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I santi di oggi 8 giugno:
nome Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria- titolo Ammirabile Cuore della Madre di Dio- ricorrenza 8 giugno- Questa festa fu istituita nel 1945 a perenne ricordo della consacrazione della Chiesa e del genere umano al Cuore Immacolato di Maria fatta da Pio XII nel 1942, allorchè quasi tutte le nazioni erano provate da atrocissima guerra. La devozione al Cuore ammirabile della Madre di Dio è antichissima nella Chiesa. In S. Luca si hanno i primi accenni ai segreti tesori di quell'amabilissimo Cuore. Anche i Ss. Padri ed i Dottori celebrano spesso le lodi del Cuore ammirabile della Madre di Dio. Nel Medioevo questa soave devozione fu rivelata a Santa Matilde ed a S. Gertrude e da esse coltivata con trasporto e diffusa mediante i loro scritti. Anche S. Bernardino da Siena ne fu entusiasta. Ma il vero padre, l'apostolo ed il dottore di questa devozione è S. Giovanni Battista Eudes (1601-1680). Egli fu il primo che « non senza una divina ispirazione » (come si espresse S. Pio X nel decreto di beatificazione) pensò di tributare il culto liturgico al Cuore purissimo di Maria, componendo egli stesso la Messa e l'Ufficio. E questa devozione lasciò in eredità alle sue due famiglie religiose: la Congregazione di N. S. della Carità e quella di Gesù e Maria. Su questa devozione scrisse pure il prezioso trattato: Il Cuore ammirabile della SS. Madre di Dio. La devozione poi andò crescendo insieme a quella del Sacro Cuore di Gesù, e dal secolo XVII in poi, molte famiglie religiose si dedicarono in modo speciale ad onorare questo Cuore amabilissimo. Nel secolo scorso, la devozione alla « medaglia miracolosa », che porta sul retro i due cuori di Gesù e di Maria, fu una potente spinta verso il carattere di « riparazione » che questa devozione doveva prendere specialmente dopo le rivelazioni di Fatima. Difatti la Vergine SS., apparendo ai tre fortunati pastorelli, disse: Per la salvezza dei peccatori Iddio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato, e se sarà fatto quanto io vi dirò, molte anime si salveranno. E chiedeva preghiere: Rosario quotidiano, Comunione riparatrice nei primi Sabati del mese, penitenze: quelle imposte dal proprio dovere compiuto diligentemente e fedelmente, l'accettazione delle croci che il Signore ci manda, penitenze anche volontarie, come la rinuncia a qualche comodità, e la mortificazione in qualche piacere anche lecito... Ella stessa insegnò questa preghiera: « O Signore, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori ed in riparazione delle ingiurie commesse contro l'Immacolato Cuore di Maria... » e la consacrazione di se stessi e di tutto il mondo al suo Cuore Immacolato. PRATICA. Consacriamoci al Cuore Immacolato di Maria ed oggi facciamo una mortificazione volontaria per la conversione dei peccatori. PREGHIERA. O Dio onnipotente ed eterno che preparasti nel Cuore della Beata Vergine Maria una degna dimora dello Spirito Santo, concedi propizio a noi che celebriamo devotamente la festa del suo Cuore Immacolato di vivere secondo il tuo cuore. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria del Cuore Immacolato della beata Vergine Maria: serbando nel proprio cuore la memoria dei misteri di salvezza compiuti nel suo Figlio, ne ha atteso con fiducia il compimento in Cristo.
