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04/12/2024 alle 15:33

I santi di oggi 4 dicembre:

I santi di oggi 4 dicembre:

nome Santa Barbara- titolo Vergine e Martire- nascita III Secolo, Nicomedia,Turchia- morte III Secolo-IV Secolo, Nicomedia,Turchia- ricorrenza 4 dicembre- Canonizzazione Pre-canonizzazione- Attributi torre a tre finestre; palma del martirio; spada; corona; calice e ostia; cannone o catapulta- Patrona di Artificieri, genieri, armaioli, matematici, geologi, vigili del fuoco, campanari, minatori, artiglieri, architetti, tagliapietre, muratori, rocciatori, marinai, becchini, polveriere, contro i fulmini, il fuoco, le esplosioni, la morte improvvisa e i colpi d'artiglieria, vari altri; Diocesi di Rieti; molte città e paesi, in Italia e nel mondo, tra cui Rieti, Paternò, Francavilla di Sicilia, Montorio Romano- Santa Barbara nacque in Nicomedia attuale İzmit in Turchia ed ebbe a padre Dioscoro, crudelissimo persecutore dei cristiani. Essendo educata nelle lettere, conobbe la sublima storia dei misteri cristiani, e con tutto l'amor del verginal suo cuore ricevette la grazia del battesimo. Per tener presente l'augusto mistero della SS. Trinità, fece aprire una terza finestra nella torre del suo castello per elevarsi meglio a Dio, e ne provava tutta la dolcezza. Il padre accortosi di ciò, chiese spiegazione, e Barbara non esitò a spiegargli il mistero della Croce. La torre però divenne ben presto la sua prigione a causa di un padre oscuramente geloso della sua bellezza. Si racconta a questo proposito che, durante una lunga assenza del padre, la ragazza sia riuscita a fuggire fortunosamente dalla prigione. Girovagando nel bosco, trovò poi rifugio nella capanna di un pastore ma, tradita, venne consegnata nelle crudeli mani del padre, il quale, per punirla, la denunciò come cristiana alle autorità e la fece imprigionare, assistendo con inaudita impassibilità alle torture cui venne sottoposta. Un padre davvero snaturato. Il giudice che la processò infierì sulla sua rara grazia condannandola ad attraversare il paese completamente ignuda; nel giorno fissato però, una nube densa e nera, mandata miracolosamente dal cielo, avvolse il suo corpo proteggendola da sguardi indiscreti. I carnefici tentarono quindi di ustionarla, ma le fiamme accese ai suoi fianchi si spensero subito; le vennero poi tagliati i seni, venne colpita alla testa con un martello. Quando venne mandata a morte, fu il padre stesso a farle da carnefice: con un colpo di spada vibrato con insana ferocia, il reprobo genitore decapitò la figlia. Ma quando la testa di Barbara cadde sanguinolenta al suolo, un fulmine a ciel sereno si abbatté sull'uomo, incenerendolo all'istante. La morte improvvisa, inviata come punizione dal cielo, fece giustizia dell'atroce delitto "cosi narra la tradizione", mandando sicuramente all'inferno l'anima del padre crudele, prima che avesse il tempo di pentirsene. Da allora la vergine Barbara, martirizzata per la fede e la purezza nel secolo III, è invocata dai cristiani contro i pericoli dei fulmini, delle armi, delle «male morti», delle morti improvvise, e delle morti senza il perdono di Dio.

Barbara è la protettrice dei lavoratori che hanno a che fare con il fuoco e le armi da fuoco: pompieri, artiglieri e pirotecnici, lavoratori che rischiano la vita, con la possibilità di morire improvvisamente, senza il conforto dei sacramenti. È entrato nel linguaggio comune il termine «santabarbara» per indicare il deposito di munizioni nelle caserme o sulle navi. La torre chiusa e squadrata, che viene rappresentata per antica tradizione accanto all'effigie della santa, assomiglierebbe infatti, per alcuni, a una polveriera. Il suo nome è stato incluso nel ristretto gruppo dei quattordici « santi ausiliatori », cosi detti perché i fedeli sono soliti invocare in particolare la loro intercessione. Gli altri tredici, in ordine alfabetico, sono: Acacio, Biagio, Caterina, Ciriaco, Cristoforo, Dionigi, Egidio, Erasmo, Eustachio, Giorgio, Margherita, Pantaleone e Vito.

