufficio disimpegnò per dieci anni, sempre distinguendosi per elevatezza d'ingegno e singolare pietà. Animato da fervido zelo, trovò il tempo di predicare varie missioni. La sua parola calda, eloquente, penetrava nell'animo di tutti e commuoveva i cuori più induriti. Ma il Signore gli riserbava altri compiti. E così nel 1826 divenne Arciprete di Chiavari, con grande compiacimento di quella brava gente. La predicazione fu l'apostolato preferito e principale. Tutti volevano udirlo. Ricevette anche l'ufficio di Vicario Arcivescovile. Fra tutte le occupazioni, trovava il tempo di collaborare a molte Missioni. Da arciprete, fondò l'Istituto delle Figlie di Nostra Signora dell'Orto, oggi diffuso un po' dappertutto, e che ha per scopo il soccorso e l'assistenza del prossimo. Nel 1838 venne eletto Vescovo di Bobbio. Nella pienezza del sacerdozio, esplicò in un campo più vasto quelle iniziative apostoliche alle quali aveva atteso fino allora con tanto fervore. Tre cose principalmente curò: il miglioramento cristiano del popolo, la riforma del clero, il riordinamento del Seminario. Però la diffusione della Verità tramite la predicazione rimase sempre la sua preoccupazione suprema. Fondò gli Oblati di S. Alfonso per la predicazione. Si distinse soprattutto per eroismo di virtù, devozione alla Madonna, carità verso il prossimo, purezza angelica. Si spense nel bacio del Signore il 7 giugno 1846, festa della SS. Trinità. I suoi funerali furono un'apoteosi. PRATICA. Impariamo ad apprezzare e valorizzare la parola di Dio. PREGHIERA. O Signore Onnipotente, che ti sei degnato di manifestare nel Santo Antonio Gianelli una traccia della tua misericordia e bontà, fa' che egli ci ottenga la grazia di imitarlo in vita, per poterlo un giorno raggiungere nella patria celeste. MARTIROLOGIO ROMANO. A Piacenza, transito di sant’Antonio Maria Gianelli, vescovo di Bobbio, che fondò la Congregazione delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto e rifulse per l’impegno e il luminoso esempio di dedizione ai bisogni dei poveri e alla salvezza delle anime e nel promuovere la santità del clero.

nome Beata Anna di San Bartolomeo- titolo Carmelitana Scalza- nome di battesimo Anna Garcia- nascita 10 ottobre 1549, Almendral, Spagna- morte 7 giugno 1626, Anversa, Belgio- ricorrenza 7 giugno- Beatificazione 6 maggio 1917 da papa Benedetto XV- Negli scritti di S. Teresa d'Avila (15 ott.) ci sono ripetuti riferimenti alla giovane sorella conversa Ana de San Bartolomé, che era sua speciale compagna e che la santa riformatrice del Carmelo descrive come una grande serva di Dio. Anna era nata da una famiglia di contadini, i Garcia, ad Almendral, nei pressi di Avila; i suoi genitori morirono quando lei aveva solo dieci anni, e fu allevata dai fratelli. Fino all'età di vent'anni fece la pastorella. I suoi fratelli desideravano che si sposasse ma scelse la vita religiosa e fu ammessa nel convento carmelitano di S. Giuseppe ad Avila il 7 novembre 1570. Il 15 agosto 1572 fece la professione: era la prima sorella conversa della riforma "teresiana", e dal 1575 al 1582 fu la religiosa più vicina a Teresa e l'accompagnò in quasi tutti i suoi viaggi. Teresa la trovava più efficiente di chiunque altra. Più volte volle che diventasse corista, ma sempre Anna rifiutò dicendo che non era sufficientemente