nome Beato Nicola da Gesturi (Giovanni Medda)- titolo Cappuccino- nome di battesimo Giovanni Medda- nascita 4 agosto 1882, Gèsturi, Cagliari- morte 8 giugno 1958, Cagliari- ricorrenza 8 giugno- Beatificazione 3 ottobre 1999 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Chiesa dei Cappuccini di Cagliari- Nato il 4 agosto 1882 nella diocesi di Oristano, nel 1911 fa il suo ingresso presso i francescani come fratello laico e veste l'abito cappuccino nel 1913 a Cagliari. Uomo del silenzio, portò con sé, per coloro che lo incontravano, un forte richiamo all'assoluto. Denominato dalla gente con l'affettuoso appellativo di "Frate Silenzio", Nicola si presentava con un atteggiamento che era più eloquente delle parole: liberato dal superfluo e alla ricerca dell'essenziale, non si lasciava distrarre dalle cose inutili o dannose, vera testimonianza della presenza del Verbo Incarnato accanto a ogni uomo. La morte lo colse 1'8 giugno 1958. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1999. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cagliari, beato Nicola (Giovanni) Medda da Gesturi, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che, sempre pronto ad aiutare i bisognosi, con il suo esempio di virtù e di bontà incoraggiò molti alla carità verso i poveri.
nome San Medardo- titolo Vescovo- nascita 457 circa, Salency, Francia- morte 545 circa, Noyon, Frància- ricorrenza 8 giugno- Patrono di Arcevia-S. Medardo, uno dei più illustri Vescovi della Chiesa di Francia del VI secolo, nacque circa l'anno 457 a Salency nella Piccardia. Nettardo, suo padre, usciva da una nobile casa di Francia e aveva un posto distinto a Corte. Protasia, sua madre, discendeva da una antica famiglia romana venuta ad abitare nella Gallia ed aveva portato al marito gran copia di beni in dote, tra cui la tenuta di Salency, poco lontano dalla città di Noyon. Era ella donna di singolare pietà e coi suoi esempi e colle sue lezioni formò di buon'ora il suo figliolo alla virtù. Nettardo, il quale dopo Dio doveva a lei la sua conversione al Cristianesimo, la assecondava in tutto e contribuì non poco a rendere efficaci le sollecitudini della moglie nell'educazione del piccolo Medardo. Egli da parte sua dimostrò fin dalla prima giovinezza un'indole ottima e una grande inclinazione alla pietà ed alla virtù. Coloro che ne hanno scritto la vita quasi tutti suoi contemporanei, asseriscono cne i suoi primi anni furono pieni di azioni meravigliose e che spiccava in lui in modo straordinario l'amore ai poveri. Appena raggiunta l'età conveniente, fu mandato a studiare prima a Vermend, capitale della provincia, poscia a Tournai, ove il re Childerio teneva allora la sua corte. Lo splendore delle umane grandezze non esercitò alcun fascino sul cuore del santo giovane: egli disprezzava tutto ciò che non era Dio. I genitori suoi, ammirando in lui la felice disposizione che aveva verso la vita ritirata e devota, lo richiamarono a Vermend e l'affidarono al Vescovo, perchè lo istruisse nelle divine Scritture. Medardo corrispose a meraviglia alla diligenza del santo Prelato. Non conosceva che la Chiesa, la sua camera e gli ospedali. Lo studio e la preghiera occupavano tutto il suo tempo, il digiuno e la mortificazione erano in lui continui. Una virtù si grande non poteva rimanere nascosta sotto il moggio. Il Vescovo lo ammise nel Clero e lo ordinò Sacerdote in età di 33 anni e Medardo divenne presto il più bell'ornamento del Clero. Predicava il Vangelo al popolo con una dolcezza che inteneriva i cuori più induriti, ed i suoi discorsi acquistavano maggior efficacia dai suoi esempi. Impiegava nella contemplazione e nella preghiera tutto il tempo che gli rimaneva libero dalle opere del ministero: era dolce, sempre equanime e paziente nelle avversità, umile affabile e benefico nella prosperità. Morto nel 530 Alomero, Vescovo del paese, i voti di quelli che avevano il diritto di nominare il successore si raccolsero ad unanimità sopra Medardo. Invano egli si servì di mille industrie per allontanare da sè la grande