LE RELIQUIE DI SANTA BARBARA

A Venezia, le reliquie di Santa Barbara sono oggi custodite nella Chiesa di San Martino sull'isola di Murano. Queste reliquie arrivarono nella città lagunare durante il dominio del Doge Pietro II Orseolo (991-1009), grazie a Maria Argyropoula, una donna legata alla corte bizantina. Maria, sposata con Giovanni, figlio del Doge Giovanni Orseolo, ottenne il permesso di trasferire le reliquie della santa da Costantinopoli a Venezia. Inizialmente, furono deposte nella Basilica di San Marco. Durante il dogato di Otone Orseolo, le reliquie furono poi spostate nella cappella del monastero di San Giovanni Evangelista a Torcello. Qui rimasero fino al XVIII secolo, quando, a causa delle distruzioni napoleoniche, furono trasferite nella loro attuale collocazione. PRATICA. - Dobbiamo ricevere con rassegnazione le cose avverse, perchè tutte ci vengono da Dio per nostro bene. PREGHIERA. - Soffrite per amor di Dio le persecuzioni dei familiari.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Nicomédia la passione di santa Bàrbara, Vergine e Martire, la quale, nella persecuzione di Massimino, dopo orribili torture nel carcere, dopo il bruciamento con le fiaccole, il taglio delle mammelle ed altri tormenti, compì il martirio percossa con la spada.

nome San Giovanni Damasceno- titolo Sacerdote e dottore della Chiesa- nascita 650 circa, Damasco- morte 749 circa, Damasco- ricorrenza 4 dicembre- Patrono di pittori, menomati e farmacisti- S. Giovanni Damasceno nacque a Damasco da illustre famiglia e studiò filosofia e teologia a Costantinopoli, sotto la guida del monaco Cosma. L'empio imperatore Leone Isaurico aveva mosso guerra spietata al culto delle sacri immagini, e Giovanni, dietro esortazione del Pontefice Gregorio III, ne prese le difese con la parola e con la penna. Ciò eccitò talmente l'odio dell'imperatore, che lo accusò di tradimento al califfo di Damasco, presso il quale il Santo stava allora in qualità di consigliere e di ministro. Creduta l'accusa, gli venne recisa la destra, affinché fosse costretto a deporre la penna. La Vergine, di cui era devotissimo, volle manifestare l'innocenza del suo fedele servo facendolo trionfare, e gli restituì la mano non lasciando il minimo segno nel luogo del taglio. Il Santo allora, commosso e pieno di gratitudine, compie ciò che da gran tempo aveva stabilito di fare: abbandona il mondo, distribuisce tutte le sue sostanze, dona la libertà ai servi, peregrina per i luoghi santi di Palestina e infine col suo maestro Cosma, si ritira nel convento di S. Saba presso Gerusalemme, ove più tardi fu ordinato sacerdote. Mai desistette dal compito intrapreso di difendere il culto cattolico delle sacre immagini. Ciò gli attirò le ire del nuovo imperatore, Costantino Copronimo. Per le sue opere in difesa della fede, per la sua eloquenza fu lodato dal secondo Concilio Niceno e venne chiamato Chrisorrhoas o fiume di oro. Combattè tutti gli eretici del suo tempo, gli Iconoclasti, i Monoteliti ed i Teopaschiti. Dimostrò il primato del Principe degli Apostoli, il suo ufficio di maestro universale, l'indefettibilità della Chiesa. Tutti i suoi scritti non sono solo eccellenti per erudizione e dottrina, ma sono anche fonte di pietà e specialmente di devozione alla SS. Vergine. S. Giovanni Damasceno fu il primo a trattare con metodo e ordine la sacra teologia, spianando così la via all'Angelico San Tommaso. Morì circa l'anno 749. Leone XIII ne estese l'ufficiatura a tutta la Chiesa e lo decorò dell'aureola di Dottore. Questo Santo, in modo speciale, si distinse nella fermezza del carattere, nell'umiltà e nell'ubbidienza. Avendo una volta costruito alcune sporte, gli fu ordinato di andarle a vendere in Damasco, ove era stato ministro: ciecamente ubbidì, e nel luogo in cui aveva ricevuto tanti onori, venne coperto di ludibrio e di scherno. Egli tutto sopportò con gioia, per somigliare a Gesù Cristo. Nella sua vita religiosa mai fu udito chiedere il motivo di ciò che gli veniva imposto, per quanto fosse arduo e insolito, e costantemente fu modello ed esempio ai suoi confratelli. PRATICA. Impariamo da questo Santo a vincere il rispetto umano. PREGHIERA. Dio, onnipotente ed eterno, che ad affermare il culto delle sacre immagini riempisti il beato Giovanni di dottrina celeste e di ammirabile fortezza di spirito, concedici, per la sua intercessione e a suo esempio, di imitare le virtù e di sperimentare il patrocinio di coloro di cui veneriamo le immagini. MARTIROLOGIO ROMANO. San Giovanni Damasceno, sacerdote e dottore della Chiesa, che rifulse per santità e dottrina e lottò strenuamente con la parola e con gli scritti contro l’imperatore Leone l’Isaurico in difesa del culto delle sacre immagini. Divenuto monaco nel monastero di Mar Saba vicino a Gerusalemme, si dedicò qui alla composizione di inni sacri fino alla morte. Il suo corpo fu deposto in questo giorno.

