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28/11/2024 alle 15:19

I santi di oggi 28 novembre:

I santi di oggi 28 novembre:

nome San Giacomo della Marca- titolo Religioso O. F. M. Obs. e sacerdote- nome di battesimo Domenico Gangala- nascita 1 settembre 1393, Monteprandone, Ascoli Piceno- morte 28 novembre 1476, Napoli- ricorrenza 28 novembre- Beatificazione 12 agosto 1624 da papa Urbano VIII- Canonizzazione 10 dicembre 1726 da papa Benedetto XIII- Patrono di Napoli e Monteprandone- S. Giacomo della Marca nacque a Monteprandone, provincia di Ascoli Piceno, da poveri genitori. Studiò in varie città delle Marche e dell'Umbria e fu maestro di scuola. A vent'anni, preso dalla bellezza dell'ideale francescano, abbandonò il mondo ed entrò in religione. Il suo primo maestro fu S. Bernardino da Siena. E di tanto padre il nostro Giacomo (al secolo Domenico) sarà degno figlio. Come lui predicatore, lo imitò nello zelo e nella santità. La sua vita, dal lato umano, è un romanzo d'avventure. Girò l'Europa e specialmente l'Italia, l'Ungheria, l'Austria, la Boemia e in alcuni paesi fondò pure dei conventi. Ovunque predicò e combattè eresie, sempre obbediente alla volontà del Pontefice, che lo spostava da una regione all'altra. Ma il suo principale campo di lotta fu l'Italia, dove combattè la setta dei « Fraticelli », predicò quaresime, illustrò concili e congressi con la sua presenza e l'autorità della sua parola. All'Aquila, dove era andato per venerare il suo amato maestro S. Bernardino, pregando nel nome di Gesù, ottenne sulla pubblica piazza una sessantina di miracoli. Rimase nascosto per ordine del Vescovo, il quale temeva gli eccessi della folla entusiasta. Andato a Napoli vi morì poco dopo, il 28 novembre 1476.

Per più di trent'anni girò per città e villaggi a predicare, mangiando solo un tozzo di pane, poche fave e qualche cipolla che portava sempre con sè nella bisaccia. S. Bernardino gli raccomandava spesso di nutrirsi e lo esortava a mangiare un poco di minestra, ma lui non se ne dava per inteso e continuava a digiunare ogni giorno. Dormiva pochissimo: un paio d'ore per sera e si levava sempre quando gli altri andavano a riposare. Per dieci anni portò il cilicio sulla nuda carne e ogni notte si batteva con la disciplina. Durante tutta la sua vita di religioso osservò la castità in modo perfetto, tuttavia fu tormentato per ben trent'anni da forti tentazioni, dalle quali lo liberò la Vergine di Loreto. Nelle sue molte peregrinazioni fu imprigionato varie volte, assalito e malmenato dagli eretici, ma non desistette mai dai suoi propositi; mai mostrò rancore verso i suoi nemici; sempre li perdonò, pur combattendo strenuamente i loro errori.

Nella vecchiaia fu travagliato da molti mali e acciacchi, tanto che per sei volte gli venne amministrata l'Estrema Unzione. Ma tutto sopportò con rassegnazione e quasi con gioia, per imitare Gesù anche sul Calvario. Edificava sempre chi lo assisteva con la sua umiltà e preghiera. Nell'ultima malattia, sentendo ormai la morte vicina, chiese i sacramenti e si spense nel nome di Gesù invocando dai presenti il perdono dei suoi falli. Fu beatificato da Urbano VIII nel 1624 e canonizzato nel 1726 da Benedetto XIII.