dignità: non furono buone le scuse della sua umiltà: fu consacrato Vescovo da S. Remigio e tutta la Francia conobbe ben presto di non avere un vescovo più santo di lui. La sua nuova dignità potè ben aggiungere qualche esterno splendore a tutte le sue virtù, ma non intaccò in alcun modo la sua umiltà, ne la sua vita austera. Lungi dal considerare l'episcopato come un posto d'onore, di riposo e di comando, si credette obbligato, nonostante la sua età di 72 anni, di raddoppiare le sue fatiche e di aggiungere alle sue austerità le cure delle sollecitudini pastorali. Essendo stata la città di Vermend ridotta in uno stato derlores, ole dal furore delle guerre, il Santo trasportò la sua sede vescovile a Noyon. Frattanto, essendo morto S. Eleuterio, Vescovo di Tournai, Medardo venne incaricato dal Papa di reggere anche questa diocesi: così d'allora in poi le due diocesi di Noyon e Tournai rimasero congiunte ed ebbero uno stesso Vescovo per lo spazio di 5 oo anni. La beata morte di S. Medardo avvenne circa l'anno 545. Egli fu universalmente compianto da tutti i francesi, come se essi avessero perduto il loro padre e il loro protettore. Venne prima seppellito nella Cattedrale di Noyon: poscia solennemente trasportato per volere di Re Clotario a Soissons. Fortunato e S. Gregorio di Tours, che vissero nel medesimo secolo, riferiscono che ai loro di la festa di S. Medarclo di Noyon celebravasi in tutta la Francia con grandissima solennità. Furono innalzati Chiese e Oratori in suo onore non solo in Francia, ma anche in Inghilterra. Una particella della sua reliquia s; conserva nella chiesa parrocchiale del suo nome a Parigi. PRATICA. Oggi compirò un'opera di misericordia materiale e una di misericordia spirituale. PREGHIERA S. Medardo, pregate per noi MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Soissons, in Frància, il natale di san Medardo, Vescovo di Noyon, la cui vita e morte preziosa è illustrata da gloriosi miracoli.
nome Beata Maria del Divino Cuore di Gesù- titolo Vergine e Madre Superiora del convento del Buon Pastore di Porto- nome di battesimo Maria Droste Zu Vischering- nascita 8 settembre 1863, Münster, Germania- morte 8 giugno 1899, Oporto, Portogallo- ricorrenza 8 giugno- Beatificazione 1º novembre 1975 da papa Paolo VI- Santuario principale Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Ermesinde- Maria del Divin Cuore di Gesù venne da Paolo VI ammessa nella schiera dei santi fautori del culto al Sacro Cuore di Gesù. Tra questi basta ricordare le mistiche tedesche Matilde di Magdeburgo, Matilde di Hackerborn, Gertrude di Hefta, prime promotrici della devozione nel medioevo. Maria Droste zu Vischering nacque a Darfeld, in Westfalia, da una delle più antiche famiglie dell'aristocrazia tedesca nel 1863. La sua mamma era parente del futuro cardinale von Galeri, eroe della resistenza cattolica al nazismo. Ricevette un'accurata formazione cristiana e abbastanza presto sentì la vocazione alla vita religiosa. A causa delle incerte condizioni di salute dovette attendere vari anni prima di poter mettere in pratica il suo proposito. Scelse infine le suore del Buon Pastore di ~sten Nella vita religiosa ebbe subito esperienze mistiche e provò il desiderio di unirsi alle sofferenze del cuore di Gesù. Nel 1894 venne inviata in Portogallo come superiora della comunità di Oporto. Il suo incarico, tuttavia, si trasformò presto in un apostolato della sofferenza a causa di una paralisi che la «crocifiggeva» a letto. Senza perdersi d'animo, suor Maria offrì le sue sofferenze a Dio e scrisse al papa invitandolo a consacrare il genere umano al cuore di Gesù. Leone XIII accolse la proposta, ma la promotrice vi poté partecipare solo con la sofferenza e la preghiera, visto che morì l'8 giugno 1899, alla vigilia della consacrazione. MARTIROLOGIO ROMANO. A Oporto in Portogallo, beata Maria del Divino Cuore di Gesù Droste zu Vischering, vergine, della Congregazione delle Suore della Carità del Buon Pastore, che promosse mirabilmente la devozione verso il Sacratissimo Cuore di Gesù.