nome San Giovanni Calabria- titolo Presbitero, fondatore delle congregazioni dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza- nascita 8 ottobre 1873, Verona- morte 4 dicembre 1954, Verona- ricorrenza 4 dicembre- Beatificazione 17 aprile 1988 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 18 aprile 1999 da papa Giovanni Paolo II- Rincasando dal seminario di Verona, un chierico trova accovacciato all'uscio un bambino, vittima di sfruttatori che lo costringono a mendicare. Lo porta in casa, affidandolo a sua madre Angiolina. "I poveri li avrete sempre", diceva Gesù, e il chierico Giovanni Calabria lo sa bene, perché da piccolo, ha dovuto abbandonare la scuola e cercare un lavoro: era morto suo padre, calzolaio. E sua madre era stata allevata in un istituto per bambine abbandonate. Il sacerdote veronese Pietro Scapini lo ha poi aiutato a riprendere gli studi, e a suo tempo l'ha presentato al seminario. Giovanni Calabria riceve l'ordinazione nel 1901, e il primo suo incarico è quello di rettore della chiesa di San Benedetto al Monte. Qui, pensando a quel ragazzino fuggiasco, fonda la prima Casa Buoni Fanciulli, sostenuto da un gruppo di laici i quali non sono i soliti benefattori, con l'offerta. No, lui cerca amici, decisi soprattutto a testimoniare la fede nella vita ordinaria, in casa e sul lavoro; e poi disposti ad aiutarlo nel soccorso agli abbandonati. Da questo gruppo nascerà poi una congregazione religiosa, detta dei "Poveri Servi della Divina Provvidenza", con sacerdoti e fratelli laici, affiancata più tardi dalla comunità femminile delle Piccole Serve.<br /> Nel suo istituto vuole pari diritti tra sacerdoti e fratelli laici: e all'epoca la cosa odora un po' di sovversione. Anticipa tanti inviti e segnali sulle cose da cambiare nella Chiesa; è una sorta di pioniere del concilio. Dice e scrive queste cose ai molti che lo cercano e gli scrivono, a cominciare dal cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, che ne ha enorme stima. Tutto questo gli procura infine la "visita apostolica" , ossia un'ispezione in casa, piuttosto occhiuta, da parte di delegati della Santa Sede. I quali nulla possono trovare di insolito: tranne lui, don Calabria, con la sua fede senza riserve e senza bisbigli, come ormai tutta l'Italia lo conosce. E con la sua capacità di soffrire dei dolori di tutti; anche della povera gente indiana, alla quale si affretta a mandare i Poveri Servi in aiuto. Vanno in tante parti del mondo, gli uomini e le donne formati da lui, che invece non si può muovere, bloccato dalla malattia. La morte arriva dopo sei anni di sofferenze nel 1954. Giovanni Paolo II lo beatifica nel 1988 e lo proclama santo nel 1999. MARTIROLOGIO ROMANO. A Verona, san Giovanni Calabria, sacerdote, che fondò la Congregazione dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza.

nome Sant'Ada di Le Mans- titolo Badessa- nascita Soissons, Francia- morte Le Mans, Francia- ricorrenza 4 dicembre- Canonizzazione pre canonizzazione- Patrona di Suore- La tradizione vuole che S. Ada, originaria di Soissons, si fosse trasferita a Le-Mans nel secolo V su invito del vescovo Innocenzo e che lì diventasse badessa del monastero di S. Maria. Tuttavia tale ricostruzione urta contro difficoltà cronologiche perché Innocenzo pontificò a Le-Mans nel secolo VI e morì nel 553. Inoltre in un privilegio del 683 rilasciato dal vescovo Agliberto al monastero di S. Maria si menziona la badessa con il nome di Adreilde mentre un documento successivo del 692 è indirizzato alla badessa Ada dello stesso monastero. Non è dato di sapere se si tratti di due personaggi distinti o soltanto di varianti del nome di un'unica bades-sa. Indipendentemente dalla collocazione cronologica che è allo stato inestricabile, il culto di Ada è confermato dal fatto che verso la metà del secolo IX il vescovo Aldrico trasferì il suo corpo nella cattedrale di Le-Mans. La sua memoria ricorre il 28 giugno, ma la si festeggia anche il 4 maggio e il 4 dicembre, probabilmente in ricordo di traslazioni. MARTIROLOGIO ROMANO. A Le Mans in Neustria, ora in Francia, santa Adreílde o Ada, badessa del monastero di Santa Maria.