istruita. Anna ci ha lasciato una descrizione scritta del loro ultimo viaggio da Medina ad Alba de Tormes e della morte di Teresa il 4 ottobre 1582: «Il giorno in cui morì non era più in grado di parlare. Le cambiai la biancheria, il velo e i manicotti; sembrò soddisfatta di essere così. pulita, mi guardò sorridendo e con segni mi mostrò la sua gratitudine». Teresa morì tra le braccia di Anna. Per sei anni lei visse tranquillamente nel monastero di Avila, quando la sua vita cambiò radicalmente: era giunta richiesta di fondare un monastero di carmelitane scalze a Parigi e Anna di Gesù, succeduta a Teresa, partì con cinque compagne, tra cui la nostra Anna di S. Bartolomeo. Giunte a Parigi furono accolte dalla principessa de Longueville e da altre nobildonne di corte, ma Anna preferì sgattaiolare in cucina per preparare il pranzo. I suoi superiori avevano però deciso che la compagna di Teresa avrebbe avuto un posto d'onore nella comunità e per obbedienza accettò di diventare corista. Resta qualche perplessità per questa sua resistenza alla professione solenne: certamente era persona molto umile e forse perché cosciente del suo retroterra contadino era esitante nell'accettare uno status uguale a suore che erano di nobile lignaggio o provenivano da ricche famiglie. Probabilmente per una donna era più difficile infrangere le barriere tra le classi sociali. Qualche commentatore ha suggerito che non sapesse né leggere né scrivere (firmò infatti l'atto della sua professione con una croce), ma secondo gli studiosi più accreditati, essendo stata segretaria di Teresa, aveva ricoperto un incarico che supponeva una certa preparazione. Fu inoltre autrice di un'autobiografia. La fondazione di Parigi incontrò diverse difficoltà, e cinque suore si trasferirono nei Paesi Bassi. Anna, che era rimasta in Francia, fu nominata priora prima a Pontoise e poi a Tours; e l'inizio del suo compito di direzione fu assai faticoso e nelle preghiere dichiarava la propria incompetenza, paragonandosi a un debole filo di paglia. La risposta che sentiva era: «È con la paglia che accendo il mio fuoco». Nel 1611 Anna fu mandata a Mons, in Belgio, dove rimase un anno, trasferendosi poi ad Anversa e fondando là un monastero che presto fu pieno di fanciulle della nobiltà, tutte desiderose d'imparare da colei che aveva collaborato così strettamente con Teresa e che già veniva considerata santa. In due occasioni, quando Anversa fu assediata dal principe d'Orange, Anna trascorse la notte in preghiera, e la città salvata la acclamò come sua protettrice. La sua morte nel 1626 diede luogo a straordinarie dimostrazioni popolari: ventimila persone vennero a vedere il suo corpo e a toccarlo con corone del rosario o altri oggetti religiosi. Per molti anni la città di Anversa continuò a venerare la sua memoria con una processione annuale al suo convento, un lungo corteo guidato da funzionari della municipalità recanti candele. Anna fu beatificata il 6 maggio 1917 da papa Benedetto XV.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Anversa nel Brabante, nel territorio dell’odierno Belgio, beata Anna di San Bartolomeo, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, che, discepola e scrivana di santa Teresa di Gesù e ricca di doni mistici, diffuse l’Ordine in Francia e lo rinnovò con passione.

