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I santi di oggi 20 agosto:
nome San Bernardo di Chiaravalle- titolo Abate e dottore della Chiesa- nascita 1090, Dijon, Francia- morte 20 agosto 1153, Chiaravalle-Clairvaux- ricorrenza 20 agosto- Canonizzazione 1174 da papa Alessandro III nella cattedrale di Santa Maria Annunziata- Santuario principale Abbazia di Chiaravalle- Attributi pastorale abbaziale, mitria ai piedi, ostia, demonio incatenato, cane bianco, libro, arnia- Patrono di Gibilterra, agricoltori, apicoltori, ceraioli e renaioli- Bernardo nacque l'anno 1090 nel castello di Fontaine, presso Dijon. Suo padre Techelino era uno dei più cospicui uomini del tempo e sua madre Aletta era parente dei duchi di Borgogna; entrambi però splendevano più per pietà che per ricchezza. Appena nato Bernardo, la piissima madre, non contenta di offrirlo solamente a Dio come aveva fatto degli altri suoi figli, lo destinò in modo particolare al servizio della Chiesa. Educato santamente fu mandato a Chatillon per compiere gli studi nel collegio dei canonici di quella città. Bernardo, quantunque giovanetto, amava star ritirato; era sempre raccolto, docile, affabile e cortese con tutti, e di una modestia singolare. La prontezza e la vivacità del suo ingegno facevano stupire i suoi maestri. Ma se egli ascoltava le lezioni dei maestri, molto più era attratto dalla voce di Dio, che gli parlava internamente. Una notte di Natale gli comparve il Bambino Gesù, e Bernardo fu talmente invaghito della divina bellezza del Redentore, che fu poi sempre devotissimo dell'Incarnazione. A 18 anni perdette la virtuosa sua madre. Intanto, compiuti gli studi della teologia e della Sacra Scrittura, ritornò alla casa paterna. Vedendo quanto era pericoloso il vivere nel mondo, pensò di ritirarsi a vita monastica. Tutta la famiglia e l'intero parentado dapprima gli si opposero, ma egli con la sua grazia e cortesia seppe talmente difendere la sua causa, che poco dopo molti di quelli che s'erano opposti seguirono il suo esempio. Infatti i fratelli Guido, Gerardo, Bartolomeo, Andrea e lo zio Gondrino, signore di Tolone, lo seguirono nella vita monastica. A questi si unirono altri, così che furono in trenta a seguire con lui la divina chiamata. Presentatisi al monastero, l'abate S. Stefano, vedendo il loro fervore e la loro risoluzione, li accettò con gioia. Fatta la professione dopo un anno di noviziato, Bernardo si diede con grandissimo fervore alla pratica della virtù. Spesso, per eccitarsi al fervore si domandava: « Bernardo, a che fine sei venuto qui? ». Devotissimo di Maria SS. non lasciava passare giorno senza offrirle qualche ossequio speciale; in tutti poi cercava di diffondere la devozione alla gran Madre di Dio. E la Madonna molto gradiva l'amore di quell'anima santa. Un giorno, passando Bernardo davanti alla statua della Vergine, le rivolse il saluto angelico : « Ave Maria », ma lo disse con tanta grazia ed affetto, che dalla statua si sentì rispondere: « Ave Bernardo ». Morto S. Stefano, fu eletto abate con voto unanime Bernardo. Quantunque sempre malaticcio, tuttavia predicava ovunque con grande zelo, e le sue prediche erano talmente piene di grazia, che da ogni parte accorrevano ad udirlo, e molti lo seguivano, chiedendo di essere accettati nel monastero. Nel 1119, un gruppo di cavalieri, guidati da Ugo di Payns, diede vita