PRATICA. Nell'obbedienza, che è fonte di tante virtù, troveremo una facile via per il Paradiso. PREGHIERA. O Signore, che ti sei degnato di illustrare la tua Chiesa con i meriti e la predicazione di S. Giacomo, confessore della tua fede, concedi a noi di seguirne gli esempi e di conseguire l'eterno premio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Nàpoli, in Campània, la deposizione di san Giàcomo della Marca, Sacerdote dell'Ordine dei Minori e Confessore, illustre per l'austerità della vita, per la predicazione apostolica e per molte legazioni compiute a vantaggio della Cristianità. Dal Sommo Pontefice Benedétto decimoterzo fu ascritto nel catalogo dei Santi.

nome Santa Caterina Labouré- titolo Religiosa Mistica- nome di battesimo Zoe Labouré- nascita 2 maggio 1806, Fain-les-Moutiers, Borgogna- morte 31 dicembre 1876, Parigi, Francia- ricorrenza 31 dicembre, 28 novembre messa tridentina- Beatificazione 28 maggio 1933 da papa Pio XI- Canonizzazione 27 luglio 1947 da papa Pio XII- Santuario principale Cappella della Medaglia miracolosa, Parigi- Zoe Labouré nacque a Fain-les-Moutiers in Borgogna. Era una ricca contadina bretone, non molto istruita, e si prese cura della sua casa e dei suoi dieci fratelli fin dall'infanzia a causa della morte di sua madre. Si trasferì a Châtillon-sur-Seine, per acquisire alcune istruzioni sulla casa di riposo che gestiva una sua cugina Lì un prete lo aiutò a discernere la sua vocazione. Nel 1828, a 22 anni, voleva entrare tra le Figlie della Carità. Suo padre si trasferì a Parigi per distrarsi e la mise a lavorare come domestica e cameriera nel caffè di uno dei suoi figli. Alla fine, due anni dopo, con il permesso di suo padre, entrò come postulante a Châtillon-sur Seiney nel 1830, nel noviziato di Parigi, e nel 1831 emise i voti e prese il nome di Caterina. Nel periodo successivo ebbe le apparizioni del cuore di San Vincenzo de Paoli. Il 27 novembre 1830, durante una preghiera con la comunità nella cappella del convento di Parigi e mentre era intenta a contemplare la SS. Vergine quest’ultima abbassò gli occhi verso la suora e una voce si fece intendere con queste parole: "Questo globo che vedi rappresenta il mondo intero; in particolare la Francia e ogni singola persona". Caterina non seppe se ridire ciò che provò e ciò che vide, la bellezza e lo splendore dei raggi così sfolgoranti! E la Vergine aggiunse:"I raggi sono il simbolo delle grazie che Io spargo sulle persone che me le domandano" Facendo così comprendere alla Suora quanto è dolce pregare la SS. Vergine e quanto Ella è generosa verso le persone che la pregano, quante grazie Ella accorda alle persone che gliele domandano e quale gioia Ella prova nel concederle. Ed ecco formarsi attorno alla figura della SS. Vergine un quadro alquanto ovale, sul quale in alto, a modo di semicerchio dalla mano destra alla mano sinistra di Maria, si leggevano queste parole scritte a lettere d'oro: "O MARIA, CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE." A questo punto della visione il globo che la Madonna aveva offerto a Dio scomparve; le sue mani, cariche di grazie, si piegano verso il globo sul quale Ella poggiava i piedi, calpestando il capo di un serpente verdastro con chiazze gialle. Improvvisamente il quadro si volta e alla Veggente si presentava il "rovescio della medaglia", cioè il monogramma di Maria sormontato dalla Croce; nel piano inferiore dell'ovale, separati da una sbarra, due Cuori: quello di Gesù coronato di spine, quello di Maria trafitto dalla spada. Attorno, come cornice, una regale corona di 12 stelle. La Veggente, allora, udì una voce che le disse: "Fa' coniare una medaglia su questo modello. Tutte le persone che la porteranno benedetta, specialmente al collo, e reciteranno la breve preghiera, godranno di una specialissima protezione della Madre di Dio e riceveranno grandi grazie. Le grazie saranno abbondanti per chi la porterà con fiducia". Poi tutto disparve come qualcosa che si spegne, e la suora rimase ripiena di gioia e di consolazione. Nel dicembre del 1830 suor Caterina rivide la stessa visione, cioè il disegno della Medaglia dal dritto e dal rovescio, e le fu ripetuto l'ordine di far coniare la Medaglia. La visione si ripeté almeno due volte nel 1831. Al termine, la Vergine prese congedo dalla sua figlia prediletta dicendo: "Figlia mia, d'ora innanzi non mi vedrai più, ma sentirai la mia voce nelle tue orazioni". Nel 1832, padre Aladel, suo confessore (che inizialmente era molto duro e severo con lei) visitò monsignor Quelen, arcivescovo di Parigi, e ottenne il permesso di coniare la medaglia, come aveva detto la Vergine a Caterina. Lo stesso arcivescovo di Parigi fu in grado di controllare più volte i frutti spirituali della medaglia. La medaglia si diffuse molto rapidamente. La gente definiva la medaglia miracolosa per i molti prodigi. La più famosa fu la conversione dell'ebreo Alfonso de Regensburg che accettò una medaglia della Vergine Miracolosa con la raccomandazione della preghiera quotidiana di "Memorare" di San Bernardo. Costui visitò la chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma e si avvicinò alla cappella di Maria che gli apparve mentre era incisa sulla medaglia. Si inginocchiò e si convertì. Fu battezzato, ordinato sacerdote e convertì molti ebrei fondando l’istituto le Suore di Sion. Nel frattempo, Catherine viveva in umiltà e anonimato. Si trasferì nel 1835 all'Hospice Enghien di Reuilly, a 5 km da Parigi. Frequentava gli anziani, lavorava in cucina, nel pollaio, in infermeria, in portineria. Soffriva in silenzio la mancanza di comprensione del nuovo confessore. Riuscì ad erigere una statua sull'altare che perpetuava le apparizioni nella cappella dove aveva ricevuto le confidenze di Maria. Caterina morì a Parigi, il 31 dicembre, 46 anni dopo l'apparizione e fino alla sua morte non fu mai rivelato che era stata la veggente di questo grande fatto. Fu canonizzata nel 1947 da Pio XII. MARTIROLOGIO ROMANO. Parigi in Francia, santa Caterina Labouré, vergine delle Figlie della Carità, che venerò in modo speciale la Madre di Dio Immacolata e rifulse per semplicità, carità e pazienza.

