@Robin_
.
Credo sia strano avere come desiderio quello di riuscire a piangere. È una cosa, non so se definirla proprio azione, che in genere si fa quando si provano sentimenti negativi, quindi non avrebbe senso volerlo fare perché implicherebbe voler provare sentimenti negativi. Lascio fuori i casi in cui si piange per gioia, non sono quelli i motivi per cui vorrei farlo. Non so bene da cosa derivi questo desiderio, forse sono cresciuto in un ambiente che mi imponeva, e io imponevo a me stesso, di non farlo. È possibile. Legato a questo diritto negato stanno poi tutte le altre emozioni, che anche quelle mi mancano, ma meno. Me le sono praticamente dimenticare, mentre riesco ancora a comprendere l’utilità e il senso di libertà che dà il pianto. Forse voglio piangere perché desidero tornare indietro nel tempo e rivivere le cose diversamente, ed esprimermi come non ho avuto la possibilità o le capacità di fare. Mi piacerebbe piangere e poi essere consolato da qualcuno con un abbraccio. È un desiderio con toni decisamente infantili, lo ripeto, ma lo considero comunque valido. Penso sarebbe confortante e rassicurante un epilogo del genere. Volendo proprio scavare a fondo e marciarci un po’ sopra credo che sia legato al fatto di voler richiedere aiuto. Del resto, perché un neonato piange? Perché è in una situazione di sofferenza, o è spaventato, e vuole richiamare a sé la madre (genitore se vogliamo essere politically correct) per ricevere una rassicurazione, per sentirsi protetto. Piangere è anche la prima cosa che fa un neonato quando viene al mondo. Il primo vagito è fondamentale, indica la paura o agitazione che il neonato sente quando si trova all’improvviso in un nuovo mondo freddo (da 37 gradi passa a 25 al massimo), fortemente illuminato, inspira per la prima volta l’aria, viene afferrato e avvolto in tessuto ruvidi, sente la gravità… In ogni caso, la funzione principale del pianto è quella di richiamo. Allontanandomi di nuovo dall’osservazione scientifica, questo mio desiderio di piangere può essere collegato a questo o mi sto facendo solo dei grandi viaggi mentali? Non ne ho idea e non posso saperlo. Non vorrei farlo per attirare nessuno, almeno questo è quello che coscientemente sento. Non me la sento comunque di escluderla in toto questa visione. Il punto è che mi sento vuoto e senza energia vitale. Come se vivessi seguendo un copione, senza sentire dentro, a livello profondo, le cose che mi capitano. In alcune situazioni è sicuramente vantaggioso, ma non credo abbia senso valutare la cosa guardando vantaggi e svantaggi. Non è così che voglio vivere. È una non vita questa. Aprirsi implica sicuramente essere aggrediti da mille sensazioni, alcune sicuramente che distruggono e fanno rimpiangere il monotono grigiore tranquillo in cui si viveva prima. Ma è fattibile per me al momento provare a cambiare? Mi vedo un po’ come un armadillo con il desiderio di farsi un bagno nel mezzo della foresta. Non gli conviene togliersi la corazza per lavarsi se dopo 5 secondi spunta una tigre che lo sbrana in un boccone. Attorno a me ce ne sono troppe di tigri. Anche per questo desidererei tanto essere, che so, avanti nel tempo di 5 anni. Dove sono da solo, senza gente non desiderata attorno, e in un contesto dove posso finalmente mostrare anche le mie debolezze. Ora come ora credo abbia poco senso, e fare brutte esperienze ora potrebbe compromettere per sempre il mio desiderio di cambiare. Forse sto anche esagerando e vedendo minacce dove non ci sono, chissà. Non è facile scegliere come comportarsi in una situazione del genere. Soprattutto se non ci si può fidare di nessuno e non si hanno appoggi o persone che ti supportano incondizionatamente.