a un nuovo ordine monastico-militare destinato a cambiare la storia: l'Ordine dei Cavalieri del Tempio, conosciuto come i Templari. Con sede a Gerusalemme, l'Ordine aveva come missione principale la protezione dei pellegrini cristiani lungo le pericolose strade della Terra Santa. La loro causa ottenne un riconoscimento ufficiale nel 1128, quando Papa Onorio II approvò l'Ordine durante il concilio di Troyes. A ispirare la rigida regola dell'Ordine fu probabilmente San Bernardo di Chiaravalle, una delle figure religiose più influenti dell'epoca. San Bernardo non fu solo un sostenitore dei Templari, ma anche un attivo partecipante nelle questioni politiche e religiose del suo tempo. Appoggiò Tibaldo II, conte di Champagne, in una disputa contro il re Luigi VII, e svolse un ruolo centrale nella repressione del Comune di Reims nel 1140, dove dimostrò il suo rigido controllo su questioni di fede e ordine. Uno degli episodi più famosi della sua vita fu il conflitto con il filosofo Pietro Abelardo. Bernardo accusò Abelardo di diffondere idee teologiche errate e riuscì a farlo condannare nel concilio di Sens del 1140, nonostante le accuse fossero basate su interpretazioni discutibili delle opere del filosofo. Questo scontro tra due delle menti più brillanti del tempo segnò profondamente il dibattito intellettuale e religioso del XII secolo. Bernardo si distinse anche nella lotta contro le eresie che minacciavano l'ortodossia cattolica. Nel 1145, Papa Eugenio III, un suo ex discepolo diventato papa, lo incaricò di predicare la Seconda Crociata. Bernardo, con la sua eloquenza, riuscì a mobilitare non solo i francesi, ma anche i tedeschi. Tuttavia, la crociata si rivelò un disastro, con il fallito assalto a Damasco. Bernardo attribuì la sconfitta ai peccati dei crociati, un tema che riprese nel suo trattato La considerazione. Una delle leggende più curiose su San Bernardo racconta di un episodio avvenuto durante un viaggio a Vigevano, dove avrebbe catturato un diavolo che cercava di sabotare il suo carro. Il demone fu successivamente bruciato dai cittadini di Vigevano, un evento che viene ancora oggi commemorato con un rituale locale. In Bernardo si vide meravigliosamente accoppiata la santità con la sapienza: è chiamato il Dottore mellifluo. Numerosissime sono le sue opere, e per i suoi numerosi, alti e sapienti scritti sulle grandezze della Madre di Dio, venne chiamato il cantore di Maria. Dopo una vita così santa e attiva, spirò il 20 agosto 1153 a 62 anni. La Chiesa lo onora col titolo di dottore. PRATICA. Siamo molto devoti della SS. Vergine, e facciamole oggi un fioretto.
PREGHIERA. O Signore, che hai dato al tuo popolo il beato Bernardo come ministro di eterna salute, concedici, te ne preghiamo, che meritiamo di avere come intercessore in cielo colui che abbiamo avuto come dottore in terra. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Bernardo, abate e dottore della Chiesa, che entrato insieme a trenta compagni nel nuovo monastero di Cîteaux e divenuto poi fondatore e primo abate del monastero di Chiaravalle, diresse sapientemente con la vita, la dottrina e l’esempio i monaci sulla via dei precetti di Dio; percorse l’Europa per ristabilirvi la pace e l’unità e illuminò tutta la Chiesa con i suoi scritti e le sue ardenti esortazioni, finché nel territorio di Langres in Francia riposò nel Signore.