nome San Rufo- titolo Martire- ricorrenza 28 novembre- Non si hanno notizie certe sulla data di nascita di San Rufo martire, né della sua famiglia di origine, quel che è certo è che il nome Rufo,dal latino Rufus, era molto comune ai suoi tempi poiché veniva dato ai bambini dai capelli rossi.<br /> Secondo la tradizione fu martirizzato sotto il dominio dell'imperatore Diocleziano, in un periodo che va dal 284 al 305 dopo Cristo, ed era un tabellarius, ovvero un postino, un portalettere; apprendiamo inoltre dal martirologio che fu presumibilmente ucciso assieme a tutta la sua famiglia. Il suo loculo fu trovato nella necropoli del Coemeterium Maius, il Cimitero Maggiore della Nomentana a Roma, e sulla lapide recava l'iscrizione “Rufus Tabellarius, Depostus IIII Idu Dec”, ovvero “Rufo Tabellario sepolto quattro giorni prima delle idi di Dicembre”, quindi il 10. Presso il suo corpo vi era un'ampolla contenente il suo sangue, e questa, unita al disegno di una palma sulla lapide, simbolo del martirio, rende l'idea della sua sorte. I suoi resti, consistenti nelle due clavicole con le rimanenti ossa, il capo e l’ampolla di creta contenente il sangue, sono stati trasferiti il 13 aprile 1808 e sono tuttora venerati a Belvedere Ostrense in provincia di Ancona, nella Chiesa Patronale dedicata a S. Pietro Apostolo. San Rufo viene festeggiato il 28 novembre, data presumibile della sua morte, dopo che il Mons. Odo Fusi-Pecci,Vescovo di Senigallia, ne ha approvato la venerazione quale patrono dei Portalettere nel 1975. In occasione della ricorrenza del primo Centenario della traslazione i resti umani di San Rufo furono ricomposti in una statua di cera ricoperta da bellissimi drappi di seta che ricordano gli abiti degli antichi romani. Secondo i registri in un solo anno i fedeli accorsi alla sua tomba furono oltre 10.000, e nei pressi della statua vi è una Orazione che riconosce 100 giorni di indulgenza in favore di chi la recita.