nome San Bernardo di Parma- titolo Cardinale di Santa Romana Chiesa, Vescovo- nome di battesimo Bernardo degli Uberti- nascita 1060 circa, Firenze- Consacrato vescovo novembre 1106 da Pasquale II- Creato cardinale 1099 da papa Urbano II- morte 4 dicembre 1133, Parma- ricorrenza 4 dicembre- Incarichi ricoperti Vescovo di Parma- Bernardo nacque nella nobile famiglia degli Uberti a Firenze e rinunciò a condurre una vita di potere e lusso per diventare monaco nel monastero vallombrosano, un'austera congregazione fondata non molto tempo prima da S. Giovanni Gualberto (12 lug.). Puntualmente Bernardo diventò abate del convento di San Salvi, poi abate generale dell'intero ordine. il B. Urbano II (29 lug.) lo nominò cardinale e gli affidò l'incarico di nunzio apostolico. Parma, a quel tempo, era pericolosamente minacciata dagli scismi (in primo luogo dal vescovo Caldo, che si nominò antipapa, poi da altri vescovi che sostenevano un altro antipapa, Guiberto di Ravenna); in mezzo a questi disordini, Bernardo fu eletto vescovo di Parma e consacrato da papa Pasquale IL Fervente sostenitore del vero papa e delle riforme di Gregorio VII, si oppose in modo particolare alla simonia, molto diffusa nella sua diocesi; nel 1104 fu obbligato a lasciare la sua sede dai seguaci dell'antipapa Maginulfo, che lo arrestò mentre si trovava all'altare, esiliandolo per due anni. In un periodo in cui i vescovi non solo accettavano ma cercavano il potere temporale, Bernardo in realtà vi rinunciò, al contrario dei predecessori; non dimenticò mai, e non permise agli altri di fare altrettanto, di essere stato istruito come un monaco in una scuola assai austera, e per quanto era compatibile con i suoi doveri, continuò a mantenere appieno l'osservanza monastica. Quando nel 1127, i capi degli Hohenstaufen proclamarono Corrado imperatore eletto dal sacro romano impero contro Lotario II, Bernardo protestò e fu nuovamente esiliato. Lotario giunse a Roma per l'incoronazione nel 1133, e Bernardo morì a Parma nello stesso anno, il 4 dicembre. Il suo sepolcro monumentale si trova nel coro della cattedrale di Parma. MARTIROLOGIO ROMANO. A Parma, san Bernardo, vescovo, che da monaco si dedicò sempre alla perfezione di vita, da cardinale al bene della Chiesa e da vescovo alla salvezza delle anime.