nome San Samuele- titolo Giudice e profeta d'Israele- nascita 1070 a. C. circa, Rama, Palestina- morte 950 a. C. circa, Israele- ricorrenza 20 agosto- Svolge la sua missione nella seconda metà dell'XI secolo a.C., durante il regno di Saul e i primi anni di quello di Davide. I diversi capitoli a lui dedicati presentano in ruoli diversi: capo militare, giudice, veggente, sacerdote, profeta. In seguito è considerato intercessore del popolo come Mosè, uomo di preghiera, come Aronne perfino Levita, pur prevalendo la natura di profeta. Le diverse tradizioni sono concordi nel presentarlo come un servitore disinteressato di Dio e del popolo. Nato in un contesto di amore matrimoniale, eccezionale al punto da essere notato dalla Bibbia, da Elkana e Anna che lo ha richiesto incessantemente al Signore e al quale lo « cede » Samuele («nome di Dio») è assimilato a Gedeone attraverso il genere letterario dell'« annuncio », che verrà usato per l'Emmanuele, il Battista e Gesù. Anna, seconda moglie di Elkanah, era sterile e veniva derisa da Fenennah prima moglie per questo motivo, il che la rendeva triste al punto da rifiutare il cibo. Elkanah cercava di consolarla, ma Anna, senza rispondere, si recò al Tempio per pregare Dio. Promise che se avesse avuto un figlio, lo avrebbe dedicato al Signore per tutta la vita. Il sommo sacerdote Eli, vedendola pregare in silenzio, la scambiò per ubriaca, ma Anna gli spiegò la sua angoscia. Eli le augurò che la sua preghiera venisse esaudita. Anna, rincuorata, tornò a casa e poco dopo rimase incinta. Dopo aver partorito, decise di non andare subito al Tempio, ma pianificò di portare il figlio una volta svezzato per lasciarlo a Eli, affinché fosse allevato come un nazireo. In seguito, Anna cantò un inno di ringraziamento a Dio per aver esaudito la sua preghiera: «Il mio cuore giubila nel Signore, la mia fronte si erge nel Signore. La mia bocca si spalanca contro i miei nemici, poiché gioisco per la tua salvezza. Non vi è Santo come il Signore, né vi è roccia come il nostro Dio…». Eli continuò a istruire Samuele, figlio di Anna. Quando Samuele udì Dio parlargli, egli pensò in un primo tempo che fosse Eli; il vecchio, che non aveva udito Dio chiamare Samuele, comprese infine la verità e istruì Samuele sul come avrebbe dovuto rispondere. A Samuele era stato detto che la minaccia di Dio sarebbe stata compiuta su Eli e sulla sua famiglia e che non si poteva fare nulla per evitarla. Eli chiese a Samuele che cosa gli era stato detto, insistendo per conoscere tutta la verità, cosa che Samuele fece. Eli reagì mostrando fede, dicendo che Dio avrebbe fatto ciò che sarebbe stato meglio. La madre, liberata così dalla sterilità, segnala la futura liberazione del popolo dai Filistei, in conformità alla sua preghiera: « Il Signore solleva dalla polvere il misero e innalza il povero dall'immondizia ». Samuele diventa profeta con gradualità, dopo cicli di formazione come indicano le tre chiamate del racconto « pedagogico », segnando un passaggio nella concezione del profeta da uomo della visione a mediatore della Parola. Samuele « non lasciò andare a vuoto una sola delle parole del Signore... e la parola di Samuele giunse a tutto Israele come parola del Signore ». Egli trasmette ora un messaggio di giudizio contro la corrotta casa di Eli o verso Saul, ora è mediatore di una parola di luce, di esortazione, di liberazione. Samuele risulta inoltre coerente e disinteressato. Dopo l'istituzione del re quale nuova guida si ritira umilmente e chiede il giudizio popolare in relazione alla trasparenza del suo operato. Diventa inflessibilmente la coscienza critica del re Saul che offre un sacrificio compiendo un atto di insubordinazione, accetta il pentimento sincero del popolo, non rifiuta la compagnia del gruppo estatico dei «profeti», senza lasciarsi coinvolgere nei loro gesti stravaganti. « Giudice per tutto il tempo della sua vita », non è chiaro il ruolo avuto nell'istituzione della monarchia. Alcuni testi lo presentano decisamente contrario. Samuele giudica infatti un vero peccato la richiesta del popolo di avere un re, in quanto segno di un rifiuto della regalità divina, imitazione dell'idolatria degli altri popoli, rischio per la libertà e l'equa distribuzione dei beni che si sarebbero concentrati nel potere di uno solo. Altri passi lo attestano favorevole, in quanto Samuele esegue un comando del Signore, ungendo Saul come «principe» e poi come «re» e ripetendo in seguito l'unzione per Davide. È probabile che Samuele abbia acconsentito e incoraggiato il graduale nascere della monarchia vedendo in essa il rimedio provvidenziale contro i Filistei, collaborando così al sorgere di quel messianismo regale, sottolineato da Isaia e dai salmi regali e pienamente realizzato in Cristo. Samuele viene ricordato il 20 agosto nei martirologi occidentali e nei sinassari bizantini. L'iconografia riprende alcuni episodi della sua vita: la sua consacrazione al tempo di Silo, il sacrificio dell'agnello per salvare Israele contro i Filistei, l'unzione di Davide. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Samuele, profeta, che, chiamato da Dio fin da piccolo e divenuto poi giudice in Israele, unse, per ordine del Signore, Saul re sul suo popolo; e dopo che Dio ebbe ripudiato costui per la sua infedeltà, diede l’unzione regale anche a Davide, dalla cui stirpe sarebbe nato Cristo.
