@Holden_Caulfield

Oggi però voglio puntualizzare, brevemente, una faccia della medaglia di cui spesso molti sono all'oscuro: l'egocentrismo della sofferenza.

Siamo bravi a parlare di empatia verso chi soffre, ma non capiamo quanto la sofferenza sia totalizzante.

La sofferenza intensa tende ad essere travolgente, sei circondato dal tuo dolore, ti soffoca, non vedi altro. Allo stesso tempo, per guarire il tuo dolore cerchi di capirlo ed è un viaggio interno molto impegnativo. Il tuo sguardo è rivolto dentro di te, non fuori. Non è raro perdersi le cose che abbiamo intorno, sentirci protagonisti di cose che non ci riguardano o avere la sensazione di soffrire solo noi, o che il nostro dolore sia l'unico inadeguato.

Questo è un comportamento di cui tenere conto, la pazienza aiuta ma non significa vada accettato con tanta facilità.

La visione a binocolo su sé stessi a lungo andare è deleteria. Per quanto possa aiutare in un primo momento, è come fissare a lungo una propria fotografia: più la guardiamo, più notiamo i difetti. È così anche con il pensiero egocentrico ed egoriferito. La pazienza è una virtù, ma la compiacenza è dannosa per tutti, per la salute di chi aiuta e di chi viene aiutato. È un atteggiamento che va compreso, non incoraggiato.

La persona che aiutate ha bisogno che la si riporti nella realtà, ha bisogno di non sentirsi il centro del mondo, ma allo stesso tempo deve pensare alla propria salute. È un equilibrio difficile da raggiungere per chiunque, da fuori e da dentro. Se non si ha il polso di intervenire o la delicatezza di non farlo a seconda delle occasioni (che vanno valutare con attenzione e non sempre c'è una riposta univoca), meglio stare alla larga. Troppa clemenza e troppa oppressione non hanno mai giovato a nessuno.