nome Sant'Osmund di Salisbury- titolo Vescovo- nascita XI secolo, Séez, Francia- morte 1099, Salisbury, Inghilterra- ricorrenza 4 dicembre- Canonizzazione 1º gennaio 1457 da papa Callisto III- Patrono di paralitici, malati mentali- Incarichi ricoperti Vescovo di Sarum (1078-1099)- Un documento del tardo XV secolo afferma che Osmund era figlio di Enrico, conte di Séez, e di Isabella, sorellastra di Guglielmo il Conquistatore. Giunse in Inghilterra con i normanni e sostituì Herfast nell'incarico di cancelliere, nel 1072. Nel 1078 Guglielmo lo nominò vescovo di Salisbury, perciò fu consacrato dall'arcivescovo Lanfranco di Canterbury. Il predecessore di Osmund, Herman, aveva iniziato la costruzione di una cattedrale sul sito conosciuto come Old Sarum, che fu terminata durante il mandato di Osmund e consacrata nel 1092. Cinque giorni più tardi, fu colpita da un fulmine e danneggiata gravemente; non esiste nessuna informazione sulla reazione dei normanni e dei sassoni in quell'occasione, ma il danno fu riparato, e le fondamenta della chiesa di Osmund sono ancora chiaramente visibili sulla collina, che è ora un parco giochi per bambini. Osmund istituì un capitolo cattedrale seguendo il modello normanno, con una scuola clericale presieduta dal cancelliere, formata da canonici residenti, con l'obbligo di celebrare l'Ufficio divino. Osmund fu uno dei commissari reali responsabili del censimento catastale, e si ritiene si sia occupato di quello di Derby, Nottingham, Lincoln, York, e di parte del Lancashire e del Westmoreland. Fu uno dei più importanti ecclesiastici presenti a Old Sarum nel 1086, quando i baroni resero omaggio a Guglielmo e gli fu consegnato il libro del Catasto d'Inghilterra. Osmund si occupò della costruzione della cattedrale di Sarum e della fondazione e allestimento di un corpo regolare di ecclesiastici cattedrali sul modello normanno. Il suo nome è frequentemente associato con l'espressione "usanza di Sarum". In quel periodo, e per molto tempo dopo, molte diocesi seguirono le proprie usanze liturgiche (variazioni del culto romano). I libri liturgici della chiesa di Salisbury si trovavano in uno stato di estrema confusione: Osmund li riordinò e redasse alcune norme per la celebrazione della Messa e dell'Ufficio divino, oltre che per l'amministrazione dei sacramenti, valide in tutta la sua diocesi. In cento anni, questi Uffici riveduti «secondo l'uso della distinta e nobile Chiesa di Sarum» furono adottati nella maggior parte delle diocesi d'Inghilterra e Galles, introdotti in Irlanda nel 1172 e in Scozia nel 1250 circa; rimasero nella pratica comune in Inghilterra fin dopo il regno della regina Maria, quando furono gradualmente sostituiti dal rito romano riformato di papa Pio V. Questo cambiamento fu formalizzato al collegio di Douai nel 1577; si parlò di far rifiorire l'usanza di Sarum dopo il ripristino della gerarchia ordinaria in Inghilterra nel 1850. Attualmente, la Messa e gli Uffici dei domenicani assomigliano all'usanza di Sarum, e gli specifici riti cattolici inglesi del matrimonio sono derivati da quello di Sarum. Per questa importante opera di revisione liturgica era necessaria una notevole raccolta di documenti, perciò Osmund dotò la sua cattedrale di una biblioteca molto ricca. Si dice che abbia scritto una Vita di S. Aldelmo (23 mag.), un lontano predecessore nell'amministrazione ecclesiastica del Wessex occidentale, per la cui memoria aveva molto rispetto (fu presente alla sepoltura delle sue reliquie a Malmesbury). Sembra che Osmund abbia trascorso molto tempo tranquillamente nella sua città cattedrale, dove amava trascrivere e rilegare i libri nella biblioteca. Guglielmo di Malmesbury loda le sue doti personali elevate e sottolinea che non era né ambizioso né avaro, tentazioni assillanti dei grandi prelati di quei tempi. Si fece conoscere per il rigore e la severità nei confronti dei penitenti, ma era altrettanto severo con se stesso. Mori nella notte del 3 dicembre 1099 e fu sepolto nella sua cattedrale. Le reliquie furono trasferite da Old Sarum alla nuova cattedrale di Salisbury nella cappella della Madonna, e nonostante la distruzione di quest'ultima durante il regno di Enrico VIII, esiste ancora un frammento della sua tomba, con un'iscrizione che riporta la data del MXCIX, in un recesso della navata nella cattedrale. Anche se Riccardo Poore, vescovo di Salisbury, chiese la canonizzazione di Osmund nel 1228, questa avvenne solo nel 1457 e fu l'ultima canonizzazione di un santo proveniente dall'Inghilterra prima di quella di S. Tommaso Moro e S. Giovanni Fisher (entrambi 22 giu.), nel 1935. MARTIROLOGIO ROMANO. A Salisbury in Inghilterra, sant’Osmundo, vescovo, che, passato insieme al re Guglielmo dalla Normandia in Inghilterra e promosso poi all’episcopato, celebrò la dedicazione della cattedrale e provvide all’amministrazione della sua sede e al decoro del culto divino.

nome Beati Francesco Gálvez, Girolamo de Angelis e Simone Yempo- titolo Martiri nel Giappone- ricorrenza 4 dicembre- Francesco nacque in Spagna (a Utíel, vicino a Valencia) nel 1567, e si uni ai frati minori dell'Osservanza a Valencia nel 1591 all'età di ventiquattro anni. Fu inviato prima a Manila e poi, come membro di una missione, in Giappone. Alla morte di S. Francesco Saverio (3 dic.) nel 1551, altre missioni avevano portato avanti il suo lavoro in Asia orientale e sudorientale. In questo periodo, quando l'Inquisizione era al culmine della sua attività in Spagna, si credeva fondamentalmente che tutti coloro che morivano senza essere stati battezzati (anche se si erano avvicinati alla fede) sarebbero stati dannati, perciò i missionari sentivano che il proselitismo era loro dovere, anche in condizioni di estremo pericolo personale. Sembra che il pericolo in Giappone sia stato localizzato e intermittente, in questo periodo; i capi guerrieri giapponesi locali erano assai indipendenti dal controllo centrale: il governo imperiale tradizionale del periodo medievale non fu ristabilito fino al 1868, e ciò significava che l'accoglienza dei missionari, come S. Francesco Saverio, variava. In alcune zone vi era il rischio di essere uccisi o cacciati, in altre potevano costruire chiese, ma esisteva sempre il rischio di uno scoppio di violenza improvviso contro l'influenza straniera. Durante uno dei periodi di persecuzione, Francesco Galvez fu costretto a far ritorno a Manila per una volta; i resoconti narrano che "si annerì" il viso per poter essere scambiato per giapponese e ritornare in Giappone. L'arrivo di un individuo con le caratteristiche simili a quelle di un nero africano, nel Giappone del primo XVIII secolo, avrebbe ovviamente suscitato un immediato e forte sospetto. Presumibilmente questo racconto risale ai giorni in cui pochissime persone in Europa avevano effettivamente visto i giapponesi, o sapevano che non assomigliavano agli africani; forse questo contribuisce a far capire quanto i primi missionari si avventurassero nell'ignoto: non avevano conoscenze riguardo i popoli, le religioni o culture orientali, solo la determinazione di salvare anime. Francesco continuò il suo ministero con coraggio e fervore finché fu arrestato dalle autorità; nel 1614, quando il Giappone si staccò completamente dal resto del mondo, tutti i missionari furono espulsi, imbarcati su quattro navi che lasciarono Nagasaki a novembre di quell'anno, tre dirette a Macao e una a Manila. Tutti i conventi furono confiscati, le chiese distrutte o profanate, e cominciarono le ricerche di eventuali missionari nascosti; tuttavia i sacerdoti continuarono a svolgere il loro ministero segretamente, con l'appoggio leale e coraggioso dei cattolici giapponesi, perciò vi furono molti martiri. Simone Yempo, un monaco buddista divenuto cattolico e catechista laico, fu arrestato insieme con Francesco Galvez, ed entrambi furono arsi sul rogo a Yeddo nel 1623; nello stesso anno, Girolamo de Angelis, monaco gesuita, fu martirizzato a Tokyo. I tre martiri furono beatificati nel 1867. MARTIROLOGIO ROMANO. In località Edo in Giappone, beati martiri Francesco Gálvez, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, Girolamo de Angelis, sacerdote, e Simone Yempo, religioso, entrambi della Compagnia di Gesù, dati al rogo in odio alla fede.