nome Beata Maria Teresa de Soubiran La Louvière- titolo Fondatrice- nome di battesimo Sophie de Soubiran La Louvière- nascita 16 maggio 1835, Castelnaudary, Francia- morte 7 giugno 1889, Parigi, Francia- ricorrenza 7 giugno- Beatificazione 20 ottobre 1946 da papa Pio XII- Sofia Teresa Agostina Maria de Soubiran La Louvière nacque, nel maggio del 1835, a Castelnaudary, vicino a Carcassonne, nella Francia sud-occidentale, secondogenita di Giuseppe de Soubiran La Louvière, membro di un'antica famiglia imparentata con molte casate reali d'Europa: in questa famiglia profondamente cattolica, Sofia crebbe in un ambiente pio, ma alquanto rigido. Comprese comunque presto di essere chiamata alla vita religiosa e, sotto la direzione di uno zio canonico, acconsentì a entrare nel beghinaggio che questi aveva intenzione di fondare. Ciò non corrispondeva esattamente ai desideri della beata, dal momento che il beghinaggio era una comunità di donne laiche che prendevano voti temporanei, vivevano in un certo agio e godevano di una notevole libertà. Sofia si sentiva chiamata piuttosto alla vita austera e nascosta delle carmelitane, ma le fu consigliato di seguire i desideri dello zio. Dopo un breve periodo trascorso a Gand in Belgio per apprendere lo stile di vita delle beghine, Sofia fece ritorno a Castelnaudary e fu nominata superiora della nuova comunità nel 1854-1855. Prese il nome religioso di Maria Teresa. Per otto anni circa la fondazione fiorì, seppure in modo diverso dall'originario ideale beghino. Le suore rinunciarono al loro diritto di avere proprietà, avviarono la pratica dell'adorazione notturna del Santissimo Sacramento e fondarono un orfanotrofio. Teresa però non era ancora convinta di aver intrapreso la propria strada. Dopo aver fatto gli esercizi ignaziani e aver chiesto pareri a parecchi amici e consiglieri, decise di procedere col progetto di fondare una nuova congregazione, intesa a condurre una vita religiosa integrale e a salvare le anime attraverso il lavoro pratico. La chiamò Società di Maria Ausiliatrice e nel settembre del 1864 lasciò Castelnaudary con alcune suore per aprire il primo convento a Tolosa. La costituzione della nuova congregazione si basava sullo spirito ignaziano; nel 1867 l'arcivescovo di Tolosa diede la propria approvazione, seguito l'anno successivo dalla Santa Sede. Nel 1869 si inaugurarono due nuove case, ad Amiens e a Lione. La guerra franco-prussiana costrinse le suore nel 1870 a rifugiarsi in Inghilterra per un certo periodo; stabilitesi a Londra, dapprima a Southwark, poi a Brompton, aprirono successivamente un convento e un pensionato a Kennington. Quando fecero ritorno in Francia lasciarono un gruppo di suore in quest'ultimo convento, che divenne pertanto la prima casa della congregazione fuori dai confini della Francia. Oltre alla cura degli orfani e all'istruzione dei bambini poveri, la comunità a Tolosa aveva fondato un pensionato per giovani lavoratrici, il primo nel suo genere, e questa sarebbe diventata l'attività principale delle suore nelle vaste città industriali in cui in seguito si stabilirono. Gli scritti, tuttora esistenti, di Maria Teresa risalgono a questi primi anni a Tolosa: da questi si è in grado di tracciare il cammino interiore della beata nel corso dei venticinque anni successivi, in quanto scrisse ampiamente su questioni spirituali, offrendo consigli alle sue suore. Quei venticinque anni furono veramente sorprendenti: è normale infatti che i fondatori religiosi abbiano affrontato opposizione e persino persecuzione, ma la storia di Maria Teresa, per la sua stranezza, non ha uguali. Nel 1871 la congregazione elesse come vicaria della madre generale una donna entrata da soli tre anni, madre Maria Francesca. Questa, estremamente abile, riuscì a convincere il capitolo ad adottare un progetto di rapida espansione della loro attività; lo sviluppo procedette velocemente ma senza le necessarie risorse e nel 1874 madre Maria Francesca annunciò che la situazione finanziaria della congregazione era disperata, incolpando Maria Teresa; molte persone, che avrebbero dovuto informarsi meglio, la sostennero e convinsero la fondatrice a rassegnare le dimissioni in favore di Maria Francesca. Maria Teresa rimase per sette mesi in un convento delle suore della Carità, in attesa