nome Santo Stefano il Giovane- titolo Monaco orientale, martire- nascita 715, Costantinopoli, Turchia- morte 28 novembre 764, Costantinopoli, Turchia- ricorrenza 28 novembre- Stefano, uno dei martiri più famosi della persecuzione iconoclasta, nacque a Costantinopoli, all'inizio dell'vm secolo, e a quindici anni, i genitori lo mandarono al monastero di S. Aussenzio, vicino a Calcedonia, dove ricevette l'incarico di provvedere agli approvvigionamenti giornalieri. Alla morte del padre tornò a Costantinopoli, vendette la sua parte d'eredità e donò il ricavato ai poveri; poi portò la madre e una delle sorelle (l'altra era già monaca) in Bitinia, dove tutti e tre trovarono asilo in un monastero. Alla morte dell'abate, Stefano, ancora trentenne, fu scelto come successore; il monastero era costituito da un certo numero di piccole celle distribuite sulle pendici di una montagna, con una grotta sulla cima riservata all'abate, dove Stefano si trasferì. Qui visse pregando e svolgendo contemporaneamente il lavoro di copiatura di testi, oltre a tessere le reti, finché, a quarantadue anni, rinunciò all'incarico di abate e si ritirò in una cella remota, dove non riusciva neanche a stare in piedi o a sdraiarsi confortevolmente. In questo periodo l'imperatore iconoclasta Costantino V Copronimo (741-775), nella sua battaglia contro il culto delle immagini sacre, aveva preso di mira i monaci in particolare. Consapevole dell'enorme influenza di Stefano, desiderava fargli sottoscrivere un decreto approvato dai vescovi iconoclasti nel 754. Al rifiuto di Stefano, l'imperatore mandò alcuni soldati a prenderlo, e da allora usò vari mezzi in suo potere, incluse le calunnie e gli inganni, nel tentativo di screditarlo. Infine, quando Stefano sfidò i vescovi che appoggiavano l'imperatore in merito alla questione delle immagini sacre, fu esiliato sull'isola di Proconneso nella Propontide (l'attuale Mar di Marmara). Due anni dopo, fu riportato in prigione a Costantinopoli e, quasi immediatamente, fu convocato davanti all'imperatore che gli chiese se una persona che avesse calpestato l'immagine di Cristo, avrebbe ricevuto lo stesso trattamento da Cristo stesso. Stefano rispose di no, ma poi estrasse una moneta e chiese come sarebbe stato trattato chi avesse calpestato l'immagine dell'imperatore. Quest'ultimo espresse la sua indignazione sul fatto che qualcuno potesse solo pensare di compiere un'azione simile, perciò Stefano gli chiese perché fosse un crimine così grave camminare sull'immagine dell'imperatore e invece fosse giusto bruciare quella di Cristo. A questo punto l'imperatore lo condannò a essere flagellato, ma dato che non riuscì a ucciderlo in questo modo, sembra che l'imperatore abbia detto: «Qualcuno riuscirà a liberarmi da questo monaco?»; alcuni dei presenti, che lo udirono pronunciare queste parole, andarono a prendere Stefano e lo trascinarono a piedi per le strade, infine lo bastonarono a morte. Il Martirologio Romano menziona, insieme a Stefano, altri monaci che subirono il martirio nello stesso modo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Costantinopoli, santo Stefano il Giovane, monaco e martire, che, sotto l’imperatore Costantino Coprónimo, sottoposto a vari supplizi per aver difeso il culto delle sacre immagini, confermò con l’effusione del suo sangue la verità cattolica.