nome Beato Adolfo Kolping- titolo Sacerdote, fondatore- nome di battesimo, Adolph Kolping- nascita 8 dicembre 1813, Kerpen, Colonia- morte 4 dicembre 1865, Colonia, Germania- ricorrenza 4 dicembre- Beatificazione 27 ottobre 1991 da papa Giovanni Paolo II- Adolfo Kolping, figlio di un pastore, nacque a Kerpen vicino a Colonia P8 dicembre 1813. L'industrializzazione era iniziata: le occupazioni rurali erano in declino, e, senza ricevere nessuna istruzione formale, fu assunto in una fabbrica di scarpe, dove il lavoro era ripetitivo e durava molte ore. Per molti anni lavorò dodici ore al giorno e poi studiava la notte. A ventiquattro anni si diplomò alla scuola superiore, e proseguì gli studi a Monaco e Bonn prima di essere ordinato sacerdote a Colonia nel 1845. La sua esperienza di operaio di fabbrica e il lungo periodo di povertà fecero nascere in lui una grande simpatia per i giovani che lavoravano nelle industrie, perciò diventò membro di un'associazione di giovani cattolici fondati da un insegnante, Johann Gregor Bruner, diventandone presto presidente, noto come "il padre dei viaggiatori", o artigiani. In questo periodo, gli operai delle industrie erano spesso soggetti a sfruttamento, e molti giovani artigiani, cresciuti nei paesi, si sentivano persi e spaesati nelle città che crescevano rapidamente. Adolfo Kolping capì i loro problemi, e fu trasferito nel corpo insegnante della cattedrale di Colonia perché portasse avanti una missione di tipo industriale. Insegnò il valore del lavoro nell'ambito di una filosofia molto differente da quella del suo contemporaneo Carlo Marx: gli operai meritavano il loro salario, ma avevano il dovere di lavorare efficientemente e bene, in cambio. Insegnò inoltre la dignità dell'uomo e quella del lavoro. I membri delle sue "Famiglie Kolping" erano incoraggiati a migliorare se stessi, come aveva fatto lui, con l'istruzione; ciò fu accettato volentieri dai datori di lavoro più intelligenti, che avevano continuamente bisogno di una forza lavoro abile e istruita. Alla sua morte nel 1865, esistevano ventíseimila membri delle «Famiglie Kolping» in molti paesi, con programmi di studio per adulti, un interesse particolare per la risposta cristiana al lavoro e alla vita famigliare, oltre che per la sistemazione negli ostelli. Mentre il movimento aveva ottenuto maggiori risultati nelle zone industriali del Reno, dai Paesi Bassi alla Germania, fino alla Svizzera, si estese anche negli Stati Uniti, in Argentina, Australia e India. Oggi esistono circa quattrocentoventimila membri distribuiti in quaranta nazioni. In occasione della sua beatificazione, il 27 ottobre 1991, papa Giovanni Paolo II ha posto in rilievo il contributo di Kolping al pensiero sociale cattolico, chiamandolo "il precursore delle grandi encicliche sociali". MARTIROLOGIO ROMANO. A Colonia in Germania, beato Adolfo Kolping, sacerdote, che, mosso da fervida carità per i problemi dei lavoratori delle fabbriche e per i temi della giustizia sociale, fondò un’associazione di giovani operai e la diffuse in molti luoghi.