nome San Guglielmo di York- titolo Vescovo- nascita York, Inghilterra- morte 1154, York, Inghilterra- ricorrenza 8 giugno- Canonizzazione 1227 da papa Onorio III- Nel 1140, alla morte dell'arcivescovo di York, Thurston, il re Stefano nominò Guglielmo Fitzherbert, conosciuto anche come Guglielmo di Thwayte e tesoriere del capitolo di quella cattedrale. Il clero si ritrovò però diviso sulla ratifica della nomina reale e l'arcivescovo Teobaldo di Canterbury si rifiutò di consacrare Guglielmo. Nel 1143 il vescovo di Winchester procedette alla consacrazione senza previa approvazione papale di Innocenzo II, che morì ap pena due giorni dopo. I suoi successori si rifiutarono di ratificarla. Dopo un lungo e amaro dibattito Guglielmo fu deposto nel 1147 da papa Eugenio III, che ordinò una nuova elezione. Il clero del capitolo della cattedrale, preso tra papa e re, non riusciva a trovare un accordo sulla nomina di un successore; il papa sanzionò che Enrico Murdac, abate di Fountains, dovesse essere arcivescovo e lo consacrò lui stesso. Dovettero però passare cinque anni prima che l'arcivescovo Murdac potesse mettere piede in Inghilterra, e anche allora la popolazione di York si rifiutò di accoglierlo in città. Enrico si trovò ad amministrare queste parti della sua provincia in obbedienza al pontefice stando nell'abbazia di Fountains, lontana quasi cinquanta chilometri, non potendo accedere alla sua sede episcopale. Nel frattempo Guglielmo, dopo aver trascorso qualche tempo presso Ruggero, re di Sicilia e suo parente, si ritirò a Winchester, dove rimase sei anni sotto la protezione del vescovo fino al 1153, anno della morte sia di papa Eugenio III che dell'arcivescovo Enrico Murdac. Allora si recò a Roma dove il nuovo pontefice Anastasio IV gli conferì il pallium. Tornò a York nell'aprile 1154, accolto con entusiasmo dai cittadini. Nel giorno della festa della SS. Trinità fu però colto da violenti dolori dopo aver celebrato l'Eucarestia, e morì poco dopo, l'8 giugno. Sospettando che il nuovo arcidiacono della città, Osbert, lo avesse avvelenato, si volle rimettere il caso a Roma: non ci sono notizie che sia stato formulato alcun giudizio. Tutti questi travagli erano cose comuni sia a livello nazionale che locale, come testimoniano le cronache del periodo, e questa vicenda sconcertante è comprensibile solo alla luce di due dispute, nelle quali furono implicati Guglielmo Fitzherbert ed Enrico Murdac, senza una loro responsabilità personale. La prima disputa riguardava la lotta per il trono inglese tra Stefano di Blois e Matilde, figlia di Enrico II. Guglielmo era nipote di Stefano e suo canidato per la sede vescovile. La seconda riguardava l'inimicizia tra S. Bernardo di Clairvaux (20 ago.) e i potenti monaci di Cluny: il vescovo Enrico di Winchester era fratello del re Stefano, zio di Guglielmo, e monaco di questa abbazia; Enrico aveva grande influenza su Roma e consacrò suo nipote senza uno specifico permesso papale. Dopo la morte di Innocenzo II gli venne meno anche il supporto su cui si appoggiava. Non fu più legato papale e il predominio dell'influenza cluniacense a Roma fu rimpiazzato da quella cistercense (l'abbazia di Fountains, dove Enrico Murdac era abate, era cistercense). Guglielmo era figlio di Emma, sorellastra del re Stefano e di Enrico di Winchester, e del conte Erberto, tesoriere di Enrico II, predecessore di Stefano; oltre a lui ebbero altri due figli, Erberto e Stefano, che divennero ciambellani alla corte reale dello zio. In quell'epoca il nepotismo