nome Beati Giovanni Gesù Adradas Gonzalo e 14 compagni- titolo Religiosi e martiri- nome di battesimo Mariano Adradas Gonzalo- ricorrenza 28 novembre- Giovanni Gesù era originario della Conquezuela (Soria), fu battezzato con il nome di Mariano, che cambiò quando professe come religioso. Studiò al seminario di Sigüenza dove fu ordinato sacerdote nel 1903. Si recò a Saragozza per ottenere un dottorato in teologia. E mentre si trovava in questa città accettò la posizione di cappellano del manicomio, gestito dai Fratelli di San Juan de Dios. Entrò nell'Ordine Ospedaliero nel 1904. Trascorse il noviziato sotto la direzione del Beato Federico Rubio Álvarez e nel 1905 emise la professione religiosa. Fu cappellano della Basilica di San Juan de Dios a Granada. Fu maestro dei novizi e provinciale, ed fu di nuovo maestro dei novizi quando fu arrestato e portato nella prigione di San Antón a Madrid, e successivamente ucciso a colpi di arma da fuoco. Durante i quattro mesi di prigione, fu il sostegno e la consolazione dei Fratelli e degli altri prigionieri. Sempre uomo con uno spirito di preghiera speciale. Martire a Paracuellos del Jarama (Madrid). I loro nomi sono: beati Guglielmo (Vincenzo) Llop Gayá, Clemente Díez Sahagún, Lazzaro (Giovanni maria) Múgica Goiburu, Martiniano (Antonio) Meléndez Sánchez, Pietro Maria Alcade Negredo, Giuliano Plazaola Artola, Ilario (Antonio) Delgado Vílchez, religiosi professi; Pietro de Alcantara Bernalte Calzado, Giovanni Alcade y Alcade, Isidoro Martínez Izquierdo, Angelo Sastre Corporales, novizi; Giueppe Mora Velasco, sacerdote e postulante; Giuseppe Ruiz Cuesta, postulante; Edoardo Battista Jiménez. MARTIROLOGIO ROMANO. In località Paracuellos del Jarama presso Madrid in Spagna, beati martiri Giovanni Gesù (Mariano) Adradas Gonzalo, sacerdote, e quattordici compagni, martiri, che, religiosi dell’Ordine di San Giovanni di Dio, in tempo di persecuzione furono coronati da gloriosa passione.

nome Sant'Irenarco- titolo Martire- ricorrenza 28 novembre- Il gruppo era formato dal sacerdote Acacio, sette donne, due bambini e Irenarco, che era il carnefice e si convertì quando vide il coraggio delle donne martiri. La Passio narra che a Sebaste iniziò una persecuzione quando Massimo era prefetto della città. Sette donne, accusate di aver convertito i mariti al cristianesimo, furono portate davanti al prefetto. Una delle guardie, di nome Irenarco, incaricato della custodia delle sette donne, si dichiarò cristiano e si fece carico della loro difesa. Massimo fu inflessibile e invitò le donne cristiane a sacrificare agli dei, ma questi, con l'inganno, presero gli idoli e li gettarono in un lago. La rabbia del prefetto fu grande. Una di queste, madre di due bambini, gettò nel fuoco un abito bianco che il prefetto le aveva dato dopo aver torturato il marito con l'intenzione di alleviare il suo dolore. Furono i due figli di questa donna a essere poi associati al martirio di Irenarco. Le donne furono torturate e successivamente decapitate. Poi fu la volta di Irenarco che, rifiutandosi di sacrificare agli dei, fu torturato. Allo stesso tempo ricevette il battesimo per mano del sacerdote Acacio. Dopo aver rifiutato nuovamente il sacrificio, fu condannato al fuoco e successivamente alla decapitazione. Irenarco, Acacio ei due bambini entrarono nel forno acceso, i bambini morirono immediatamente, mentre i due adulti furono tirati fuori dalle fiamme per essere decapitati. MARTIROLOGIO ROMANO. A Sivas nell’antica Armenia, sant’Irenarco, martire, che, addetto alle torture, si tramanda si sia convertito a Cristo dinanzi alla fermezza di fede delle donne cristiane e sia stato poi ucciso con un colpo di scure sotto l’imperatore Diocleziano e il governatore Massimo.

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