nome Beato Pietro Pettinaio- titolo Terziario francescano- nome di battesimo Pietro Tecelano- nascita Campi, Siena- morte 4 dicembre 1289, Siena- ricorrenza 4 dicembre- Beatificazione 2 gennaio 1802 da papa Pio VII- Attributi rappresentato con il dito sulla bocca ad indicare silenzio- Pietro Tecelano era cittadino di Siena, artigiano di pettini; il suo matrimonio fu molto felice, ma la coppia non ebbe figli. Alla morte della moglie, s'unì al Terz'ordine di S. Francesco, deciso a dedicare agli altri il tempo e il denaro che non erano più necessari alla sua famiglia. La sua vita di artigiano fu semplice e priva di eventi particolari: lavorava sodo e a lungo, e la notte si recava in chiesa a pregare e meditare sulla vita e le opere di S. Francesco. Quando volle essere più vicino alla sua "famiglia" religiosa, il guardiano dei frati minori gli diede il permesso di vivere in una cella annessa alla loro infermeria, dove portò avanti la sua attività quasi fino alla fine. Era solito far visita ai malati dell'ospedale della Madonna degli Scalini, e aveva un forte senso dei suoi doveri pubblici e privati come cittadino. Una volta, dopo essere stato deliberatamente dimenticato durante una tassazione di guerra, fece una valutazione dei suoi beni e insistette per pagare ciò che gli sembrava dovuto. Pietro raggiunse alti livelli di preghiera contemplativa e possedeva doni spirituali noti a molti; la sua opinione e consiglio erano tenuti in considerazione da sacerdoti e teologi, oltre che dai suoi colleghi artigiani, ma non da lui: «State alzando troppo vento per questa povera polvere» disse a un suo ammiratore. Tra le sue mancanze principali, secondo lui, vi era la loquacità, e gli ci vollero quattordici anni di duro lavoro per ridurla e raggiungere l'abitudine al silenzio che desiderava. Visse fino in età molto avanzata, e alla sua morte fu sepolto nella chiesa dei francescani a Siena, dove giungevano pellegrini da tutta Italia per visitarla. Si pensa che sia stato il modello originale seguito da Dante per creare il suo "Pier Pettinaio", il commercio de pettini, che prega nel Purgatorio. Il culto di Pietro fu approvato nel 1802. MARTIROLOGIO ROMANO. A Siena, beato Pietro Pettinario, religioso del Terz’Ordine di San Francesco, insigne per la particolare carità verso i bisognosi e gli infermi e per la sua vita di umiltà e silenzio.

nome San Sola- titolo Eremita a Eichstatt- nascita 700 circa, Wessex, Inghilterra- morte 794 circa, Eichstkt, Germania- ricorrenza 4 dicembre- Sola, un inglese che seguì S. Bonifacio (5 giu.) in Germania, divenne suo discepolo, e da lui fu ordinato sacerdote. Chiamato a condurre una vita eremitica, si ritirò, su consiglio di Bonifacio, in un posto remoto a Fulda. Successivamente si trasferì sulle rive del fiume Altmuhl, vicino a Eichstiitt. Trascorse la sua vita in una piccola cella, in penitenza e in preghiera. Alla morte di Bonifacio, S. Villibaldo (7 giu., 7 lug. nelle future edizioni) e S. Vunibaldo (18 dic.) gli chiesero di far diventare la sua cella il centro religioso della campagna circostante. Gli fu donato un lotto di terra, su cui fu costruita l'abbazia di Solnhofen, che dipendeva da Fulda. Sola morì il 3 dicembre 794, e fu costruita una cappella su quello che prima era il suo oratorio. Il suo nome vive ancora nel nome del paese di Solnhofen, a occidente di Eichstkt. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Ellwangen nella Baviera, in Germania, san Sola, sacerdote ed eremita.