non era solo accettato ma dato per scontato; i potenti favorivano quelli della loro cerchia, e Stefano e il fratello Enrico sentivano molto forti i legami parentali con la famiglia Blois. Al tempo di Innocenzo II il vescovo Enrico era il legato pontificio, e la sua sede episcopale di Winchester era la capitale reale; re Enrico II aveva nominato come successore la figlia Matilde, forzando i baroni a giurare, in tre occasioni, che l'avrebbero sostenuta. Già alla morte del re nel 1135 il vescovo Enrico usò però la sua considerevole influenza per impossessarsi del tesoro reale e incoronare Stefano al posto di Matilde. Quando ella sbarcò in Inghilterra per reclamare la sua eredità si accese una guerra civile tra baroni e clero; le persone equilibrate erano sinceramente perplesse chiedendosi chi era l'erede legittimo al trono che andava sostenuto. Matilde fissò il suo quartier generale a Gloucester e le sue forze presero possesso della parte orientale del paese; dal 1140 Stefano non poté più contare sul sostegno di Teobaldo, arcivescovo di Canterbury, che si volse verso la parte di Matilde e l'anno dopo le diede aperto sostegno. Stefano allora ebbe bisogno di alleati in campo ecclesiastico, soprattutto di un arcivescovo di York che gli fosse fedele: Guglielmo Fitzherbert era suo nipote e tesoriere del capitolo della cattedrale di York. Teobaldo si oppose all'elezione alla sede di York, ma il re era così determinato ad assicurarsi la cosa che mandò Guglielmo di Aumàle, conte di York, con un messaggio che ordinava al vescovo decano di ratificare l'elezione. Il conte addirittura sedette nella sala capitolare di York mentre i canonici stavano votando e l'arcidiacono che aveva votato contro Guglielmo venne arrestato mentre tornava a casa e imprigionato nel castello del conte a Bytham nel Lincolnshire. La città di York diede pieno appoggio a Stefano e alla sua decisione sulla nomina, ma il clero della cattedrale era diviso dalla disputa tra Cluny e Citeaux e dalle notizie contraddittorie che giungevano da Roma sul cambiamento di opinioni nei papi che si succedevano. Papa Innocenzo II aveva riconosciuto de facto Stefano re d'Inghilterra, riservandosi però il giudizio sulla legittimità della sua rivendicazione. Dopo la morte di Innocenzo II nel 1143 ci fu una rapida successione sul soglio pontificio: Celestino II (1143-1144), Lucio II (1144-1145), e poi Eugenio III (1145-1153). Nessuno di questi papi rinnovò l'incarico di legato papale a Enrico di Winchester, né riconobbe formalmente Stefano re d'Inghilterra, né la consacrazione episcopale di Guglielmo. Quando Eugenio III salì sulla cattedra di Pietro cessò l'influenza cluniacense, che tanto era stata di aiuto a Stefano e al fratello, sul papato; il pontefice stesso era stato monaco a Citeaux con Bernardo di Clairvaux come abate, che, nonostante il soprannome di "dottore mellifluo", tuonava incessantemente contro il lassismo dell'osservanza della regola a Cluny. Sul vescovo Enrico esprimeva giudizi al vetriolo, e così lo descrive in una lettera a papa Lucio II: «Il nemico [...] l'uomo che cammina innanzi a satana, l'uomo che manda in frantumi tutti i diritti e le leggi». Sia Eugenio III che Enrico Murdac erano entrambi monaci a Citeaux durante il periodo abbaziale di S. Bernardo. Quando Guglielmo fu per la prima volta nominato arcivescovo dal re suo zio il capitolo della cattedrale si divise con acrimonia e gli abati cistercensi, in particolare, si opposero alla sua elezione; fu accusato di essere un candidato non adeguato