della decisione sul suo destino; alla fine fu del tutto espulsa dalla congregazione, col divieto di mantenere contatti coi suoi membri, e ridotta allo stato laicale (ma nel 1877 la beata riuscì comunque a fare di nuovo la professione religiosa, in un convento delle suore di Nostra Signora della Carità a Parigi). Verso il 1885 era ormai chiaro che la sua congregazione originaria si trovava in una situazione critica e quando Maria Teresa, informata da una cugina a sua volta espulsa, lo venne a sapere, scrisse «Ora sono sicura che questa piccola società, che Dio ama così tanto [...] è moralmente morta; cioè, che i suoi fini, la sua forma, i suoi metodi hanno smesso di esistere. Ciò è e sempre sarà per me un dolore amaro e profondissimo. lo amo i piani di Dio, e mi sento come niente davanti alla sua santa e incomprensibile volontà». In una lettera scritta poco dopo l'espulsione, affermava di aver imparato da quello che le era accaduto una grande verità: «La grande verità che Dio è tutto, il resto è niente [...] e su di lui ci si può appoggiare fermamente tra gli incomprensibili misteri di questo mondo. Avrei potuto io imparare questo senza un tormento così crudele? Non credo. Il tempo passa, e passa in fretta: conosceremo presto la causa di così tante cose da sorprendere e stordire la nostra ragione debole e miope». Ammalatasi di tubercolosi, Maria Teresa morì nel giugno 1889, dopo parecchi mesi di malattia. Fu beatificata nel 1946. La sua congregazione non ha cessato di esistere: poco dopo la morte della fondatrice, il capitolo della società si oppose finalmente a Maria Francesca, non permettendole di operare ulteriori cambiamenti, e questa, nel 1890, diede le dimissioni lasciando la congregazione. Sotto la guida di una nuova superiora, la società cominciò a recuperare lo stile di vita originario, ritornando attiva nei modi in cui la fondatrice aveva desiderato. Quanto a Maria Francesca, dopo la sua morte nel 1921 trapelò la notizia che al tempo del suo ingresso nella congregazione era già sposata, benché avesse abbandonato il marito. La sua professione religiosa pertanto non può essere considerata valida, come pure tutti gli atti da lei compiuti come madre generale, e si può dire quindi che Maria Teresa è rimasta, almeno canonicamente, un membro della congregazione fino alla fine della sua vita. Maria Teresa fu beatificata il 20 ottobre 1946 da papa Pio XII, e la causa della sua canonizzazione è stata riaperta nel 1955.

nome San Coloman (Colman) di Druim Mor- titolo Vescovo e abate- morte VI secolo- ricorrenza 7 giugno- Ci sono quasi trecento santi irlandesi che portano il nome di Colman, così le loro storie si confondono facilmente, e alcuni dei manoscritti più recenti sul santo di oggi sono zeppi di anacronismi e di leggende stravaganti, pur essendo uno dei santi più venerati in Irlanda, e, pur nascondendosi dietro ai racconti leggendari, ci sono fatti storici. Potrebbe essere nato nell'Argyllshire o nell'Ulstcr: è menzionato negli antichi calendari di entrambi i paesi, e tra queste due aree c'era un considerevole movimento di missionari che si muovevano toccando le isole che erano sulla rotta che univa i due paesi. Secondo una tradizione irlandese Colman era figlio di Daire, discendente dai re di Cashel. Ricevette la prima educazione a Noendrum, conosciuta anche come isola di Mahee, e divenne discepolo di S. Ailbeo di Emly (12 set.), contando tra i suoi amici anche S. Mac Nisse (3 set.). A costui Colman chiese che cosa avrebbe dovuto fare ed egli rispose: «È volontà di Dio che tu costruisca il monastero dentro i confini della pianura di Coba». Il santo odierno compì quest'impresa. Forse attorno al 514 la comunità si stabilì sulle rive del fiume Lagan, che attraversa Druim Mor (l'odierna Dromore), e Colman è considerato il primo vescovo di quella città. Il più famoso dei suoi seguaci fu Finnian di Molville (10 set.). Pare che Colman sia morto a metà del vi secolo, o forse prima, e forse fu sepolto a Dromore, benché nel Breviario di Aberdeen venga ricordato Inchmacome come suo luogo di sepoltura. MARTIROLOGIO ROMANO. In Irlanda, san Colmán, vescovo e abate del monastero di Dromore da lui stesso fondato, che nel territorio di Down si adoperò mirabilmente per la fede.

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