nome San Sigiranno- titolo Abate nel Berry- nascita VII secolo, Berri, Australia- morte VII secolo, Francia- ricorrenza 4 dicembre- Santuario principale chiesa di Saint-Michel-en-Brenne- Sigiranno, detto anche Girano, era membro di una nobile famiglia franca di Berri e diventò coppiere di Clotario II; nonostante si sentisse attratto dalla vita contemplativa, il padre, conte di Borges e poi vescovo di Tours, voleva che sposasse la figlia di un ricco nobile. Sigiranno rifiutò, abbandonò la corte e ricevette la tonsura nella chiesa di S. Martino di Tours. Si oppose sempre veementemente alla vita fatta di ricchezze e di onorificenze. Alla morte del padre distribuì i suoi beni e il denaro così liberamente ai poveri da essere posto sotto custodia per un certo periodo, perché considerato pazzo da un ufficiale del luogo. Al suo rilascio continuò a praticare la santa povertà. Una volta, mentre stava viaggiando verso Roma in compagnia di un vescovo irlandese di nome Flavio, attraversò la diocesi di Tours durante la stagione del raccolto, e fu colto «da compassione alla vista dei contadini coperti di polvere e sudore», secondo un racconto locale; insistette per svolgere personalmente una giornata di lavoro assieme ai contadini e ai servi prima che si radunassero, alla sera, per udire la parola di Dio. Al suo ritorno da Roma, il re gli donò una proprietà a Méobecq, nella foresta di Brenne, con tutti i diritti, onori, terre, rendite e tasse relative. Qui Sigiranno fece costruire delle capanne di legno, durante la costruzione del monastero e della chiesa, ed altri nobili lo raggiunsero. Successivamente fondò un altro monastero nella proprietà reale di Longoretum (Lonrey), dove diventò abate. Si raccontano diverse storie notevoli sulla sua compassione verso i contadini oppressi e i piccoli criminali. L'abbazia a Lonrey, che poi prese il nome di Saint-Cyran-du-Jambot, fu chiusa nel 1712; Jean Duvergier de Hauranne, uno dei capi dei giansenisti, trasse il suo titolo "abate di Saint-Cyran" da questo monastero. Le reliquie di Sigiranno e di altri santi che erano state conservate nell'abbazia, furono custodite durante la Rivoluzione francese, e nel 1860 l'imperatrice Eugenia donò alla chiesa di Saint-Michel a Brenne un magnifico reliquiario per contenerle. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di Bourges, sempre in Francia, san Sigiramno, monaco, pellegrino e abate di Lonrai.

nome Sant'Annone di Colonia- titolo Vescovo- nascita 1010, Svevia, Germania- Nominato arcivescovo 1056 circa- Consacrato arcivescovo 3 marzo 1056- morte 1075 circa, Colonia, Germania- ricorrenza 4 dicembre- Incarichi ricoperti Prevosto di Goslar (1054-1056), Arcivescovo di Colonia (1056-1075), Reggente del Sacro Romano Impero (1063-1065)- Canonizzazione 29 aprile 1183- Patrono di gottosi- Annone, figlio di un piccolo nobile di Svevia, fu istruito alla scuola episcopale di Bamberga, dove eccelse in erudizione, eloquenza, e nel comportamento, facendosi notare dall'imperatore Enrico III, che lo nominò suo cappellano. Nel 1056, all'età di quarantasei anni, fu eletto arcivescovo di Colonia e cancelliere del sacro romano impero, con molte responsabilità e doveri secolari. Era un periodo turbolento per quanto riguarda le questioni politiche ed ecclesiastiche, e i diciotto anni di Annone come vescovo furono difficili. I cittadini di Colonia si opposero alla sua nomina perché ritenevano che non fosse di origini sufficientemente elevate per governarli. Divenne per un periodo reggente e tutore del giovane imperatore, Enrico IV, che però non aveva simpatia per lui e, una volta raggiunta la maturità, tenne Annone al di fuori dei pubblici affari. Sebbene Annone guidasse i vescovi germanici a sostegno di papa Alessandro II contro l'antipapa Cadalo di Parma (Onorio II), papa Alessandro dubitò della sua lealtà. Fu chiamato a Roma, accusato di avere avuto contatti segreti con Cadalo, e poi di simonia.<br /> Come molti vescovi del tempo era incline a distribuire liberamente benefici ai parenti e ai sostenitori. I maggiori problemi giunsero quando nominò suo nipote Corrado vescovo di Treviri; il popolo aveva un diritto canonico di eleggere il suo vescovo, e quando Annone mandò Corrado con una guardia armata, vi fu opposizione.<br /> Corrado fu imprigionato e poi ucciso. A dispetto di una certa sconsideratezza politica, Annone fu un arcivescovo coscienzioso e retto che non permise mai che i doveri e le attività secolari lo portassero a disinteressarsi del benessere della sua diocesi. Riformò rigorosamente i monasteri e ne istituì di nuovi. Ricostruì e ingrandì un certo numero di chiese; inoltre alzò il livello della morale pubblica e donò grosse somme di denaro in elemosina. Non riuscì mai a vincere l'opposizione di Colonia, cosa che lo angustiò molto negli ultimi anni di vita; alla fine si ritirò nell'abbazia di Siegburg, che aveva fondato di persona, dove trascorse gli ultimi dodici mesi in rigorosa penitenza. La maggioranza degli eventi della vita di Annone appartengono alla tormentata e complicata storia politica del suo tempo, ed egli fu canonizzato (1136 circa) per l'energia dedicata alla riforma della sua diocesi e per l'austerità della vita privata. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Siegburg nella Renania, in Germania, sant’Annone, vescovo di Colonia, che, uomo di valoroso ingegno, fu tenuto in grande onore, al tempo dell’imperatore Enrico IV, tanto nella Chiesa quanto nelle vicende civili e pose mano alla fondazione di molte chiese e monasteri per accrescere la fede e la pietà.

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