perché conduceva una vita non casta e lassa nell'osservanza religiosa. Queste erano le accuse ricorrenti da parte dei sostenitori di Bernardo nei confronti dei monaci delle fondazioni cluniacensi, e non abbiamo modo di sapere se nel nostro caso specifico avessero un fondamento. Giovanni di Hexham dice che Guglielmo si dilettava negli sport, nei piaceri mondani e raramente lavorava con impegno, ma era di animo gentile, dava con liberalità ai poveri ed era molto popolare; durante gli anni d'esilio trascorsi nella cattedrale del monastero di Winchester si racconta che abbia condotto una vita di penitenza e grande semplicità. Nel 1153 il nuovo papa Anastasio IV, dopo che in quello stesso anno erano morti sia Eugenio III che Enrico Murdac, lo reinsediò sulla sede episcopale e quando l'anno dopo fece il suo ingresso a York la folla, che si era radunata per accoglierlo trionfalmente, era così imponente, che il ponte sul fiume Ouse crollò sotto il peso eccessivo della gente (non ci furono vittime e i suoi sostenitori videro in ciò un fatto miracoloso). Durante il suo breve episcopato a York sembra aver mantenuto un comportamento corretto, non mostrando alcun risentimento verso chi lo aveva avversato: visitò l'abbazia di Fountains e promise che avrebbe provveduto a riparare i danni provocati dalle violenze dei suoi congiunti. Morì poco tempo dopo. Il fatto che si sia ammalato mentre era all'altare principale durante la festa della SS. Trinità e che l'arcidiacono Osbert sia stato accusato di aver avvelenato il calice causò un grande scandalo in ambito locale. Il re Stefano morì nell'ottobre dello stesso anno e sul trono salì il figlio di Matilde Enrico II; il vescovo Enrico si ritirò a Cluny; non rimase nessuno a difendere la casa di Blois e la vicenda fu lasciata cadere con discrezione. Benché Osbert fosse stato accusato della morte di Guglielmo, la causa rimessa a Roma cadde, probabilmente per mancanza di prove. Tra i cronisti locali dello Yorkshire Giovanni di Hexham cita le accuse ma pensa che siano infondate; per Giovanni di Salisbury Osbert è invece colpevole; per Gilberto Foliot l'arcidiacono era innocente, mentre Guglielmo di Newburgh (un cronista locale) pensa che Guglielmo sia morto per una febbre. Osbert si trasferì sul Continente, ridotto allo stato laicale, vivendo con il titolo di barone minore. Guglielmo fu canonizzato da papa Onorio III nel 1227, dopo un'indagine condotta dagli abati cistercensi di Fountains e Rievaulx; in quel tempo sia la cruenta battaglia dinastica tra Stefano e Matilde che quella ancor più dolorosa tra CIteaux e Cluny erano ormai dimenticate. Verso la fine del XIII secolo il suo reliquiario fu posto nell'attuale altare principale della cattedrale di York, ma a metà del XVI secolo fu smantellato (alcune sue parti sono conservate nel museo di quella città). Una grande finestra nel transetto del coro a nord della cattedrale, un eccezionale esempio di pittura medievale su vetrata databile tra il 1415 e il 1420, celebra gli eventi della sua vita e i miracoli a lui attribuiti su 110 pannelli separati. L'altare nella cappella di S. Guglielmo nella cripta fu un dono della diocesi cattolica di Lecds, e si pensa che nel sarcofago siano conservate le sue reliquie. MARTIROLOGIO ROMANO. A York in Inghilterra, san Guglielmo Fitzherbert, vescovo, che, uomo amabile e mansueto, deposto ingiustamente dalla sua sede, si ritirò tra i monaci di Winchester e, una volta restituito alla sua sede, perdonò i suoi nemici e favorì la pace tra i cittadini.