nome Santa Maria de Mattias- titolo Fondatrice- nome di battesimo Maria Metilde de Mattias- nascita 1805, Vallecorsa- morte 20 agosto 1866, Roma- ricorrenza 20 agosto- Beatificazione 1º ottobre 1950 da papa Pio XII- Canonizzazione 18 maggio 2003 da papa Giovanni Paolo II- Maria nacque nel 1805 a Vallecorsa, al confine tra Lazio e Campania. Era la maggiore dei quattro figli di un avvocato. Nel 1833 il vescovo Lais, amministratore apostolico di Anagni, chiese a Maria di diventare direttrice di una scuola ad Acuto. Qui raccolse altre persone attorno a sé e pian piano sorse la Congregazione delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue. La prima novizia, Anna Farrotti, arrivò nel 1835, e insieme a Maria si impegnarono all'organizzazione della comunità sul modello delle missionarie di Gaspare del Bufalo (28 dic.). Maria aveva una grande forza comunicativa, che usava per insegnare e nelle riunioni di donne e ragazze che organizzava. Conduceva anche degli esercizi spirituali per madri di famiglia. Nel 1840 fu presa in carico un'altra scuola, con l'aiuto delle Missionarie del Preziosissimo Sangue, nella vecchia casa di Maria a Vallecorsa. Seguirono altre fondazioni, e l'opera per donne adulte e ragazze venne ampliata. Maria morì a Roma il 20 agosto 1866. È stata beatificata nel 1950 e proclamata santa il 18 maggio 2003. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, santa Maria de Mattias, vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore dell’Adorazione del Preziosissimo Sangue di Cristo.
nome San Bernardo Tolomei- titolo Abate Fondatore degli Olivetani- nome di battesimo Giovanni Tolomei- nascita 1272, Siena- morte 20 agosto 1348, Siena- ricorrenza 20 agosto- Beatificazione 24 novembre 1644- Canonizzazione Basilica di San Pietro, 26 aprile 2009 da papa Benedetto XVI- Giovanni Tolomei nacque a Siena nel 1272. Venne educato da uno zio domenicano, e in seguito frequentò l'università locale. Vinse un dottorato in legge e divenne l'ufficiale locale della città. Si dice che fosse sempre stato una persona pia, ma ebbe alcune esperienze religiose non usuali. Nel 1312, invece della consueta lezione di filosofia, tenne un'omelia sul disprezzo per il mondo, diede le dimissioni e si ritirò in un luogo distante dieci miglia dalla città. Due altri senesi, Ambrogio Piccolomini e Patrizio Patrizi, si unirono a lui. I tre vissero insieme nella grigia e desolata campagna tra Siena e i boschi di Mont'Amiata. Di loro si diceva che fossero dei folli e dei sovversivi (che all'epoca equivaleva a essere definiti catari o valdesi), così ricevettero l'ordine di presentarsi al cospetto di papa Giovanni XXII, ordine che implicava il lungo e pericoloso viaggio fino alla sede papale di Avignone. Il papa decise che la loro dottrina era ortodossa, ma ordinò loro di seguire una regola monastica approvata. Quando fecero ritorno in Italia, il vescovo Guittone d'Arezzo diede loro la Regola di S. Benedetto (11 lug.) e chiese a un monaco camaldolese di vestirli con un abito monastico bianco invece del regolare abito nero. Giovanni prese il nome di Bernardo e divenne abate; il loro eremitaggio prese il nome di Monteoliveto e nel 1319 venne fondata la Congregazione Benedettina di Nostra Signora di Monteoliveto. L'osservanza della regola