nome San Massimino di Aix- titolo Vescovo- ricorrenza 8 giugno- La Chiesa di Gallia aveva molte tradizioni medievali che rivendicavano visite di discepoli o testimoni diretti del Cristo, e addirittura la presenza colà dei loro resti mortali. Queste devozioni, unite a sentimenti locali, fornivano l'occasione per pellegrinaggi ai luoghi dove si supponeva fossero conservate le reliquie. Una di queste tradizioni più radicate si riferisce a Lazzaro di Betania (17 dic.) e alle sue due sorelle, Marta (29 lug.) e Maria (22 lug.). La storia racconta che i tre fratelli furono caricati, con altri discepoli, tra cui Maria di Cleofa (9 apr.) e Massimino, su un'imbarcazione senza remi e senza timone che andò alla deriva nel Mar Mediterraneo prima di toccare terra in Provenza. Le leggende nate da questo racconto potrebbero essersi sviluppate nell'xi secolo; tra esse va annoverata la leggenda provenzale delle "Tre Marie", ravvivata nel XIX secolo dal poeta francese Frédéric Mistral in Mireto e Mes Origines, e dalla devozione per Lazzaro nella chiesa abbaziale di S. Vittorio a Marsiglia. In tutti questi racconti Massimino ha una parte importante; pare che si fosse stabilito principalmente ad Aix divenendone il primo vescovo. Maria Maddalena viene identificata con la sorella di Lazzaro, benché questa identificazione non sia stata recepita nel Calendario Romano, e di lei si dice che abbia vissuto in una grotta a La Sainte-Baume e mentre stava morendo fu portata in un luogo, attualmente chiamato Le Saint-Pilout, dove Massimino le somministrò il viatico. La chiesa dedicata a S. Massimino è vicina a Le Saint-Pilou. Il nuovo edificio fu costruito al posto di uno più antico, che aveva lo stesso titolo, con lo scopo di custodire le presunte reliquie dei due santi. Le ricerche non sono mai riuscite a dare un fondamento storico alla leggenda di Massimino, ma va sottolineato il dato della dedicazione della chiesa e la lunga durata del culto. Egli è ricordato nel Martirologio Romano, ma è incerto anche il secolo in cui visse. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Aix-en-Provence in Francia, san Massimino, al quale si attribuiscono gli inizi del cristianesimo in questa città.
nome San Clodolfo di Metz- titolo Vescovo- nascita 610 circa, Metz, Francia- morte 701 circa, Metz, Francia- ricorrenza 8 giugno- Clodolfo (Clou o Cloud) e il fratello Ansegio erano figli di S. Arnolfo, vescovo di Metz, e di Doda, che divenne suora quando il marito si fece prete. I due fratelli, come già in precedenza il padre, avevano un alto incarico alla corte dei re di Austrasia. Ansegio sposò Begga, figlia di Pipino di Landen, diventando avo dei re carolingi di Francia. Quando morì il successore di Arnolfo sulla sede episcopale di Metz, Clodolfo, che era laico e conduceva una vita devota e santa, fu eletto al suo posto. Come vescovo governò la diocesi saggiamente per quarant'anni, facendo grandi elemosine e godendo di molto rispetto. Si pensa che abbia scritto una biografia del padre Arnolfo, e abbia raggiunto i novantun anni di età. In Francia è conosciuto come Cloud per distinguerlo da S. Clodoaldo o Clou (7 set.). MARTIROLOGIO ROMANO. A Metz in Austrasia, ora in Francia, san Clodolfo, vescovo, figlio di sant’Arnolfo e consigliere del re.