era "elementare" e le furono aggiunte alcune regole molto rigide (tra cui, all'inizio, l'astinenza totale dal vino). L'ordine ebbe un successo straordinario: in pochi anni Bernardo aveva fondato un secondo monastero a Siena, seguito da altri in molte città. La vita di penitenza attraeva molti discepoli, e nel 1344 la congregazione venne approvata da Clemente VI. In seguito a una grave epidemia di peste che si diffuse intorno a Siena, i monaci olivetani si dedicarono alla cura degli appestati e alla sepoltura dei morti. Essi sembravano miracolosamente immuni dal contagio, ma nell'agosto 1348 Bernardo stesso contrasse la malattia. Morì il 20 agosto a Monteoliveto. Nel 1644 il culto fu confermato, e il Martirologio Romano lo cita come beatus, anche se gli olivetani, che formano ancora oggi una piccola congregazione benedettina indipendente, lo hanno sempre venerato come "santo". È stato canonizzato il 26 aprile 2009 da Benedetto XVI. MARTIROLOGIO ROMANO. A Siena, transito del beato Bernardo Tolomei, abate, che, fondatore della Congregazione Olivetana sotto la regola di san Benedetto, si applicò con premura all’osservanza della disciplina monastica e, durante una epidemia di peste diffusasi in tutta l’Italia, morì presso i monaci di Siena che ne erano stati colpiti.
nome San Filiberto di Jumieges- titolo Abate- nascita 616 circa, Guascogna, Francia- morte 685 circa, Noirmoutier, Francia- ricorrenza 20 agosto- Santuario principale Abbazia di Tournus- Attributi bastone pastorale- Patrono di Tournus- Filiberto nacque in Guascogna, in Francia. Il padre, Filibaudo, ricevette gli ordini santi e divenne vescovo di Aire. Filiberto venne educato sotto la guida del padre e poi mandato alla corte di Dagoberto I. Rimase colpito dal cancelliere, S. Audoeno (24 ago.), fondatore dell'abbazia di Rebais, nella quale Filiberto entrò all'età di vent'anni. Venne nominato abate dopo S. Aile ma era troppo inesperto per guidare la comunità. Compì visite a diversi monasteri per studiarne le diverse pratiche e alla fine si ritirò a Neustria. Clodoveo II gli donò della terra nella foresta di Jumièges, dove nel 654 fondò una comunità monastica che si sviluppò velocemente. Costruì anche un convento di monache a Pavilly. In occasione di una visita a corte, Filiberto rimproverò a Ebroin, il capo della servitù, di aver commesso alcune ingiustizie. Il fatto venne raccontato in maniera diffamatoria a Audoeno, e la conseguenza fu l'arresto di Filiberto a Rouen e la successiva espulsione da Jumièges. Filiberto andò prima a Poitiers e poi sull'isola di Her (o Heriou), al largo della costa di Poitou, dove fondò un monastero chiamato più tardi Hermonasterium (oggi Noirmoutier). Fondò anche il priorato di Quirmi, vicino a Poitiers, che affidò a S. Acardo (15 set.), che in seguito nominò abate di Jumièges. Le sue responsabilità aumentarono quando il vescovo Ansoaldo di Poitiers gli affidò il controllo sul monastero di Linon, da lui fondato. Venne seppellito a Her; in seguito le sue reliquie furono portate a Tournus. MARTIROLOGIO ROMANO. Nell’isola di Noirmoutier sempre in Aquitania, san Filiberto, abate, che, educato alla corte del re Dagoberto e divenuto monaco quando era ancora adolescente, fondò e resse dapprima il cenobio di Jumièges e poi quello di Noirmoutier.